Archivio: “Search marketing”

Magari a Babbo Natale chiederò qualche ora in più per scrivere sul blog con regolarità, ma intanto non è che sto senza far niente riguardo le attività social e networking.

In ordine cronologico:

Naturalmente commenti e opinioni sono sempre benvenuti!


imagePer una serie di incroci professionali, di recente mi sono trovato a più riprese ad occuparmi di SEO. Tra le altre, mi sono lasciato coinvolgere volentieri da Giorgio Tave che mi ha chiesto di moderare un panel del suo Convegno GT che si terrà a Milano il 13 e 14 Dicembre.

Per quanto mi riguarda, l’appuntamento è venerdì 13 (in barba alla superstizione) alle 18 nella sessione dedicata ai responsabili di alcune delle più rilevanti agenzie specializzate.


Ci sono luoghi dove fare innovazione è più semplice, anche in ambiti complessi e tradizionalmente lenti ad evolversi. Penso ad Huffington Post e al settore del giornalismo e dei media analogici.

Proprio stamattina Stefano Quintarelli ad un convegno di FIMI, sottolineava come alcuni processi richiedono inesorabilmente tempo. Giusto. L’importante è guardare chi innova (e magari fa anche casini o sfrutta le pieghe delle debolezze altrui), senza l’atteggiamento istintivo e snob del not invented here.

Dicevo di Huffington Post. Già da qualche anno i titoli degli articoli vengono scelti dalla piattaforma dopo che ne ha testati più d’uno misurando quello che buca di più. Ancora oggi penso a cosa significhi dire ad alcuni giornalisti di lasciare che sia “la macchina” a scegliere i titoli degli articoli.

Sul fronte più legato alla relazione di business, segnalo invece questa iniziativa in cui l’Huffington Post si pone a supporto dei brand nella produzione di contenuti editoriali. Non è un’idea nuova ma conferma la convergenza tra il content marketing e le nuove relazioni tra advertiser e publisher, tirandosi dietro modelli economici originali.

Evidentemente ciò bypassa alcuni intermediari (i centri media  le stesse concessionarie di pubblicità) a meno che non riescano ad erogare valore strategico e servizi al di là delle ad units.


Volevo raccontare di un interessante incontro con Rand Fishkin di SEOmoz.org, che ha organizzato la scorsa settimana l’Ambasciata Americana e BAIA presso la LUISS a Roma.

Ho ascoltato Rand svariate volte durante il Search Egine Strategies negli Stati Uniti, la prima penso nel 2004, per cui ne ho potuto osservare i vari passaggi professionali che poi ci ha illustrato nell’incontro italiano. L’elemento che mi ha sempre colpito di più di lui e del suo modo di fare business, è la trasparenza ed il modo diretto di raccontarsi. Un misto di onestà intellettuale, altruismo e sano egocentrismo con l’effetto di risultare addirittura buonista o perfino ingenuo.

Guardate le chart che ci ha mostrato l’altro giorno (le riporto anche qui di seguito): dettaglia non solo gli elementi strategici e tattici del suo business, ma entra nel merito dei numeri fino a graficizzare il trend del suo debito in banca. Una trasparenza tipica della cultura anglosassone che mi colpisce (positivamente) ogni volta; così come l’usuale approccio in cui un imprenditore americano parte dal raccontarti dei suoi fallimenti prima che dei successi.

Oggi Seomoz è un’azienda di 32 persone che ha chiuso il 2010 con 5,7 $US di fatturato e l’83% di gross margin. Il 40% del business è al di fuori degli Stati Uniti, e arriva principalmente dall’Europa. Interessante la strategia di comunicazione decisamente multicanale che Rand non solo teorizza chiamandola Inbound Marketing, ma di cui ne descrive la concreta applicazione nella sua azienda dimostrandone i relativi vantaggi, primo fra tutti l’assenza totale di un reparto commerciale. Anche se evidentemente si tratta di una strategia che ha senso su mercati globali, è indubbiamente un’impostazione da cui pescare svariati insegnamenti.

Inbound marketing - Rand Fishkin


Ci siamo. Anche quest’anno IAB Forum, l’evento clou del settore della comunicazione interattiva, arriva puntuale a Milano. E saremo più di 6 mila a partecipare direttamente, a cui si aggiungeranno coloro che seguiranno le discussioni su Twitter (l’hashtag ufficiale è #iabforum).

Per me sarà il primo anno da ex consigliere IAB e anche il primo in cui non esporrò. Ma questo non vuol dire che mi riposerò del tutto, perché ho accettato molto volentieri di moderare il workshop sul search marketing del 3/11 (domani) alle 15. Ci vediamo lì?


Interrompere qualcuno mentre sta parlando è ineducato; farlo pensando di aver capito già quello che intendeva l’altro interlocutore, è anche rischioso (perché si potrebbe non aver compreso davvero) e presuntuoso. Allo stesso modo, un motore di ricerca che dalla prima lettera che digito, si candida ad aver capito ciò che vorrei cercare, mi disturba un po’.

Sono però sicuro che una buona parte degli utenti utilizzerà a piene mani la nuova funzione Google Instant, esaltando ulteriormente l’instant gratification a cui ci ha abituato con il box di ricerca minimalista, e contribuendo alla sensazione di avere disponibile ogni informazione ad una lettera di distanza.

Google enfatizza l’aumento della velocità a cui si potrà accedere alle informazioni, ma andrebbe fatta una riflessioni su “quali informazioni”. Quelle che un software presuppone semplicemente da un paio di lettere? Ma quanto sarà l’inevitabile tempo perso a valutare e poi accedere a siti che invece non c’entrano nulla con ciò che si voleva davvero?

Adoro da sempre la tecnologia, ma quando cerca di aiutarmi non quando pretende di fornirmi delle soluzioni preconfezionate. Mi rendo conto invece che il mondo (o almeno una parte) auspica soluzioni cash and carry, che siano innanzitutto veloci prima che consistenti.

Nota a margine: Google Instant è anche un bel cambio di paradigma per l’intera industria SEO, comprese le metriche con le quali si dimensionano i motori di ricerca, tipicamente basate sulle query. Sarà interessante analizzare nei tool di analytics gli accessi generati da keyword di uno o due caratteri ;-)


Un evento sul search marketing. Più show che convegno. Organizzato da Michal Gawel di Seolab a Milano, con la partecipazione di Robin Good e del sottoscritto. Programma disponibile qui (PDF). Importo ridotto per iscrizioni entro il 21 Maggio.

Come evidenziato sul sito, il corso NON è rivolto a chi:

  • Si ritiene già un mago della SEO
  • Parla tutto il giorno in lingua Apache di URL Rewrite
  • Ha già guadagnato 1.000.000 $ con Adsense™
  • Ha già speso 1.000.000 $ con Adwords™

Per tutti gli altri è una bella opportunità di aggiornamento sul search marketing.


SEARCH ENGINE MARKETING - Emiliano CalucciUn libro che consiglio a scatola chiusa. Non solo perché Emiliano è uno stimato professionista del search engine marketing da diversi anni. Non solo perché il settore del search è di quelli che muove una quota rilevante di tutta la comunicazione su internet e quindi va seguito con costante attenzione. Ma anche perché è possibile acquistare il libro con il 25% di sconto ancora per alcuni giorni.

Certo, nel libro c’è anche la mia prefazione, ma il resto sarà sicuramente interessante! :) E ve lo dice uno che un libro sui motori di ricerca l’ha scritto esattamente dieci anni fa (urca!).


Un paio di domandine sul mondo del search marketing:

  • Quanti sono in media gli annunci pubblicitari su Google nel mondo per ogni keyword che ha almeno un inserzionista?
  • Quale è la keyword più costosa in assoluto su Google? E quanto costa?

Adgooroo Le risposte a queste domande insieme ad altri dati sul search advertising, sul report periodico di Adgooroo che si può ricevere gratuitamente via mail inserendo i propri riferimenti. Tra i dati interessanti, il fatto che tra i primi 25 inserzionisti di Google e Yahoo! c’è… Bing.com!

A proposito, le risposte alle domandine sopra sono rispettivamente: 5, mesothelimoa, 99,44 dollari.


Un paio di domandine sul mondo del search marketing:

  • Quanti sono in media gli annunci pubblicitari su Google nel mondo per ogni keyword che ha almeno un inserzionista?
  • Quale è la keyword più costosa in assoluto su Google? E quanto costa?

Adgooroo Le risposte a queste domande insieme ad altri dati sul search advertising, sul report periodico di Adgooroo che si può ricevere gratuitamente via mail inserendo i propri riferimenti. Tra i dati interessanti, il fatto che tra i primi 25 inserzionisti di Google e Yahoo! c’è… Bing.com!

A proposito, le risposte alle domandine sopra sono rispettivamente: 5, mesothelimoa, 99,44 dollari.


Cambiamenti Il mestiere nel mestiere. Svolgere il proprio lavoro e nel contempo studiare per adeguarlo ai continui cambiamenti. Un discorso che interessa molte delle professioni legate alle nuove tecnologie, e che in questa occasione riguarda il SEO (Search Engine Optimization), ossia il lavoro di valorizzazione dei siti per ottenere visibilità dai motori di ricerca (gli stessi motori di ricerca ne avvalorano il ruolo).

Tante le cose a cui badare, moltissimi i costanti cambiamenti. È un mestiere che va preso così, sapendo che tra 6 mesi sarà di nuovo abbastanza differente da oggi. Leggevo i puntuali appunti di Sante J.Achille dall’International Search Summit e dei relativi spunti. Così come l’interessante post SEO Industry Trends of 2009 che azzarda anche alcuni temi caldi per il 2010.

Cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti. Alla fine ci fanno rimanere giovani, no?


Grande Buy Tourism Online! Che ci sia “fame” di contenuti e di eventi legati alla Rete è sempre più evidente. Meno scontato invece che si permetta a 3.000 partecipanti di avere due giorni ricchi di contenuti variegati e di qualità, di metterli in contatto con gli operatori del settore, nell’ambito di un’organizzazione efficiente, innovativa e ben supportata (anche economicamente) dalle Istituzioni.

Non ho visto tutte le sessioni, ma l’unica mancanza, tra quelle a cui ho assistito, l’ho combinata io facendo un po’ di confusione nell’ordine con cui ho presentato i relatori della mia sessione. Però è stato interessante moderare il panel con i tre big del settore (Google, Microsoft/Bing e Yahoo!) ed avere in contemporanea i numerosi commenti che arrivavano via Twitter, condivisi peraltro con tutti i partecipanti.

È piaciuto molto il video che ha portato Yahoo! che esalta il concetto di “You” come elemento centrale dell’azienda. Interessanti anche le chiare indicazioni sia di Brenner di Google che di Montagna di Yahoo! che hanno risposto ad una domanda dal pubblico sul futuro delle agenzie SEO, specificando che aumenteranno sicuramente d’importanza proprio per gestire al meglio il moltiplicarsi delle opportunità da individuare, gestire e misurare. Ovviamente, condivido! ;-)

Serata che ho concluso al Buca Mario, un posto che ricordavo come trattoria tipica toscana (con tanto di gestore rude ma simpatico) ed in vece ho trovato un ristorante, tipico si, ma certo più serio e un po’ caro. Si sono rifatti all’uscita regalandomi una confezione di cantuccini al cioccolato… Ciao Firenze.


How SEOs Spend Their Time - Infographic

Dedico ai SEO che non sono in vacanza questa ironica chart di Randifish. Negli anni il tempo dedicato a “convincere gli inesperti sull’importanza del SEO” è diminuito, ma rimane ancora un task cruciale.

In realtà ce ne sono altre di chart interessanti nel post di Randifish, tra cui una che posiziona le tattiche SEO su due assi: White Hat vs. Black Hat e Low Value vs. High Value.


MediaPost segnala l’edizione 2009 di “Search Marketing Trends”, il periodico report monografico realizzato da eMarketer, che evidenzia (e in gran parte conferma) dati molto interessanti sugli investimenti in visibilità e pubblicità sui motori di ricerca, seppur riferiti al mercato nord americano.

Le tabelle complessive (che riporto più avanti) fotografano bene la situazione:

  • I servizi SEO aumenteranno più del Paid search (tra 4 anni potrebbero crescere ad un ritmo doppio)
  • La quota destinata al SEO passerà dal 13% al 16% del totale del budget di search marketing

Naturalmente un’indagine che oggi cerca di stimare cosa succederà nei prossimi cinque anni va presa con le molle. Però è un dato che mi sento di condividere, nella misura in cui la valorizzazione dei contenuti digitali prodotti dalle aziende (sia quelli inerenti al sito o diffusi altrove) diventa sempre di più rilevante ed efficace.

I numeri confermano peraltro l’indicazione che spesso ci sentiamo di dare alle aziende in merito alla distribuzione del budget pubblicitario sui diversi canali e strumenti di comunicazione, per cui porre il SEO al 10-15% del totale destinato al search è un parametro normalmente adeguato.

Il vero problema è la percentuale assegnata ad internet rispetto al totale degli investimenti pubblicitari e alzare quel fatidico 5-6% a cifre doppie o triple come avviene in quasi tutta Europa.

Search marketing spending growth

Search marketing spending by type


Sarà che ho appena finito di cercare di dissuadere l’ennesimo cliente che ci ha chiesto di fare seeding (lo spiego dopo) e di pianificare una serie di interventi nei “blog dove c’è il nostro target”, che mi prendo due minuti per scrivere.

Banalizzando il concetto: se ci riferiamo ai social network, allora anche comunicazione deve essere sociale. Quindi accantoniamo i target, la pubblicità, la campagna. Occorre partire dall’ascolto, e poi capire cosa possiamo dare/dire ai nostri interlocutori di veramente utile e/o interessante e/o divertente. Accendendo nel frattempo un canale di ritorno votato davvero al dialogo. Tutto qui.

Sembra facile, ma è semplicemente un modo totalmente nuovo di fare comunicazione d’impresa. Ecco perché le [mini]tesi di Gianluca sono piacevoli da leggere, ma (ancora) impraticabili di fatto nella maggiore parte delle aziende. D’altronde iniziamo a vedere sprazzi di realismo del popolare Cluetrain Manifesto dopo dieci anni dalla sua pubblicazione (Davide fa una bella comparazione tra Cluetrain e le [mini]tesi usando wordle)

È evidente che per molte realtà, la strada da perseguire è quella della conversazione, ma passando necessariamente per step intermedi. Altrimenti il rischio è quello di mantenere lo status quo sbilanciandosi però in iniziative estemporanee (che tentano anche le agenzie più quotate come segnala Andrea), che non funzioneranno mai (da Alessio: perché falliscono i blog aziendali), oppure che rischiano di fare danni irrecuperabili.

In quest’ultima categoria ci metto la cosiddetta infiltration (chiamata anche seeding che sembra più nobile), ossia l’inserimento arbitrario (leggi “falso”) di interventi positivi su blog e forum. La mia indicazione è netta: l’unica certezza di queste attività è di mettere a rischio la reputazione e quindi il business dell’azienda, oltre che il proprio posto di lavoro: ne vale la pena?

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Andrea Boscaro di Pangora, mi segnala che è appena uscito il libro “Tecniche di web marketing. Sviluppare l’e-commerce come opportunità per la piccola e media impresa” che ha scritto insieme a Riccardo Porta per l’editore Franco Angeli. Prefazione di Roberto Liscia.

Ancora non l’ho letto ma l’indice è interessante ed il taglio mi sembra molto pratico e operativo. Andrea mi ha chiesto una breve testimonianza che potrete trovare nel capitolo dedicato al search marketing. Ora non si tratta che di leggerlo!

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Qui la tabella con i consuntivi 2006/2007 e le previsioni per il 2008 del fatturato della pubblicità onlne in Italia, elaborati da IAB Italia.

Pubblicità online in Italia - 2006-2008, IAB Italia

Sul sito IAB il comunicato stampa.

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Qui la tabella con i consuntivi 2006/2007 e le previsioni per il 2008 del fatturato della pubblicità onlne in Italia, elaborati da IAB Italia.

Pubblicità online in Italia - 2006-2008, IAB Italia

Sul sito IAB il comunicato stampa.

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Sapevate che Yahoo! fu uno dei primi finanziatori di Google? Poi rivendettero (e bene) le quote che detenevano, restando comunque decisivi per il lancio di Google che implementarono come funzione di ricerca in quella che allora era solo una directory. Cose di 6 anni fa circa. L’ultimo accordo (Google esporrà i suo inserzionisti nei risultati di ricerca di Yahoo!) è l’ennesimo favore, seppur ben pagato.

image Google nel frattempo ha dimostrato di saper monetizzare le ricerche meglio di chiunque altro, ed ora Yahoo! cerca di valorizzare il search con questo accordo perché da soli hanno inanellato solo una lista di errori: ricordate l’inclusion? ricordate Panama? ricordate 360? E pensare che avevano in casa chi ha inventato il keyword advertising (Overture). Vabbè è andata. In un intervista ad Affari Italiani parlo di resa di Yahoo!: ovviamente mi riferisco al search, perché spero davvero che l’azienda possa rilanciarsi su tutto il resto: e lo dico per i dipendenti di Yahoo!, per il business legato ad internet e per gli utenti della Rete.

Su cosa significa per la Rete in generale questo accordo, ci pensa Vittorio Zambardino a fare una perfetta e giustamente allarmata disamina.

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Pare che per il 43% dei manager delle industrie IT nel mondo, l’internet marketing è posizionato al primo posto per “best value for the money” superando tutti gli altri strumenti di comunicazione. Il 79% ritiene fondamentale l’impostanza del search marketing. Il 28% delle aziende ha un blog ed il 16% conta di aprirlo nel corso del 2008.

Queste ed altri interesanti dati arrivano dall’annuale ricerca condotta da Eurocom Worldwide. Disponibile anche un powerpoint.

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Quando nei giorni scorsi Yahoo! aveva iniziato a fare dei test implementando il sistema pubblicitario di Google, ho capito che la trattativa di acquisizione di Yahoo! da parte di Microsoft sarebbe saltata. Microsoft non ha proceduto nel sui “bid ostile” ma Yahoo! ha fatto di tutto per ostentare sicurezza e orgoglio. Non ultimo il fatto che alla lettera di Steve Ballmer a Jerry Yang, abbia risposto Roy Bostock (chairman di Yahoo!) anziché Yang stesso.

Ora si tratta di vedere come Microsoft riuscirà a perseguire la sua strategia senza l’accellerazione che avrebbe portato il deal con Yahoo!. Incontrando Ballmer dieci giorni fa ho percepito come i piani di Redmond siano piuttosto chiari, ribaditi nella lettera che il CEO di Microsoft ha scritto ai dipendenti dell’azienda.

Sull’altro fronte, va capito come farà Yahoo! a non rimanere schiacciata tra i due big, specie se mollerà il search a Google (cosa peraltro molto complicata in termini di antitrust). Val la pena ricordare che anni fa fu proprio Yahoo! che applicando la tecnologia di Google all’interno della sua directory, lanciò di fatto l’azienda che conosciamo adesso. Farlo una seconda volta vorrebbe dire alzare bandiera bianca sul fronte search e mollare definitivamente il loro progetto Panama.

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Apperò: secondo comScore il 17% delle ricerche effettuate su Google produce un risultato caratterizzato dal cosiddetto “Universal result”, ossia contenente link e contenuti aggiuntivi a quelli elaborati dal normale algoritmo di ranking e riguardanti news, immagini, video, ecc.

Universal Search di Google

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Segnalo il bel pezzo su Search Engine Watch, Google: The Spy Who Loved Me, che ragiona sulle dichiarazioni di un executive di Google a proposito dell’utilizzo e della storicizzazione delle query al fine di migliorare i risultati di ricerca.

Due frasi interessanti: la prima dell’autore del pezzo:

What worries me: Google doesn’t understand us any better than we understand the mathematical formulas of search engine algorithms.

La seconda riprende una citazione di Nick Carr (non la trovo strettamente attinente con l’articolo ma la condivido abbastanza):

“The erosion of the middle class may well accelerate, as the divide widens between a relatively small group of extraordinarily wealthy people – the digital elite – and a very large set of people who face eroding fortunes and a persistent struggle to make ends meet. In the YouTube economy, everyone is free to play, but only a few reap the rewards.”

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Proprio ieri con un amico ho espresso l’idea che avrebbe senso per Microsoft acquisire Yahoo! e creare definitivamente “l’altro polo” internet da contrapporre a quello di Google. Oggi spunta l’offerta (peraltro nell’aria da tempo) di Microsoft: un’OPA su Yahoo! da 30,1 miliardi di Euro.

Per la cronaca, il mio amico mi ha appena chiamato complimentandosi per le miei doti di chiaroveggenza… :)

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Se fossi azionista di un’azienda, seppur del volatile mondo internet, non mi dispacerebbe costatare un incremento dell’utile netto del 17% rispetto al trimestre precedente. Pare invece che gli azionisti di Google non la pensino così, per cui il titolo è caduto giù.

A proposito di Google, vorrei condividere con voi due interessanti chart, una di un mesetto fa e una di ieri:

  • TechCrunch a dicembre aveva pubblicato un’interessante schema che riassume i prodotti di Google, il loro peso in termini di traffico ed il relativo trend.
  • Efficient Frontier ha elaborato i dati relativi alla penetrazione di Google nei vari continenti, evidenziando come l’Europa (considerata al netto della Gran Bretagna) registri lo share più alto nel mondo.

Prodotti di Google - (c) TechCrunch

Penetrazione di Google - (c) Efficient Frontier

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