Non che i giornalisti non siano persone comuni (anche se alcuni lo credono),  ma risulta evidente il progressivo allargamento del concetto di “professionisti della comunicazione”, che diventa spesso inclusivo di blogger o influential di nuovo tipo.

Questa volta si tratta di PlayStation che dal blog ufficiale (disclaimer: è un progetto realizzato con la nostra collaborazioneinvita i suoi lettori a partecipare ad una serata a Roma o a Milano per provare nuovi giochi in anteprima, oltre a ricevere materiale e gadget vari. Interessante anche la disponibilità di postazioni per poter pubblicare un commento sul proprio blog o sul blog PlayStation.

Spero che mio figlio non se ne accorga sennò mi tocca portarcelo!

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7 commenti per “Giornalisti e persone comuni da PlayStation”

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  1. Roldano De Persio scrive:

    Buongiorno Mauro,
    iniziativa interessante. Mi sono iscritto per essere un giornalista anch’io … per un giorno solo però ;-)

  2. Roldano De Persio scrive:

    dimenticavo un osservazione sui padri nel XXI secolo:
    io non ho figli ma ho visto intorno a me troppi padri preoccupati ed impegnati ad impedire ai propri pargoli l’accesso a qualunque cosa. Oddio le Winx no! Mio figlio la psp no! A me sembra che in giro ci sia un isteria da padre iperpreoccupato che vuole gestire pure le conchiglie sulla sabbia. Ogni resistenza è inutile, le nuove generazioni saranno sempre più distanti come idee e valori rispetto a quelle precedenti come è sempre stato, ma ora c’è il fattore tecnologia che rende la frattura un abisso. Che ne pensi?

  3. Mauro Lupi scrive:

    Caro Roldano, evitando di cadere nel “finchè non si hanno figli non si può capire” (discorso anche palloso ma abbastanza vero), ritengo che il mestiere di genitore imponga dei doveri e, tra questi, un utilizzo congruo dei marchingegni dell’epoca in cui si vive.
    Se fosse per i miei figli, loro passerebbero TUTTO il loro tempo a spassarsela tra giochi online, console, messenger, blog, ecc. Così come io avrei passato da teenager tutto il tempo ad ascoltare musica, giocare a pallone, ecc.
    Purtroppo la non conoscenza delle tecnologie da parte di molti genitori (sottolinerei che non si tratta comunque di una colpa), porta a volte a criminalizzare una chat o un blog.
    Daltronde è la prima volta nella storia dell’uomo, che un ragazzo di 12 anni ha spesso maggior dimestichezza dei suoi genitori nell’uso delle tecnologie. Ed è cosa non banale.
    Così come non sono da sottovalutare i rischi. L’ultima scansione fatta sui PC dei miei ragazzi, li ha trovati pieni di trojan. Per non parlare delle frequenti advances ricevute via chat.

  4. Roldano scrive:

    Mauro permettimi di dissentire. Premetto che lo “strumento” commento è poco adatto a discussioni di questo genere perché è limitato: i discorsi sembrano perentori anche quando non lo sono.
    Non sono per nulla d’accordo con l’affermazione: “che non si tratta comunque di una colpa”. In un mondo in continua evoluzione con l’esercito cinese che guerreggia con quello americano via internet nessuna ignoranza è ormai giustificabile. La legge stessa non ammette ignoranza e giustamente. Se desidero guidare un automobile devo essere sempre ben cosciente di quello che faccio e lo stesso vale per l’informatica. Penso inoltre al danno economico alla nazione e alle aziende del perdurare dell’analfabetismo tecnologico italiano. Conosco anziani, tra cui mia madre, molto attenti e desidereosi di imparare che, per fare un esempio, aggiornano sempre l’antivirus.
    In secondo luogo proprio perché “Daltronde è la prima volta nella storia dell’uomo, che un ragazzo di 12 anni ha spesso maggior dimestichezza dei suoi genitori nell’uso delle tecnologie” e non simo più quindi in una società contadina non è possibile confrontare ilgiocare apallone con i blog o le console. Giocare a pallone era uno svago, saper utilizzare la console o gestire un blog è il minimo necessario per saper vivere nella società futura: l’esercito USA utilizza i videogiochi per addestrare i soldati. Io continuo a credere che si sia generata una frattura spazio temporale mai vista prima. Nel mondo contadino erano gli anziani a conoscere cosa bisognava fare ora credo che stia accadendo il contrario.
    saluti

  5. Mauro Lupi scrive:

    @Roldano: poni delle riflessioni importanti, grazie. E’ vero, il paragone tra il pallone e i blog non regge del tutto. Mi premeva evidenziare che il disagio dei genitori nel gestire tecnologie e consuetudini totalmente nuove.
    Si dice che il mestiere di genitore sia uno dei più difficili e che non esista un training che possa formare una mamma o un papà. Che serva invece adesso per saperne qualcosa di Call of Duty, Stardoll o Facebook?

  6. prostata scrive:

    In effetti penso che saper dire “no” in quantità giuste e al momento giusto non sia semplice… il mestiere del genitore sta diventando sempre più complicato.

  7. Napolux scrive:

    Iscritto pure io. Vediamo che succede!

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