Archivio: “Web 2.0”

Avevo dimenticato di segnalare che gran parte delle presentazioni (video e chart) del Social Business Forum 2013 sono online.

Si può partire dall’agenda degli interventi accanto ai quali ci sono le icone di Slideshare e Vimeo, oppure andare direttamente sul canale Slideshare o sul canale Vimeo. Poi ci sono un po’ di foto su Flickr.

Io poi ho scoperto un bel tool per abbinare video e chart e vi ho caricato la mia presentazione dedicata all’importanza della Social Strategy.


Anche quest’anno il Social Business Forum si preannuncia ricco di contenuti di livello internazionale. Organizzato come sempre da OpenKnowledge, si terrà al Marriot di  Milano il 12 e 13 Giugno 2013.

Dopo aver partecipando diverse volte (anche come relatore un paio di anni fa), questa volta vivrò l’evento più da vicino, facendo parte della squadra OpenKnowledge dall’anno scorso. Ci sono già conferme da parte di speaker di grande livello, per cui penso che anche nel 2013 il Social Business Forum si confermerà essere il più importante evento europeo del settore.


Anche quest’anno il Social Business Forum si preannuncia ricco di contenuti di livello internazionale. Organizzato come sempre da OpenKnowledge, si terrà al Marriot di  Milano il 12 e 13 Giugno 2013.

Dopo aver partecipando diverse volte (anche come relatore un paio di anni fa), questa volta vivrò l’evento più da vicino, facendo parte della squadra OpenKnowledge dall’anno scorso. Ci sono già conferme da parte di speaker di grande livello, per cui penso che anche nel 2013 il Social Business Forum si confermerà essere il più importante evento europeo del settore.


Confesso: sono soddisfatto dei panel degli eventi che ho coordinato per la Social Media Week. Naturalmente poi il risultato lo vedremo “sul campo, ma intanto queste sono le formazioni:

Tutto quello che avreste voluto sapere sui social media e che prima o poi dovrete affrontare – Martedì 20/9 dalle 10 alle 12

  • MAURO LUPI, Responsabile area Digital, Ammiro Partners
  • STEFANO EPIFANI, Università La Sapienza di Roma
  • MATTEO FLORA, The Fool
  • STEFANO VENTURA, Responsabile Socialnetworking, RTI Interactive Media – Mediaset
  • ELISABETTA DE GRIMANI, Ferrovie dello Stato
  • ANDREA FERRI, Head of online Community, Vodafone Italia

Star della ReteMercoledì 21/9 dalle 14.30 alle 16.30

  • PAOLA MARINONE, Co-founder BuzzMyVideos
  • LUCA CONTI, Blogger, giornalista, amministratore di Web & Media Life
  • DEBORAH NANIA, Giallo Zafferano
  • PAOLO ATTIVISSIMO, www.attivissimo.net
  • FRANK MATANO, Comico

Location, iscrizione e altri dettagli nei link ai titoli degli eventi. Vi aspetto!


Confesso: sono soddisfatto dei panel degli eventi che ho coordinato per la Social Media Week. Naturalmente poi il risultato lo vedremo “sul campo, ma intanto queste sono le formazioni:

Tutto quello che avreste voluto sapere sui social media e che prima o poi dovrete affrontare – Martedì 20/9 dalle 10 alle 12

  • MAURO LUPI, Responsabile area Digital, Ammiro Partners
  • STEFANO EPIFANI, Università La Sapienza di Roma
  • MATTEO FLORA, The Fool
  • STEFANO VENTURA, Responsabile Socialnetworking, RTI Interactive Media – Mediaset
  • ELISABETTA DE GRIMANI, Ferrovie dello Stato
  • ANDREA FERRI, Head of online Community, Vodafone Italia

Star della ReteMercoledì 21/9 dalle 14.30 alle 16.30

  • PAOLA MARINONE, Co-founder BuzzMyVideos
  • LUCA CONTI, Blogger, giornalista, amministratore di Web & Media Life
  • DEBORAH NANIA, Giallo Zafferano
  • PAOLO ATTIVISSIMO, www.attivissimo.net
  • FRANK MATANO, Comico

Location, iscrizione e altri dettagli nei link ai titoli degli eventi. Vi aspetto!


Sono stati fatti diversi studi su quale sia il numero massimo di relazioni che un individuo può intrattenere con altre persone. Studi correlati più volte alla quantità di “amici” con cui ci si interfaccia nei social network. Ora penso si debba anche iniziare a studiare qual è il numero massimo di social network che è un umano riesce a gestire.

Questi sono i giorni di Google+, il nuovo “ambiente sociale” che vista la portata dei suoi creatori, merita grande attenzione (pur ricordando che Google qualche passo falso l’ha compiuto proprio in questo ambito). Ed il nuovo network fa scattare una serie di inediti interrogativi con i quali ciascuno di noi deve fare i conti, non tanto legati alle funzionalità dello strumento, quanto alla portabilità (o meno) del proprio ambiente di relazioni (o di amicizie, se volete). E’ come se il miglior DJ venisse in città, ma non si sa se alla festa andrà qualcuno che conosci.

Interessante il fatto che l’etica che ciascuno di noi sta autonomamente sviluppando riguardo i social media, è ancora molto fluida e penso non ne verremo mai a capo in modo definitivo. C’è chi è ancora alla fase del collezionismo e che si pesa in funzione del numero di amici, c’è chi è arrivato allo stadio del riflusso ed è alle prese con un bel repulisti di connessioni su Facebook o addirittura riparte come un novello Lazzaro con un immacolato nuovo profilo. In mezzo ci sono quelli alle prese con lo stress da prestazioni, che sfidano le leggi del tempo e della resistenza per tentare di seguire centinaia di persone ed il relativo ciclopico flusso di post, twit, like, check-in, foto e video e così via.

E’ come per la gestione del tempo: esistono suggerimenti generali e regolette “base”, ma poi ogni sistema deve essere costruito sulla propria persona, sul proprio quotidiano, altrimenti non risulta efficiente. Quindi le seguenti indicazioni valgono per me, ma non è detto che siano quelle corrette per chiunque.

  • imageI miei amici su Facebook sono persone che conosco, che ho incontrato almeno una volta; tra loro ho una lista di circa 30 “amici-amici” di cui seguo periodicamente i profili. Due numeri: ho 719 amici e 586 richieste che non ho accettato (e che non accetterò).
  • Su Linkedin sono più “di bocca buona”, nel senso che accetto connessioni con persone che operano nella mio settore, trattandolo quindi come una specie di business directory piuttosto che un social network.
  • Twitter lo sto utilizzando in modo crescente, ed ho creato due gruppi di persone che seguo: uno ristretto (25-30) che effettivamente leggo, un altro più allargato su cui curioso nei momenti di serendipity (stessa sorte che è toccata a Friendfeed su cui capito sempre meno).
  • Altri social network per ora non ne uso, per cui le decine di richieste per Netlog, BranchOut (che noia tutti quegli inviti via Facebook!), Vimeo, ecc. le indirizzo velocemente verso il cestino.

In definitiva, ritengo che se non ci si impone un certo rigore, il rischio è quello di perdersi in meandri digitali che sottraggono tempo e che non sempre restituiscono valore. A proposito, avete un invito per Google+ da girarmi? Occhiolino


HashtagTwitter secret handshake è un articolo del New York Times che va ad incrociare alcuni pensieri che ho in testa in questo periodo riguardo ai nuovi strumenti di potere delle persone in fatto di catalogazione delle informazioni. Per certi aspetti anche Schema.org di cui scrivevo, consente di aggiungere valore di contesto ai contenuti generati attraverso il web.

L’articolo del NYT mette invece in evidenza l’evoluzione dell’utilizzo dell’hashtag il quale, da segno utilizzato su Twitter per classificare l’argomento dei twit, sta trasformandosi in elemento descrittivo di situazioni e contenuti in molteplici ambiti, sia online che non.

Ricordando che l’utilizzo del “cancelletto” è nato spontaneamente dagli utenti Twitter, le stesse persone lo stanno impiegando ora per descrivere momenti di ogni tipo, quasi trasformandolo in un simbolo che ben rappresenta i nostri tempi:

“If Twitter is a compression of ideas and a compression of expression, then hashtags are just an extension of that, so of course it bleeds over into other forms of communication, because our time is compressed, our thoughts are compressed and our space is compressed,”

O ancora entra nel nostro linguaggio:

“The other funny thing that’s been happening is that people around the office have started to talk in hashtags — ‘Hashtag sorry I’m late,’ or ‘Hashtag bad day.’ ”

Mi prendo la libertà di una licenza, ossia quella di considerare per un attimo il nostro caro cancelletto l’equivalente del diesis. Lo so, sono due cose diverse: l’hashtag è un simbolo di punteggiatura, mentre il diesis è una notazione musicale. In comune hanno però la caratteristica di accrescere ciò a cui si riferiscono: il diesis alza una nota di un semitono, l’hashtag trasforma una parola in un significato descrittivo e genera contesto al paragrafo in cui è incluso.

Ora che ci penso, una valanga di anni fa avevo un’azienda che si chiamava Diesys (si, con la “y” lì)… Si faceva formazione e sviluppo software cercando di “dare qualcosa in più”.


Giornata intensa mercoledì al Social Business Forum, zeppa di sessioni su Social CRM, Enterprise 2.0, Social Business e tutto quello che ruota attorno. Ghiotto il piatto di respiro internazionale fornito ad oltre 50 relatori.

Qui pesco alcune delle note twittate frettolosamente a riguardo degli speech che ho seguito e poi riprendo alcune riflessioni che sono emerse nella tavola rotonda a cui ho partecipato.

Il piatto clou, a mio parere, è stata la relazione di Bill Johnston, Director of Global Community di Dell. Quello che mi sono portato a casa è l’esempio di una delle più articolate e produttive applicazioni di social business (dopo l’intervento mi è sembrato di dover rimettere l’orologio sul fuso italiano e quindi indietro di un paio di anni). Tuttavia, va sottolineato che lo stesso Johnston ha rimarcato che sono arrivati a determinati risultati solo dopo cinque anni di “esperimenti ed esperienze”, testimoniando a mio modo di vedere, la necessità di guardare ad uno spettro temporale relativamente ampio per applicare compiutamente una strategia di social business per un’azienda di quelle dimensioni.

Ha twittato bene Roberto Venturini:

per le ns aziende il social è la ciliegina sulla torta, per loro è *la torta*. E funziona.

ma, ribadisco, ci hanno messo cinque anni e, aggiungo, vennero stimolati da una crisi di reputation in particolare sullo scarso livello di assistenza, che li stava buttando fuori dal mercato.

Altro elemento fondamentale, è che nel timeplan che riporta i principali momenti del loro piano di social business, come punto iniziale c’è uno specifico input di Michael Dell, tanto a ricordarci che il commitment e la sponsorship del management sono cruciali.

Veniamo alla tavola rotonda sul Social CRM nella quale ho espresso alcuni concetti anche in controtendenza con quanto sentito durante il convegno:

  • Il concetto di mettere al centro dell’attenzione il cliente, assunto ripetuto a più riprese durante le sessioni, deve essere adottato dall’azienda nel suo insieme. Non significa solo potenziare il customer care o fare engagement sui social media, ma uscire per strada (mentalmente, ma non solo) e capire cosa vogliono i nostri clienti.
  • Sempre sul “cliente al centro del business” ho ribadito la grande difficoltà delle organizzazioni nell’applicare strategie condivise tra i vari team. Occorrerebbe imparare proprio dalle persone che quando trovano le giuste motivazioni e una tecnologia abilitante, fanno cose incredibili (basti pensare a Wikipedia oppure a cosa sono diventati e cosa rappresentano Facebook e YouTube per via dei contenuti generati dagli utenti).
      • Interessante il discorso sul gap che c’è tra desiderio delle aziende di sviluppare una relazione e interessi dei clienti concentrati su aspetti economici e utilitaristici. Io penso che non ci sia nulla di cui sorprendersi, dato che le aziende per prime utilizzano da decenni un approccio simile, fatto di dichiarazioni di amore per i clienti (lavoriamo per voi, realizziamo prodotti sicuri, convenienti, affidabili) ma che nasconde interessi decisamente divergenti con quanto si afferma. Ora il consumatore rende la pariglia: ok, fa un like sula pagina Facebook dei brand, ma si scatena in particolare in presenza di sconti e facilitazioni concrete. Come dargli torto?
        • Nel contempo, partendo dal presupposto che se chiediamo ai clienti cosa vorrebbero dalle aziende, raramente sono in grado di fornire soluzioni innovative ma piuttosto evolutive, allo stesso modo lo sviluppo di una relazione effettiva con i clienti va conquistata con l’assoluta trasparenza e apertura; perché le persone non sono abituate a sentirsi “veramente” considerate e ascoltate dalle organizzazioni, per cui è legittimo aspettarsi che siano inizialmente tiepide. Poi sono le prime a meravigliarsi positivamente quando si sentono coccolate o, semplicemente, trattate da individui. Solito discorso: per guadagnarsi fiducia e considerazione, occorre meritarsele!
        • Poi c’è stato un confronto tra monitoring (delle discussioni online) rispetto a listening. I miei due cents si sono concentrati nell’aggiungere action come elemento cruciale, soprattutto perché è proprio dalle attività che si intende sviluppare a valle dell’analisi, che si può calibrare opportunamente il tipo di ricerca. Se si parte da tutte le metriche che è possibile estrapolare o, peggio, ci si basa sul tipo di tecnologia disponibile, ci si ritroverà solo sommersi da tonnellate di dati. Quindi il trittico completo deve comprendere una giusta piattaforma tecnologica per il monitoring, un adeguato apporto umano di un ricercatore per la parte di listening e poi le figure professionali (aziendali e non) deputate a gestire la fase di action.

Eppoi dicono che i convegni sono tempo perso: a me costringono a focalizzare alcuni concetti e a condividerli. E’ già un risultato, no? Occhiolino


socialbusinessforumAncora una volta l’evento Social Business Forum si dimostra uno dei momenti maggiormente rilevanti in Italia (e non solo) nell’ambito dei social media e dell’enterprice 2.0, soprattutto per la grande partecipazione di speaker stranieri che allarga ovviamente il potenziale di informazioni trasmesse.

Trovo intelligente anche la composizione dell’agenda, con un’ampia sezione gratuita e tre sessioni a pagamento (per chi è interessato ho un codice di sconto del 20%; mandatemi una mail). Il keynote sarà affidato a Bill Johnston (Director of Global Community di Dell) e a Andrew Gilboy (VP E2.0 EMEA di Oracle), ma gli interventi di rilievo sono davvero numerosi.

Io parteciperò alla tavola rotonda “Social CRM Panel” in chiusura della giornata e contavo di parlare, una volta tanto, di problemi. Sempre con un taglio costruttivo, vorrei evidenziare quelle criticità che inevitabilmente si devono affrontare ogni qual volta un’azienda apre i canali sui social media. Su alcuni temi basta fare una buona attività preparatoria, su altri invece occorre intervenire a livello strategico e interessare il management.

Appuntamento quindi l’8 Giugno all’Hotel Marriott a Milano.


Nel 2001 usciva il mio primo libro sui motori di ricerca (è ormai esaurito da tempo) e dopo dieci anni arriva Social Media Marketing in cui sono coautore con un sacco di gente in gamba. (Ora che ci penso, partecipai anche a Linguaggi digitali per il turismo curato da Giuseppe Granieri per Apogeo).

Social Media MarketingTornando a Social Media Marketing (sottotitolo: Manuale di comunicazione aziendale 2.0): è un testo curato da Guido Di Fraia dello IULM che ha avuto la tenacia e la pazienza di metter insieme un bel gruppo di autori: Miriam Bertoli, Andrea Genovese, Gianluca Diegoli, Nazzareno Gorni, Paolo Iabichino, Mirko Lalli, Michele Marzan, Marco Massara, Sacha Monotti, Luca Schibuola, Alessio Semoli, Andrea Serravezza ed il sottoscritto.

L’editore è Hoepli che fino al 28 Aprile consente di acquistare il libro col 25% di sconto. Forse per qualche copia tra le dieci (yes, dieci) a disposizione degli autori, si organizzerà un’asta online come propone Gianluca.

In ogni caso, per chi avrà modo di leggerlo, sarei davvero lieto di ricevere un commento.


Nel 2001 usciva il mio primo libro sui motori di ricerca (è ormai esaurito da tempo) e dopo dieci anni arriva Social Media Marketing in cui sono coautore con un sacco di gente in gamba. (Ora che ci penso, partecipai anche a Linguaggi digitali per il turismo curato da Giuseppe Granieri per Apogeo).

Social Media MarketingTornando a Social Media Marketing (sottotitolo: Manuale di comunicazione aziendale 2.0): è un testo curato da Guido Di Fraia dello IULM che ha avuto la tenacia e la pazienza di metter insieme un bel gruppo di autori: Miriam Bertoli, Andrea Genovese, Gianluca Diegoli, Nazzareno Gorni, Paolo Iabichino, Mirko Lalli, Michele Marzan, Marco Massara, Sacha Monotti, Luca Schibuola, Alessio Semoli, Andrea Serravezza ed il sottoscritto.

L’editore è Hoepli che fino al 28 Aprile consente di acquistare il libro col 25% di sconto. Forse per qualche copia tra le dieci (yes, dieci) a disposizione degli autori, si organizzerà un’asta online come propone Gianluca.

In ogni caso, per chi avrà modo di leggerlo, sarei davvero lieto di ricevere un commento.


Volevo raccontare di un interessante incontro con Rand Fishkin di SEOmoz.org, che ha organizzato la scorsa settimana l’Ambasciata Americana e BAIA presso la LUISS a Roma.

Ho ascoltato Rand svariate volte durante il Search Egine Strategies negli Stati Uniti, la prima penso nel 2004, per cui ne ho potuto osservare i vari passaggi professionali che poi ci ha illustrato nell’incontro italiano. L’elemento che mi ha sempre colpito di più di lui e del suo modo di fare business, è la trasparenza ed il modo diretto di raccontarsi. Un misto di onestà intellettuale, altruismo e sano egocentrismo con l’effetto di risultare addirittura buonista o perfino ingenuo.

Guardate le chart che ci ha mostrato l’altro giorno (le riporto anche qui di seguito): dettaglia non solo gli elementi strategici e tattici del suo business, ma entra nel merito dei numeri fino a graficizzare il trend del suo debito in banca. Una trasparenza tipica della cultura anglosassone che mi colpisce (positivamente) ogni volta; così come l’usuale approccio in cui un imprenditore americano parte dal raccontarti dei suoi fallimenti prima che dei successi.

Oggi Seomoz è un’azienda di 32 persone che ha chiuso il 2010 con 5,7 $US di fatturato e l’83% di gross margin. Il 40% del business è al di fuori degli Stati Uniti, e arriva principalmente dall’Europa. Interessante la strategia di comunicazione decisamente multicanale che Rand non solo teorizza chiamandola Inbound Marketing, ma di cui ne descrive la concreta applicazione nella sua azienda dimostrandone i relativi vantaggi, primo fra tutti l’assenza totale di un reparto commerciale. Anche se evidentemente si tratta di una strategia che ha senso su mercati globali, è indubbiamente un’impostazione da cui pescare svariati insegnamenti.

Inbound marketing - Rand Fishkin


L’altro mio appuntamento alla Social Media Week (oltre a quello di domani) riguarda la collaborazione interna alle aziende. Ne parleranno:

  • Giacomo Mason , Consulente freelance su Intranet ed enterprise 2.0
  • Raffaele Cirullo , WEB Demand e Delivery – E-Business, ENEL
  • Manuela Arata e Anna Vaccarelli , Network Outreach & Knowledge, CNR
  • Emanuele Quintarelli , Partner & Social Business Strategist, Open Knowledge
  • Franco Dradi, Enterprise Sales Director RIM Italy

Appuntamento giovedì pomeriggio alle 15. Iscrizioni e altre info qui.

Vi aspetto!


Social Media Week RomeIl primo dei due momenti che organizzo alla Social Media Week, sui chiama “Cari clienti collaboriamo!” e si terrà mercoledì 9 febbraio alle 14.30. I protagonisti saranno:

  • Pepe Moder, Head of digital marketing & communication, Barilla
  • Luciano Ciabatti, Direttore Marketing, Renault Italia
  • Flavia Rubino, co-founder e partner di The Talking Village
  • Daniele Mancini, Amministratore Delegato, Casa.it
  • Massimiliano Montefusco, Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria

Qui tutte le info e il modulo per registrarsi. L’hashtag ufficiale per Twitter della Social Media Week è #SMWRME


imageHo dato un’occhiata all’ultima edizione (la “Wave 5) del Social Media Tracker realizzata da Universal McCann.

Ci sono conferme di trend già evidenti, ad esempio il rallentamento dell’uso dei blog da parte degli utenti europei a fronte di una situazione di sostenuta crescita in Asia e nei paesi emergenti. In Italia, ad esempio, la percentuale di utenti internet che hanno dichiarato di aver usato un blog negli ultimi sei mesi è passata dal 61,9% di due anni fa al 51,5% dell’ultima rilevazione.

Come previsto, la ricerca evidenzia l’esplosione nell’utilizzo dei social networks: il 61,4% degli utenti a livello globale ha gestito un proprio profilo, il 53,9% in Italia.

Ho solo un dubbio sulla valenza dei valori aggregati di così tante nazioni (questa edizione del report ne analizza ben 54) perché gli scostamenti sono spesso marcati ed il quadro complessivo rischia di essere fuorviante per le analisi locali.

Sul fronte della penetrazione di internet sulla popolazione (presa da internetworldstats.com), vale la pena sottolineare ancora un volta l’impietosa posizione dell’Italia (grafico qui sotto). Ma il nostro paese registra nel contempo una diffusione di blog e social media da primato almeno in chiave europea, testimonianza, a mio parere, di un paese diviso a metà. Qualcosa comunque si muove, ad esempio l’accesso alla Rete con gli smartphone che che ci vede avanti a Spagna, Francia e Germania (figura in basso).

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Ho il piacere di collaborare ad una iniziativa di Microsoft inerente quattro seminari online sul tema “La fidelizzazione del cliente attraverso l’esperienza online” che si svolgeranno dalle 12 alle 13.30 nei seguenti giorni (tra partentesi l’argomento di ciascun webinar):

  • 19 Ottobre (Industria)
    • 26 Ottobre (Banche e Assicurazioni)
      • 9 Novembre (Pubblica Amministrazione)
      • 16 Novembre (tutti i settori)

Agli eventi parteciperanno, tra gli altri, esponenti del mondo delle imprese. Io farò una breve introduzione e modererò la discussione. I webinar sono principalmente indirizzati ai professionisti del Marketing e dell’Information Technology che operano in azienda.

Il primo di questi eventi avrà come ospite Roberto Carreri, Responsabile Progettazione e Sviluppo Direzione Sistemi Informativi e Telecomunicazioni, Azienda Trasporti Milanesi. Qui il link per iscriversi gratuitamente al webinar.

Spargete pure la voce! :)


Per chi ancora non l’avesse capito, il web semantico, ossia la catalogazione del web sulla base si elementi standard, rimarrà una chimera, almeno se si continua a sognare una serie di principi di classificazione condivisi universalmente. La buona notizia è che gli strumenti che usano le persone per creare e manipolare i contenuti digitali, iniziano a fornire alcune funzionalità elementari che forse creeranno di fatto una specie di web semantico creato dal basso – e magari questo funzionerà.

L’ultimo esempio è Twannotations, una funzionalità che dovrebbe essere implementata a breve su Twitter e che consente semplicemente di arricchire il proprio messaggio con riferimenti che ne classificano il contenuto. Una specie di tagging che magari creerà qualche standard di fatto nell’arco di qualche mese, un po’ come è già avvenuto con l’hashtag sempre su Twitter. Date un’occhiata alle chart qui sotto (via TechCrunch):


image Mentre facevo vedere una cosa su Facebook durante un corso, mi hanno fatto notare che ho un numero di richieste di amicizia non approvate quasi uguale al numero di amici. Il motivo è che su Facebook tipicamente accetto solo le persone che ho conosciuto effettivamente, ma nel contempo non mi va di selezionare “Ignora” per le richieste che non approvo. Ognuno si dà le sue regole, no?

E’ come per Twitter dove non seguo la consuetudine applicata da molti di ricambiare i follower facendo altrettanto. Diciamo che sono cresciutello per fare collezione di amici e follower tanto per fare diplomazia o collezionismo. Parafrasando i Genesis: seguo quello che mi piace e mi piace quello che seguo (perché solo così riesco a leggerlo davvero).




Via Marketingpilgrim leggo SoDA, che non è una cosa da bere :) ma l’acronimo di Society of Digital Agencies che ha appena diffuso la ricerca 2010 Digital Marketing Outlook, la quale ha intervistato i manager agenzie di comunicazione di tutto il mondo riguardo ai trend in essere.

Sono 70 pagine di report piuttosto interessanti (di seguito un paio di chart); tra i commenti più interessanti ho estrapolato questo:

“Rather than spending another misguided year trying to “engineer” viral campaigns that will propagate themselves, regardless of consumer intentions, it’s time to refocus our marketing efforts to align with the way that people actually behave.” — Ivan Askwith, Big Spaceship

Insomma, meno progetti “famolo virale” e maggior impatto strategico delle attività legate al digitale. Interessanti anche le previsione di budget e priorità.

2010 Digital Marketing Outlook

2010 Digital Marketing Outlook


Forrester social engagement mapLeonardo segnala l’intenzione di Forrester di espandere la loro classificazione del livello di engagement degli utenti rispetto ai social media, aggiungendo i Convertionalists (arduo trovare un corrispondente italiano decente), che sarebbero coloro che usano gli status su Twitter e Facebook come elemento di comunicazione.

A caldo non mi convince molto perché rischia di stimolare ulteriori classificazioni su modalità d’uso troppo specifiche per rappresentare un comportamento vero e proprio. E poi si tratta di attività che si sovrappongono alle altre e non creano un vero e proprio cluster. Ok, ci pensiamo un po’.

Update (11.50). Ho visto che anche Claudio su Socialware ha segnalato l’aggiornamento di Forrester


Torno a scrivere dopo bel po’ di latitanza (causa anche lo spostamento del blog) per segnalare una nuova iniziativa su Mclips, il blog di Microsoft Italia, o meglio, delle persone di Microsoft Italia.

Si tratta di un post di Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato dell’azienda, che auspica il confronto su un argomento (in questo caso le interfacce naturali) con tutti i lettori; in base ai feedback raccolti, si riprenderà l’argomento dopo un paio di settimane. L’invito quindi è “Parliamone!”.

Io sono un po’ di parte perché ho condiviso con Carlo e Andrea questa iniziativa, ma trovo sia da sottolineare ogni volta che un top manager di un’azienda partecipi attivamente alle conversazioni. Ed in questo Pietro è senz’altro da esempio.


Torno a scrivere dopo bel po’ di latitanza (causa anche lo spostamento del blog) per segnalare una nuova iniziativa su Mclips, il blog di Microsoft Italia, o meglio, delle persone di Microsoft Italia.

Si tratta di un post di Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato dell’azienda, che auspica il confronto su un argomento (in questo caso le interfacce naturali) con tutti i lettori; in base ai feedback raccolti, si riprenderà l’argomento dopo un paio di settimane. L’invito quindi è “Parliamone!”.

Io sono un po’ di parte perché ho condiviso con Carlo e Andrea questa iniziativa, ma trovo sia da sottolineare ogni volta che un top manager di un’azienda partecipi attivamente alle conversazioni. Ed in questo Pietro è senz’altro da esempio.


Uso spesso l’acronimo POST per evidenziare i principali elementi (e la loro importanza cronologica) dell’approccio ai social media da parte delle aziende, così come li ha enunciati Forrester e ribaditi nel libro L’onda anomala:

People
Objectives
Strategy
Technology

Sempre da Forrester arrivano degli utili suggerimenti su come misurare le attività sui social media. La raccomandazione è quella di identificare le metriche in funzione degli obiettivi, concetto apparentemente ovvio ma che da una loro ricerca non appare molto applicato. Difatti, pur in presenza di iniziative con obiettivi differenti, le metriche utilizzate sono più o meno sempre le stesse (tabella più avanti).

Buona la schematizzazione degli obiettivi di una campagna sui social media:

  • Listening
  • Talking
  • Energizing
  • Supporting
  • Embracing

Metriche utilizzate per misurare i social media