Ciao 2008, eccoci qua. Quest’anno parte col broncio. Non capisco se è l’insofferenza dell’età che avanza (al mio paese la chiamano angustia) oppure il vacillare della soglia di tolleranza alla stupidità umana. Se dovessi elencare le cose che sopporto sempre meno, rischierei di fare il post più lungo della blogosfera.

Alcune cose mi preoccupano più di altre, in particolare la società mucillagine (come l’ha definita il Censis) in cui vedo un loop bruttissimo in cui i giovani sembrano intorpiditi (neanche se la prendono più di tanto se additati come bamboccioni) ma che allo stesso tempo trovano sbarrate le stanze dei bottoni. Sconfortante è leggere che il 34% dei giovani 14-24 anni è in un segmento definito degli “indifferenti” dal Politecnico di Milano.  Chi non ha un nipote che ritiene Lele Mora un gran fico?

Anche Layla ha salutato l’anno appena finito con una visione grigia. E Massimo si chiede se ce la faremo.

Forse, come De Rita dice sul Corriere della Sera di oggi, occorrerebbe puntare su quel 25% della popolazione che regge il PIL, che produce, che innova. Solo che pur sentendomi orgogliosamente parte di questo quarto della nazione, mi chiedo se questo rapporto non continuerà a spostarsi in modo irrimediabile.

Tanto lo so come va a finire. Esaurita la pausa per brontolare, si riparte comunque; con lo stesso senso del dovere, con la stessa voglia di fare la cosa giusta. E spero che la bufera si porti via i furbi, i disonesti, le corporazioni e le caste.

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9 commenti per “Benvenuto 2008”

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  1. andrea scrive:

    cosa devo dirti? proprio nei giorni tgra natale e l’ultimo mi è capitato di leggere “La casta” mentre mo trovavo in Francia: la tentazione di non tornare in Italia è stata forte (tra l’altro lì c’erano 18

  2. Dario de Judicibus scrive:

    Anno nuovo, vita nuova? Mah… si vedrà. Intanto, per fare qualcosa di nuovo, ti invito a legere il mio primo articolo *in inglese* sul blog

  3. Andrea Andreutti scrive:

    Buon anno, Mauro. E’ ora che l’Italia esca dall’immobilita’ che l’attanaglia da troppo tempo. E’ una situazione di torpore alla quale pericolosamente una parte della popolazione si sta abituando, spesso influenzata dal troppo consumismo palliativo (utile per “consolarla” da altre ben piu’ importanti mancanze di stimoli) e dal solito infinito e poco produttivo ping-pong tra sinistra e destra, che porta poco o nulla a un paese che sembra avere sempre meno da dire.
    Anche a me preoccupa vedere che molti giovani (fortunatamente non tutti) sembrano aver buttato la spugna gia’ a 25 anni, rifugiandosi a volte per convenienza, a volte per necessita’, sotto le ali (e il portafoglio) di mamma e papa’.
    Ogni tanto poi mi capita di incontrare ragazzi che a fronte di piccoli e temporanei sacrifici pretendono successo e soldi immediati. No, purtroppo non funziona cosi’ (almeno fuori dai format televisivi o le riviste patinate), anche se piacerebbe tanto anche noi quarantenni, che probabilmente saremmo gia’ su una bella spiaggia ai tropici a goderci il sole tutto l’anno.
    Il paese deve cambiare e deve cambiare anche il modo di fare business: vale nell’industria come nel mondo della comunicazione e dell’advertising dove troppo spesso si invoca il cambiamento solo fino al momento in cui non mette a rischio i nostri interessi o rischia di modificare i meccanismi oliati che siamo sicuri garantirci fatturato.
    E qui non ci sono giovani che tengono. Qui dobbiamo metterci in gioco tutti noi.
    Pero’, come anticipavo, so che c’e’ anche una fetta importante di Italia che continua a credere con entusiasmo in quello che fa, mettere la propria esperienza a disposizione degli altri, farsi sentire quando trova qualcosa che non funziona, mettere a rischio del proprio (in silenzio) per andare avanti e provare a costruire un futuro ancora migliore. Personalmente continuoa credere in questa Italia e sono convinto che sudando sette camicie ce la faremo ancora una volta, ovviamente al fotofinish.

  4. max scrive:

    è un piacere leggere un commento come questo di andrea… e grazie mauro per avermi citato.
    vorrei solo riprendere l’opinione di severgnini (corsera) sul famoso articolo del 13 dic del nytimes, laddove dice che le cose cambieranno in italia quando ognuno di noi cambierà quel tanto che deve.
    sarò limitato, ma mi pare che se nessuno posteggiasse più l’auto il 2a fila, magari l’alitalia resterebbe in italia (effetto farfalla che batte le ali qui e in giappone arriva il maremoto ecc ecc).
    buon anno a tutti.

  5. Gianni P scrive:

    Bravo Mauro,
    condivido in pieno il tuo pensiero.
    Sarà il cielo grigio che attanaglia Roma, ma oggi non vedo neanche un piccolo spiraglio per essere ottimisti. Speriamo domani. :)

  6. absolutforyou scrive:

    non ti conosco ho scoperto questo blog grazie al cin cin della blogger sfera
    felice anno nuovo

  7. Lilly scrive:

    ciao Mauro ho scoperto il tuo blog x caso .
    Nn credo k c’entri l’età nella sensazione di”broncio”,il fatto è k il malessre si respira ormai e nn ci rendiamo conto di essre cmq fortunati.
    Auguro a te e a tutti coloro k riescono ad apprezzare la vita cn tutti i suoi alti e bassi, 1 splendido 2008 .
    Lilly

  8. Filippo Berto scrive:

    E’ un periodaccio per gli ottimisti ;) ma ci metto del mio… E’ vero, siamo in un periodo storico sfavorevole per il morale, soprattutto per chi è stato abituato a non soffrire e a guadagnarsi il pane con pochi sforzi, magari sotto il cappello di grandi aziende con pochi controllo, o in alcuni apparati dello stato. Oggi è difficile per tutti, o quasi (la Casta magari non teme particolarmente …) e solo i più forti ce la possono fare. E comunque, anche per chi è abituato a rischiare tutti i giorni, per il 25% che tira il carretto insomma, fa male vedere che attorno alle proprie idee fa fatica ad attecchire l’energia necessaria per farle decollare alla grande. Credo personalmente che non dobbiamo mollare e che dobbiamo avere speranza. Il 2008 ha bisogno di noi!

  9. Leo Aruta scrive:

    Buon anno Mauro,
    condivido la Tua lettura della realtà italiana.
    Aggiungo che ormai l’Italia è un paese vecchio, unico in Europa ad essere ancora intriso di ideologie dello sorso secolo che mal si adattano ai tempi che stiamo vivendo. Gli altri ci stanno paurosamnte distaccando.
    La politica, dal suo canto, opera solo in ragione del proprio tornconto e cavalca, anzi fomenta le masse pecorecce solo per mantenere il consenso che è l’unica cosa che le sta cuore.
    Tutto è fermo, tutto ristagna, non si costruisce più nulla, non si innova però siamo tra i primi in consumo di cellulari…..
    Leo

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