Non ci conosciamo personalmente, ma ti leggo con piacere.
Mi permetto di segnalarti sull’argomento un interessantissimo post che ho letto proprio oggi su Linkedin e che secondo me può fornire diversi spunti di riflessione, proprio su questo argomento.
In pratica analizzando il successo di casi come quello di Airbnb e di Uber, emerge come una relazione “di valore” tra brand e persone al giorno d’oggi sia quella basata sul “capitale sociale”. Ovvero l’unica in grado di creare advocacy perché crea al tempo stesso connessioni e collaborazione. Una relazione che fa saltare in un certo senso però l’approccio utilizzato sinora da quasi tutti i brand e i settori merceologici.
Magari l’articolo lo hai già letto anche tu, nel caso, scusa lo spam involontario.
Ciao ciao e buona serata
Alessia
La mia esperienza è ogni azienda ha delle peculiarità e delle varianti cruciali nell’identificare i touchpoint con i consumatori.
Non è opportuno impostare dei modelli troppo complicati perché alla fine sono 6 o 7 i passaggi chiave, ma è fondamentale identificarne anche le ragioni che interrompono il journey, mentre troppo spesso ci si sofferma solo su come influenzare il passaggio allo stadio successivo.
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