Con una todo list zeppa di priorità 1, il tempo per il blog è poco; però mi sono regalato la lettura del post su [mini]marketing a proposito del rapporto tra “sapere le cose” e “sapere come trovarle”:

“Ora, in cui il network (non solo tecnologico) è ubiquo e strabordante di informazioni, il vantaggio competitivo non è più nel conoscere (che diventa obsoleto molto più rapidamente), ma nell’essere più efficienti ed efficaci nel sapere come e dove procurarsi l’informazione.”

E’ un argomento che ho in una wish list di spunti da approfondire e che riguarda il passaggio tra il “sapere”, il “saper fare” e, adesso, il “saper cercare”. Tre anni fa scrissi qui che un mestiere del futuro potrebbe essere un “Personal Info Trainer“. Chissà…

Intanto Nicola Mattina ha contribuito sull’argomento portando l’esperienza del formatore:

“Dovremmo preoccuparci di fornire la capacità di apprendere autonomamente, di cercare le informazioni, di integrarle e usarle nei contesti che ci interessano. Invece, continuiamo a trasmettere nozioni che verrano usate malamente dai nostri interlocutori.”

Insomma, è la storia dell’insegnare a pescare anziché regalare del pesce. Facile da dire, non sempre peseguita e oggi più che mai attualissima.

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10 commenti per “Il sapere? Vattelo a cercare!”

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  1. Luca Oliverio scrive:

    Caro Mauro,
    Pierre Levy, da quando è nato il web dice che c’è bisogno di fari che guidino la navigazione… l’intelligenza collettiva ha bisogno di poter selezionare/scegliere/collegare i materiali…
    Guarda… un primo esperimento noi lo stiamo facendo con comunitàzione, di due tipi:
    a) aggregatore di feed intelligente;
    b) un agente intelligente che seleziona e categorizza gli articoli in base ad una serie di parametri, alcuni di questi danno la possiblità all’agente di stabilire delle interessantissime corelazioni… tipo: interaction design = design dell’interazione… cioè niente male…
    Ecco, questi selettori (o aggregatori) serviranno in futuro per orientare e guidare gli utenti.
    Già oggi, come puoi vedere, su youtube, ad esempio, vengono caricati centinaia di video, molti di questi ricevono in un mese solo tre/quattro visite… lo stesso per i blog… quando le fonti diventano troppe è difficile per l’utente stargli dietro, dispendioso e forse anche deleterio per le aziende tenere blog “non visitati”…
    quindi dovremmo accelerare la nascita di questi “selettori”…
    noi con comunitàzione ci stiamo provando (a spese nostre…) e ovviamente siamo aperti al dialogo con chiunque altro voglia fare questo tipo di attività con noi.
    ciao
    luca

  2. ELMANCO / Stefano Ricci scrive:

    tempo fa feci anche delle considerazioni del genere:mi piacerebbe fare il lavoro del cercatore… se qualcuno è interessato mi facci sapere! ; )

  3. Teodoro Cassiano scrive:

    Io ci avevo pensato da un po’, pensavo all’inizio che fosse una qualità innata, ma chiaramente come (quasi) tutte le cose si può imparare. Sono daccordo con Elmanco, potrebbe diventare un lavoro per alcuni. Io questa capacità la sfrutto tantissimo a lavoro. Se qualcuno mi chiede, sai come si fa a (tanto per fare un esempio) impaginare in questo modo questo testo? Di solito rispondo: No, ma tra 10 minuti te lo dico.
    Credo che aggregatori e company possano servire, ma conoscere il “mezzo” che si usa per trovare le informazioni è fondamentale.

  4. Giuseppe Vitale scrive:

    “Le parole vere non sono elaborate.
    Le parole elaborate non sono vere.

    Coloro che sanno non sono pieni di parole.
    Coloro che sono pieni di parole non sanno.
    Il saggio non accumula.
    Egli accresce il suo tesoro lavorando
    per gli esseri umani;
    accresce la sua ricchezza
    dandosi agli altri.”
    (Lao-Tzu, Tao Te Ching)
    Non occorre sempre aggiungere conoscenze, nozioni… bisogna piuttosto imparare a tagliarle, ad utilizzarne sempre meno: bisogna imparare a togliere piuttosto che ad aggiungere. Ad esempio caro Mauro ti ho già detto che tutti questi bottoni a destra confondono e sono inutili. Ma c’è chi è peggio di te e riempie il blog di “ammenniccoli” inutili, comunque. E per favore Mauro non potresti usare parole più semplici, perché devo ogni volta consultare i dizionari per capire che cosa vuoi dire? Ti dico queste cose con rispetto e stima, non me ne volere. E scusa se ogni volta sfoggio delle citazioni ;-)

  5. Antonio scrive:

    Lavoro nella formazione, anzi, meglio, nell’innovazione tecnologica e linguistica dei processi formativi.
    Condivido quel che affermi anche se mi rimane il dubbio che la prima cosa necessaria sia imparare a condividere.
    Credo che la formazione abbia perso via via questo obiettivo fondamentale, principio e sostanza dell’essere sociale.
    Fin quando imparare, o imparare a imparare, o imparare a fare, o imparare a cercare saranno operazione funzionali all’affermazione esclusiva del proprio sè
    si staglieranno sottili cerchi su una superficie inerte. Dal punto preciso dello stare, verso l’esterno, fino alla più vicina roccia di replica.
    La conoscenza come veicolo di similarità per il suo essere precaria, inestimabile, inestinguibile. Peccato la si preferisca peritura, troppo, troppo a lungo, da troppo tempo.
    A.

  6. Mauro Lupi scrive:

    Giuseppe, prendendo spunto dal tuo feedback ho fatto qualche aggiustamento anche ai bottoni di destra. Per i termini semplici, lo so, ogni tanto mi scappa qualche parola inglese o presa dal gergo del nostro settore. Bello il concetto di togliere anziché aggiungere.
    Così come condivido con Antonio il pensiero sulla condivisione della conoscenza. Guardo molti professionisti che usano le loro esperienze come un vantaggio competitivo distintivo, individualista; consapevoli che la mobilità del lavoro potrebbe portarli domani mattina a lavorare per il loro maggior competitor attuale. O semplicemente per paura che il collega della scrivania accanto possa acquisire maggior “peso”. Avevo anch’io un caso del genere in Ad Maiora che, ovviamente, non ha acquisito nessun beneficio, se non quello di essere messo in condizioni di… guardarsi attorno.

  7. quasi.dot scrive:

    Personal Info Trainer

    Con colpevole ritardo ho scoperto quale il mio futuro: da Grande (con la G maiuscola!) voglio fare il Personal Info Trainer o al limite il Biz Finder, se pagano meglio. La definizione e opera di Mauro Lupi e vecchia di tre anni ma …

  8. Giovanni Re scrive:

    Mi occupo di formazione da tanti anni. Negli ultimi anni sono sempre più a contatto con quelli che ormai definisco artigiani-tecnologici, artigiani che usano la tecnologia a supporto del loro lavoro. Nel nostro caso, commercializzando plotter di grande formato roland, si tratta di stampatori digitali ossia serigrafi, tipografi, insegnisti che hanno modificato il loro approcio alla produzione. In queste categorie la condivisione delle informazioni è nulla. Tramite un forum ho iniziato a far capire loro che la conoscenza è scambio. Dopo tanta fatica oggi si autorispondono alle varie problematiche. La comunità cresce e diventa sempre di più autonoma nel risolvere e affrontare problemim o soluzioni.

  9. andrea scrive:

    sempre più spesso mi trovo a pensare alle informazioni disponibili sul web (e quindi alle informazioni tout court) come ad una clessidra: la parte alta è appunto il web nella sua immensità contenete miliardi di granelli di sabbia (le informazioni), nella parte bassa ci sono quelle in mio possesso (cioè nella mia testa), il pertugio è Google.
    non c’è niente da fare: oggi non conta quante informazioni “possiedi”, conta la tua capacità di avere quelle che ti servono quando ti servono, in altre parole la capacità di trovarle, processarle e aggregarle.
    la cosa bella è che questa clessidra è two-way: grazie a strumenti come i blog etc. posso re-immettere nel web le informazioni da me elaborate, cosa che una volta era appannaggio di pochi eletti (da chi?).

  10. andrea scrive:

    aggiungo una considerazione sperando che Mauro non si arrabbi: troppo spesso sento parlare di problemi legati alla sovrabbondanza di informazioni, per come la vedo io l’informazione non è mai troppa, possono essere scarse altre risorse quali la nostra capacità di elaborazione o il tempo a disposizione per farlo, ma di sicuro il vero problema è quando le informazioni mancano.
    poi che possa esserci una bulimia da informazioni, o fenomeni di paralisi da analisi, questo è vero, d’altra parte la prerogativa di Golan Trevize era “the ability to guess the correct solution to a problem or outcome of a dilemma, even when knowing almost nothing about it” (se non sapete chi era Golan Trevize credo che non abbiate un problema da troppa informazione…) ;-D

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