Archivio: “User generated content”
Come ben sintetizza il report “The Customer Experience in 2020” di Gartner, tra cinque anni i clienti non tollereranno le aziende che non li riconoscono automaticamente e non ricordano le loro preferenze.
Per gestire queste relazioni one-to-one occorrono tre cose:
- Un atteggiamento di apertura e di ascolto nei confronti di tutti gli stakeholder dell’organizzazione, ossia lo stra-citato auspicio di “mettere il consumatore al centro dell’attenzione”. La metafora che uso da un po’ è quella di sostituire gli specchi dentro l’azienda con porte e finestre.
- Una tecnologia abilitante, tipicamente identificata come Digital Marketing Automation, in grado di intercettare i profili online delle persone ed i loro comportamenti multicanale e di memorizzarne in modo efficiente le caratteristiche. In pratica lo stesso concetto della telecamera sui siti rappresentata dagli analytics di cui scrivevo una dozzina di anni fa (yep!), ma con una potenza di trattamento dei dati senza precedenti.
- Un set di contenuti personalizzati che incrocino desideri e bisogni dei clienti in base ai loro gusti e alla fase del customer journey in cui si trovano rispetto alla relazione con l’azienda.
Stiamo quindi passando dalla fase in cui abbiamo imparato ad ascoltare ed interpretare i contenuti generati dagli utenti, ad una situazione nella quale gli User Generated Content insieme alle User Generated Actions guideranno il marketing delle aziende.
Che ne pensi?
I primi i motori di ricerca classificavano le homepage dei siti in ordinate directory. Poi si sono messi a censire tutte le pagine che trovavano di ogni sito web. Quindi immagini, news, blog, video. Fino a fornire direttamente delle risposte, piuttosto che elencare solo link. Ora tocca a Twitter e Facebook finire in questi enormi archivi informativi, grandi e articolati come mai si è visto sulla faccia del pianeta.
Ogni volta si aggiunge un ulteriore un pezzo di tutto quello che l’uomo produce in formato digitale. Adesso è la volta del “real web”, delle conversazioni live. Magari in un prossimo futuro ci saranno dentro anche Messenger, Skype. E perché non anche gli SMS? Delegando la funzione di memoria a pochi ma fornitissimi contenitori tecnologici.
Rischioso e fuorviante analizzare il fenomeno con le metriche del passato. Serve una concezione diversa per attribuire un significato nuovo a diverse parole chiave: contenuto, autore, autorevolezza, senso, tempo, e chissà quante altre.
Sicuramente, nel tempo che hai impiegato a leggere questo post, ci sono stati migliaia di interventi da parte di altrettante persone in ogni parte del globo, che avrebbero potuto interessarti più di questo. Forse ci capiterai un giorno, forse no. Ma potenzialmente ne avevi l’accesso. È il disagio che fornisce l’abbondanza
Ed è uno dei prezzi che vale la pena di pagare. Anche se questo “caos rapido”, per alcuni, diventa (più o meno consapevolmente) una licenza per invitare all’omicidio o inneggiare cause becere e offensive. O solo a produrre stupidate. Scorie inevitabili di un mondo che si digitalizza ed i cui strumenti di accesso e filtro (Google, Bing, Yahoo!), non solo contengono “tutto”, ma iniziano a comprendere “tutti”.
Da un comunicato stampa distribuito dai sempre professionali PRWeb, apprendo del progetto IdeasProject, un sito orientato a raccogliere i pensieri di alcune delle menti più in vista dei nostri tempi, ma aperto ai contribuiti di chiunque.
E così accanto a una Esther Dyson sempre sulla breccia, c’è Yochai Benkler (autore del bellissimo La ricchezza della Rete), gli immancabili Chris Anderson e Loic Le Meur, e diversi altri personaggi molto interessanti.
Un progetto da seguire.
A casa di Stefano si sta sviluppando un bel dibattito sul tema giornalismo e blog, o meglio, tra giornalisti e blogger. Il tutto nasce da un confronto senza peli sulla lingua tra un “amico giornalista” (che poi si svela e interviene nei commenti) e Stefano e altri colleghi blogger (termine che qui uso per praticità, ma ribadisco che non considero i blogger una categoria).
Per ragioni di tempo non ce la faccio ad intervenire nella discussione, ma sto maturando un pensiero riguardo a quello che a me sembra il punto centrale, ossia l’evoluzione del concetto di “contenuti”. Se continuiamo a ragionare dal lato dei produttori dei contenuti, e quindi sui ruoli professionali o amatoriali, sulle motivazioni di chi scrive per lavoro o per fare PR, allora rischiamo di perdere di vista chi ha in mano il pallino, ossia il lettore.
Noi possiamo sbellicarci a giudicare se il lavoro dei giornalisti sia privilegiato o meno, se i blogger siano dilettanti allo sbaraglio e meno e così via (e sono temi su cui ci si arrovella da tanti
Mankind Is No Island: toccante, poetico, realizzato interamente con un cellulare, dedicato agli homeless e a chi li sa ascoltare. Non chiamateli user generated content: sono tre minuti d’arte.
Mankind Is No Island: toccante, poetico, realizzato interamente con un cellulare, dedicato agli homeless e a chi li sa ascoltare. Non chiamateli user generated content: sono tre minuti d’arte.
Oggi ho partecipato all’ormai consueto appuntamento con Web in Tourism nella sua edizione romana. Oltre 200 persone e degli interventi di ottimo livello a mio parere; per me che non conosco i meandri del business turistico è stato interessante ascoltare di revenue management, sincronizzazione dei sistemi e dei dettagli dei booking engine.
Io ho moderato il convegno e aperto gli interventi parlando del “web 2.0” (ho messo un abstract dell’intervento una pagina ad hoc).
Una cosa mi aveva colpito durante l’edizione dell’anno scorso, fu una schietta domanda di un albergatore che mi chiese come gestire i commenti negativi (nel suo caso erano pochi ma percentualmente significativi per avergli fatto crollare le prenotazioni online). Così quest’anno ho dedicato un paio di chart a questo tema specifico, sottolineando da una parte la rilevanza dell’argomento (ho quotato una citazione di un manager di Venere ad un altro convegno: “I commenti costituiscono il secondo maggior motivo di scelta dell’hotel. Oltre l’80% degli hotel nelle principali città hanno ricevuto commenti”) e poi ho proposto questo schema per come affrontarli.
Tags: web in tourism
Oggi ho fatto un salto alla presentazione del 3
Per chi si fosse perso l’antefatto: Sergio Sarnari racconta sul suo blog l’insoddisfazione per un acquisto di mobili e la Mosaico Arredamenti lo cita per danni, diffidando anche chiunque altro riprenda le critiche.
Ovviamente, quello che è successo è una mobilitazione generale di solidarietà con Sarnari e una forte critica per l’atteggiamento dell’azienda denunciataria che sfocia addirittura in una lezione di comunicazione sotto forma di lettera aperta.
No, non firmerò questa lettera (mi invitato anche Luca via mail); penso che chiunque sia libero di fare ciò che vuoile nell’ambito delle leggi, poi sarà un giudiche che prenderà le decisioni. Tra l’altro non ho avuto modo di leggere il post di Sarnari (dato che per prudenza l’ha rimosso) e, anche se non ho modo di dubitare che non sia stato realmente denigratorio, preferisco giudicare solo ciò che ho visto direttamente.
Non credo che serva una “lettera aperta dei blogger” (io peraltro non mi sento tale – solo solo una “persona che ha un blog”, che è diverso), o quantomeno non all’azienda. Tanto capiranno comunque l’errore di comunicaizone e, se non lo capissero, il peggio è loro! Meglio evidenziare le opportunità che sottolinea [mini]marketing che condivido in toto.
Semmai è fondamentale vigilare sul seguito di questi eventi, nel senso che se dovessero portare ad azioni d censura o, peggio ancora, di risarcimento, sarà giustro mobilitarsi ma nei confronti di chi fa le leggi e di chi le fa applicare.
Cinicamente ho salutato favorevolmente l’intera vicenda, nel senso che servono casi del genere per testimoniare alle aziende cosa succede in questi casi. Insomma, il caso Kryptonite è stato da esempio a chissà quante aziende che nel 2004 scoprirono come non relazionarsi con il mondo esterno. Bene, adesso abbiamo anche un caso italiano. Grazie Sergio, grazie Mosaico Arredamenti.
Tags: Sergio Sarnari – Mosaico Arredamenti – Kryptonite
Avevo letto qualcosa riguardo a Global Voices tra i link del blog di Luca De Biase. Ora tramite Diego scopro che Bernardo Parrella ne ha appena avviato la versione in italiano.
Credo sia un progetto che merita tutto il sostegno, compresa la diffusione del logo!
Tags: global voices – bernardo parrella
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