Archivio: novembre, 2006

Mi ero dimenticato di segnalare che su Nòva in edicola oggi c’è un mio pezzo dal titolo "Brand Partecipati" che riporta alcuni spunti dell’interessante seminario tenuto da Eurisko la scorsa settimana.

Come? Non hai ancora acquistato Nòva? Hey, ma con 1 Euro ti danno in omaggio anche il Sole24Ore! (Battuta di Luca che ha annoia – forse – chi la sa ma è ovviamente rivolta a chi non la sa).

UPDATE: ecco il PDF con l’articolo Brand partecipati.

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Mi ero dimenticato di segnalare che su Nòva in edicola oggi c’è un mio pezzo dal titolo "Brand Partecipati" che riporta alcuni spunti dell’interessante seminario tenuto da Eurisko la scorsa settimana.

Come? Non hai ancora acquistato Nòva? Hey, ma con 1 Euro ti danno in omaggio anche il Sole24Ore! (Battuta di Luca che ha annoia – forse – chi la sa ma è ovviamente rivolta a chi non la sa).

UPDATE: ecco il PDF con l’articolo Brand partecipati.

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Gianni Albanese è un parrucchiere professionista e da un paio di mesi scrive sul blog Capelli da accarezzare, sponsorizzato da Nivea. Si parla di capelli in senso lato, suggerimenti e suggestioni. Di come si pettinano e di come si asciugano. Praticamente Gianni funge tra trainhair.

Il 13 dicembre è stato organizzato un aperitivo a Milano per presentare la linea Haircare 2007 di Nivea. Sul blog ci sono tutti i dettagli, compreso l’invito a partecipare.

(Disclaimer: Ad Maiora ha collaborato alla realizzazione del blog)

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A Google spesso si attribuisce un’eccessiva produzione di servizi e progetti, alcuni dei quali non vengono sviluppati compiutamente, col rischio di perdere il focus sulle applicazioni core. È il prezzo che si deve pagare quando si sperimenta ed è nella logica delle aziende come Google.

È di oggi l’annuncio che il progetto Google Answers viene abbandonato. E la cosa mi dà da pensare perchè nella mia testa c’è questo tarlo che un giorno un servizio “cash&carry” di filtro sulle informazioni possa avere un mercato. Intanto sembra che Yahoo! Answers continui a crescere… Vedremo.

Sembra invece che a partire ci sia Google Radio, o meglio, Audio Ads o Radio Adwords. Insomma, dopo il web e la stampa, gli inserzionisti di Google potranno utilizzare anche la radio (solo quelle online da quanto ho capito). Ora non posso approfondire, ma già ne scrivono Jacopo e Lele.

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Mafe invita a prendersi un uomo che sia innanzitutto gentile prima che macho, e lo fa in un post appassionato, reale, anche un po’ crudo, indirizzato alle donne ma anche ai genitori nei riguardi delle figlie. E’ vero: credo che la gentilezza sia un valore importante in quanto conseguenza di altri ingredienti come il rispetto, l’educazione, l’empatia ed anche il saper sorridere.

Se un giorno mia figlia mi chiederà un parere, la consiglierò senz’altro di valutare il grado di gentileza del suo “lui”, anche se confido poco che tale parametro riscuoterà attenzione nei momenti clou in cui un genitore se la deve vedere con ormoni e tutto il resto. In genere, l’aggettivo “gentile” per i maschietti equivale a quello di “simpatica” (detto in modo tra l’ironico e l’indifferente) che si attribuisce alle femminucce. E’ l’epiteto per i secchioni o per i romantici e, in generale, per quelli meno fighi. Insomma, non consente di guadagnare molti punti in società ;-)

Eppure io continuo a mettere la gentilezza tra i tre-quattro aspetti che noto e apprezzo di più in una persona. Anzi, non solo a riguardo delle persone ma più in generale ai processi di comunicazione. Anni fa scrissi a di come anche un sito web dovrebbe basarsi un’interfaccia gentile. E mi ha fatto piacere recentemente ascoltare Massimo Esposti di RGB durante un incontro organizzato da Hotwire, il quale ha citato proprio la gentilezza tra le caratteristiche che dovrebbe avere un blog (si parlava in particolare di quelli di tipo di business).

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Ripropongo anche qui l’articolo uscito ieri su Punto Informatico.

Ogni tanto qualcuno prova a mettere ordine tra le innumerevoli e poco conosciute modalità di interrogare i motori di ricerca. Ad esempio Grey Hat SEO che sul suo blog descrive molto bene le utilissime funzioni per cercare dentro Google in modo più efficiente rispetto al semplice uso di chiavi di ricerca generiche.

Sono istruzioni semplici che spesso abbreviano decisamente il percorso per arrivare ai siti che si conta di trovare. Ad esempio “~albergo trastevere” considera anche i sinonimi della parola “albergo” (“hotel”, ecc.), oppure “youtube site:myspace.com” che cerca la parola “youtube” solo all’interno di siti su myspace.com.

Il fatto interessante è che è possibile utilizzare gran parte di queste funzioni mediante quella che i motori di ricerca chiamano, in genere, “Ricerca avanzata”. A me sembra un evidente controsenso che peraltro dura ormai da quando esistono i search engine. Al contrario, sarebbe opportuno identificare tali funzioni come “Ricerca facilitata” perché in fondo di questo si tratta. Difatti, nella pagina “Ricerca avanzata” ci sono riquadri già pronti dove si possono impostare numerosi parametri senza doversi ricordare altre istruzioni (quelle si, “avanzate”). Ad esempio si può identificare solo un tipo di documento (PDF, Word, ecc.), è possibile limitare la ricerca alle pagine aggiornate negli ultimi 3 mesi, si può optare per una determinata lingua, scegliere i risultati in base alla licenza di utilizzo, e così via.

Se chiedete ai motori di ricerca quanti sono gli utenti che usano la “Ricerca avanzata”, la risposta non può che risultare ovvia: pochi. Ed è evidente che sia così. Chi ce lo fa fare a complicarci la vita? “Ricerca avanzata” sembra proprio condurci verso lidi complessi, in cui è lecito aspettarsi tecnicismi e sofisticazioni.

Quando Microsoft applicò la sua tecnologia a MSN Search, quella che era “Advanced Search” diventò “Search Builder”, frutto anche di una discussione a Seattle tra il team di MSN ed un gruppo di esperti di cui facevo parte (denominata Search Champs). Ora invece che è diventato “Live Search”, questa funzione è scomparsa del tutto.

In effetti, fino a qualche anno fa queste pagine tentavano di spiegare agli utenti cose come le “funzioni booleane” e gli operatori AND e OR. Penso ad esempio ad Altavista i cui parametri avanzati consentivano di dettagliare la ricerca in maniera molto sofisticata. Se non altro, Altavista ebbe il merito di stampare migliaia di volumetti molto ben fatti, distribuiti anche nelle scuole, in cui diligentemente si spiegavano non solo le funzioni del motore di ricerca, ma più in generale “come trovare le informazioni”.

Ecco, questo è il punto: a me sembra assurdo relegare delle funzioni che facilitano le ricerche, in una pagina chiamata “Ricerca avanzata” la quale, con questo nome, sembra proprio volerne scoraggiare la consultazione. Eppure il crescente problema di chiunque usi la Rete è proprio quello di riuscire a filtrare la quantità enorme e crescente dei contenuti disponibili online, tanto da sollevare il problema del “digital divide” non più solo in riferimento a chi usa il PC o internet e chi no, ma tra chi trova le informazioni “giuste” e chi invece rimane sommerso dal “rumore” conseguente all’entità dei contenuti digitali sul web. A tal proposito si veda anche il mio post Il sapere: vattelo a cercare! che prende spunto da un’acuta riflessione pubblicata da [mini]marketing.

A questo punto viene un sospetto: siamo proprio sicuri che ai motori di ricerca interessi proprio tanto aiutare le persone a saper cercare? In effetti le analisi sull’uso dei motori di ricerca, ci dicono proprio che a fronte di un risultato non pertinente, i navigatori rimangono sullo stesso sito cambiando la chiave di ricerca. Quindi in fondo, allungando di un po’ la permanenza sul sito, non si penalizza più di tanto l’esperienza di navigazione, mentre invece aumentano le probabilità che l’utente incroci un contenuto pubblicitario.

Oltre a ciò, mi sembra che l’orientamento prevalente sia piuttosto quello di intuire i siti effettivamente cercati dalle persone e di predisporre delle risposte mirate. Un modo quindi, per tenere le redini dei risultati piuttosto che insegnare a cavalcare, pardon, a cercare. Ci viene detto spesso che l’utente è pigro, va nel box di ricerca e scrive la prima parola che gli salta in mente. Sicuramente è così per una gran parte degli internauti. Ma i motori di ricerca cosa stanno facendo per aumentare le conoscenze degli utenti? Ah, si, c’è la “Ricerca avanzata”.


Ripropongo anche qui l’articolo uscito ieri su Punto Informatico.

Ogni tanto qualcuno prova a mettere ordine tra le innumerevoli e poco conosciute modalità di interrogare i motori di ricerca. Ad esempio Grey Hat SEO che sul suo blog descrive molto bene le utilissime funzioni per cercare dentro Google in modo più efficiente rispetto al semplice uso di chiavi di ricerca generiche.

Sono istruzioni semplici che spesso abbreviano decisamente il percorso per arrivare ai siti che si conta di trovare. Ad esempio “~albergo trastevere” considera anche i sinonimi della parola “albergo” (“hotel”, ecc.), oppure “youtube site:myspace.com” che cerca la parola “youtube” solo all’interno di siti su myspace.com.

Il fatto interessante è che è possibile utilizzare gran parte di queste funzioni mediante quella che i motori di ricerca chiamano, in genere, “Ricerca avanzata”. A me sembra un evidente controsenso che peraltro dura ormai da quando esistono i search engine. Al contrario, sarebbe opportuno identificare tali funzioni come “Ricerca facilitata” perché in fondo di questo si tratta. Difatti, nella pagina “Ricerca avanzata” ci sono riquadri già pronti dove si possono impostare numerosi parametri senza doversi ricordare altre istruzioni (quelle si, “avanzate”). Ad esempio si può identificare solo un tipo di documento (PDF, Word, ecc.), è possibile limitare la ricerca alle pagine aggiornate negli ultimi 3 mesi, si può optare per una determinata lingua, scegliere i risultati in base alla licenza di utilizzo, e così via.

Se chiedete ai motori di ricerca quanti sono gli utenti che usano la “Ricerca avanzata”, la risposta non può che risultare ovvia: pochi. Ed è evidente che sia così. Chi ce lo fa fare a complicarci la vita? “Ricerca avanzata” sembra proprio condurci verso lidi complessi, in cui è lecito aspettarsi tecnicismi e sofisticazioni.

Quando Microsoft applicò la sua tecnologia a MSN Search, quella che era “Advanced Search” diventò “Search Builder”, frutto anche di una discussione a Seattle tra il team di MSN ed un gruppo di esperti di cui facevo parte (denominata Search Champs). Ora invece che è diventato “Live Search”, questa funzione è scomparsa del tutto.

In effetti, fino a qualche anno fa queste pagine tentavano di spiegare agli utenti cose come le “funzioni booleane” e gli operatori AND e OR. Penso ad esempio ad Altavista i cui parametri avanzati consentivano di dettagliare la ricerca in maniera molto sofisticata. Se non altro, Altavista ebbe il merito di stampare migliaia di volumetti molto ben fatti, distribuiti anche nelle scuole, in cui diligentemente si spiegavano non solo le funzioni del motore di ricerca, ma più in generale “come trovare le informazioni”.

Ecco, questo è il punto: a me sembra assurdo relegare delle funzioni che facilitano le ricerche, in una pagina chiamata “Ricerca avanzata” la quale, con questo nome, sembra proprio volerne scoraggiare la consultazione. Eppure il crescente problema di chiunque usi la Rete è proprio quello di riuscire a filtrare la quantità enorme e crescente dei contenuti disponibili online, tanto da sollevare il problema del “digital divide” non più solo in riferimento a chi usa il PC o internet e chi no, ma tra chi trova le informazioni “giuste” e chi invece rimane sommerso dal “rumore” conseguente all’entità dei contenuti digitali sul web. A tal proposito si veda anche il mio post Il sapere: vattelo a cercare! che prende spunto da un’acuta riflessione pubblicata da [mini]marketing.

A questo punto viene un sospetto: siamo proprio sicuri che ai motori di ricerca interessi proprio tanto aiutare le persone a saper cercare? In effetti le analisi sull’uso dei motori di ricerca, ci dicono proprio che a fronte di un risultato non pertinente, i navigatori rimangono sullo stesso sito cambiando la chiave di ricerca. Quindi in fondo, allungando di un po’ la permanenza sul sito, non si penalizza più di tanto l’esperienza di navigazione, mentre invece aumentano le probabilità che l’utente incroci un contenuto pubblicitario.

Oltre a ciò, mi sembra che l’orientamento prevalente sia piuttosto quello di intuire i siti effettivamente cercati dalle persone e di predisporre delle risposte mirate. Un modo quindi, per tenere le redini dei risultati piuttosto che insegnare a cavalcare, pardon, a cercare. Ci viene detto spesso che l’utente è pigro, va nel box di ricerca e scrive la prima parola che gli salta in mente. Sicuramente è così per una gran parte degli internauti. Ma i motori di ricerca cosa stanno facendo per aumentare le conoscenze degli utenti? Ah, si, c’è la “Ricerca avanzata”.


Lo so, è uno sciocco gioco di parole, però dopo un’ora ad aspettare che si diradi la nebbia qui a Ciampino in attesa di un bel low-cost per Parigi, credo di potermelo permettere! ;-)

Per chi non lo sapesse, SES sta per Search Engine Strategies.

Intanto oggi è uscito il pezzo Perché non ci insegnano a cercare online? su Punto Informatico.


L’idea parte da Layla ed ha assolutamente senso. Se non altro per cercare di far passare il messaggio che prima di parlare di internet uno dovrebbe dimostrare di saperne qualcosa o di essersi informato prima. Mentre constatiamo ancora che questo regolarmente non avviene.

Da leggere anche il dossier “Caso Google, si rischiano nuove norme killer” su Punto Informatico.


Sembra che Robert Fripp, genio musicale tra i miei preferiti, stia collaborando a creare qualche musica per il nuovo sistema operativo di Microsoft Vista. Su Channel9 c’è un suo video (via Vision Blog) che lascia intuire quali sonorità ci potrebbero attendere; alcuni le chiamano ambient, noi all’epoca le definivamo fripptronics.

E’ stata l’occasione per fare una visita al sito di Fripp e trovare una dozzina di pezzi  dal vivo dei King Crimson da scaricare gratuitamente (occorre registrarsi al sito): si tratta di brani di un concerto del 1982 (periodo Discipline) compresa una bella versione di Red. La qualità è molto buona, anche se qualche pezzo suona un po’ distorto.

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Anche questa volta l’Italia si distingue. Tanti anni fa sequestravano le BBS per cercare non si sa cosa, oggi perquisiscono la sede italiana di Google (l’Ansa) per il (purtroppo) famoso video del bullismo a scuola che evidentemente non sta lì. La discussione, alimentata anche da Giuseppe Fioroni, Ministro dell’Educazione, si orienta sul fatto che le leggi in vigore per la stampa, attualmente non si applicano ad internet. Giusto o sbagliato?

Se lo chiede anche John Battelle, il popolare giornalista e scrittore (The Search) e da poco anche nel consiglio direttivo di IAB USA (praticamente un mio collega, eh eh). Molto lucido il pezzo di Vittorio su Scene Digitali, in grado di mostrare alcune faccie del problema. Sono con lui nel bandire le impennate e i pruriti regolatori che non possono che portare verso politiche di censura.

Tuttavia, nel fare una graduatoria sull’importanza dei vari aspetti del caso specifico, io continuo a mettere al primo posto una riflessione preoccupata sul fatto che un video che riprende un atto di bullismo nei confronti di un ragazzo down sia finito tra quelli più visti e votati. Che mondo sto lasciando ai miei figli…  :-/

Update (16.20): vittima di un periodo in cui sto dedicando meno tempo alla blogosfera, non avevo notato altri interventi sullo stesso argomento. Meno male che c’è Stefano le li riporta, mettendoci anche del suo nella veste di gestore di informazioni generate dagli utenti. Bello anche il post di Giuseppe di cui rubo un pensiero:

“continuo a credere che i problemi vadano esaminanti partendo dal modo in cui funzionano le cose oggi e non dal modo in cui hanno funzionato fino a ieri”


Franco Folini sul blog di BAIA scrive una bella lista di 10 suggerimenti per fare business negli Stati Uniti vista con gli occhi di un’impresa italiana. Ne sitetizzo qui i titoli e rimando al blog per i dettagli:

  1. Think big!
  2. Spread the word!
  3. Speak English!
  4. Keep it simple!
  5. Adapt to the local culture!
  6. Be local!
  7. Be fast!
  8. Always be nice!
  9. Be reliable!
  10. Follow up, follow up, and follow up again! 

Nei commenti ho suggerito anche un ulteriore punto che è quello di assumere qualcuno che questi 10 punti ce l’ha "nella pelle"; non necessariamente un americano, ma almeno qualcuno che lavori negli States da qualche anno.

A proposito Top-10, segnalo anche un’altra lista, questa volta dedicata alle regole per organizzare e svolgere una buona riunione, che arriva dal blog di Edelman.  Sono indicazioni importanti che però in Italia troveranno sempre grosse difficoltà ad essere applicate alla lettera. In questo caso, l’adattamento va fatto alla lista, di chiara origine anglosassone, alle consuetudini del nostro paese.


Dopo alcuni bellissimi commenti al post Il sapere? Vattelo a cercare, ho deciso di realizzate una pagina con gli ultimi 100 commenti scritti in questo blog. Una specie di “registro degli ospiti” sul quale si possono aggiungere direttamente altri commenti. Tecnicamente mi hanno aiutato le indicazioni fornite su TypepadHacks. Per chi fosse interessato, ricordo che c’è anche uno specifico feed RSS per i commenti.

Sempre a proposito di commenti, i più esperti ora possono anche utilizzare qualche parametro HTML.

Visto che c’ero, ho modificato le pagine in cui sono raccolti i post divisi per categoria: adesso viene mostrato solo un estratto del post, in modo da renderne molto più veloce il caricamento. Inoltre, la lista della categorie nella barra di sinistra, ora riporta anche il numero di post presenti in ciascuna di esse.

Su suggerimento di alcuni lettori (grazie!) ho alleggerito la colonna di destra, in particolare raggruppando i bottoni per l’iscrizione rapida al feed RSS in una finestra che si espande solo quando serve.

Infine, ho aggiornato i link in coda ad ogni post, tra i quali ho inserito la nuovissima funzione Link Count di Technorati.


Con una todo list zeppa di priorità 1, il tempo per il blog è poco; però mi sono regalato la lettura del post su [mini]marketing a proposito del rapporto tra “sapere le cose” e “sapere come trovarle”:

“Ora, in cui il network (non solo tecnologico) è ubiquo e strabordante di informazioni, il vantaggio competitivo non è più nel conoscere (che diventa obsoleto molto più rapidamente), ma nell’essere più efficienti ed efficaci nel sapere come e dove procurarsi l’informazione.”

E’ un argomento che ho in una wish list di spunti da approfondire e che riguarda il passaggio tra il “sapere”, il “saper fare” e, adesso, il “saper cercare”. Tre anni fa scrissi qui che un mestiere del futuro potrebbe essere un “Personal Info Trainer“. Chissà…

Intanto Nicola Mattina ha contribuito sull’argomento portando l’esperienza del formatore:

“Dovremmo preoccuparci di fornire la capacità di apprendere autonomamente, di cercare le informazioni, di integrarle e usarle nei contesti che ci interessano. Invece, continuiamo a trasmettere nozioni che verrano usate malamente dai nostri interlocutori.”

Insomma, è la storia dell’insegnare a pescare anziché regalare del pesce. Facile da dire, non sempre peseguita e oggi più che mai attualissima.


Ci sono due Andrea-blogger tutti da leggere che vorrei segnalare:

  • Andrea Andreutti, che scrive già da diversi mesi ma che non avevo acora citato, mi pare. Tra le ultime cose, leggere il post dedicato a certi consulenti.
  • Andrea “Barcode”, che ha iniziato da sue settimane e tra poco ci supera tutti! ;-) (Andrea, ho preso spunto da tuo “so what?” per elaborare una proposta che conto di presentare al board di IAB la prossima settimana; poi ti racconto)

Battute a parte, è fondamentale che la conversazione coinvolga persone come Andrea & Andrea. Loro sono tra coloro che normalmente sono costretti a sorbirsi le chiacchiere di gente come il sottoscritto che parla di scenari, di servizi che, quarda caso, sono quelli che vende. Abbiamo tutti un grande bisogno di riascoltare le cose che raccontiamo quando parliamo di internet. Se poi c’è chi ascolta, rielabora e restituisce con sapiente giudizio critico, allora il confronto diventa realmente produttivo.


In casa Microsoft mi dicono che è un’anteprima italiana assoluta… l’aver messo il bottone “Add toWindows Live” che da oggi sfoggio sulla toolbar di destra. Sono soddisfazioni… ;-)  

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Questo post parla di libri. Libri regalati, presentati, pubblicizzati, pubblicati. Insomma, ce n’è per tutti.

Libri regalati/1 – L’avevo già accennato del fatto che Luca Conti mi ha gentilmente donato e autografato "Motori di ricerca al 100%", libro scritto insieme a Tiziano Fogliata. In questi giorni ho saputo che dietro la casa editrice che ha pubblicato questo libro, c’è Fausto Gimondi, che conobbi tanti anni fa quando era il responsabile editoriale di Virgilio (qui un’intervista del 1998). In realtà Fausto, da quello che ho capito, dovrebbe coordinare tutte le attività del gruppo RGB, tra cui gli interessanti Scritto Misto e Area51.

Libri regalati/2 – Qualche giorno fa mi è anche arrivato il libro di Marco Fontebasso di Biquadra, pubblicato da Tecniche Nuove. Spiega tutto il titolo: "Come si fa a promuovere con Google". Ottimo che il libro sia accompagnato da un sito (con estratti di alcuni capitoli) e da un blog. Per i non addetti ai lavori, il titolo potrebbe sembrare strano: se capitasse nelle mani di un insegnante potrebbe pensare che adesso serve Google (anche) per promuovere gli alunni ;-)

Libri presentati – La scorsa settimana sono stato alla presentazione organizzata da Ruling Companies del libro "Goodbye Europa", un testo importante, ambizioso, che si pone di indicare "le strategie per arrestare il declino europeo". Gli autori, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sono due economisti molto autorevoli e scrittori affermati; il primo insegna ad Harvard, l’altro alla Bocconi. Ho iniziato a leggere da poco il libro (peraltro in contemporanea con altri due) ed emergono i temi affrontati nella serata di presentazione: ricette semplici ma interessanti che si contrappongono alla complessa e praticamente irrealizzabile Agenda di Lisbona, attraverso l’esame dei motivi che caratterizzano alcune nazioni virtuose, almeno sul piano della crescita, come gli Stati Uniti ed alcuni paesi del nord Europa.

Libri pubblicizzati – Una simpatica mail mi annuncia il blog SevenFishesblog.com che prende spunto dal libro Feast of the Seven Fishes che intende pubblicizzare. E’ un testo a fumetti per grandi, dedicato alle tradizioni culinarie delle famiglie italo-americane, argomento trattato anche dal blog. Non mi intendo di cucina, specie quando è scritta in inglese, però sembra interessante e divertente. Di certo, la mail che mi hanno inviato è un ottimo esempio di come chiedere una citazione in modo originale e azzeccato. Ed infatti… ha funzionato!

Libri pubblicati – In realtà non si tratta di un libro in particolare, ma mi piaceva segnalare il nuovo blog della casa editrice Hoepli che ho scoperto attraverso Mlist. Durante IAB Forum ho conosciuto Matteo Ulrico Hoepli che poi mi ha mandato una bella email. Grazie!


Domani (lunedì) alle 10 parteciperò ad una trasmissione di RAI Utile. Si parlerà di nuovi modelli di acquisto, in particolare a riguardo di internet. Se interessa, c’è anche lo streaming emi pare anche un paio di repliche nella giornata.

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Quando inizia a diffondersi ogni nuovo strumento di comunicazione online, si parla di moda. Ci saranno pure aziende e agenzie così ottuse da pensare solo che “fa figo”, ma il punto è che è legittimo capire e cercare di utilizzare ogni nuova opportunità di comunicazione. E’ buffo che spesso si accusano aziende e agenzie di non stare al passo coi tempi e poi, quando si inizia a cercare di capire e di utilizzare gli strumenti più nuovi, si parli di moda.

Questo è parte di un commento al post No blog no party su MarketingArena. Lo riporto anche qui perché Cocomment ogni tanto fa le bizze e non lo ha ripreso nella barra qui a sinistra.


Grazie a Marco scopro la performance di Lou Reed alla conferenza sul Web 2.0 tenuta a San Franciscio in questi giorni. Lou Reed canta What’s Good, un brano di un album straordinario che mi regalò mia moglie una dozzina di anni fa. Il miglior modo per iniziare questo weekend!

What’s Good, What’s Good …

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Luca di i-dome mi segnala il blog di Stefano Salvi, noto come il vice-Gabibbo nel periodo di Striscia.

L’idea del blog come strumento per “scovare” informazioni normalmente non coperte dai media tradizionali mi piace, ovviamente. Così come comprendo la foga dialettica nel cercare negli innumerevoli torbidi che abbiamo attorno. E quindi va bene pure la frase ad effetto. Quando però l’equilibrio discorsivo viene a mancare del tutto allora si rischia di cadere in un populismo che proprio non serve.

Insomma, il blog di Salvi è di quelli da seguire, sperando che non entri nella gara per strillare l’iperbole più grande. Un po’ come, ad esempio, si trova a fare il suo ex collega Staffelli in radio, a cui basta un call center occupato per montare polemiche retoriche e da caccia alle streghe.

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Luca di i-dome mi segnala il blog di Stefano Salvi, noto come il vice-Gabibbo nel periodo di Striscia.

L’idea del blog come strumento per “scovare” informazioni normalmente non coperte dai media tradizionali mi piace, ovviamente. Così come comprendo la foga dialettica nel cercare negli innumerevoli torbidi che abbiamo attorno. E quindi va bene pure la frase ad effetto. Quando però l’equilibrio discorsivo viene a mancare del tutto allora si rischia di cadere in un populismo che proprio non serve.

Insomma, il blog di Salvi è di quelli da seguire, sperando che non entri nella gara per strillare l’iperbole più grande. Un po’ come, ad esempio, si trova a fare il suo ex collega Staffelli in radio, a cui basta un call center occupato per montare polemiche retoriche e da caccia alle streghe.

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Segnalazione al volo: tutte le slide proiettate a IAB Forum saranno disponibili a giorni su IAB.it. Gradualmente si cercherà anche di mettere online tutti i video delle conferenze sul blog, auspicando che nascano anche delle belle discussioni sui temi emersi dalle relazioni.

UPDATE (15 nov): Ci sono un po’ di video e quasi tutte le presentazioni sul sito iabforum.it; invece, sul blog del convegno continua la discussione.

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Non credo poteva iniziare meglio lo IAB Forum di quest’anno; mi riferisco alle 2.000 persone (almeno) che c’erano oggi, di cui circa 1.600/1.700 nella sala della conferenza plenaria che ho avuto l’onore ed il piacere di introdurre. Interventi “importanti” le cui slide saranno disponibili a breve nel sito IAB.it, a partire da quello di Layla Pavone. La testimonianza del Ministro Gentiloni è stata molto competente ed ha inquadrato perfettamente la pubblicità online nello scenario della comunicazione complessiva. L’argomento “internet” figura in due dei tre punti chiave del suo programma ministeriale: banda larga e copyright sui contenuti digitali. Ci sarebbero altri punti che metterei nell’agenda (prometto di approfondire l’argomento in futuro) ma ritengo che in ogni caso il suo lavoro potrà aiutare la crescita della Rete in Italia.

Domani si replica con un’altra interessante giornata.  Ora però mi metto i jeans e vado alla IAB Night. E siccome “un’immagine vale più di mille parole”, per descrivere IAB Forum di oggi ho rubato la seguente immagine a Lele, mentre sul blog di IAB Forum ci sono altri contenuti e tutti i link ai siti che parlano dell’evento.

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E’ la prima volta che mi trovo a riflettere su un fatto: nella lettura dei giornali o comunque guardando le news, io salto a piè pari le pagine o le sezioni della cronaca quotidiana. Rapine, stupri, omicidi passionali o malavitosi, incidenti stradali, non toccano particolarmente nessuna leva del mio interesse.

Non credo sia menefreghismo; penso invece che sia un dovuto a ragioni diverse. Senz’altro una profonda discrezione che ho verso tutto quello che riguarda il privato altrui. Odio invadere la privacy di qualcun altro e mi sembra di farlo solo leggendo i paragrafi che dettagliano i particolari, a volte macabri, dei fatti di cronaca. Lo scippo all’anziana o il pestaggio di una prostituta mi rattristano, ovviamente, ma approfondirne i particolari non mi va, non mi piace. Sarà perché da questo tipo di disgrazie umane sento di non imparare nulla, oppure per via di un perbenismo borghese di cui non mi rendo conto, o forse solo per la consapevolezza di non poter fare nulla per migliorare le cose. Trovo inoltre aberrante la superficialità con la quale si raccontano le storie della cronaca: si gira il coltello in piaghe generalmente molto dolorose senza inquadrarne il contesto, mandando al quel paese la verità, il buon senso, l’equilibrio.

Peraltro, mi rendo conto di quanto invece attiri il grosso pubblico proprio questo tipo di informazione: si vuole vedere il sangue, si brama di poter esclamare “Terribile!”, si cerca il pianto dirotto del malcapitato di turno.

E nella ricerca esasperata di tali scoop, i giganti dell’informazione hanno pensato bene di cavalcare il “giornalismo dal basso”, quel citizen journalism che fa gridare all’innovazione e che invece, sospetto, possa avere la finalità di moltiplicare ed approfondire ulteriormente le notizie di cronaca. E’ come attaccare un amplificatore ai segnali già sparati a volume alto. Gli effetti? Beh, già in passato si sono sentite raccontare delle situazioni in cui nel bel mezzo di una disgrazia, che so, un incidente stradale, c’e chi si è messo a soccorrere i feriti e chi invece a scattare le foto sperando di rivenderle alle agenzie stampa. Ed ora, cosa ci dicono i media? Aiutateci a costruire i giornali, inviateci i vostri contributi! Brutalmente ci vedo principalmente un tentativo di pagare meno i reportage, aizzando per contro gli individui alla caccia al sangue.

Anche perché non mi pare che le esortazioni siano a produrre contenuti di approfondimento o indagini giornalistiche. Eh no, per quelle ci sono i professionisti! Ad esempio, qualcuno fuori dalla Rete ha ripreso il servizio di Paolo Picazio ripresto da Dario Salvelli sui rifiuti a Caserta? Non mi pare proprio (eccetto Reporter Diffuso su SkyTG24).

Naturalmente ognuno è libero di trovare interesse di approfondire, ad esempio, i particolari un incidente in metropolitana come l’ultimo avvenuto a Roma. Bene ha fatto Andrea Signori a scrivere di De informationibus, così come Paolo Valdemarin sente l’esagerazione che avanza. Temo che siano solo le prime avvisaglie di un trend in cui l’offerta di opportunità di protagonismo per chiunque mostrerà di cosa è capace l’umana  natura.