Archivio: “takeoff”

Dopo tre post filati relativi ad altrettante ricerche di mercato riguardo internet, per l’imminente weekend ho pensato di pubblicare un articolo che ho scritto un paio di mesi fa per TakeOff, un magazine distribuito in una serie di aeroporti italiani.

L’occasione del pezzo era la ricorrenza del ventennale della nascita del web. Poi mi sono lasciato andare sul tema della salvaguardia della Rete: un ambiente che ormai appartiene a tutti noi e dobbiamo difendere da legislatori disinformati, corporation accentratrici, corporazioni antistoriche.

Non ho scritto della paura del cambiamento che frena oppure ostacola la diffusione di internet e che va sempre considerata quando si ragiona sullo sviluppo della Rete. Lo fa invece molto bene Sante con un appassionato post di qualche giorno fa.

Qui invece il mio articolo. Buon weekend.


Dopo tre post filati relativi ad altrettante ricerche di mercato riguardo internet, per l’imminente weekend ho pensato di pubblicare un articolo che ho scritto un paio di mesi fa per TakeOff, un magazine distribuito in una serie di aeroporti italiani.

L’occasione del pezzo era la ricorrenza del ventennale della nascita del web. Poi mi sono lasciato andare sul tema della salvaguardia della Rete: un ambiente che ormai appartiene a tutti noi e dobbiamo difendere da legislatori disinformati, corporation accentratrici, corporazioni antistoriche.

Non ho scritto della paura del cambiamento che frena oppure ostacola la diffusione di internet e che va sempre considerata quando si ragiona sullo sviluppo della Rete. Lo fa invece molto bene Sante con un appassionato post di qualche giorno fa.

Qui invece il mio articolo. Buon weekend.


La ricorrenza dei venti anni dalla nascita del Web è una di quelle situazioni legate alle tecnologie in cui anche brevi periodi temporali sono segnati da fasi molteplici, con un rapido incedere fatto di sconvolgimenti, riflussi e nuove scoperte. Così le due decadi di vita del Web (e qui permettetemi di generalizzare riferendomi ad internet nel suo complesso), hanno visto susseguirsi momenti con scatti repentini, alcuni dei quali hanno avuto riflessi profondi su gran parte della popolazione mondiale. Dopo il primo impiego carbonaro nelle università, in cui l’aspetto tecnologico era prevalente, ci fu la “fase finanziaria” che sognava, per lo più in modo interessato e con intenti speculativi, la nascita di modelli economici evidentemente slegati da basi sostenibili. Poi il crollo dei modelli fanta-finanziari e la relativa disillusione, seguiti da un periodo di crescita più lenta ma costante e, soprattutto, maggiormente consapevole delle dimensioni e delle opportunità della Rete. Arriviamo quindi dalle parti degli anni che stiamo vivendo, circondati di popolari social network amalgamati dalle applicazioni Web 2.0 che, peraltro, iniziamo a portarci comodamente in tasca attraverso gli apparecchi mobili.


Un elemento di osservazione di questi venti anni di Web sono i suoi vari “passaggi di proprietà”: prima i laboratori tecnologici e le università, poi il mondo finanziario ed alcune corporation, infine le persone tutte che hanno acquisito la leadership negli ultimi anni. Ecco, penso che oggi il Web, sia in mano a ognuno di noi, che da utenti di un sistema tecnologico siamo diventati protagonisti di un ambiente di relazione e comunicazione. Ne abbiamo preso il possesso, ci abbiamo piantato le nostre tende, entro le quali ci informiamo, pubblichiamo contenuti, gestiamo le connessioni con individui e organizzazioni, prendiamo decisioni maggiormente consapevoli e influenziamo quelle di altre persone come noi. Non è più una realtà virtuale ma è parte della nostra vita. Certo, si tratta di modellare questa cittadinanza digitale con gli equilibri economici basati sulla pubblicità più o meno personalizzata o su servizi specializzati a pagamento, ma sono scambi di valore tra individui e fornitori di servizi che riescono a plasmarsi esclusivamente su modelli pensati per le persone e non più calati dall’alto unilateralmente.


Ora si tratta di difendere questo “nostro” Web, perché un potere di queste dimensione non è mai stato disponibile in modo così diffuso e distribuito sull’umanità e abbiamo ancora tutto da imparare nel mantenerlo adeguato alla volontà collettiva. Organizzazioni e governi vorrebbero esercitare un maggior controllo, perché evidentemente il sistema sfugge dai canonici ambiti in cui sono circolate idee e denaro fino a pochi anni fa. Ma la Rete ha ormai dimostrato che vincoli e regolamentazioni imposti d’autorità o eccessivamente di parte, non solo risultano poco efficaci o addirittura controproducenti, ma diventano rapidamente obsoleti perché il Web riesce ad adattarsi comunque ai desideri dei suoi “cittadini”.


Teniamo quindi alta l’attenzione su chi regolamenta la Rete, così come sui fornitori di servizi online diventati custodi delle nostre vite private e dei nostri interessi. Abbiamo gli strumenti per informare e informarci, per indirizzare la volontà popolare e anche quella di piccoli gruppi di persone. È un’opportunità che molti dei nostri genitori non avevano. Lasciamo invece che i nostri figli possano goderne appieno.


Mauro Lupi


Articolo uscito su TakeOff, Luglio 2009