Mi piace leggere libri di marketing e management scritti cinque o sei anni fa, perché non risentono né delle follie che hanno accompagnato il boom della new economy, né il pessimismo o lo scetticismo del periodo post boom.

In questo senso Real Time è davvero un bel libro e tratta in modo coerente e ragionato della velocità con la quale le aziende si devono muovere in questo periodo. Scritto nel ’97, anticipa già i cambiamenti che internet andrà a produrre nel rapporto azienda-cliente e ne evidenzia l’impatto sul modo di fare il manager.

Almeno quindici anni fa sentii riflettere su come “la storia stia accelerando”; Real Time fotografa il momento che le aziende stanno vivendo oggi, fatto di velocità elevate nei cambiamenti del mercato e del rapporto con i clienti e su come si debbano considerare strategiche le tecnologie (informatiche e di network) come mezzo e non come fine.

Su qualche opinione di McKenna non sono del tutto in sintonia, ad esempio quando sembra esemplificare la strategia delle aziende suggerendo di orientarla a prevenire i bisogni dei clienti facilitando al massimo il loro spettro decisionale. Forse questo approccio può andare bene nel marketing di un prodotto di largo consumo ma, ad esempio, nella vendita di servizi professionali ritengo strategico un approccio più collaborativo, anzi abbinato ad una vera propria attività divulgativa.

Uno spunto, se volete banale, in cui invece mi sono ritrovato, è quello di mettersi a pensare a qualche cosa che riguarda il passato. Succede di pensare ad un evento che sembra accaduto duo o tre anni fa ed invece poi ci si accorge che è successo solo sei mesi fa, ma che già appartiene al passato remoto.

Può non far piacere, anzi a volte si sente tutta la sua pressione, ma la vita di oggi, specie quella professionale, deve sincronizzarsi sul Real Time.

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4 commenti per “Real Time di Regis McKenna”

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  1. brigitte scrive:

    Lo leggerò subito, lo faccio anche io, preferisco i libri di marketing prima che diventasse il marketing dell’ovvio (mi dice un mio collega anziano che ormai ci sono piu’ consulenti di marketing che tassisti, solo che i secondi almeno sanno che strada prendere).
    E mi allargo un po’, provo anche a consigliartene un altro, che è stato scritto ormai dieci anni fa (quando l’ho comprato da giovane-ahimè- studentessa) sul marketing dell’editoria, si chiama il Marketing Impossibile, di Gianluigi Montresor, ed. Gutemberg, è il primo in Italia sull’argomento ed è molto intrigante leggere le domande che pone e gli scenari che prospetta, oggi farà sorridere questa impossibilità resa possibilismo ma è il suo bello.(Magari invece lo conosci già, allora mi dirai che ne pensi.)

  2. Mauro Lupi scrive:

    Marketing Impossibile non l’ho letto ma il titolo è già di per se interessante :) così come la frase del tuo “collega anziano”, eh eh…

  3. luca mastrangelo scrive:

    scusate l’importuna e forse tardiva intrusione (visto il tempo trascorso dagli ultimi commenti).
    Mi chiamo Luca Mastrangelo, studente di Scienze della Comunicazione dell’università di Perugia.
    Sto cercando materiale per la mia tesi in marketing dell’editoria. Le difficoltà non sono poche, il già citato libro di Montresor è praticamente introvabile, e quelli nuovi ne sono, spesso, riedizioni aggiornate nella forma, ma non nella sostanza.
    La sensazione è che spesso si rimastichino i principi del marketing strategico, in particolare il marketging dei servizi (o “megamarketing” di Kotler) con pochi significative precisazioni rispetto alla specificicità del prodotto editoriale.
    voglio fare solo un esempio e spero mi sarà dato un aiuto in questo senso:
    quasi tutti i sociologi della comunicazione conoscono il tipo di fruizione tipicamente “advocacy” dei lettori di giornali italiani,
    i testi di marketing dell’editoria nell’analisi del mercato e nella strategia di posizionamento invece, non sembrano invece tenere minimamente in considerazione i flussi elettorali e le dinamiche politiche.
    perchè i risultati al maggioritario, ma anche al proporzionale, non vengono messi in parallelo alla definizione dell’ampiezza del mercato potenziale che un giornale ha?
    ma questo è solo uno dei problemi non approfonditi, altri possono riguardare lo stile linguistico, il livello di “reattività” che l’organo di informazione ha sul sistema politico, l’influenza che gli allegati e le collane hanno a livello di capitale simbolico sulla testata (es. il fatto che il primo libro di repubblica fosse stato “cent’anni di solitudine” e quello del Corriere “pinocchio”, significhera qualcosa??), etc.
    i testi che ho consultato io ancora non trattano in maniera sistematica questi problemi.
    libri che connettono problemi di marketing editoriale con questioni di carattere semiologico, che credo possa essere la cifra propria del marketing dell’editoria) non l’ho ancora trovati, spero che qualcuno possa suggerirmi titoli interessanti in tal senso…
    grazie

  4. Mauro Lupi scrive:

    Luca, io non ho suggerimenti da fornirti, se non quello di passare dalle parti di mlist.it, un “covo” di marketing-people niente male ;-)

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