Archivio: “iab forum”

Giustamente sollecitato da Riccardo, riprendo il discorso su IAB Forum. In effetti qualche cosa mi sono portato a casa dall’evento, su tutto i dieci statement di De Masi anche se alcuni dei trend che lui indica temo non si realizzeranno in modo compiuto (a partire dalla centralità dell’etica che, purtroppo e specie in questo Paese, la vedo cosa lontana).

Riguardo a IAB, come ho detto a Roberto Binaghi, spero che riescano a realizzare gli obiettivi prefissati, soprattutto riguardo alla formazione e all’education.

Chris Anderson è sembrato sfacciatamente un Apple man; giusta l’esaltazione dei tablet, ma è sembrato voler vendere questo concetto piuttosto che contestualizzarlo. Meglio Riccardo Luna il quale, anche a costo di sembrare Don Chisciotte, sta riuscendo a rompere qualche status quo.

Riguardo al mercato in generale, vendo una contraddizione: da una parte si vorrebbe considerare l’industria digitale nel suo complesso (ci proverà Enrico Gasperini con Audiweb e lo ha detto anche Diego Masi riguardo ai servizi di buzz marketing sui quali ora è coinvolto personalmente con Wikio); dall’altra quando si cerca di valutare i fatturati del settore, si scatenano posizioni inclusive o meno di player come Google o ora Facebook che aggiungono confusione al sistema.

Su questo, da sempre, ho un’idea chiara: è indispensabile valutare tutti i fatturati pubblicitari online, sia quelli delle concessionarie che dichiarano i dati, sia quelli delle organizzazioni che non lo fanno (o non lo possono fare per varie leggi anche di tipo sovranazionale). E’ così praticamente in tutto il mondo e solo in Italia ci nascondiamo dietro complessità formali che di fatto sottostimano il mercato. Di più. Ho sempre cercato in IAB di spingere verso una ricerca sull’intero comparto in termini di numero di addetti e di valutazione dell’intera filiera. L’osservatorio Accenture doveva servire a questo ma ho l’impressione che sia stato dirottato sull’elaborazione di metriche sulle audience e sui formati (seppure importanti), piuttosto che sul valutare il mercato digitale. Eppure dovrebbe saltare all’occhio che i 10 mila iscritti a IAB Forum (di cui 2/3 tipicamente operatori del settore) non possono far parte del solo comparto pubblicitario online; la stessa Accenture aveva mappato almeno una quindicina di tipologie di player che formano questo mercato. Ebbene io penso che misurarne complessivamente il peso economico sia strategico e probabilmente solo IAB., ad oggi, potrebbe farsene carico, sempre che voglia rappresentare il comparto nel suo insieme e non solo le principali concessionarie Occhiolino


Mi ci vorrà qualche giorno per decifrare tutti i segnali arrivati dallo IAB Forum di quest’anno. Comunque un’edizione interessante e, come al solito, molto ben organizzata. Finalmente una tempistica più rigorosa (il secondo giorno un po’ meno) ma risulta evidente la necessità di gestire meglio i workshop perché in molti sono rimasti fuori dalle aule.

Ho sentito diversi dubbi sull’esigenza di avere ancora un mega evento come questo, perché ormai l’industria è matura, perché sa di fiera, ecc. Io invece continuo a credere che IAB Forum serva come faro per l’intera industry (mi pare che Binaghi abbia usato le stesse parole ed è stato un mio “cavallo di battaglia” quando ero nel Consiglio), a patto che l’associazione sia effettivamente capace di rappresentare adeguatamente tutti gli operatori del settore e le differenti direzioni verso cui va la comunicazione online (e quindi non solo l’aspetto prettamente pubblicitario).

Sui trend e sulle novità che sono venute fuori da IAB Forum… ci devo pensare ancora un attimo Occhiolino


Ci siamo. Anche quest’anno IAB Forum, l’evento clou del settore della comunicazione interattiva, arriva puntuale a Milano. E saremo più di 6 mila a partecipare direttamente, a cui si aggiungeranno coloro che seguiranno le discussioni su Twitter (l’hashtag ufficiale è #iabforum).

Per me sarà il primo anno da ex consigliere IAB e anche il primo in cui non esporrò. Ma questo non vuol dire che mi riposerò del tutto, perché ho accettato molto volentieri di moderare il workshop sul search marketing del 3/11 (domani) alle 15. Ci vediamo lì?


Riemergo dai giorni post-IAB Forum, i quali, come di consueto, sono piuttosto intensi. Mi è sembrata un’edizione molto buona per i contenuti dei convegni istituzionali, mentre non sono riuscito a seguire neanche un workshop pomeridiano per cui aspetterò i feedback online e quelli che raccoglierà IAB.

Mauro Lupi - IAB Forum 2009 Intanto segnalo che già ci sono tutti gli atti online sul sito di IAB Forum, compresi i dieci minuti di apertura del sottoscritto in apertura del secondo giorno, in cui o fatto un breve riassunto dei temi della mattinata precedente.

Sono tanti gli spunti emersi. I dati presentati dallo speech di Layla Pavone e poi le testimonianze dei manager IAB internazionali (Randall Rothenberg di IAB US, Guy Phillipson di IAB UK e Alain Heureux di IAB Europe) non hanno potuto che confermare la rilevanza assoluta di internet nello scenario della comunicazione. Così come le varie tavole rotonde non hanno potuto che confermare la situazione stagnante che su questo fronte viviamo attualmente in Italia.

Per deformazione professionale (e anche un per un po’ di allergia alle logiche politiche), volevo bypassare il tema degli investimenti in ICT da parte delle istituzioni, e pescare invece un paio di chart dalla solita fucina di idee che arrivano da David Weinberger. Nel suo intervento, David ha semplicemente fotografato con lucida sintesi tanti dei discorsi che ci ritroviamo a fare su come le aziende debbano adattare struttura e marketing nell’era del Web 2.0. Ebbene, nelle due tavole qui sotto, riprendendo il classico “Market are Conversations” da Cluetrain Manifesto di cui fu coautore insieme a Doc Searls (nella foto), evidenzia non solo che “Not [all] Concersations are Markets” ma soprattutto che “Markets are also networks”. Evidenziando ciò, ha poi sottolineato come le aziende (rappresentate nel secondo grafico con il building in alto a sinistra), sono disallineate con i mercati sia per quanto riguarda la loro struttura (che tipicamente è piramidale e gerarchica), sia per ciò che concerne i propri interessi (che invece dovrebbero combaciare col network per potervi partecipare adeguatamente).

David Weinberger - IAB Forum 2009


Alla fine di una giornata come questa, tra le sessioni del convegno di apertura di IAB Forum ed il pomeriggio di meeting e incontri concluso verso le 20, si realizza che purtroppo non c’è nessuno che legge, risponde e smista le tue email…

Prima di andare a ninna, cercherò di riordinare i concetti emersi nella mattinata perché domani farò un piccolo recup all’inizio dei lavori del secondo giorno di IAB Forum.

Intanto una news che merita di essere segnalata: da oggi il sito di IAB Italia è online in una completo restyling. Naturalmente mi fa piacere che in home ci sia finito anche il sottoscritto (l’immagine è del Forum dell’anno scorso) ma, ancor di più, mi fa piacere l’esito di questo rifacimento, sia nell’estetica che nella struttura dei contenuti.

IAB.it


A poche ore dall’evento clou su internet in Italia, realizzo che ho detto a troppe persone: “ne parliamo quando ci vediamo a IAB Forum”… :)


Come anticipazione del prossimo IAB Forum (martedì e mercoledì prossimi a Milano), ho pubblicato il mio articolo sul pamphlet annuale dell’associazione. Mentre l’anno scorso avevo trattato di come la Rete sia lo strumento migliore per gestire il cambiamento nel rapporto azienda-consumatore, quest’anno sono tornato sul tema “Reparti aziendali e utilizzo di internet” su cui ragionavo qualche mese fa.

In questa occasione ho aggiornato uno schema che cerca di semplificare i principali utilizzi della Rete nelle aziende, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con l’esterno. Naturalmente la sovrapposizione con i reparti aziendali è decisamente indicativo e ogni organizzazione deve necessariamente individuarne una propria. Ma è proprio questo l’esercizio che si cerca di auspicare, per non relegare internet a mero strumento tattico di pubblicità.

Qui di seguito riporto questo schema e in una pagina specifica l’intero articolo.
Ci si vede a IAB Forum!

IT: Internet Trasversale


“La Commissione Ue esorta gli Stati Membri a dare ripetizioni ai propri cittadini perché sono spesso analfabeti digitali”. Parte così l’Ansa di ieri pomeriggio relativa alle raccomandazioni del commissario per i Media e la Società dell’informazione, Viviane Reading, ripresa stamattina da IlSole24Ore il quale aggiunge:

Non sapere usare i social network come Facebook e Twitter ed essere incapaci di usare un motore di ricerca significa essere tagliati fuori dalla società contemporanea

Invece mi sembra che le Istituzioni nostrane abbiano escluso Internet dai loro piani strategici. Ok, c’è tutto il can can sulla banda larga, il wi-fi nelle città, e così via. E a più riprese (penso agli interventi di Gentiloni prima e Romani poi agli ultimi IAB Forum milanesi) il governo ha sottolineato che si concentrerà sulle infrastrutture e basta. Invece l’auspicio della Commissione Europea all’education è netto e riporta anche un dato secco (dal pezzo su IlSole24Ore):

Il 24% dei cittadini UE senza internet a casa afferma di non averlo poiché non sa usarlo

Non si tratta quindi di portare un “attrezzo” a casa delle persone: significa insegnare a capirlo, valorizzarlo ed usarlo. E ciò vale il doppio se pensiamo alle aziende, per le quali la Rete è un elemento competitivo il cui impiego esteso dovrebbe essere obbligatorio per legge! In una società non propriamente veloce nel recepire le nuove tecnologie come quella italiana, l’inesperienza e la disinformazione rischiano di trasformare la disponibilità di internet in un problema anziché in una opportunità.

Talvolta noi del settore additiamo alle aziende l’incapacità di utilizzare la Rete in modo strategico. Indubbiamente ci sono ritrosie e diffidenze frutto di cambiamenti che spaventano, protezione degli status quo, paura di mettersi in gioco. Ma è anche vero che la portata di queste innovazioni necessita una formazione continuativa, un supporto strategico e operativo che è parte stessa dell’innovazione. Se non si coglie questo aspetto, saremo sempre lì a giochicchiare con le mode del momento lasciando le aziende disorientate a scegliere soluzioni apparentemente sicure anziché avventurarsi nella complessità della Rete.

È un argomento a cui tengo molto e sui cui proverò a lavorare nei prossimi mesi. Ben vengano suggerimenti e spunti su cui ragionare.


“La Commissione Ue esorta gli Stati Membri a dare ripetizioni ai propri cittadini perché sono spesso analfabeti digitali”. Parte così l’Ansa di ieri pomeriggio relativa alle raccomandazioni del commissario per i Media e la Società dell’informazione, Viviane Reading, ripresa stamattina da IlSole24Ore il quale aggiunge:

Non sapere usare i social network come Facebook e Twitter ed essere incapaci di usare un motore di ricerca significa essere tagliati fuori dalla società contemporanea

Invece mi sembra che le Istituzioni nostrane abbiano escluso Internet dai loro piani strategici. Ok, c’è tutto il can can sulla banda larga, il wi-fi nelle città, e così via. E a più riprese (penso agli interventi di Gentiloni prima e Romani poi agli ultimi IAB Forum milanesi) il governo ha sottolineato che si concentrerà sulle infrastrutture e basta. Invece l’auspicio della Commissione Europea all’education è netto e riporta anche un dato secco (dal pezzo su IlSole24Ore):

Il 24% dei cittadini UE senza internet a casa afferma di non averlo poiché non sa usarlo

Non si tratta quindi di portare un “attrezzo” a casa delle persone: significa insegnare a capirlo, valorizzarlo ed usarlo. E ciò vale il doppio se pensiamo alle aziende, per le quali la Rete è un elemento competitivo il cui impiego esteso dovrebbe essere obbligatorio per legge! In una società non propriamente veloce nel recepire le nuove tecnologie come quella italiana, l’inesperienza e la disinformazione rischiano di trasformare la disponibilità di internet in un problema anziché in una opportunità.

Talvolta noi del settore additiamo alle aziende l’incapacità di utilizzare la Rete in modo strategico. Indubbiamente ci sono ritrosie e diffidenze frutto di cambiamenti che spaventano, protezione degli status quo, paura di mettersi in gioco. Ma è anche vero che la portata di queste innovazioni necessita una formazione continuativa, un supporto strategico e operativo che è parte stessa dell’innovazione. Se non si coglie questo aspetto, saremo sempre lì a giochicchiare con le mode del momento lasciando le aziende disorientate a scegliere soluzioni apparentemente sicure anziché avventurarsi nella complessità della Rete.

È un argomento a cui tengo molto e sui cui proverò a lavorare nei prossimi mesi. Ben vengano suggerimenti e spunti su cui ragionare.