Avevo scritto velocemente del Comitato per l’informazione su internet. Vorrei qualificare meglio il mio punto di vista, stimolato anche dalle considerazioni di Andrea e di Michele (anche nei commenti qui).

Capisco la legittima diffidenza verso ogni “organo” che si autoproclami in relazione a qualcosa. E a scanso di equivoci, non c’è nessuna iniziativa specifica di “quelli di IAB”, come scrive Michele. Se dovesse nascere qualcosa, sarà comunque condivisa con le decine di aziende che partecipano all’associazione. Nè tantomeno la presunzione o l’ambizione è quella di creare un’elite di non so cosa. Lo spunto è stato esclusivamente pensato per affrontare il problema *serio* della disinformazione delle istituzioni (o almeno di una buona parte) riguardo alla Rete.

Sull’argomento “internet”, credo che nessuno possa affermare di “aver capito tutto”. Ritengo però che sia ora che anche per la Rete si applichino dei sistemi che aiutino a limitare gli interventi disordinati e pericolosi come quelli recenti del Ministro Landolfi Fioroni. Non parlo di filtri, né di bollini blu. Penso a un sistema che permetta in modo trasparente e condiviso di: a) fungere da fonte informativa oggettiva per le istituzioni che richiedano un supporto o un parere; b) rappresentare una voce (sottolineo “una voce”, non “la voce”) indipendente degli operatori e degli esperti del settore.

Internet è sempre di più un bene primario. Aiuta le nazioni a progredire economicamente e socialmente. Anche in Italia dà lavoro a decine di migliaia di persone. E non penso solo alle aziende come la mia che operano direttamente nel settore; penso soprattutto ai milioni di cittadini che usano la Rete come canale fondamentale di comunicazione e informazione; ma anche a chi lavora attraverso Ebay (e sono decine di migliaia). Sono convinto che un modo per tutelare tutto questo, deve passare necessariamente attraverso l’informazione, alzando però il livello rispetto a quanto succede ora.

E’ come se domani mattina un ministro iniziasse a dire che vuole cambiare le regole per la distribuzione dell’acqua senza avere la più pallida idea di risorse idriche, di informazioni sull’industria del settore, di accordi e best practice internazionali, ecc.

Insomma, il problema c’è. Iniziamo a discutere di come aiutare a risolverlo.

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9 commenti per “La disinformazione delle istituzioni è un problema serio”

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  1. andrea scrive:

    prima di tutto una nota da maestrino:
    > interventi disordinati e pericolosi come quelli recenti del Ministro Landolfi
    intendi proprio Landolfi (che era ministro nella passata legislatura) o volevi dire Gentiloni (che lo è nella attuale)?
    secondo me è la seconda.
    invece per quanto riguarda il “comitato” l’importante è che sia chiaro chi rappresenta, quindi vedo fattibile “rappresentare una voce indipendente degli operatori e degli esperti del settore”, molto meno rappresentare gli utenti di internet (anche perchè se fosse fattibile sarebbe il primo “partito” italiano…)

  2. Mauro Lupi scrive:

    Ho sbagliato Ministro, scusa; intendevo Fioroni.

  3. andrea scrive:

    giusto, Fioroni, però anche Gentiloni si sta occupando di rete:
    INTERNET: GENTILONI, PRESTO DECRETO CONTRO PEDOPORNOGRAFIA GRANDE ATTENZIONE AL WEB ANCHE IN NUOVO CONTRATTO SERVIZIO RAI
    http://www.comunicazioni.it/it/index.php?IdNews=225

  4. Michele Kettmaier scrive:

    Grazie Mauro, bel post. E se il tuo post fosse la base per provare a creare “una voce”, io ci sto. buona giornata ciao michele

  5. Mauro Lupi scrive:

    Si, anche Gentiloni. Solo che, come scrive oggi Mafe, sono abbastanza confidente sulle sue competenze.

  6. Fede scrive:

    Credo che debba essere una comunità di (molti) utenti a dover creare e tenere aggiornata la “fonte informativa oggettiva” di cui parli. Gli utenti interessati a spendere soldi tempo nella gestione di questa “fonte informativa” saranno ovviamente quelli per cui una informazione precisa è vitale perché fanno business sono portatori di interessi riguardo alla Rete (d’accordo sul fatto che sia un bene primario, ormai).
    Penso un buon esempio sia wikipedia, i cui contenuti sono scritti da tutti, firmati da nessuno, ma controllati da wikimedia, che è una fondazione. Una buona rappresentanza di tecnicioperatori e di politici istituzioni nel direttivo della fondazione potrebbe darle l’autorevolezza necessaria. I soci potrebbero essere i portatori di interessi e chiunque a diverso titolo sposi la causa (donazioni e microdonazioni Paypal varie).
    La mia proposta in sintesi è di fare un wiki e una fondazione che lo controlli.

  7. claudio scrive:

    Secondo me il punto, come dichiarato stamattina su La7 dal presidente dell’Autority per la tutela della Privacy, è che la eventuale bontà di un “progetto nazionale” andrebbe a cozzare con le difficoltà tecniche di imporre regole su un mondo che si basa integralmente su una distribuzione dei computer fisicamente internazionale. Ciò che può valere come regola per un server ubicato in Italia non avrebbe alcun valore per un server ubicato in Moldavia o Bielorussia…
    Dunque la preoccupazione di Mauro dell’effettiva validità di proposte più o meno restrittive, più o meno campate in aria, per me è valida: del resto se un cittadino italiano commette un reato civile o penale, rivolto all’Italia o ad altri cittadini italiani, anche se il server è estero, può essere perseguito… o sbaglio?

  8. SIDOLI.ORG scrive:

    La rete può essere controllata ad hoc avendo utenti inesperti, come la mettiamo con gli esperti del web?

  9. Stefano Vitta scrive:

    Ribadisco.. ci vuole un presidente in Italia ;)

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