Archivio: “Personal”

Si, è successo pure a me di fare spam. Oggi. O meglio, non proprio spam nel senso di messaggi inviati a destinatari sconosciuti. Ma una email che è stata spedita ad una serie di contatti aziendali in una forma un po’ troppo commerciale e impersonale. La fretta di promuovere un nuovo servizio e un misunderstanding interno hanno fatto partire delle email ad un database sbagliato e con un messaggio non adatto. Tra i destinatari anche qualche collega e amici che giustamente mi prendono in giro… Mi sa che avrò un po’ di caffè da pagare…


Sarò retrogrado ma l’educazione ed il rispetto dovrebbero venir prima delle tecnologie… Per cui se siamo in un meeting o al telefono, penso sia giusto pretendere la reciproca attenzione anziché inseguire e rimbalzare tra i trilli degli SMS, i campanelli di Messenger, gli status dei social network, i ding dong delle email in arrivo e così via.

Tentare di sfoggiare questo svolazzamento tra device e applicazioni in contemporanea, non fa altro che dimostrare quanto si è gestiti dalle tecnologie e dagli eventi (e non invece il contrario). Io penso che l’inefficienza (ed il conseguente stress) siano direttamente proporzionali alla quantità di interruzioni a ciò che si sta facendo.

Siamo nella Settimana Nazionale della Sicurezza in Rete, Virgilio propone una Netiquette 2.0, ma poi tocca constatare che è la buona educazione quella che manca… (Che si è capito che di recente ho partecipato ad una riunione “storta”?)

Proprio mentre stavo scrivendo queste note, il buon Luca segnalava su un lungo articolo sul New York Magazine intitolato The Benefits of Distraction and Overstimulation. Da leggere per chi si interessa di come sta cambiando l’attenzione e la capacità di concentrazione del genere umano.


Io continuo a credere al valore strategico dei blog aziendali. Inizio così un articolo che, come usa scrivere Massimo, era novo ieri, ossia è uscito ieri su Nòva, l’allegato de IlSole24Ore.

Nell’articolo sottolineo come un blog sia una delle migliori palestre per allenare le (persone delle) aziende alla relazione con gli individui (e non con i target), alla conversazione, all’uso intelligente e adeguato dei social media. Certo, non basta un blog per far trasformare un’azienda (il titolo del pezzo è proprio “Se bastasse un blog”), ma può essere un ottimo punto di partenza.

Buona lettura!


Stamattina presto ho trovato un attimo di tempo per scrivere una testimonianza per un un libro sui web analytics che sta scrivendo un mio amico e che uscirà giugno (faccio il misterioso solo perché non so se la cosa sia ancora riservata o meno). Poi arrivato in ufficio, nel quarto d’ora dedicato all’aggregatore dei feed RSS, ho scorto un post di Fabris sui sondaggi di opinione che ho stampato e letto con calma solo adesso. Il j’accuse di Fabris riguarda l’uso spregiudicato dei sondaggi e l’approssimazione professionale dei sondaggisti.

Ho trovato questo post collegato al tema dei web analytics i quali, in fondo, sono sondaggi sull’utilizzo dei siti piuttosto che della fruizione delle campagne di advertising, svolti però analizzando dei dati oggettivi anziché svolgendo delle interviste. Continuo ad essere convinto non solo che la Rete sia il più grande focus group mai esistito, ma che gli strumenti ad uso delle ricerche di mercato, saranno sempre più orientati ad osservare e ascoltare le persone in base ai loro contenuti generati online, piuttosto che andarle a intervistare.

Magari in questo modo anche gli attuali sondaggi di opinione potrebbero risultare maggiormente verificabili…


Il Mondo Beh, non mi avevano mai dato del “maghetto”. C’è sempre una prima volta, no? Per fortuna sono in compagnia di illustri colleghi in un articolo su Il Mondo in edicola questa settimana che si chiama “Tornano i maghetti del web”.

Seppur contento della segnalazione su uno più letti periodici business, ammetto che il titolo dell’articolo non mi piace proprio (anche Nereo è d’accordo), nel senso che pare confermare quell’immagine delle persone che lavorano sul web come degli stregoni che “fanno cose” attraverso diavolerie tecnologiche fate di trucchetti ed espedienti. In realtà, come spesso accade, questa impostazione svanisce totalmente leggendo l’articolo, dove aziende come la mia Ad Maiora e le altre citate, sono segnate come fornitori di alcune tra le principali aziende italiane. Le quali, per fortuna, tendono a non avvalersi di semplici smanettoni.


Lo chiamiamo istinto, oppure colpo d’occhio, o magari colpo di fulmine. È quell’istante in cui il nostro cervello elabora informazioni visive e non e sviluppa opinioni, impressioni, decisioni.

Malcolm Gladwell - In un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo Bello e interessante questo libro di Malcolm Gladwell, uscito nella sua versione originale come Blink (più avanti vi racconto una cosa sulla parola Blink a cui sono legato) e ora disponibile in italiano come “In un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo”. Stimolanti le ricerche sull’influenza sui nostri pareri “a prima vista”, i quali derivano non solo dalla nostra retroguardia culturale e conoscitiva, ma anche da fattori a cui non avrei mai pensato, che ancora una volta dimostrano l’incredibile complessità e sofisticazione del nostro cervello.

Non occupandomi di neurologia o argomenti simili, non so valutare la validità scientifica degli esperimenti presentati nel libro, ma appare comunque piacevole una credibilità di fondo del testo anche per via della sua scorrevolezza. Incredibile la parte che descrive le ricerche sul significato delle nostre espressioni facciali che, per chi le sa leggere, riescono ad interpretare anche le verità più recondite del più abile dei mentitori. Sarebbe quasi una disciplina da industrializzare e penso anche ad alcuni ambiti specifici, eh eh. Insomma, un libro che consiglio.

Fatemi solo ricordare di Blink. Nient’altro che un velocissimo compilatore software del linguaggio dBase/Clipper (epoca 89-90). Così, giusto per i nostalgici della programmazione quando c’era il DOS.


Un pomeriggio durante una chattata come se faceva allora (canali IRC, telnet e  file nella vaschetta di McLink), mi “scrive un amico di modem” eccitatissimo: Hey, stasera riusciamo a vedere una innovazione straordinaria, un software che cambierà il mondo, e via con altre espressioni che a me parvero esagerate.

La sera, in una pizzeria romana, eravamo in cinque o sei. Sto cercando di ricostruire chi ci fosse ma temo di confondere e allora non rischio :) comunque, il giro era quello delle BBS, di Peacelink, di Agorà.

Giocai qualche minuto con Mosaic.

Era godibilissimo partecipare all’entusiasmo e alla meraviglia delle persone che erano con me; ciò che ricordo con precisione fu il momento intenso in cui passammo dalla fase del “guarda quanto è cool questa cosa del link” alla riflessione: “ti rendi conto di cosa significherà questo sistema?”.

Grazie mille Mr. Bernes-Lee, grazie CERN, grazie a tutti quelli che hanno creato il più grande progetto distribuito e indipendente al mondo e grazie a tutti quelli che continuano a difenderlo e ad alimentarlo.


Il nuovo layout di questo blog è pressoché completo. L’idea è di continuare a mantenere centrale questo strumento di comunicazione, cercando di lasciare gli altri tool (Facebook, FriendFeed, ecc.) sono come collaterals.

Alcune nuove funzioni derivano dalla rinnovata piattaforma Typepad, e riguardano in particolare una migliore navigazione tra le pagine e, soprattutto, una nuova gestione dei commenti che mi piace molto. Adesso si può rispondere ad uno specifico commento e non c’è più bisogno di mettere il codice di controllo. Se si dispone di un account Typepad oppure OpenID, ci si può loggare e il commento viene identificato con i propri dati e la relativa foto.

Riguardo ai contenuti, ho aggiunto una pagina che raccoglie le slide, i video e le foto che mi riguardano, a cui si accede dal menu nella nuova barra in alto. Ho anche semplificato la licenza Creative Commons, lasciando le sole opzioni “Attribuzione” e “Non commerciale”. Vorrei fare ancora degli aggiustamenti “di fino” per i motori di ricerca, ma Typepad ha ancora qualche problemino che sto cercando di risolvere con un loro responsabile a San Francisco.

L’idea della dominante verde non è originalissima, ma con questa vorrei rappresentare l’applicazione di una specie di “ecologia dei contenuti”, intendendo la pratica di scrivere con leggerezza ma con serietà, mantenendo una giusta continuità ma senza esagerare in frequenza, provando a mantenere una certa consistenza fornendo del valore aggiunto. Se poi non ci riesco… vorrà dire che ho sbagliato colore! (ah, si, ho aggiornato anche il set di smile).


Bravissimi Juliette-Margot e Marco per aver inventato e realizzato il Blogstar Game: ci voleva proprio. Una bella dose di (auto)ironia sul mondo delle relazioni online, dei blog, del page rank con tutti gli equivoci da scambio di persone e personalità, di patemi d’animo per la link popularity, sempre sotto rischio di essere bannati.

Certo, per cogliere tutte le sfumature del gioco bisogna essere un po’ avvezzi delle cose della blogosfera, compresi gossip, polemiche, personaggi chiacchierati e intrighi della Rete. Ma il bello è proprio questo! Così come è bello essere uno degli elementi del gioco (grazie ragazzi!)

Via Catepol leggo il post di Novecento secondo cui il gioco rappresenta la vera faccia della blogosfera fatta di persone che “cercano imporre la propria presenza”. Mah, a parte il fatto che in Rete risulta ormai impossibile imporsi arbitrariamente, penso che siano proprio l’ironia e la presa in giro gli elementi che testimoniano l’evoluzione positiva del fenomeno blog e di tutto quello che si tira dietro.

Il Blogstar Game si può comprare ma è anche possibile costruirselo da sé scaricando tutti i file (ottima idea). Ora rimane da spiegare a mio figlio il motivo per cui valgo solo 100 punti e chi è Macchianera e perché è quello che vale di più

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Bravissimi Juliette-Margot e Marco per aver inventato e realizzato il Blogstar Game: ci voleva proprio. Una bella dose di (auto)ironia sul mondo delle relazioni online, dei blog, del page rank con tutti gli equivoci da scambio di persone e personalità, di patemi d’animo per la link popularity, sempre sotto rischio di essere bannati.

Certo, per cogliere tutte le sfumature del gioco bisogna essere un po’ avvezzi delle cose della blogosfera, compresi gossip, polemiche, personaggi chiacchierati e intrighi della Rete. Ma il bello è proprio questo! Così come è bello essere uno degli elementi del gioco (grazie ragazzi!)

Via Catepol leggo il post di Novecento secondo cui il gioco rappresenta la vera faccia della blogosfera fatta di persone che “cercano imporre la propria presenza”. Mah, a parte il fatto che in Rete risulta ormai impossibile imporsi arbitrariamente, penso che siano proprio l’ironia e la presa in giro gli elementi che testimoniano l’evoluzione positiva del fenomeno blog e di tutto quello che si tira dietro.

Il Blogstar Game si può comprare ma è anche possibile costruirselo da sé scaricando tutti i file (ottima idea). Ora rimane da spiegare a mio figlio il motivo per cui valgo solo 100 punti e chi è Macchianera e perché è quello che vale di più

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Mi ha scritto Alessandro chiedendomi un consiglio su un percorso formativo per lavorare nell’ambito della comunicazione strategica online. Interessante il fatto che ritiene gli siano “strette” le figure professionali specialistiche. Insomma: lui vuole fare strategia!

Ricordo un giovane collega quando mi occupavo di informatica che a vent’anni aveva deciso di fare… un sistema operativo! Per carità, era molto bravo, ma il punto è aveva pensato a questo ambizioso traguardo senza aver scritto ancora una linea di codice. Poi fece tutt’altro.

Il primo consiglio che voglio dare ad Alessandro è quindi di iniziare a “sporcarsi un po’ le mani” (segui tutto che puoi sulla Rete, prova a collaborare con qualche azienda, apri un blog), tanto per verificare che sia davvero “la strategia” il tuo settore elettivo.

Ancora più importante il tema della specializzazione: non va mai dimenticato che un direttore d’orchestra deve conoscere e avere esperienze specifiche su tutti gli strumenti. Quindi se si ambisce ad attività di coordinamento, è giusto prevedere una formazione più allargata e di maggior durata che copra più ambiti.

Detto ciò, cavalca pure le tue ambizioni, punta al massimo (ma non in senso arrivista) e cerca di imparare dagli errori.

Stay hard, stay hungry, stay alive (Bruce Springsteen)
Stay Hungry. Stay Foolish (Steve Jobs)

Che altri consigli possiamo dare a Alessandro?


Ho avuto il privilegio ed il piacere di collaborare all’impostazione di un executive master allo IULM dal titolo “Social media marketing & web communication. La comunicazione aziendale nel Web 2.0”.

Mi sembra uno dei primi corsi sull’argomento organizzati da una università che sia pensato per chi è già in azienda o comunque ha bisogno di contenuti operativi e casi concreti.

Seppure questo sia uno di quei momenti economici dove la formazione viene spesso sacrificata rispetto ad altre attività, questo master mi sembra un’ottima soluzione per quelle aziende che capiscono l’importanza di aggiornare il loro personale sui temi del social marketing e del web 2.0.

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Ho avuto il privilegio ed il piacere di collaborare all’impostazione di un executive master allo IULM dal titolo “Social media marketing & web communication. La comunicazione aziendale nel Web 2.0”.

Mi sembra uno dei primi corsi sull’argomento organizzati da una università che sia pensato per chi è già in azienda o comunque ha bisogno di contenuti operativi e casi concreti.

Seppure questo sia uno di quei momenti economici dove la formazione viene spesso sacrificata rispetto ad altre attività, questo master mi sembra un’ottima soluzione per quelle aziende che capiscono l’importanza di aggiornare il loro personale sui temi del social marketing e del web 2.0.

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Ho appena ricevuto una brutta notizia, la scomparsa di Armando Marchi che ho conosciuto nel suo ultimo incarico, ossia come responsabile del centro di formazione manageriale Barilla Lab col quale ho collaborato in diverse occasioni.

Pur avendo passato con lui solo poche ore, mi sento di dire due parole perché Armando era una di quelle persone che ti rapiscono, ti fanno “alzare il livello” qualsiasi sia l’oggetto della discussione. Ma sempre con un’eleganza ed una saggezza che non ti stancheresti mai di ascoltare, nella consapevolezza di avere a che fare con una persona speciale, una persona migliore.

Un piccolo aneddoto. La prima volta che ci presentarono, mangiammo qualcosa assieme alla mensa in Barilla, un paio di anni fa circa. Mi sa che nella discussione sulla comunicazione delle aziende, forse ripetei una volta di troppo il concetto che occorrerebbe considerare i consumatori in primis come persone. Armando, chiese scusa, disse di aspettarlo e tornò dopo un minuto. Mi porse un libricino con il logo Barilla in copertina e lo aprì nella pagina iniziale indicandomi una frase (vado a memoria): “Noi dobbiamo considerare tutti i consumatori come persone”. Si trattava di un documento riservato ai manager dell’azienda a cui la proprietà indicava il percorso strategico. Poi elegantemente mi suggerì di dare un’occhiata alla data del volumetto: 2003. Da una parte fui contento di affermare cose condivise in un’azienda di quello spessore, dall’altra mi resi conto (una volta di più) che i pensieri innovativi e avanguardisti girino nelle grandi aziende molto di  più di quanto si pensi.

Toccante il ricordo di Guido Barilla.

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Quest’anno il MediaKey Award mi è sembrato piuttosto piacevole. Il problema è che non è banale mantenere alta l’attenzione con una carrellata lunghissima di nomination, “the winner is”, foto ai premiati, ecc. Però questa volta è andata meglio di altre edizioni, probabilmente anche merito di Giorgia Surina che ha condotto in modo divertito e divertente.

Io sono arrivato un po’ in ritardo (ero a sentire Tapscott, di cui scriverò in un altro post), giusto in tempo per premiare un paio i vincitori come rappresentante di IAB.

Paolo Migone e Mauro Lupi al MediaKey Award Tra i premiati, mi piace segnalare Ufficio Reclam con Paolo Migone come protagonista. L’avevo già evidenziato qualche mese fa e l’altra sera sono andato a fargli i complimenti. Mi ha raccontato del suo nuovo spettacolo sulle energie rinnovabili e del modo col quale ha coinvolto alcune aziende: interessante. Gli ho anche detto che la mia ammirazione per lui è ulteriormente aumentata dopo averlo intravisto mentre entrava ad un concerto milanese di Springsteen. Grazie a Nazzareno per la foto.


Sabato pomeriggio ho partecipato all’Internet Tour organizzato nell’ambito di Codice Internet. Mi sembra che l’iniziativa di Marco&Marco sia in crescendo, anche se non è banale portare gli analogici a sentir parlare di internet. Mi auguro che i contenuti delle giornate al Teatro dell’Arte troveranno ampia diffusione e poi un seguito in altre città, perché in effetti a teatro saranno intervenute più o meno 400 persone complessivamente, mentre il progetto merita senza dubbio audience più rilevanti.

Tanti gli amici e i colleghi. C’erano anche Layla con la figlia Beatrice che si vantava di avere tre blog, David Weinberger (di cui scriverò in un altro post) che ha preso a cuore Codice Internet, Pietro neo-boss di Microsoft Italia (e ora pure blogger) accompagnato da Carlo e Luca, Michele ormai blogger scatenato, Lele con le sue pins originali, MCC e il suo dentro/fuori. E poi Marco con mamma e figli in platea, che continua a debordare la sua passione per internet.

Del mio panel mi sembra giusto sottolineare il dato che riguarda le vendite online di Olio Carli arrivate a 12 milioni di Euro l’anno. Occorrono anche elementi concreti come questo per divulgare correttamente l’utilizzo della Rete.


NetForum: Mauro Lupi Mi faccio sempre gli scrupoli prima di scrivere della mia vita privata, sia perché tengo ad una certa discrezione, ma soprattutto perché penso che alla maggior parte dei lettori gli interessi (giustamente) poco.

Ma ho ceduto quando mi hanno proposto di fare un servizio per NetForum per la rubrica “Il lato privato dei manager”, e mi sono trovato a raccontare di hobby, passioni, di dove vorrei vivere, ecc. Un assaggio del servizio è online, mentre nell’edizione cartacea (che ancora non ho visto) dovrebbero esserci anche altre foto (non vi dico la trattativa con moglie e figli per inserirne anche una con loro…).

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In aereo tornando da Dusseldorf, con un po’ di mal di testa e poca voce per via del party di ieri sera, ma con un po’ di curiosità nel giocare subito con la rinnovata versione dell’ottimo Live Writer (ora pure col controllo ortografico in italiano) con cui sto scrivendo questo post.

Quello che mi chiedo ormai da alcuni anni, è perché si continuano a organizzare party dove solo il 5% delle persone accompagna ballando l’assordante musica ed il restante 95% dannatamente si sgola per cercare di parlare con gli altri? Ha più un senso? O sono io che ormai sono irrimediabilmente vecchio?

Stamattina, nello splendido albergo in cui mi ha ospitato Zanox, ho fatto due chiacchiere con dei colleghi durante la colazione mentre in una stanza a fianco un pianista suonava Chopin e (mi pare) Bach. Beh, tutta un’altra cosa :)


A tutte le persone che in azienda si occupano di capire come sta cambiando il rapporto tra aziende e individui (interni ed esterni), suggerisco di:

  1. recarsi sul blog di Luca De Biase;
  2. leggere il suo post Carrefour e le persone;
  3. ripartire dal punto 2. fino a che non si definisce una strategia operativa per poter affrontare e gestire questa nuova relazione.

Il caso Carrefour dimostra alcune cose:

  • Le opinioni delle persone si alimentano indipendentemente da quello che piace alle aziende e, talvolta, coinvolgono i brand molto più di quanto sia dovuto (su questo caso specifico sono d’accordo con Enrico).
  • Occorre ricordare quanto tali opinioni si sviluppino velocemente per mezzo della Rete e quanto siano influenti.
  • I dipendenti o collaboratori di un’azienda sono l’azienda stessa; si dà (giustamente) per scontato che rappresentino i valori del gruppo per cui lavorano.

Se qualcuno decidesse di fare la task list a cui accennavo prima, propongo un paio di punti:

  • Aprire un canale di comunicazione vero. Adesso. Che sia un blog, una community online, un forum (in casa Carrefour, ad esempio, mi è sembrato utile e tempestivo un intervento sul forum), ecc. Ma fa fatto adesso. Pensate se Carrefur (così come le altre aziende interessate) avessero avuto un adeguato canale già aperto: senz’altro avrebbero potuto affontare la situazione molto meglio (pur rimanendo, ovviamente, di fronte ad un fatto grave e negativo)
  • Se è vero, come detto prima, che i dipendenti sono l’azienda, occorre farglielo sapere! Occorre farglielo sentire.

Fin qui le chiacchiere da uno che si occupa di comunicazione. Come individuo posso solo esprimere tutta la mia solidarietà a Barbara. In una sola frase che gli è stata detta c’è tanta di quella superficialità e, direi, cattiveria, che continua ad insinuarsi nella società d’oggi.

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Un’opzione di Outlook che non riesco ad impostare, è quella di scegliere una pagina specifica di una email che voglio stampare, e quindi mi tocca stampare sempre l’intero messaggio. Si può optare di stampare solo le pagine pari o quelle dispari, ma non risolve il problema.

Dato che odio gli sprechi, sono contento di aver trovato oggi una soluzione semplice e che mi piace condividere. Praticamente stampo la mail su un PDF e poi la apro con Adobe Reader che invece permette di selezionare le pagine di stampa. Tuuto qui.

Alla fine risparmerò carta e toner per non più di 50 pagine l’anno, ma volete mettere la soddisfazione!


Insieme a mia figlia abbiamo fatto i compitini (come annunciato) e proviamo a descrivere il cellulare W760i di Sony Ericsson che ci ha passato Buzz Paradise.

Si tratta di un apparecchio moderno, robusto e molto giocoso, confermando la prima impressione. La fotocamera da 3,2 MP fa il suo dovere anche manca di autofocus. La gestione e la qualità della musica è eccellente, in classico stile Sony; addirittura apprezzabile è l’altoparlante incorporato. E poi il sensore ai movimenti (ho imparato che tecnicamente si chiama accellerometro) è divertente, soprattutto nei giochi che peraltro godono anche di due piccoli tasti aggiuntivi per funzionare a mo’ di console.

Sony Ericsson W760i Interessante che ci troviamo a descrivere quello che ho chiamato un cellulare e ho inziato scrivendo di fotocamera, musica e giochi. Ecco, probabilmente questo descrive meglio di ogni altra cosa questo tipo di apparecchio.

Luci e ombre sul GPS. I satelliti si agganciano molto velocemente ma il fatto che richieda sempre la connessione ad internet è antipatico (così come il programm Wyfinder che occorre acquistare) e quindi serve un piano tariffario adeguato. La funzione Tracker (questa invece non necessita di internet) permette di registrare gli spostamenti durante l’allenamento: l’ho provato facendo un po’ di jogging in spiaggia e praticamente ho impiegato più tempo a spulciarmi tutti i report che vengono generati rispetto ai (pochi) minuti effettivi di corsa.

Per i miei gusti non ci sono molte possibilità di personalizzazione, ma le mie necessità sono di uno vero smartphone (dopo anni di Treo ora ho un Samsung 780i e Windows Mobile) e chiaramente il w760i non è un apparecchio che si può considere professionale, anche se in relazione al prezzo (meno di 250 Euro) lo trovo decisamente completo.

Un po’ di link per chi volesse approfondire, in particolare la competente recensione di Andrea Beggi che condivido e tutti gli altri post diligentemente raccolti dal Capitano. A chi interessa il tema dei post sollecitati dalle aziende in modo trasparente come questo, c’è una discussione a casa di Stefano, e a tale proposito qui vi chiedo: ritenete utili e/o interessanti post come questo anche sapendo che il prodotto mi è stato fornito dal produttore?

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Mi è arrivato il nuovo cellulare Sony Ericsson w760i che ho accettato di provare per BuzzParadise, per cui i compitini per il weekend sono delineati (altri come me sono all’opera).

Sony Ericsson w760iLeggo nel flyer allegato che il target dell’apparecchio è 15-35 anni. Quindi bilancerò il mio evidente sforamento di target, facendomi aiutare nella prova da mia figlia Francesca, che è già sul pezzo da ieri e lo sta rigirando come un calzino.

Primo giro veloce: ha il GPS, la radio, internet HSDPA, una bella fotocamera e la parte walkman è molto divertente, con tanto di avanzamento brani e controllo volume che si fanno muovendo l’apparecchio. Insomma… ci sarà da giocare! Certo se avesse pure un ventilatorino incorporato per arginare la calura di questi giorni…

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Questa sera c’è Bruce Springsteen al Meazza di Milano (io continuo a chiamarlo San Siro). È la terza volta che suona in questo stadio e nelle due occasioni precedenti (1985 e 2003) si trattò di serate epiche. Ovviamente io c’ero in entrambe le occasioni, e poterlo dire è una specie di Oscar del vero fan.

Per una serie di motivi questa volta lo salto. Vorrà dire che passero i prossimi giorni a scovare sui forum giusti l’immancabile bootleg (c’mon, roll your tapes!), anche se non sarà la stessa cosa.

Ho saputo di persone che sono da sabato fuori dallo stadio per poter entrare nel pit (ossia lo spazio sotto il palco per i fan più accaniti). Ho visto che tra i quattro siti nel blogroll di Fabio (che ha appena commentato da queste parti) c’è il sito del Boss. Ho letto lo speciale su Corriere.it e due brividi sono venuti. Mi ci vuole una dose di musica stasera.

Poi arriva l’sms di mio figlio Gianluca che ha appena terminato gli orali all’esame di terza media e allora penso che questa sera festeggerò comunque una cosa bellissima. Growing up…

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Anche se il numero di iscritti al feed oggi mi segnala un impietoso 1961, che poi è il mio anno di nascita…

Anche se ieri sono entrato in una community online e nell’accogliermi la moderatrice mi ha scritto: “Ciao, non rimanere deluso se siamo tutti piccini!” (non pensate male: mi sembra che il più giovane  faccia l’università!)…

Insomma, anche se il quotidiano non si risparmia a ricordarmi che il tempo passa (il titolo del post è una m3zza parafrasi di “spero di morire prima di diventare vecchio” che cantavano gli Who), adesso ho voglia di parlare di giovani.

  • Francesca Casadei (aka LaFra). Brava! Ha vinto il Young Lions media competition a Cannes. Servono casi di successo come il tuo. Servono esempi che testimoniano quanto sappiamo competere nel mondo.
  • Laura Premoli. Laura mi ha scritto per parlarmi del suo blog, ma qui voglio segnalare la sua presentazione in cui sembra trasparire una carica positiva ma equilibrata; tra l’altro scrive:

Sono una ragazza molto energica, sicura dei miei obiettivi, adoro la compagnia ma non rinnego i momenti di solitudine, adoro la lettura e non vivo senza musica, mi piacciono le sfide e non mi tiro mai indietro, sono molto ambiziosa anche se consapevole della mia giovane età.

Dateci sotto!

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Anche se il numero di iscritti al feed oggi mi segnala un impietoso 1961, che poi è il mio anno di nascita…

Anche se ieri sono entrato in una community online e nell’accogliermi la moderatrice mi ha scritto: “Ciao, non rimanere deluso se siamo tutti piccini!” (non pensate male: mi sembra che il più giovane  faccia l’università!)…

Insomma, anche se il quotidiano non si risparmia a ricordarmi che il tempo passa (il titolo del post è una m3zza parafrasi di “spero di morire prima di diventare vecchio” che cantavano gli Who), adesso ho voglia di parlare di giovani.

  • Francesca Casadei (aka LaFra). Brava! Ha vinto il Young Lions media competition a Cannes. Servono casi di successo come il tuo. Servono esempi che testimoniano quanto sappiamo competere nel mondo.
  • Laura Premoli. Laura mi ha scritto per parlarmi del suo blog, ma qui voglio segnalare la sua presentazione in cui sembra trasparire una carica positiva ma equilibrata; tra l’altro scrive:

Sono una ragazza molto energica, sicura dei miei obiettivi, adoro la compagnia ma non rinnego i momenti di solitudine, adoro la lettura e non vivo senza musica, mi piacciono le sfide e non mi tiro mai indietro, sono molto ambiziosa anche se consapevole della mia giovane età.

Dateci sotto!

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