L’argomento dei blog aziendali è sempre più caldo. Il problema è che questo riscalda anche chi non aspettava altro che spiegare l’ABC di come ogni azienda DEVE impostare il suo blog: BISOGNA fare così, è NECESSARIO fare colà, ecc. Questi individui li abbiamo già visti anche qualche anno fa quando cercavano di convincere le aziende a cambiare modelli economici perché era arrivato internet. Poi sappiamo come è andata.

Succederà anche per i blog. Dato uno strumento tecnologico e delle opportunità intelligenti relative alla sua applicazione, le aziende capaci li implementeranno a partire da quello che possono realistiamente fare. E questa è una buona notizia.

Lasciamo che le imprese scoprano la necessità di conversare. Lo faranno gradualmente, commettendo errori, provando inutili scorciatorie o trucchetti. Poi la Rete dimostrerà loro che la fiducia non si sviluppa più ripetendo all’infinito uno spot (per i meno giovani: i tempi di “Galbani vuol dire fiducia” sono finiti). Ma se escono allo scoperto, poi non tornerano più indietro.

Ok, qualcuna userà un linguaggio non troppo cool, partirà con i commenti disabilitati, supporterà i manager con degli assistenti, ecc. E allora?

A volte, innescare un processo aziendale che porti alla nascita di un blog, è qualcosa di complesso e articolato, paragonabile ad una scalata in cui ognuno sceglie le vette ed il percorso che gli sono più congeniali. Raggiunta la vetta, vale proprio la pena di preoccuparsi se si è un po’ spettinati?

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27 commenti per “Della critica ai blog aziendali”

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  1. Alessandro scrive:

    Più che un commento il mio è un appello.. disperato!
    Sono Alessandro e studio Scienze della Comunicazione.
    Ho proposto al mio prof di marketing una tesi sul modo in cui le aziende italiane utilizzano il web, con particolare riferimento allo strumento del blog aziendale. Lui si è detto disponibile ad accettare il progetto qualora avessi trovato un’azienda con la quale collaborare. Risultato: nessuna azienda ha ancora risposto alle mie e-mail! Possibile che questo argomento sia protetto dal segreto di stato?!
    Se avete qualche consiglio e qualche indirizzo di blog aziendali italiani fatevi avanti!
    Grazie!

  2. Enrico Bianchessi scrive:

    Hai ragione Mauro, l’atteggiamento verso le aziende che si affacciano alla blogosfera non può essere troppo critico, forse bisogna in primis apprezzare lo sforzo. Ma il fatto che i cosidetti “specialisti di comunicazione online” che li affiancano, li guidino vero approcci che sono anni luce lontani dal “markets are conversation” è quanto meno singolare e scoraggiante. Le aziende, giustamente, vogliono vedere se lo strumento “funziona”, e sarebbe bello vederle cominciare “bene”, con tutti i difetti e i limiti di un “first step”per carità, ma almeno domostrando un minimo di comprensione per la natura della blogosfera.
    Del resto anche il web “tradizionale” offre tutt’ora approcci davvero poveri e poco “web oriented”. Un’occhiata a “Eight Problems That Haven’t Changed” pubblicato recentemente su Webmonkey mi sembra devvero utile in questo senso.

  3. fradefra scrive:

    Proprio in questi giorni sto facendo partire un blog. Non è aziendale, ma ha connotazioni dello stesso tipo.
    Linea editoriale, look&feel, piattaforma, blogger, tutto è gestito come un vero e proprio progetto aziendale.
    Ovviamente anche le difficoltà sono dello stesso tipo. Sono d’accordo anche io con te, Mauro. Questa è una di quelle cose che presto saranno (se già non sono) sulla bocca di tutti. Dato che di blog ce ne sono tanti, pare facile farli.
    Un blog aziendale, invece, è qualcosa di più che un sito. Si tratta di un canale comunicativo verso il mercato e come tale va gestito. Prima ancora che gli aspetti tecnici (comunque importanti), contano quelli organizzativi, marketing e comunicativi.
    Già stabilire chi scrive… non è banale.

  4. Andrea Andreutti scrive:

    Mauro, concordo: la nascita di un blog è come una scalata in cui ognuno sceglie le vette ed il percorso che gli sono più congeniali.
    Personalmente preferisco mille volte scalare come posso (anche partendo da vette minori) piuttosto che fare solo lo spettatore con il naso all’insu’.
    Se nel frattempo qualcuno puo’ affrontare cime piu’ alte delle mie, buon per lui. Se vorra’ condividere in maniera obiettiva la sua esperienza per far crescere il gruppo ne deriveranno vantaggi per tutti.
    Quanto ai capelli spettinati all’arrivo, come sai, ho giocato d’anticipo tagliandoli a a zero ;-)

  5. Stefano Vitta scrive:

    Chi va piano va sano e va lontano. L’importante è cominciare a muoversi ;)
    Il fatto che lo slogan Galbani mi suoni ancora lucidamente nelle orecchie vuol dire che non sono più giovane?

  6. Mauro Lupi scrive:

    @Alessandro: devi avere pazienza; di blog aziendali in Italia ce ne sono effettivamente pochissimi (per ora). Avevo iniziato a raccogliere qualche link qui: http://del.icio.us/maurolupi/
    Spero di avere il tempo di aggiornarlo ogni tanto.

  7. Zio Burp scrive:

    Alessandro magari l’hai già vista ma ieri è uscita una buona pagina sul Manifesto in tema di blog e aiznede. La trovi qui
    http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Giugno-2006/pagina13.htm

  8. Francesco Cuccuini scrive:

    @Stefano Vitta: …che sei MENO giovane. Saluti

  9. Alessandro scrive:

    Grazie a tutti per la disponibilità..
    Siete stati gentilissimi!!! ;)

  10. Stefano Hesse scrive:

    Alessandro: hai scritto a noi? Se ti serve fammi sapere

  11. Paolo Picazio scrive:

    Ehi, ci siamo anche noi! :D
    Non c’è nessun fondamento teorico dietro il nostro blog (che noto con piacere comparire tra quelli riportati da Mauro). Ci divertiamo e basta. Sperimentiamo sicuramente. Mi trovi disponibile se hai bisogno di una mano.

  12. Henrik scrive:

    Discorso molto interessante. Come danese mi sto chiedendo spesso quanto vale l’importanza dell’IT in Italia?
    Sono abituato ad un governo che punta forte a far diventare Danimarca la nazione più svilluppata in ogni settore IT – sia commerciale ed istituzionale, ma qua i politici non discutono mai come svilluppare il settore IT insieme con le carrateristiche italiani. Mi sembra strano che un paese che ha così tanto bisogno di iniziative innovative non ne parla mai.
    O spaglio completamente?
    Henrik

  13. Simone Favaro scrive:

    @Mauro: condivido con te la necessità di partire e di capire le potenzialità man mano che si sperimenta lo strumento.
    Credo però che, ad eccezione di qualche guizzo da parte di pochi, il blog aziendale sarà uno di quegli strumenti di moda che un giorno sarà criticato dai miopi come inutile, perchè non genera fatturato nel breve. Proponiamo il blog ad una classe dirigente che ancora crede che la customer satisfaction sia il questionario da sottoporre ai clienti per mantenere la certificazione ISO9001:2000. Il blog a che gli serve?
    Molte imprese italiane (escludo quindi le multinazionali con sede in Italia) non hanno ancora la capacità di capire che cosa sia un brand al di là del “disegnetto” del logo aziendale.

  14. GaetanoAnzisi.com scrive:

    Un blog aziendale nella realtà dell’industria italiana? L’argomento è interessante e sicuramente caldo ma forse le aziende del Bel Paese devono ancora capire come utilizzare internet in generale figuriamoci uno strumento per conversaredialogare. Forse faccio parte di quelli che qualche tempo fa hanno cercato di far capire quali modelli di business adottare nell’Era Internet ma i risultati sono stati scarsi come tutti abbiamo potuto constatare. L’Italia si preoccupa di apparire e le aziende tendono a fare lo stesso. Non si attribuisce valore alla sostanza e quindi al contenuto. La maggior parte delle industrie italiane che è andata online lo ha fatto per poter dire ‘ci sono anch’io’. Sono proliferati siti auto-referenziali e noiosi senza contenuti, servizi e interattività. Le uniche aziende nel nostro paese che hanno un modello di e-business sono in qualche modo legate a multi-nazionali o sono comunque aperte ai mercati esteri. Forse sono stato un pò polemico e tagliente per essere il mio primo post su questo blog ma sono direttamente coinvolto in un progetto di sviluppo di un ambiente internetintranet per una grossa azienda italina e le resistenze culturali che sto incontrando sono enormi. Ora immaginarmi un blog aziendale (verso l’interno o verso l’esterno) in aziende in cui i colleghi non parlano tra di loro mi sembra un qualcosa di ‘alieno’ ma chissà forse il blog aziendale potrebbe essere lo strumento che rivoluzionerà la vita di un’impresa italiana…Le risorse umane parleranno con i dipendenti, i colleghi scopriranno chi è quello che da anni è nella stanza di fronte alla sua, i dirigenti condivideranno idee e progetti…

  15. Simone Favaro scrive:

    @Gaetano: sono contento di non essere l’unico a vederla in questo modo. Con altre parole, hai ribadito il mio concetto :)

  16. 50enne bancario scrive:

    Interessante…
    Mauro, come vedi continuo la mia recherche !!! :-)

  17. Mauro Lupi scrive:

    Bella discussione, grazie. Ci sono “aziende che devono capire” come scrivono Gaetano E Simone, altre che intervengono e sembrano oggettivamente “messe meglio” ;-) come Samsung, Google e anche una realtà più piccola come Youbuy. Dalla Danimarca si chiede quanto l’IT sia nei pensieri delle nostre aziende, mentre il 50enne bancario continua a fare scouting ;-)
    E allora non ho resistito ed ho scritto un post che… (https://www.maurolupi.com/2006/06/vendere_scarpe_.html)

  18. Henrik scrive:

    Gaetano
    “L’Italia si preoccupa di apparire e le aziende tendono a fare lo stesso. Non si attribuisce valore alla sostanza e quindi al contenuto. La maggior parte delle industrie italiane che è andata online lo ha fatto per poter dire ‘ci sono anch’io’. Sono proliferati siti auto-referenziali e noiosi senza contenuti, servizi e interattività.”
    Sono d’accordo…….purtroppo.
    Cambiamola!
    Henrik

  19. Filippo Ronco scrive:

    Ciao Mauro !
    Ma allora ci siamo riusciti ?!
    Vuoi dire che il nostro è (o sembra) un corporate blog ? Grazie mille per la segnalazione ! Ciao, Fil

  20. Mauro Lupi scrive:

    Tigullio è un bel caso da tempo; ho sbirciato anche una tesi di laurea che parla di voi (l’autore è qui da noi per uno stage, eh eh)

  21. Alessandro scrive:

    @ Stefano Hesse: Ho contattato Google e mi hanno risposto così:
    “Gentile Alessandro, Ti ringraziamo per il messaggio e per l’interesse mostrato nei confronti di Google. Puoi trovare informazioni su Google, sui suoi servizi di ricerca, sulla struttura della società, sui servizi disponibili per i proprietari di siti nonché molte altre informazioni sono pubblicate alla pagina http://www.google.it/about.html. Come potrai immaginare, ci sono alcune informazioni che non siamo in grado di fornire ai nostri utenti.”
    Immagino sia un no.. :(

  22. Stefano Hesse scrive:

    Scrivi a me. Poi ci mettiamo d’accordo. Ciao

  23. max scrive:

    ciao a tutti, sto lavorando a un sito di “aziende con le orecchie” cioè che ascoltano tramite blog, social media e simili.
    l’ho iniziato poche ore fa, ci sono già alcuni post, e dovrebbe essere a pieno regime entro un paio di settimane.
    lo trovate qui:
    http://aziendeconleorecchie.wordpress.com
    a proposito, grazie mauro per i tuoi delicious sull’argomento.
    max
    dimenticavo: aziende con le orecchie è dedicato alle realtà italiane.
    dimentcavo/2: ogni suggerimento, aiuto, paccasullaspalla è più che gradita (è un lavoraccio!) grazie!

  24. ildemansionato scrive:

    Vengo a trovarti senz’altro.
    Aziende che ascoltano i blog?
    Si inizia a intravedere qualcosa ma sei quasi un pioniere (specie in Italia).
    Buon lavoro e un saluto a tutti

  25. Silvia scrive:

    Anche io sono interessata all’argomento delle aziende che si affacciano nella blogosfera e proprio a proposito ho visto che oggi su Daily Net si parla del corso di formazione organizzato da Mediatopics che si terrà a Roma l’8 e 9 Ottobre.
    L’argomento sarà Second Life e Web 2.0.
    Ho letto un po’ il programma, ho consultato il sito http://www.mediatopics.it e l’ho trovato interessante.
    Ne avete già sentito parlare?

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