Archivio: “facebook”

Linkedin ha commissionato a Millward Brown una ricerca riguardo ai contenuti più apprezzati dai professionisti sui social media. Ovviamente Linkedin è risultato molto rilevante, ma in linea generale mi ritrovo su molte delle considerazioni che emergono dall’analisi (anche se dovrebbe essere riferita solo agli Stati Uniti).

Riprendo una delle tabelle che compara i parametri che influenzano la fiducia riguardo a contenuti pubblicati sui principali social network:

Ricerca Millward Brown Digital / Linkedin


Le novità introdotte da Facebook riguardo le pagine aziendali sono molte e tutte di grande rilievo. Qui vorrei raccogliere alcune considerazioni sull’enfasi che la nuova impostazione pone sul valore temporale dei contenuti.

imageLa domanda è: se la forma cronologica ha un senso per i profili personali, è lo stesso per le pagine business? Se ad ogni individuo piace raccontare le sue storie del passato (e ascoltare quelle di altre persone), succede lo stesso anche per le vicende e i contenuti aziendali?

In fondo la comunicazione delle aziende è quasi sempre incentrata sull’attuale o sul futuro. Il passato è utilizzato quando si vanta una storia professionale di rilievo ma non è certo esibito in modo didascalico in una timeline, anche perché le vendite si fanno con informazioni e messaggi tipicamente legati al presente. Inoltre: quante sono le aziende che vorrebbero cancellare anche solo un pezzettino del loro passato? Che magari nel frattempo è stato già ben commentato sulla loro bacheca Facebook ed ora sarà più facilmente rintracciabile.

Ed i lettori? Che stimolo possono trovare nello scandagliare nei mesi trascorsi quello che le aziende hanno proposto loro?

La sfida è capire come il concetto di Timeline possa essere reinventato in chiave business. Di sicuro la nuova impostazione rende la pagina Facebook concettualmente ancora più interattiva perché auspica un rapporto più intimo col visitatore. È come quando due persone si incontrano e la relazione diviene più profonda se ci si racconta le storie reciproche. Il punto è poter esporre una storia che risulti interessante!

Un altro aspetto che trovo interessante riguarda l’apparente contraddizione di una tecnologia moderna che riordina e di conseguenza enfatizza il passato. Sappiamo come informazioni e contenuti sono prodotti, consumati e dimenticati sempre più velocemente; la Timeline (e ciò vale anche per i profili personali) ci aiuterà a dimenticare meno facilmente?

Di sicuro serve una progettazione creativa della Timeline per le aziende, non solo per ordinare il passato ma per ricordare che i contenuti prodotti oggi, ce li ritroveremo poi ordinati e rintracciabili cronologicamente.

Però attenzione, pare non si possa andare indietro oltre il 1800. Ok, ci accontentiamo dei 212 anni successivi.


Sono stati fatti diversi studi su quale sia il numero massimo di relazioni che un individuo può intrattenere con altre persone. Studi correlati più volte alla quantità di “amici” con cui ci si interfaccia nei social network. Ora penso si debba anche iniziare a studiare qual è il numero massimo di social network che è un umano riesce a gestire.

Questi sono i giorni di Google+, il nuovo “ambiente sociale” che vista la portata dei suoi creatori, merita grande attenzione (pur ricordando che Google qualche passo falso l’ha compiuto proprio in questo ambito). Ed il nuovo network fa scattare una serie di inediti interrogativi con i quali ciascuno di noi deve fare i conti, non tanto legati alle funzionalità dello strumento, quanto alla portabilità (o meno) del proprio ambiente di relazioni (o di amicizie, se volete). E’ come se il miglior DJ venisse in città, ma non si sa se alla festa andrà qualcuno che conosci.

Interessante il fatto che l’etica che ciascuno di noi sta autonomamente sviluppando riguardo i social media, è ancora molto fluida e penso non ne verremo mai a capo in modo definitivo. C’è chi è ancora alla fase del collezionismo e che si pesa in funzione del numero di amici, c’è chi è arrivato allo stadio del riflusso ed è alle prese con un bel repulisti di connessioni su Facebook o addirittura riparte come un novello Lazzaro con un immacolato nuovo profilo. In mezzo ci sono quelli alle prese con lo stress da prestazioni, che sfidano le leggi del tempo e della resistenza per tentare di seguire centinaia di persone ed il relativo ciclopico flusso di post, twit, like, check-in, foto e video e così via.

E’ come per la gestione del tempo: esistono suggerimenti generali e regolette “base”, ma poi ogni sistema deve essere costruito sulla propria persona, sul proprio quotidiano, altrimenti non risulta efficiente. Quindi le seguenti indicazioni valgono per me, ma non è detto che siano quelle corrette per chiunque.

  • imageI miei amici su Facebook sono persone che conosco, che ho incontrato almeno una volta; tra loro ho una lista di circa 30 “amici-amici” di cui seguo periodicamente i profili. Due numeri: ho 719 amici e 586 richieste che non ho accettato (e che non accetterò).
  • Su Linkedin sono più “di bocca buona”, nel senso che accetto connessioni con persone che operano nella mio settore, trattandolo quindi come una specie di business directory piuttosto che un social network.
  • Twitter lo sto utilizzando in modo crescente, ed ho creato due gruppi di persone che seguo: uno ristretto (25-30) che effettivamente leggo, un altro più allargato su cui curioso nei momenti di serendipity (stessa sorte che è toccata a Friendfeed su cui capito sempre meno).
  • Altri social network per ora non ne uso, per cui le decine di richieste per Netlog, BranchOut (che noia tutti quegli inviti via Facebook!), Vimeo, ecc. le indirizzo velocemente verso il cestino.

In definitiva, ritengo che se non ci si impone un certo rigore, il rischio è quello di perdersi in meandri digitali che sottraggono tempo e che non sempre restituiscono valore. A proposito, avete un invito per Google+ da girarmi? Occhiolino


Al Web in  Tourism mi è scappata questa espressione: “Le aziende dovrebbero essere obbligate ad aprirsi una pagina Facebook ed allenarsi a gestire la conversazione con le persone”. Ormai i numeri di Facebook sono dirompenti e per almeno i prossimi due-tre anni, il business di chiunque ne dovrà tener conto.

Qualche altro spunto da un articolo sul Financial Times di venerdì.

Facebook pokes big brands into action


Una ricerca appena pubblicata (The Effect of Social Networks and the Mobile Web on Website Traffic and the Inevitable Rise of Facebook Commerce – PDF) realizzata da Adgregate Markets insieme a Webtrends evidenzia come le fanpage delle aziende su Facebook continuino a incrementare il loro traffico, mentre i siti corporate di molti comparti (specie quelli non legati all’ecommerce) riscontrano una diminuzione dei visitatori.

Alcune delle evidenze della ricerca:

Among the 44 companies, 18 companies (about 40%) exhibited extremely high traffic to their Facebook page compared to their websites.

Of the 22 categorized as ‘Non-Ecommerce’, 13 companies (about 65%) received more unique visits to their Facebook page compared to their website

Facebook commerce conversion rates ranging from 2% to 4% are on par with Commerce websites.


Una ricerca appena pubblicata (The Effect of Social Networks and the Mobile Web on Website Traffic and the Inevitable Rise of Facebook Commerce – PDF) realizzata da Adgregate Markets insieme a Webtrends evidenzia come le fanpage delle aziende su Facebook continuino a incrementare il loro traffico, mentre i siti corporate di molti comparti (specie quelli non legati all’ecommerce) riscontrano una diminuzione dei visitatori.

Alcune delle evidenze della ricerca:

Among the 44 companies, 18 companies (about 40%) exhibited extremely high traffic to their Facebook page compared to their websites.

Of the 22 categorized as ‘Non-Ecommerce’, 13 companies (about 65%) received more unique visits to their Facebook page compared to their website

Facebook commerce conversion rates ranging from 2% to 4% are on par with Commerce websites.


LOFT su Facebook Applausi. LOFT, un brand del gruppo Ann Taylor pubblica su Facebook una nuova collezione di pantaloni. Parecchi commenti lamentano che i capi sembrano fatti solo per le splendide longilinee modelle delle foto con i quali si pubblicizzano. Loro che fanno? Il giorno dopo (e sottolineo, il giorno dopo) alcune “real women” ossia alcune persone dell’azienda (non proprio splendide e decisamente non longilinee) si fanno fotografare con i calzoni. Commenti quasi tutti decisamente positivi e una bella copertura media (io sono arrivato da Mashable). Questo uno dei tantissimi commenti:

I’ve never shopped your company, but after seeing those adorable pants on your "real life" models I might just have to start!


image Mentre facevo vedere una cosa su Facebook durante un corso, mi hanno fatto notare che ho un numero di richieste di amicizia non approvate quasi uguale al numero di amici. Il motivo è che su Facebook tipicamente accetto solo le persone che ho conosciuto effettivamente, ma nel contempo non mi va di selezionare “Ignora” per le richieste che non approvo. Ognuno si dà le sue regole, no?

E’ come per Twitter dove non seguo la consuetudine applicata da molti di ricambiare i follower facendo altrettanto. Diciamo che sono cresciutello per fare collezione di amici e follower tanto per fare diplomazia o collezionismo. Parafrasando i Genesis: seguo quello che mi piace e mi piace quello che seguo (perché solo così riesco a leggerlo davvero).


Stavo segnalando una cosa su Facebook (una mia intervista su Innovation Cafè) e sono andato a vedere l’opzione “Condividi un segnalibro”. Beh, il testo contiene un un po’ di parole senza senso (con tanto di “libbero”) che che chissà da dove arrivano:

Refuso su Facebook


Wiret Novembre 2009 Ho iniziato a leggere il numero 11.09 di Wired e il pezzo “I letterati di Twitter” è particolarmente interessante. L’argomento riguarda il dubbio che la tecnologia stia influendo negativamente sulla capacità di scrivere dei giovani, e viene discusso con Andrea Lunsford, docente alla Stanford University, che ha creato il progetto di ricerca “Study of Writing” per valutare il livello di prosa degli studenti.

Qui riporto alcuni passaggi dell’articolo italiano, mentre online ho trovato la la versione inglese completa.

La prima scoperta di Lunsford è stata il fatto che i giovani di oggi scrivono molto di più rispetto a una qualunque generazione loro precedente. Questo accade perché si socializza soprattutto online, e quasi sempre attraverso dei testi.

Il team di Lunsford ha scoperto che gli studenti erano particolarmente capaci in quello che in retorica si chiama “kairos”, ovvero nel valutare il tipo di pubblico e adattare il loro tono e la loro tecnica per far passare il concetto nel migliore dei modi.

Scrivere quasi sempre per un pubblico (cosa che praticamente nessuno della mia generazione faceva) dà ai giovani un senso diverso di quello che è buona scrittura.Nelle interviste, gli studenti definiscono la buona prosa come qualcosa che ha un effetto sul mondo.

Sono considerazioni importanti che sembrano sfatare molti luoghi comuni, e si incrociano con “A Writing Revolution” una stimolante analisi pubblicata su Seed (via Giuseppe), la quale analizza la quantità di “autori” dal 1400 in poi, considerando come “autori” coloro che hanno pubblicato un contenuto letto da almeno 100 persone. Considerando blog, Facebook e Twitter, la quantità di “creatori” di contenuti è aumentata enormemente (vedi grafico seguente).

A Writing Revolution 


A guardare la rilevazione di ComScore dei siti web più visitati in Italia, in particolare confrontando la situazione di Giugno rispetto a quella di sei mesi prima, saltano all’occhio alcuni trend evidenti. Non solo lo scatto di Facebook, ma anche la comparsa di Live.come un certo ridimensionamento di portali nazionali come Libero e Leonardo. I due grafici di seguito si riferiscono rispettivamente a Dicembre 2008 e Giugno 2009.

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Questi schemi di ComScore fanno parte di una serie di chart che riguardano anche altri paesi (US, UK, Spagna e Francia) ed è disponibile su DocStoc ed è stata anche presentata su TechCrunch. A occhio, mi pare che rispetto alle rilevazioni di Nielsen (e quindi quelle di Audiweb) ci siano delle differenze significative, ma come valori relativi sono comunque dati interessanti.


Un’estate 2009 calda per il mondo delle tecnologie digitali, fatta di accordi, fusioni e acquisizioni che lasceranno il segno. Tra i più rilevanti, senz’altro l’intesa tra Microsoft e Yahoo! per le ricerche online, l’acquisizione di FriendFeed da parte di Facebook e la più recente intesa tra Microsoft e Nokia sugli applicativi mobili. Come giustamente scrive oggi Luca Tremolada su IlSole24Ore, “si stringe l’assedio attorno a Google”.

Nell’area dei social network stanno avvenendo alcuni dei movimenti più significativi: da una parte il cosiddetto real-time, dall’altra la centralità che iniziano ad assumere le funzioni di ricerca sulle piattaforme emergenti, Twitter e Facebook su tutte. Come scrive Steve Rubel, questo potrebbe significare un cambiamento radicale nel modo in cui usiamo le informazioni, facendoci diventare “source agnostic”.

Sul tema del social search, si conclude anche l’articolo di Federico Ferrazza su L’Espresso in edicola oggi (per qualche giorno si può leggere qui), che approfondisce la varietà dei social network in relazione ad argomenti diversi, professionali e non. L’articolo, che raccoglie anche un paio di mie battute riguardo a Linkedin e al social search, segnala anche una ventina di social network verticali.