Archivio: “Motori di ricerca”

L’ho definita proprio così: la tassa di circolazione che ogni sito web dovrebbe sostenere per poter andare online, specie se si tratta di un sito della pubblica amministrazione. Mi riferisco alle attività di ottimizzazione per figurare in modo adeguato sui motori di ricerca, comunemente identificate con l’acronimo SEO.

Ne ho scritto in un articolo uscito oggi per Punto Informatico, nel quale riprendo i dati di una ricerca Censis/Formez che ha analizzato i siti delle Regioni e delle Provincie italiane verificando pure la loro link popularity.

Lo so che il discorso può sembrare interessato per il fatto che la mia azienda si occupa proprio di queste attività. Diciamo pure che dopo dieci anni che facciamo questo lavoro non è che ci serva un articolo per promuovere tali servizi: è solo che… ci crediamo davvero!

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Sono disponibili online i principali risultati della prima ricerca sul search marketing in Europa organizzata da SEMPO, realizzata da JupiterResearch e coordinata… dal sottoscritto.

Lo studio ha elaborato le risposte di aziende che utilizzano servizi di search engine marketing e di agenzie specializzate. L’indagine è stata condotta in Francia, Italia e Spagna, ed ha analizzato i principali aspetti strategici e qualitativi delle attività, verificando quelli inerenti l’utilizzo pubblicitario (keyword advertising) e quelli relativi all’ottimizzazione dei siti (SEO).

Questi sono alcuni dei principali indicatori che mi sembra emergano dalla ricerca:

  • Lo spending medio in search marketing per oltre un terzo degli intervistati è superiore a 50.000 Euro l’anno.
  • Il 62% delle aziende prevede di incrementare il proprio budget di search marketing nel 2007.
  • Il focus principale per il oltre la metà delle aziende sono le attività SEO, anche se è maggiore il valore assoluto dei budget destinati al keyword advertising.
  • Le aziende prevedono di incrementare sensibilmente l’uso di altri strumenti come il mobile search, il video search e il paid per call nel corso del 2007.
  • In testa agli obiettivi delle attività di search marketing, le aziende segnalano la generazione immediata di vendite e la creazione di brand awareness.
  • Sia le aziende che le agenzie indicano nella competizione per le posizioni di testa il maggior problema incontrato. Per il 42% degli inserzionisti, è anche difficoltoso tracciare l’efficacia delle attività di search marketing.
  • Il 33% delle aziende non ha mai utilizzato un’agenzia specializzata, ma il 26% potrebbe considerare questa possibilità per raggiungere principalmente l’obiettivo di incrementare i risultati e per colmare la mancanza di conoscenze/esperienze interne.
  • Un quarto delle aziende affida ad un’agenzia esterna il SEO e l’implementazione delle campagne di keyword advertising.
  • Il 72% delle aziende ed il 79% delle agenzie è soddisfatto del ritorno sull’investimento delle attività di search marketing.
  • Sia per le aziende che per le agenzie, l’ottimizzazione delle landing page, l’aggiunta di nuove keyword e la modifica del testo degli annunci, sono le tre azioni che impattano di più sull’andamento di una campagna.

Della ricerca ne parla anche Scene Digitali di oggi.

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A chi è interessato alle ipotesi legate alla direzione che potrebbe prendere  Microsoft per contrastare Google nel business del search, segnalo un articolo che ipotizza alcune delle diverse strade percorribili. Non a caso il pezzo arriva da una rivista online di Seattle e va a raccogliere le suggestioni di alcuni esperti.

Qualche giorno fa John Battelle suggeriva a Microsoft e Yahoo! di fare uno spin-off dei loro rispettivi servizi di search e riunirli in una nuova azienda.

Non mi sento di fornire delle indicazioni approfondite, soprattutto quelle che riguardano possibili legami con Yahoo!. Sento però che l’unico modo NON può essere quello di contrastare Google SOLO sul search. Ricordo ne parlai proprio a Redmond già un paio di anni fa e condivisi questo concetto anche con Robin Good. Penso al libro Oceceano Blu: possibile che non trovino un modo per (tentare di) cambiare lo scenario competitivo?


L’ultima volta che ho visto Bill Hunt, Presidente di Global Strategies International, è stato al SES di Londra, ma del deal me ne parlò and un board di SEMPO a New York già l’anno scorso. Allora non sapevo con chi stava chiudendo l’accordo, ma qualcosa in ballo era evidente che ci fosse.

L’annuncio ufficiale conferma, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la fase di consolidamento e maturazione nel mondo del search marketing. I grandi gruppi pubblicitari sentono ormai come indispensabile la necessità di avere un’offerta complessiva sul search, ma scoprono rapidamente che acquisire know-how internamente è difficilissimo. E allora scattano le acquisizioni.

Bill è un amico, così come la sua simpatica moglie Motoko, e sono molto contento di questo accordo, oltreché convinto che produrrà risultati positivi per entrambi. Sono anche felice perché gli ho strappato la promessa di intervenire al prossimo Search Engine Strategies di Milano!

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Interessante ricerca condotta in Olanda da De Vos & Jansen e Checkit su come gli utenti usano i motori di ricerca, in particolare su come interagiscono con i risultati di ricerca, dove guardano e per quanto tempo.

Alcuni valori confermano quelli emersi da altre analisi effettuate negli ultimi anni. In questo caso si è differenziato il rapporto tra chi cerca specificatamente informazioni, e chi invece è in procinto di fare una transazione, situazione che sviluppa un differente approccio al motore di ricerca come mostrato nelle due seguenti immagini:

Ricerca per informazioni Ricerca per transazioni

Tra i dati che emergono nella ricerca (qui il PDF completo), va sottolineato che il tempo medio dedicato a leggere la pagina dei risultato di ricerca è di 10,4 secondi, mentre si riserva solo 1,1 secondo per ogni singolo risultato. Ciò conferma l’indicazione generale per cui l’attenzione online delle persone è sempre più parcellizzata e che il il tempo disponibile per farsi notare diminuisce costantemente.

Inutile dire che anche questo studio conferma che i risultati organici sono quelli più visti (98% degli utenti), seguiti dai risultati sponsorizzati evidenziati in alto (95%). Gli sponsored link mostrati sulla destra attirano solo il 31% delle persone.

Non sembrano emergere grandi differenze nell’uso dei differenti motori di ricerca analizzati, mentre sono interessanti le indicazioni a proposito dei motivi che spingono a cliccare un risultato:

  • la familiarità con il brand del sito
  • una posizione rilevante nel listing
  • la presenza della keyword cercata nel risultato
  • la presenza di commenti degli utenti o di comparazione di prodotti
  • le informazioni (indirette) sui prezzi, come “low cost”
  • l’affermazione che il sito propone una vasta gamma di prodotti
  • l’assenza di pubblicità troppo aggressiva come, ad esempio, parole scritte tutte in maiuscolo o punti esclamativi ripetuti

Va precisato che la ricerca è stata condotta su un panel di utenti internet assidui nella fascia di età 17-24.

Una notazione finale personale: conosco bene le persone di Checkit e con loro avevamo condiviso diverse volte la necessità degli operatori del settore di contribuire a studiare il mercato. Ricerche come questa sono chiaramente un valore per tutti. (Il complimento è anche un modo per sdebitarmi parzialmente di un ottimo tris di vini – francesi – di cui mi fecero dono qualche tempo fa ).


Per chi non lo sapesse, Panama è il nome del nuovo sistema di keyword advertising (e non solo) di Yahoo!

Annunciato da parecchio, attivo negli Stati Uniti da poco, ora sta arrivando anche in Italia: diciamo… maggio ;-)

Intanto il team italiano ha il suo da fare con tutti i training del caso. L’immaginè l’ho rubata un paio di giorni fa nella (bella) nuova sede milanese di Yahoo! ed è la copertina del manualone ad uso interno.

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Mentre per San Valentino Google ha perso la elle, il keynote qui al Search Engine Strategies di Londra è stato di quelli ghiotti: Matt Cutts in persona, praticamente il portavoce tecnico di Google. Come era praticamente ovvio, nessun segreto particolare è stato svelato, ma l’incontro è stato piacevole ed interessante in ogni caso.

Matt ha affermato che l’algoritmo di ranking di Google viene praticamente aggiornato continuamente. Quindi niente più “Google Dance”, ossia radicali cambiamenti ai criteri di ordinamento che prima venivano introdotti tutti insieme periodicamente. È stata poi sottolineata la funzione di “data pushes” (che invece viene aggiornata settimanalmente), attraverso la quale alcuni siti sono elencati nei risultati di ricerca con più link, il tutto gestito automaticamente.

Matt ha anche annunciato che Google Webmaster, l’area dedicata agli sviluppatori di siti web, è uscita dalla beta e, udite udite, il relativo blog è il primo di Google ad avere attivati i commenti. Tutte le news sono introdotte da Vanessa Fox (presente in sala qui al SES) proprio nell’Official Google Webmaster Central Blog.

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Prendono spunto dal New York Times due articoli a proposito di motori di ricerca:

  • Raffaele Mastrolonardo su Corriere.it riflette su come cambia l’impostazione dei titoli di un giornale online. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere a proposito di questo argomento. Trovo interessante il fatto di considerare i motori di ricerca come un destinatario della comunicazione, seppure virtuale, di cui tener conto.
  • Carola Frediani si VisionBlog riprende un pezzo del NYT che sottolinea l’importanza delle ricerche fatte online per capire “i desideri e le aspettative degli utenti”. Anche questo è un tema che mi è caro e che professionalmente seguo in Ad Maiora: le ricerche e gli studi che facciamo per i nostri clienti sono sempre più interessanti. Mi piace anche il fatto che, a differenza dei sondaggi e dei focus group realizati con le tecniche classiche, il nostro panel è praticamente “l’universo degli utenti” e non… rompiamo le scatole a nessuno. Semplicemente osserviamo.

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Da oggi sono aperte le votazioni per eleggere il nuovo board di SEMPO, l’associazione internazionale delle agenzie di search marketing.

Ho avuto l’onore ed il piacere di far parte del consiglio sin dal 2004, coordinando in particolare le attività del gruppo di lavoro europeo. Quest’anno però ho deciso di non candidarmi, essenzialmente perché non credo che sarei riuscito a dedicare all’organizzazione il tempo che richiede e che merita.

Il naturale turnover del consiglio vede uscire qualche altro collega (come diligentemente riportato da SearchEngineWatch) mentre sono più di 30 le candidature per il board (qui la lista).

Per quanto mi riguarda, conto di continuare a seguire il gruppo europeo, possibilmente cercando di creare una sezione italiana “come si deve”. Mai come adesso ritengo che sia necessaria un’organizzazione che supporti i cambiamenti in atto nel settore, sia perchè stanno modificando i motori di ricerca, sia perché le figure professionali di questo comparto (siano esse agenzie specializzate, centri media o risorse interne alle aziende) stanno attraversando un’evoluzione non da poco.

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L’avevo scritto due anni fa: il Googlebombig, a mio avviso, dimostrava solo un problema nell’algoritmo del ranking da parte di Google.

Adesso, dicono, non succederà più. A me pare semplicemente una patch. Non capisco perché anche la correzione ad un evidente situazione che permetteva di fare giochini con i link, venga passata come una feature. Non è come quando si rimprovera (giustamente) a Microsoft di spacciare la semplie correzione di bug e falle come “nuove funzioni di sicurezza”?

In ogni caso, forse è mglio prenderla a ridere: irresistibile “Hanno ucciso il Googlebombing“ di quel birbante di Matt (ma tu guarda se dovevo finire dentro il testo di una canzone…)

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L’avevo scritto due anni fa: il Googlebombig, a mio avviso, dimostrava solo un problema nell’algoritmo del ranking da parte di Google.

Adesso, dicono, non succederà più. A me pare semplicemente una patch. Non capisco perché anche la correzione ad un evidente situazione che permetteva di fare giochini con i link, venga passata come una feature. Non è come quando si rimprovera (giustamente) a Microsoft di spacciare la semplie correzione di bug e falle come “nuove funzioni di sicurezza”?

In ogni caso, forse è mglio prenderla a ridere: irresistibile “Hanno ucciso il Googlebombing“ di quel birbante di Matt (ma tu guarda se dovevo finire dentro il testo di una canzone…)

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Franco mi ha segnalato un articolo mooolto interessante: “When Being a Verb is Not Enough: Google wants to be YOUR Internet”: si parla dei data center di Google che un domanipotrebbero essere l’unica base tecnologica in grado di sostenere internet.

Gli fa il paio una serie di segnalazioni di Tiziano su Motoricerca che, tra l’altro, propone l’intrigante video Google Master Plan realizzato da una università tedesca.

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Da qualche giorno è online la prima indagine pan-europea sul Search Marketing. La ricerca è promossa da SEMPO, l’associazione internazionale nella quale sono consigliere e coordinatore europeo, ed è realizzata da JupiterResearch (qui il comunicato stampa).

L’indagine è aperta a chiunque utilizzi per sé o per conto terzi, i servizi di search marketing, sia keyword advertising che ottimizzazione (SEO) e inclusion.

Tra tutti i partecipanti, verrà estratto un full pass per il prossimo Search Engine Strategies di Londra che si terrà a metà febbraio. Durante il SES saranno presentati anche i primi dati che comunque saranno resi pubblici appena pronto il report completo.

Quindi… partecipa e fai partecipare! ;-)


C’è chi si rilassa ascoltando la musica, chi leggendo libri, chi rimane a guardare la propria moto. Io invece mi metto a smanettare qua e là tra HTML e cose nuove da imparare.

Implementazione di Live Search Box Oggi ho implementato Live Search Box sul blog. La casella di ricerca si trova in alto a destra è ed simile a quella di Google o di altri servizi, solo che è più versatile secondo me. Praticamente permette di cercare: a) dentro questo blog, b) su tutto il web, c) su tutti i siti di Ad Maiora contemporaneamente. Quest’ultima possibilità l’ho inserita con l’apposita funzione Macro che consente di creare una lista personalizzata di siti su cui restringere la ricerca. Peccato che se ne possa inserire solo una, ma è praticamente un modo per farsi un proprio search engine (recentemente ho scritto un articolo sull’argomento: I motori di ricerca siamo noi).

Tornando a Live Search Box, la funzione mi piace perchè si rimane dentro il blog finché non si seleziona una pagina tra quelle trovate. Cliccando su un risultato, si apre una nuova finestra. Certo, ci sono gli sponsored links, ma la funzione è facile da implementare mediante una procedura guidata di tre passaggi.

Come vi sembra?

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Nei giorni scorsi ho visto l’interessante e schietto Sausage manifesto indirizzato ai motori di ricerca. Pensavo di scriverne perché racchiude molti degli auspici che gli inserzionisti e le agenzie SEM chiedono da tempo. Emiliano su Controrete ha fatto di più, ne ha anche tradotto in italiano tutti i punti.

Prendo a prestito il lavoro di Emiliano per riportare il primo punto:

“Parlate, ma non fate lezioni. Non siamo bambini. Siamo professionisti e spendiamo milioni di dollari in piccole pubblicità testuali. Se pensiamo che ci sia un problema, vuol dire che il problema c’è.”

Da segnalare, inoltre, l’invito a collaborare con il Click Measurement Working Group dello IAB, avviato negli Stati Uniti ma al quale sta collaborando anche IAB Europe. A proposito: ricordo che tutti i soci IAB possono partecipare al gruppo internazionale sull’argomento.

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Come mi ero riproposto, ho riassunto qualche riflessione sul fatto che i veri motori di ricerca siamo noi, e ne ho fatto un articolo uscito oggi per Punto Informatico.


Prendo come alibi il "promemoria" di Massimo Mantellini che scrive:

Le conversazioni nella blogosfera sono spesso molto frammentarie e polarizzate. Tendiamo a sottolineare cio’ che ci colpisce e lo facciamo senza la pretesa (ma nemmeno la voglia) di descrivere "il tutto". E’ come se il compito della sintesi spettasse sempre a qualcun altro.

È vero, qualche volta arrivo alla fine di un post e non capisco cosa si voleva affermare, "qual’è il punto". Però, mettendosi nei panni dei blogger, mi viene pure da affermare: "E che dobbiamo fare tutto noi?" ;-)

Questa intro semi-seria, mi serve giustificare che mi limiterò solo a segnalare un bel post di Gord Hotchkiss a proposito del click fraud. Conosco bene Gord (è mio collega nel board di SEMPO; vedere anche questo suo post sull’associazione) e so che è molto vicino a Google, per cui constato con piacere il rinnovato impegno dell’azienda di Mountain View nell’aggredire molto seriamente il fenomeno dei click fraudolenti.


Avevo già scritto il breve post Motori di ricerca: amici o nemici? quando poi ho saputo che DailyNet ha iniziato un’interessante speciale dal nome esplicativo: "Il fenomeno Google: diavolo o acqua santa?" curato da Jarvis Macchi.

Nel frattempo oggi ho scritto un pezzo per Punto Informatico sull’argomento dell’arbitraggio. Sembra una cosa complicata, ma in realtà è un meccanismo più sempice di quanto si creda e, soprattutto, riguarda tutti: utenti, publisher, inserzionisti, motori di ricerca. Buona lettura!

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Anche una sessione del Search Engine Strategies si chiama “Friends or foe?” e si riferisce al rapporto tra i motori di ricerca da un parte e le agenzie di comunicazione e di search marketing dall’altra. Amici o nemici?

Danny Sullivan nel suo intervento al SES di Chicago dice, tra l’altro, che Google non vede più *tutte* le agenzie SEO come nemici. Sarà…

Martin Sorrel, CEO di WPP, il più grande gruppo pubblicitario al mondo, ha invece coniato un nuovo termine col quale definisce Google: frienemy. Insomma: lavoriamo pure insieme, ma è evidente la reciproca diffidenza verso un player come Google che cerca di operare direttamente sui big spender pubblicitari. Un articolo di ADWeek raccoglie una battuta di Christine Hunsicker, CEO dell’agenzia Right Media:

“A lot of large advertisers are coming to us rather than Google”

In effetti, qualche volta succede… ;-)

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Dopo un primo annuncio e poi un ripensamento, adesso le cose tra Danny Sullivan e Incisive Media (che gestisce il Search Engine Strategies ed il sito Searchenginewatch) sono più chiare. Danny continuerà lavorare sui SES negli Stati Uniti, mentre finisce la collaborazione sui contenuti online (è di oggi il suo goodbye che riassume la storia del glorioso sito) per proseguire in modo autonomo su Search Engine Land.

Le edizioni del SES al di fuori degli Stati Uniti saranno coordinate da Chris Sherman che so che ha rinnovato per tre anni questa collaborazione. In alcune nazioni, tra cui l’Italia, Chris interviene come co-chair, lasciando la gestione ad una figura locale (e per l’Italia sono io). A proposito: sembra confermata la data del 29-30 Maggio 2007 per l’edizione milanese, per cui penso di iniziare a lavorarci verso la fine di gennaio.

Intanto la scorsa settimana il SES si è tenuto a Parigi che ha deluso un po’ tutti: pochi partecipanti, pochissimi espositori, … Mi sa che il prossimo anno dovranno rivedere un po’ di cose.

Intanto lunedì parte il SES a Chicago e questa volta lo salto. Almeno mi rispamio un po’ di freddo.

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Ripropongo anche qui l’articolo uscito ieri su Punto Informatico.

Ogni tanto qualcuno prova a mettere ordine tra le innumerevoli e poco conosciute modalità di interrogare i motori di ricerca. Ad esempio Grey Hat SEO che sul suo blog descrive molto bene le utilissime funzioni per cercare dentro Google in modo più efficiente rispetto al semplice uso di chiavi di ricerca generiche.

Sono istruzioni semplici che spesso abbreviano decisamente il percorso per arrivare ai siti che si conta di trovare. Ad esempio “~albergo trastevere” considera anche i sinonimi della parola “albergo” (“hotel”, ecc.), oppure “youtube site:myspace.com” che cerca la parola “youtube” solo all’interno di siti su myspace.com.

Il fatto interessante è che è possibile utilizzare gran parte di queste funzioni mediante quella che i motori di ricerca chiamano, in genere, “Ricerca avanzata”. A me sembra un evidente controsenso che peraltro dura ormai da quando esistono i search engine. Al contrario, sarebbe opportuno identificare tali funzioni come “Ricerca facilitata” perché in fondo di questo si tratta. Difatti, nella pagina “Ricerca avanzata” ci sono riquadri già pronti dove si possono impostare numerosi parametri senza doversi ricordare altre istruzioni (quelle si, “avanzate”). Ad esempio si può identificare solo un tipo di documento (PDF, Word, ecc.), è possibile limitare la ricerca alle pagine aggiornate negli ultimi 3 mesi, si può optare per una determinata lingua, scegliere i risultati in base alla licenza di utilizzo, e così via.

Se chiedete ai motori di ricerca quanti sono gli utenti che usano la “Ricerca avanzata”, la risposta non può che risultare ovvia: pochi. Ed è evidente che sia così. Chi ce lo fa fare a complicarci la vita? “Ricerca avanzata” sembra proprio condurci verso lidi complessi, in cui è lecito aspettarsi tecnicismi e sofisticazioni.

Quando Microsoft applicò la sua tecnologia a MSN Search, quella che era “Advanced Search” diventò “Search Builder”, frutto anche di una discussione a Seattle tra il team di MSN ed un gruppo di esperti di cui facevo parte (denominata Search Champs). Ora invece che è diventato “Live Search”, questa funzione è scomparsa del tutto.

In effetti, fino a qualche anno fa queste pagine tentavano di spiegare agli utenti cose come le “funzioni booleane” e gli operatori AND e OR. Penso ad esempio ad Altavista i cui parametri avanzati consentivano di dettagliare la ricerca in maniera molto sofisticata. Se non altro, Altavista ebbe il merito di stampare migliaia di volumetti molto ben fatti, distribuiti anche nelle scuole, in cui diligentemente si spiegavano non solo le funzioni del motore di ricerca, ma più in generale “come trovare le informazioni”.

Ecco, questo è il punto: a me sembra assurdo relegare delle funzioni che facilitano le ricerche, in una pagina chiamata “Ricerca avanzata” la quale, con questo nome, sembra proprio volerne scoraggiare la consultazione. Eppure il crescente problema di chiunque usi la Rete è proprio quello di riuscire a filtrare la quantità enorme e crescente dei contenuti disponibili online, tanto da sollevare il problema del “digital divide” non più solo in riferimento a chi usa il PC o internet e chi no, ma tra chi trova le informazioni “giuste” e chi invece rimane sommerso dal “rumore” conseguente all’entità dei contenuti digitali sul web. A tal proposito si veda anche il mio post Il sapere: vattelo a cercare! che prende spunto da un’acuta riflessione pubblicata da [mini]marketing.

A questo punto viene un sospetto: siamo proprio sicuri che ai motori di ricerca interessi proprio tanto aiutare le persone a saper cercare? In effetti le analisi sull’uso dei motori di ricerca, ci dicono proprio che a fronte di un risultato non pertinente, i navigatori rimangono sullo stesso sito cambiando la chiave di ricerca. Quindi in fondo, allungando di un po’ la permanenza sul sito, non si penalizza più di tanto l’esperienza di navigazione, mentre invece aumentano le probabilità che l’utente incroci un contenuto pubblicitario.

Oltre a ciò, mi sembra che l’orientamento prevalente sia piuttosto quello di intuire i siti effettivamente cercati dalle persone e di predisporre delle risposte mirate. Un modo quindi, per tenere le redini dei risultati piuttosto che insegnare a cavalcare, pardon, a cercare. Ci viene detto spesso che l’utente è pigro, va nel box di ricerca e scrive la prima parola che gli salta in mente. Sicuramente è così per una gran parte degli internauti. Ma i motori di ricerca cosa stanno facendo per aumentare le conoscenze degli utenti? Ah, si, c’è la “Ricerca avanzata”.


Ripropongo anche qui l’articolo uscito ieri su Punto Informatico.

Ogni tanto qualcuno prova a mettere ordine tra le innumerevoli e poco conosciute modalità di interrogare i motori di ricerca. Ad esempio Grey Hat SEO che sul suo blog descrive molto bene le utilissime funzioni per cercare dentro Google in modo più efficiente rispetto al semplice uso di chiavi di ricerca generiche.

Sono istruzioni semplici che spesso abbreviano decisamente il percorso per arrivare ai siti che si conta di trovare. Ad esempio “~albergo trastevere” considera anche i sinonimi della parola “albergo” (“hotel”, ecc.), oppure “youtube site:myspace.com” che cerca la parola “youtube” solo all’interno di siti su myspace.com.

Il fatto interessante è che è possibile utilizzare gran parte di queste funzioni mediante quella che i motori di ricerca chiamano, in genere, “Ricerca avanzata”. A me sembra un evidente controsenso che peraltro dura ormai da quando esistono i search engine. Al contrario, sarebbe opportuno identificare tali funzioni come “Ricerca facilitata” perché in fondo di questo si tratta. Difatti, nella pagina “Ricerca avanzata” ci sono riquadri già pronti dove si possono impostare numerosi parametri senza doversi ricordare altre istruzioni (quelle si, “avanzate”). Ad esempio si può identificare solo un tipo di documento (PDF, Word, ecc.), è possibile limitare la ricerca alle pagine aggiornate negli ultimi 3 mesi, si può optare per una determinata lingua, scegliere i risultati in base alla licenza di utilizzo, e così via.

Se chiedete ai motori di ricerca quanti sono gli utenti che usano la “Ricerca avanzata”, la risposta non può che risultare ovvia: pochi. Ed è evidente che sia così. Chi ce lo fa fare a complicarci la vita? “Ricerca avanzata” sembra proprio condurci verso lidi complessi, in cui è lecito aspettarsi tecnicismi e sofisticazioni.

Quando Microsoft applicò la sua tecnologia a MSN Search, quella che era “Advanced Search” diventò “Search Builder”, frutto anche di una discussione a Seattle tra il team di MSN ed un gruppo di esperti di cui facevo parte (denominata Search Champs). Ora invece che è diventato “Live Search”, questa funzione è scomparsa del tutto.

In effetti, fino a qualche anno fa queste pagine tentavano di spiegare agli utenti cose come le “funzioni booleane” e gli operatori AND e OR. Penso ad esempio ad Altavista i cui parametri avanzati consentivano di dettagliare la ricerca in maniera molto sofisticata. Se non altro, Altavista ebbe il merito di stampare migliaia di volumetti molto ben fatti, distribuiti anche nelle scuole, in cui diligentemente si spiegavano non solo le funzioni del motore di ricerca, ma più in generale “come trovare le informazioni”.

Ecco, questo è il punto: a me sembra assurdo relegare delle funzioni che facilitano le ricerche, in una pagina chiamata “Ricerca avanzata” la quale, con questo nome, sembra proprio volerne scoraggiare la consultazione. Eppure il crescente problema di chiunque usi la Rete è proprio quello di riuscire a filtrare la quantità enorme e crescente dei contenuti disponibili online, tanto da sollevare il problema del “digital divide” non più solo in riferimento a chi usa il PC o internet e chi no, ma tra chi trova le informazioni “giuste” e chi invece rimane sommerso dal “rumore” conseguente all’entità dei contenuti digitali sul web. A tal proposito si veda anche il mio post Il sapere: vattelo a cercare! che prende spunto da un’acuta riflessione pubblicata da [mini]marketing.

A questo punto viene un sospetto: siamo proprio sicuri che ai motori di ricerca interessi proprio tanto aiutare le persone a saper cercare? In effetti le analisi sull’uso dei motori di ricerca, ci dicono proprio che a fronte di un risultato non pertinente, i navigatori rimangono sullo stesso sito cambiando la chiave di ricerca. Quindi in fondo, allungando di un po’ la permanenza sul sito, non si penalizza più di tanto l’esperienza di navigazione, mentre invece aumentano le probabilità che l’utente incroci un contenuto pubblicitario.

Oltre a ciò, mi sembra che l’orientamento prevalente sia piuttosto quello di intuire i siti effettivamente cercati dalle persone e di predisporre delle risposte mirate. Un modo quindi, per tenere le redini dei risultati piuttosto che insegnare a cavalcare, pardon, a cercare. Ci viene detto spesso che l’utente è pigro, va nel box di ricerca e scrive la prima parola che gli salta in mente. Sicuramente è così per una gran parte degli internauti. Ma i motori di ricerca cosa stanno facendo per aumentare le conoscenze degli utenti? Ah, si, c’è la “Ricerca avanzata”.


Da oggi inizio una collaborazione con Punto Informatico, accettando la gradita proposta di Paolo De Andreis. Non riuscirò sicuramente a pubblicare con continuità, però a volte mi capita di iniziare a scrivere un post che alla fine si trasforma in un articolo, trovando spazio anche su “testate” vere e proprie come Punto Informatico. Il vero problema è… non pensarci, perché se sento la pressione di “dover scrivere”, la fantasia e la creatività mi entrano in sciopero.

Per chi non lo conoscesse (ne esistono?), Punto Informatico è un quotidiano online molto autorevole e seguito, attivo sin dal1996, supportato da una attivissima community di persone che segue e commenta gli articoli.

Comunque, il pezzo d’esordio riguarda l’influenza dei motori di ricerca: si parla di google bombing, di effetti sulle elezioni, ecc.

Buona lettura!

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Il numero di ottobre di NetForum, il popolare mensile dedicato alla comunicazione online, dedica il servizio di copertina a Ad Maiora, con un sorridente sottoscritto. La foto è piuttosto brutta (evidente responsabilità del fotografato) ma il servizio interno è ben fatto e racconta l’evoluzione di GlobalKey, la nostra piattaforma per il search advertising. E poi ci sono tante foto di colleghe e colleghi senz’altro più fotogenici del loro presidente.

Con l’occasione (anche per evitare un altro post sul sottoscritto), segnalo che ho messo online il PDF dell’articolo sul search marketing inserito nell’annuale pamphlet di IAB Italia giunto quest’anno alla settima edizione. Ad agosto avevo chiesto sul blog un suggerimento sugli argomenti da trattare, ed ho poi raccolto alcuni degli interessanti commenti, compatibilmente con lo spazio che avevo a disposizione. Buona lettura!

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Dopo aver annunciato l’uscita dal gruppo Incisive Media che, tra l’altro, gestiva il Search Engine Strategies e SearchEngineWatch, Danny Sullivan ha trovato un accordo e continuerà a gestire i SES per il 2007, almeno per quanto riguarda gli USA. Gli altri dovrebbero essere coordinati da Chris Sherman.

Della serie: non sono solo i calciatori o le popstar che annunciano il ritiro e poi continuano ;-)