Sto preparando un articolo sui motori di ricerca (tanto per cambiare, eh eh) che posperò nei prossimi giorni (devo finire di recuperare alcuni link). Mentre scrivevo, inevitabilmente mi sono imbattuto nelle tipiche perplessità di chi scrive qualcosa strettamente legato al business della sua azienda, per di più su un blog. Il tema, insomma, è quello del politically correct, o meglio, bloggically correct (una volta tanto, fatemi storpiare la lingua inglese).

La situazione oggettiva è questa: io faccio il manager in un’azienda che opera in un settore specifico e scrivo a riguardo di questo mercato e della sua consistenza in generale. Appena ho news e analisi che confermano l’importanza e la validità degli strumenti di tale settore, le riporto e le commento. Sono anche convinto di operare in un’area che offre tangibili opportunità per le aziende e, naturalmente, confido nelle capacità della mia struttura di operare in questo settore in modo adeguato.

Il problema è che colgo spesso un atteggiamento diffidente verso tutti quelli che, come me, cercano di portare alla ribalta il punto di vista degli operatori. Evidentemente è legittimo porre una doppia attenzione alle cose dette e scritte da qualcuno che ha evidenti interessi di business correlati. Però quello che trovo spesso sono dei veri e propri preconcetti nel giudicare i contenuti di una fonte: se questa è l’azienda che eroga un certo servizio, non potrà mai essere affidabile quando ne parla.

Un esempio che mi riguarda è relativo ad un paio di commenti al mio libro sui motori di ricerca, sul quale mi sono trovato a citare la mia azienda. A me sembrava di averlo fatto in modo molto discreto e soprattutto funzionale ad approfondire alcuni argomenti con un’esperienza “sul campo”. Invece per alcuni (comunque pochi, per fortuna) ciò ha rappresentato una smaccata forma di pubblicità.

Un’altra discussione in cui mi sono imbattuto, riguarda i blog quando vengono usati come autopromozione, per alcuni un argomento tabù e censurabile, come se chiunque non avesse diritto di farsi promozione con qualsiasi mezzo (legale, of course).

Probabilmente questi atteggiamenti sono motivati dal fatto che alcune aziende hanno un modo di porsi nei confronti dei potenziali clienti che non brilla per trasparenza e correttezza. Ma i tempi stanno cambiando e vedremo sempre più aziende che inizieranno a instaurare una relazione molto più franca con tutti i propri stakeholder e non solo con i potenziali clienti. Ed in questo senso, è proprio internet che costringe le aziende ad esporsi e a sviluppare relazioni in modo necessariamente chiaro e sincero. Non che questo accada già per tutte le imprese, ovviamente, ma il processo è sicuramente in atto.

Va da sé, che per un operatore del settore, proporre dei contenuti significa comunque avere una finalità legata al proprio business. Non penso certo che le aziende si mettano a divulgare sincerità assoluta con un atteggiamento buonista verso il mondo intero. Dico però che va colto, anzi va auspicato, un confronto tra le parti (consumatori/clienti verso operatori/produttori) più disincantato, più pragmatico.

Ed in questo senso, se metto i panni del cliente, vorrei che il mio fornitore mi svelasse tutto di lui, per poi analizzare se le risposte siano solo push commerciali o vere analisi oggettive. È un po’ come per i libri di Bill Gates: quando li leggo so cosa aspettarmi e cerco di distinguere le argomentazioni oggettive rispetto a quelle riguardanti solo gli interessi di Microsoft.

In fondo, stiamo tutti maturando nel nostro ruolo di consumatori. Non ci sorprendiamo più se nel sito o nel blog di un’azienda che produce vini, si magnifichi la produzione di quest’anno. Anzi è una notizia che può interessare. Ma se l’annata non dovesse essere stata un gran che, oppure si mascheri la vera identità dell’autore, basta il tempo di un paio di click per capire come stanno veramente le cose.

E allora, diventiamo tutti un po’ meno politically correct. Sarebbe una ventata in grado di spostare la patina oleosa de “non vorrei sembrare uno che vuole vendere qualcosa”. Ma che male c’è a lavorare in un’azienda? E qual’è il problema se questa azienda parla dei suoi prodotti? Basta farlo in modo corretto!

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7 commenti per “Bloggically correct”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. g.g. scrive:

    Concordo. La difficoltà di questo approccio (imho) è nel fatto che non siamo ancota ‘tutti’ culturalmente pronti. Va da sè, però, che qui (come in mille altri casi in rete) il buon esempio vince sempre (se si riesce a portarlo all’arrivo).

  2. Paolo's Weblog. scrive:

    - Pubblicita’? -

    Mauro Lupi parla del possibile “conflitto d’interessi” di chi scrive un su un weblog del proprio lavoro e della propria azienda o dell’azienda per cui lavora.

  3. Adele scrive:

    ciao, solo per avvisarti che ho lasciato un commento al post del 24 ottobre (sono cascata direttamente su quella pagina)

  4. Adele scrive:

    torno perchè ho letto questo post, e concordo. D’atra parte, se è possibile farlo nelle liste di discussione (vedi Mlist) non vedo perchè un operatore non debba parlare della propria azienda, dei suoi prodotti, dei prodotti e del mercato della propria azienda sul proprio blog, un luogo per sua definizione deputato ad acoogliere cosa? se non gli interessi dello scrivente? dove per interessi intendo, ovviamente, non interessi economici ( ma anche), bensì tutto ciò che Lo interessa ed evidentemente, interesserà (o meno) i suoi lettori. A me interessa, per esempio. E soprattutto, se scrivi di interessi legati anche al tuo lavoro, sarà gradito e sufficiente saperlo, anzi, è proprio importante saperlo, condivido in pieno.

  5. Fabio Racchini scrive:

    Concordo con te Mauro, e se lo dice un concorrente ;-)
    Penso che tutto ciò che tu, E3 o altre aziende che si occupano di SEO in maniera professionale abbiano da comunicare al mercato sia un patrimonio per tutti.
    Ovviamente ognuno tira l’acqua al suo mulino, ma ciò non toglie il fatto che se ognuno lavorasse di piu’ sulla formazione/informazione al mercato il vantaggio sarebbe comunque collettivo.
    ciao e colgo l’occasione per augurarti
    Buon Natale
    Fabio

  6. Mauro Lupi scrive:

    Grazie Fabio, contracambio con piacere gli auguri, nella speranza che nel 2004 ognuno possa trovare ciò che cerca, e che chi voglia essere trovato scopra la sua agenzia di posizionamento ideale! :) ))

  7. Motore di Schietti scrive:

    Un interessante articolo del solito Schietti in tema con politically and culturally correct:
    Wikipedia e setta degli ingegneri scientisti
    Wikipedia la peggiore enciclopedia del mondo
    Con internet la cultura è diventata di tutti. C’è stato un rimescolamento. Chiunque può dare e ricevere informazioni. Ma qualcuno vanamente sta cercando di rientrarne in possesso personale per scopi alquanto dubbi.
    Google è sicuramente il caso più conosciuto e dibattuto, ma sicuramente anche Wikipedia ci sta mettendo del suo e non a caso si sta alleando sempre di più Google allineando i suoi contenuti all’ideologia del Millennium Act.
    Wikipedia viene pubblicizzata come un enciclopedia fantastica, la casa del sapere e della cultura mondiale, quanto di più vicino esista alla verità universale perchè scritta con un punto di vista neutrale e fatta in modo che chiunque possa aggiungerci liberamente contenuti.
    Ma è così? Wikipedia è un enciclopedia libera in cui sono raccolte esposizioni di ogni tema da tutti i punti di vista possibili dando voce neutralmente ad ogni aspetto proposto da chiunque?
    No, Wikipedia in pieno rispetto dell’ideologia evolutiva americana della lotta competitiva per la sopravvivenza dà voce a chi ha il coraggio ogni volta di reinserire i propri contenuti cancellati da altri.
    Wikipedia non è un enciclopedia, è un terreno di battaglia dove si combatte per mantenere on line alcuni punti di vista, alcuni links, alcune verità a discapito di altre.
    Appena viene inserito un punto di vista che potrebbe in qualche modo dissentire con il punto di vista di qualcun altro subito interviene qualcuno a cancellare e modificare.
    E non si possono mettere neanche link verso siti che trattano i temi in altre forme, perchè i link ammessi sono solo quelli ideologicamente affini. Gli altri vengono rapidamente cancellati.
    Mi si di dirà che non è vero, che sono esposti neutralmente tutti i punti di vista. Ma i punti di vista non sono solo quei due o tre esposti regolarmente su Wikipedia a discapito degli altri.
    Su Wikipedia si cerca di far passare come verità assoluta la loro verità ideologica che poi non è altro che ilo solito e banale conquistare il mondo attraverso la conquista ed il monopolio della cultura e l’imposizione di una certa visione del mondo con la violenza a discapito delle altre.
    Ben diverso sarebbe se all’interno di ciascuna voce ognuno potesse lasciare un proprio contenuto e l’enciclopedia fosse quindi fatta da decine e decine di esposizioni e links diversi in cui poter navigare e cercare.
    Ma così sareebbe evidentemente come in internet quando si inserisce una voce all’interno di un motore di ricerca ed appaiono milioni di siti che trattano l’argomento in maniere inverosimilmente diverse.
    Ed è esattamente questa la verità universale: la libertà, la neutralità.
    Wikipedia non è un’enciclopedia seria, non riporta nessuna particolare verità che non sia trovabile altrove, non usa nessun tipo di punto di vista neutrale, non è liberamente utilizzabile da tutti, ma è uno squaliddo monopolio di alcuni prepotenti che im pongono il propio punto di vista nella speranza vana di impossessarsi della cultura.
    Un progetto inutile che non raggiungerà mai il suo vero scopo.
    Wikipedia è una gran perdita di tempo e denaro: la peggiore enciclopedia del mondo.
    Basta con le ideologie ed i conquistatori del mondo: la cultura è di tutti e deve essere fatta da tutti, non ci interessa la cultura preconfezionata, non ci interessano le verità di comodo esposte correttamente: culturally correct, bleah!
    ——
    Consegnati 25 Motori di Schietti: attenzione è iniziata la rivoluzione”
    http://domenico-schietti.blogspot.com/
    Ribadiamo nuovamente che ognuno deve costruirsi clandestinamente il proprio modello di Motore di Schietti funzionante e crearne copie da distribuire segretamente ad amici fidati
    Non fate vedere prototipi!
    Se vi è stato dato un Motore di Schietti non parlatene a nessuno!
    Si uscirà allo scoperto solo quando i giornali e le televisioni non parleranno di altro e in tutti i negozi sarà possibile acquistare un Motore di Schietti abbinato ad una Serpentina.
    Non mettete a repentaglio la vostra vita inutilmente, stiamo combattendo contro un nemico potentissimo, che non conosciamo e che non è disposto a trattare ed ad essere aiutato.
    Non sappiamo perchè i nemici dell’umanità non ci lascino dare acqua ed energia gratis, ma noi abbiamo deciso di darla lo stesso!
    “Come costruirsi un Motore di Schietti ”
    Il Motore di Schietti sfrutta la pressione atmsosferica attraverso il principio dell’acqua che risale nei pozzi attratta dal vuoto.
    Risucchiando aria con una semplice pompa, si riesce a far risalire l’acqua fino a dieci metri.
    Con lo sforzo di risucchiare aria, avete sentito bene, si può risucchiare acqua fino a dieci metri.
    A quel punto basta lasciarla cadere e sfruttare con una turbina idroelettrica l’energia prodotta. Il lavoro utile è enorme.
    Per confutare il funzionamento del Motore di Schietti versione a pressione atmosferica si dovrebbero addurre queste prove:
    a) che l’acqua nei pozzi non risale di dieci metri attratta dal vuoto a causa del peso dell’aria che esercita la pressione di 1 bar (horror vacui, Torricelli)
    b) Che pompare acqua da un pozzo alto dieci metri richieda cento volte più forza che pomparla da dieci cm e non invece la stessa forza
    c) che l’acqua cadendo da dieci metri eserciti la stessa forza che cadendo da dieci cm

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