Ripropongo anche qui l’articolo uscito ieri su Punto Informatico.

Ogni tanto qualcuno prova a mettere ordine tra le innumerevoli e poco conosciute modalità di interrogare i motori di ricerca. Ad esempio Grey Hat SEO che sul suo blog descrive molto bene le utilissime funzioni per cercare dentro Google in modo più efficiente rispetto al semplice uso di chiavi di ricerca generiche.

Sono istruzioni semplici che spesso abbreviano decisamente il percorso per arrivare ai siti che si conta di trovare. Ad esempio “~albergo trastevere” considera anche i sinonimi della parola “albergo” (“hotel”, ecc.), oppure “youtube site:myspace.com” che cerca la parola “youtube” solo all’interno di siti su myspace.com.

Il fatto interessante è che è possibile utilizzare gran parte di queste funzioni mediante quella che i motori di ricerca chiamano, in genere, “Ricerca avanzata”. A me sembra un evidente controsenso che peraltro dura ormai da quando esistono i search engine. Al contrario, sarebbe opportuno identificare tali funzioni come “Ricerca facilitata” perché in fondo di questo si tratta. Difatti, nella pagina “Ricerca avanzata” ci sono riquadri già pronti dove si possono impostare numerosi parametri senza doversi ricordare altre istruzioni (quelle si, “avanzate”). Ad esempio si può identificare solo un tipo di documento (PDF, Word, ecc.), è possibile limitare la ricerca alle pagine aggiornate negli ultimi 3 mesi, si può optare per una determinata lingua, scegliere i risultati in base alla licenza di utilizzo, e così via.

Se chiedete ai motori di ricerca quanti sono gli utenti che usano la “Ricerca avanzata”, la risposta non può che risultare ovvia: pochi. Ed è evidente che sia così. Chi ce lo fa fare a complicarci la vita? “Ricerca avanzata” sembra proprio condurci verso lidi complessi, in cui è lecito aspettarsi tecnicismi e sofisticazioni.

Quando Microsoft applicò la sua tecnologia a MSN Search, quella che era “Advanced Search” diventò “Search Builder”, frutto anche di una discussione a Seattle tra il team di MSN ed un gruppo di esperti di cui facevo parte (denominata Search Champs). Ora invece che è diventato “Live Search”, questa funzione è scomparsa del tutto.

In effetti, fino a qualche anno fa queste pagine tentavano di spiegare agli utenti cose come le “funzioni booleane” e gli operatori AND e OR. Penso ad esempio ad Altavista i cui parametri avanzati consentivano di dettagliare la ricerca in maniera molto sofisticata. Se non altro, Altavista ebbe il merito di stampare migliaia di volumetti molto ben fatti, distribuiti anche nelle scuole, in cui diligentemente si spiegavano non solo le funzioni del motore di ricerca, ma più in generale “come trovare le informazioni”.

Ecco, questo è il punto: a me sembra assurdo relegare delle funzioni che facilitano le ricerche, in una pagina chiamata “Ricerca avanzata” la quale, con questo nome, sembra proprio volerne scoraggiare la consultazione. Eppure il crescente problema di chiunque usi la Rete è proprio quello di riuscire a filtrare la quantità enorme e crescente dei contenuti disponibili online, tanto da sollevare il problema del “digital divide” non più solo in riferimento a chi usa il PC o internet e chi no, ma tra chi trova le informazioni “giuste” e chi invece rimane sommerso dal “rumore” conseguente all’entità dei contenuti digitali sul web. A tal proposito si veda anche il mio post Il sapere: vattelo a cercare! che prende spunto da un’acuta riflessione pubblicata da [mini]marketing.

A questo punto viene un sospetto: siamo proprio sicuri che ai motori di ricerca interessi proprio tanto aiutare le persone a saper cercare? In effetti le analisi sull’uso dei motori di ricerca, ci dicono proprio che a fronte di un risultato non pertinente, i navigatori rimangono sullo stesso sito cambiando la chiave di ricerca. Quindi in fondo, allungando di un po’ la permanenza sul sito, non si penalizza più di tanto l’esperienza di navigazione, mentre invece aumentano le probabilità che l’utente incroci un contenuto pubblicitario.

Oltre a ciò, mi sembra che l’orientamento prevalente sia piuttosto quello di intuire i siti effettivamente cercati dalle persone e di predisporre delle risposte mirate. Un modo quindi, per tenere le redini dei risultati piuttosto che insegnare a cavalcare, pardon, a cercare. Ci viene detto spesso che l’utente è pigro, va nel box di ricerca e scrive la prima parola che gli salta in mente. Sicuramente è così per una gran parte degli internauti. Ma i motori di ricerca cosa stanno facendo per aumentare le conoscenze degli utenti? Ah, si, c’è la “Ricerca avanzata”.

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3 commenti per “Perchè non ci insegnano a cercare online?”

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