Archivio: “Società”

Ciao 2008, eccoci qua. Quest’anno parte col broncio. Non capisco se è l’insofferenza dell’età che avanza (al mio paese la chiamano angustia) oppure il vacillare della soglia di tolleranza alla stupidità umana. Se dovessi elencare le cose che sopporto sempre meno, rischierei di fare il post più lungo della blogosfera.

Alcune cose mi preoccupano più di altre, in particolare la società mucillagine (come l’ha definita il Censis) in cui vedo un loop bruttissimo in cui i giovani sembrano intorpiditi (neanche se la prendono più di tanto se additati come bamboccioni) ma che allo stesso tempo trovano sbarrate le stanze dei bottoni. Sconfortante è leggere che il 34% dei giovani 14-24 anni è in un segmento definito degli “indifferenti” dal Politecnico di Milano.  Chi non ha un nipote che ritiene Lele Mora un gran fico?

Anche Layla ha salutato l’anno appena finito con una visione grigia. E Massimo si chiede se ce la faremo.

Forse, come De Rita dice sul Corriere della Sera di oggi, occorrerebbe puntare su quel 25% della popolazione che regge il PIL, che produce, che innova. Solo che pur sentendomi orgogliosamente parte di questo quarto della nazione, mi chiedo se questo rapporto non continuerà a spostarsi in modo irrimediabile.

Tanto lo so come va a finire. Esaurita la pausa per brontolare, si riparte comunque; con lo stesso senso del dovere, con la stessa voglia di fare la cosa giusta. E spero che la bufera si porti via i furbi, i disonesti, le corporazioni e le caste.


Che paese strano è l’Italia. Ai momenti di calma piatta, penso ad esempio ad agosto dove siamo rimasti una delle poche nazioni al mondo a bloccare di fatto l’economia, affianchiamo i momenti di fuoco come le ultime settimane di dicembre.

Proprio non riusciamo a pianificare il business. Sembriamo tanti fiori, bellissimi per carità, ma rassegnati a muoverci tutti insieme in base a conquetidini palesemente vetuste se raffrontate col resto del mondo.

E così giù come matti a cogliere i residui dei budget (ovviamente non impegnati finora perché “non si sa mai”), oppure a presentare alle direzioni i progetti stategici per il 2008 che pare possano essere discussi tassativamente solo in queste poche ore che mancano alla fine dell’anno.

(Si è capito perché non scrivevo sul blog da parecchi giorni?)

A gennaio tutto si sgonfierà, la furia e la tensione si saranno sciolte insieme ai panettoni e questo paese riprenderà (lentamente, mi raccomando) a lavorare. Certo, non prima di metà gennaio perché occorrerà tempo per riprendersi dalle vacanze…

E non me ne voglia Bassetti. Se è vero che potremmo esportare e condividere globalmente “l’italicità”, abbiamo anche tante cose ancora da imparare.


Ad un semaforo mentre andavo a Fiumicino, anziché i lavavetri c’erano dei giocolieri. Hanno fatto un po’ di evoluzioni con i birilli, creando apprensione tra gli automobilisti in prima fila. Poi il passaggio col cappello per racimolare qualche moneta. Una ragazza dai capelli arruffatti e sporchi ha sfoggiato un sorriso divertito e intenso.

Sabato scorso ho avuto visite a casa. Grata divelta, telefono staccato, sirena dell’antifurto schiumata. Rovistati cassetti e armadi in cerca di gioielli (purtroppo già andati per via di un altro furto anni fa). Un po’ di danni, ma non hanno portato via niente, se non la nostra tranquillità già troppo spesso messa a dura prova.

Spero ci sia una possibilità concreta di poter dare da vivere a persone sfortunate in cerca di un paese migliore del loro. Ma non possiamo permettere che ciò abbassi ulteriormente il livello di vita nel nostro paese, soprattutto in termini di sicurezza.

Il tiolo del post, per i più giovani, è il nome di una canzone di Claudio Lolli degli anni 70 più o meno.


Tre segnalazioni che oltre alle tre “S” hanno in comune solo il fatto che hanno incrociato il mio surfin’ domenicale:

  • Bocciata da Stefano la studentessa che non sa cosa è il Web 2.0 (e va a lavorare in un centro media)
  • Luca sottolinea quanto Spaces sia sottovalutato, almeno considerando i dati di Nielsen che praticamente lo vedono svettare su quasi tutte le piattaforme di blogging e social network in Italia. Il motivo credo sia nel fatto che Microsoft ha sempre strategicamente pensato di fornire la sua versione dei vari strumenti software e online; ad utilizzarli, a volte, ci si sente quasicome omologati. C’è chi non ci bada e a chi piace (ed i numeri confermano che sono molti), gli altri sono contro.
  • Per gli amanti di Bruce Springsteen: concerto alle 8.30 di mattina nella piazza di Rockfeller Center a New York per lanciare il suo nuovo album Magic. Steve e Clarence sono evidentemente anzianotti; lui, il Boss, è il rocker di sempre.


È di qualche giorno fa la notizia dell’esperimento fatto dalla cittadina tedesca di Bohmte di abolire semafori e indicazioni di stop per limitare gli incidenti stradali.

Ma nessuno si è accorto che questo esperimento è in corso in molte città italiane da tempo? I semafori non sono stati rimossi, né le indicazioni di stop, ma tanto qui nessuno li rispetta. Siamo i soliti anticipatori e nessuno se ne accorge…


Da Marco Freccero:

Il contrario dello studio non è l’ozio: è il pessimismo.


Altra veloce segnalazione: LaTuaPensione.it. Mi scrive Eugenio:

Entro il 30 giugno 2007 circa 11 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato dovranno decidere a cosa destinare il loro TFR maturato dal 1 gennaio 2007; per chi non non decide, vale il principio del silenzio-assenso e il TFR andra’ automaticamente ai fondi pensione, senza che si possa mai cambiare idea e tornare indietro.

Sul sito trovi:

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M'illumino di meno Interessante l’iniziativa M’illumino di meno portata avanti da Caterpillar di Radio2: la Giornata Internazionale del Risparmio Energetico fissata per il 16 febbraio. In questo giorno alle 18, si invita a spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili. Quest’anno l’iniziativa è patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Politiche Agricole con la collaborazione di Eni.

Se ieri da Vegetalia si è parlato di fonti rinnovabili, “M’illumino di meno” punta al risparmio energetico, che ritengo comunque il punto di partenza fondamentale per una seria politica di salvaguardia ambientale. Non a caso, il primo “pilastro” indicato da Rifkin è proprio la riduzione del 20% dei consumi energetici nelle abitazioni e nelle aziende. Lavorare sul tema del risparmio energetico è fondamentale anche perché, in linea di principio, mette d’accordo ecologisti e produttori (vedi intervista a Paolo Scaroni pubblicata su IlSole24Ore).

Update (16.00): Alessandro Ronchi ha fatto aderire all’iniziativa il Comune di Forlì di cui è consigliere. Approfondiscono l’argomento tra gli altri: Setfocus, Fulvia Leopardi (che ha sempre uno dei blog più belli ), Ecoblog, InvisibleVoice, Catepol (che ha scovato anche un bel video su YouTube).

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Avevo scritto velocemente del Comitato per l’informazione su internet. Vorrei qualificare meglio il mio punto di vista, stimolato anche dalle considerazioni di Andrea e di Michele (anche nei commenti qui).

Capisco la legittima diffidenza verso ogni “organo” che si autoproclami in relazione a qualcosa. E a scanso di equivoci, non c’è nessuna iniziativa specifica di “quelli di IAB”, come scrive Michele. Se dovesse nascere qualcosa, sarà comunque condivisa con le decine di aziende che partecipano all’associazione. Nè tantomeno la presunzione o l’ambizione è quella di creare un’elite di non so cosa. Lo spunto è stato esclusivamente pensato per affrontare il problema *serio* della disinformazione delle istituzioni (o almeno di una buona parte) riguardo alla Rete.

Sull’argomento “internet”, credo che nessuno possa affermare di “aver capito tutto”. Ritengo però che sia ora che anche per la Rete si applichino dei sistemi che aiutino a limitare gli interventi disordinati e pericolosi come quelli recenti del Ministro Landolfi Fioroni. Non parlo di filtri, né di bollini blu. Penso a un sistema che permetta in modo trasparente e condiviso di: a) fungere da fonte informativa oggettiva per le istituzioni che richiedano un supporto o un parere; b) rappresentare una voce (sottolineo “una voce”, non “la voce”) indipendente degli operatori e degli esperti del settore.

Internet è sempre di più un bene primario. Aiuta le nazioni a progredire economicamente e socialmente. Anche in Italia dà lavoro a decine di migliaia di persone. E non penso solo alle aziende come la mia che operano direttamente nel settore; penso soprattutto ai milioni di cittadini che usano la Rete come canale fondamentale di comunicazione e informazione; ma anche a chi lavora attraverso Ebay (e sono decine di migliaia). Sono convinto che un modo per tutelare tutto questo, deve passare necessariamente attraverso l’informazione, alzando però il livello rispetto a quanto succede ora.

E’ come se domani mattina un ministro iniziasse a dire che vuole cambiare le regole per la distribuzione dell’acqua senza avere la più pallida idea di risorse idriche, di informazioni sull’industria del settore, di accordi e best practice internazionali, ecc.

Insomma, il problema c’è. Iniziamo a discutere di come aiutare a risolverlo.


Avevo scritto velocemente del Comitato per l’informazione su internet. Vorrei qualificare meglio il mio punto di vista, stimolato anche dalle considerazioni di Andrea e di Michele (anche nei commenti qui).

Capisco la legittima diffidenza verso ogni “organo” che si autoproclami in relazione a qualcosa. E a scanso di equivoci, non c’è nessuna iniziativa specifica di “quelli di IAB”, come scrive Michele. Se dovesse nascere qualcosa, sarà comunque condivisa con le decine di aziende che partecipano all’associazione. Nè tantomeno la presunzione o l’ambizione è quella di creare un’elite di non so cosa. Lo spunto è stato esclusivamente pensato per affrontare il problema *serio* della disinformazione delle istituzioni (o almeno di una buona parte) riguardo alla Rete.

Sull’argomento “internet”, credo che nessuno possa affermare di “aver capito tutto”. Ritengo però che sia ora che anche per la Rete si applichino dei sistemi che aiutino a limitare gli interventi disordinati e pericolosi come quelli recenti del Ministro Landolfi Fioroni. Non parlo di filtri, né di bollini blu. Penso a un sistema che permetta in modo trasparente e condiviso di: a) fungere da fonte informativa oggettiva per le istituzioni che richiedano un supporto o un parere; b) rappresentare una voce (sottolineo “una voce”, non “la voce”) indipendente degli operatori e degli esperti del settore.

Internet è sempre di più un bene primario. Aiuta le nazioni a progredire economicamente e socialmente. Anche in Italia dà lavoro a decine di migliaia di persone. E non penso solo alle aziende come la mia che operano direttamente nel settore; penso soprattutto ai milioni di cittadini che usano la Rete come canale fondamentale di comunicazione e informazione; ma anche a chi lavora attraverso Ebay (e sono decine di migliaia). Sono convinto che un modo per tutelare tutto questo, deve passare necessariamente attraverso l’informazione, alzando però il livello rispetto a quanto succede ora.

E’ come se domani mattina un ministro iniziasse a dire che vuole cambiare le regole per la distribuzione dell’acqua senza avere la più pallida idea di risorse idriche, di informazioni sull’industria del settore, di accordi e best practice internazionali, ecc.

Insomma, il problema c’è. Iniziamo a discutere di come aiutare a risolverlo.


L’idea parte da Layla ed ha assolutamente senso. Se non altro per cercare di far passare il messaggio che prima di parlare di internet uno dovrebbe dimostrare di saperne qualcosa o di essersi informato prima. Mentre constatiamo ancora che questo regolarmente non avviene.

Da leggere anche il dossier “Caso Google, si rischiano nuove norme killer” su Punto Informatico.


Anche questa volta l’Italia si distingue. Tanti anni fa sequestravano le BBS per cercare non si sa cosa, oggi perquisiscono la sede italiana di Google (l’Ansa) per il (purtroppo) famoso video del bullismo a scuola che evidentemente non sta lì. La discussione, alimentata anche da Giuseppe Fioroni, Ministro dell’Educazione, si orienta sul fatto che le leggi in vigore per la stampa, attualmente non si applicano ad internet. Giusto o sbagliato?

Se lo chiede anche John Battelle, il popolare giornalista e scrittore (The Search) e da poco anche nel consiglio direttivo di IAB USA (praticamente un mio collega, eh eh). Molto lucido il pezzo di Vittorio su Scene Digitali, in grado di mostrare alcune faccie del problema. Sono con lui nel bandire le impennate e i pruriti regolatori che non possono che portare verso politiche di censura.

Tuttavia, nel fare una graduatoria sull’importanza dei vari aspetti del caso specifico, io continuo a mettere al primo posto una riflessione preoccupata sul fatto che un video che riprende un atto di bullismo nei confronti di un ragazzo down sia finito tra quelli più visti e votati. Che mondo sto lasciando ai miei figli…  :-/

Update (16.20): vittima di un periodo in cui sto dedicando meno tempo alla blogosfera, non avevo notato altri interventi sullo stesso argomento. Meno male che c’è Stefano le li riporta, mettendoci anche del suo nella veste di gestore di informazioni generate dagli utenti. Bello anche il post di Giuseppe di cui rubo un pensiero:

“continuo a credere che i problemi vadano esaminanti partendo dal modo in cui funzionano le cose oggi e non dal modo in cui hanno funzionato fino a ieri”