Archivio: “Marketing”
Oltre al convegno sul content marketing di giovedì 12, segnalo l’incontro Dal CRM al Digital Marketing organizzato da SOIEL che si terrà sempre a Milano venerdì 13 alle 9.20 e mi sembra presenti un ottimo programma.
Io introdurrò la sessione “Dall’analisi all’azione: campaign management, engagement e loyalty” con l’intervento “Interactive Marketing Multicanale” dedicato alla digital marketing automation.
Come ben sintetizza il report “The Customer Experience in 2020” di Gartner, tra cinque anni i clienti non tollereranno le aziende che non li riconoscono automaticamente e non ricordano le loro preferenze.
Per gestire queste relazioni one-to-one occorrono tre cose:
- Un atteggiamento di apertura e di ascolto nei confronti di tutti gli stakeholder dell’organizzazione, ossia lo stra-citato auspicio di “mettere il consumatore al centro dell’attenzione”. La metafora che uso da un po’ è quella di sostituire gli specchi dentro l’azienda con porte e finestre.
- Una tecnologia abilitante, tipicamente identificata come Digital Marketing Automation, in grado di intercettare i profili online delle persone ed i loro comportamenti multicanale e di memorizzarne in modo efficiente le caratteristiche. In pratica lo stesso concetto della telecamera sui siti rappresentata dagli analytics di cui scrivevo una dozzina di anni fa (yep!), ma con una potenza di trattamento dei dati senza precedenti.
- Un set di contenuti personalizzati che incrocino desideri e bisogni dei clienti in base ai loro gusti e alla fase del customer journey in cui si trovano rispetto alla relazione con l’azienda.
Stiamo quindi passando dalla fase in cui abbiamo imparato ad ascoltare ed interpretare i contenuti generati dagli utenti, ad una situazione nella quale gli User Generated Content insieme alle User Generated Actions guideranno il marketing delle aziende.
Che ne pensi?
Da un riassunto dei temi affrontati nel Marketo Marketing Nation Summit, riprendo quattro punti facili facili, ma in realtà ricchi di valore e complessità, che dovrebbe affrontare il marketing delle aziende:
- Marketing must transform from a cost center to a revenue source
- Marketing must lead the customer experience
- Marketing must adopt a customer engagement mindset
- Digital and data must dominate investment
Sono punti citati da Jeff Pundyk dell’Economist, che ha anche riportato i dati di una loro ricerca globale sui marketing executives: l’80% di loro ritiene che si debba ristrutturare il marketing ed il 29% pensa che si debba fare urgentemente.
Quindi: “Digital Transformation Now!”
Secondo una recente indagine realizzata da The Economist Intelligence Unit e che ha coinvolto circa 500 CMO (Chief Marketing Officer), la maggior parte di questi ritiene che nel breve il loro ruolo riguarderà anche governare le vendite.
Riporto qui alcuni grafici della ricerca, mentre lo studio completo può essere scaricato qui.
Questo è il video del mio intervento al convegno di qualche giorno fa durante ForumPA, nel quale ho cercato di raccontare alcuni dei principali cambiamenti che le aziende stanno affrontando (specie per il marketing), provando anche a suggerire una roadmap di intervento. (Se non si visualizzasse il video in questo post, è visibile direttamente sul sito InnovaYV)
Le chart integrali le avevo già pubblicate in un post precedente.
Sul sito di InnovaTV sono disponibili tutti i video degli altri interventi del panel.
Un paio di giorni fa ho incrociato l’articolo Marketing Can No Longer Rely on the Funnel sul blog dell’Harvard Business Review.
Correttamente, gli autori mettono in discussione alcuni concetti centrali del marketing degli ultimi anni, ossia il Funnel ma anche il Customer Decision Journey proposto da McKinsey omai nel 2009. Riporto un paio di passaggi molto interessanti dell’articolo:
One of the most critical weaknesses of the Customer Decision Journey is the connection between purchase and advocacy. Almost every marketer we spoke to described how social media has disconnected advocacy from purchase. (…)
In today’s marketing landscape, people can experience a brand in many ways other than purchase and usage of a product. These include live events, content marketing, social media, and word-of-mouth. (…) In today’s digital age, advocates aren’t necessarily customers. Marketers who think that advocacy comes after purchase are missing the new world of social influence.
L’articolo suggerisce nuovi modelli, tra i quali il Customer Engagement Journey utilizzato da Visa. Ricordo che anche Brian Solis aveva elaborato un intelligente Dynamic Customer Journey già due anni fa.
Eppure vedo molti marketers elaborare le loro strategie facendo ancora riferimento a modelli piatti, lineari, in cui non vedono altro che un percorso cronologico che va dalla fase di consideration a quelle della loyalty e dell’advocacy. Evidentemente non è più così: il customer journey è dinamico, fluido, anche molto differente in funzione dei diversi tipi di consumatori.
Una cosa è certa: ogni strategia di marketing e comunicazione non può che partire dalla mappatura del customer journey e, per ogni touchpoint del journey, andranno realizzati contenuti verticali e iniziative coerenti con la fase in questione.
Rise of the Marketing Platform è un articolo che alla fine pubblicizza la piattaforma di un vendor, però contiene una buona analisi delle opportunità offerte dalle moderne tecnologie a supporto del marketing.
Riporto uno schema sintetico ma efficace sulla trasformazione del marketing.
Ma cosa dovrebbe fare una moderna piattaforma di marketing?
UNDERSTAND: Track customer identity, contacts, and context across every digital, social, and mobile channel — then organize this information into a single, open data repository.
ORCHESTRATE: Design and coordinate engaging customer experiences and continuous conversations that take each customer on a personal journey over time – and do this in an organized, automated way.
PERSONALIZE: Deliver relevant, personalized content and messages across channels and devices.
MANAGE: Support the operational aspects of running a marketing department. Plan the marketing calendar, coordinate content, track investments, and tie the marketing budget directly to results.
OPTIMIZE: Measure and maximize marketing ROI across channels. Attribute outcomes to each marketing experience, regardless of which application handled the interaction. Support data-driven decision making at the speed of marketing.
LEARN: The pace of change in marketing isn’t slowing down, so the platform also needs to give guidance, best practices, and knowledge to help marketers keep up.
Piacevole intervista concessa da Seth Godin a Inc. Non mi entusiasma il punto di partenza giornalistico che parte dagli errori anziché dalle best practices, ma Godin ci mette del suo.
Un piccolo estratto:
What would you say is the greatest mistake that marketers are making today?
Godin: The big mistake is thinking that their job is to spend money to get attention. If they think that that is what their job is, they will never ever succeed in marketing.
How can companies get marketing right?
Godin: Start by understanding that no one cares about them. People care about themselves. Anyone who tweets about a brand or favorites a brand is doing it because it is a symbol of who they are–it is a token, it is a badge. It’s about them, it’s not about the brand.
E ancora:
Commitment is what is required to change minds. We change our minds because we have made a commitment because something moves us.
Interessante questo articolo su Forbes sul tema della customer experience da cui ho preso spunto per il titolo del post e di cui riporto le raccomandazioni (riprese a sua volta dal libro Summit di F. Scott Addis):
- Listen to the individual customer
- Exploit your product and service differences
- Demonstrate the value of your offering
- Show your passion and creativity in every solution
- Demonstrate your personal commitment
- Shoot for the customers’ hearts
Alcuni punti sono mero buon senso, altri sono complessi da realizzare in maniera compiuta, specie in determinati settori o per talune classi di prodotti.
Idealmente si dovrebbe riuscire a valutare (e governare) il consumatore rispetto alla somma di esperienze rispetto al brand e non solo analizzando i singoli touchpoint. Perché d’altronde è così che le persone valutano le aziende.
Non a caso, il pezzo su Forbes segnala un articolo dell’anno scorso sull’Harvard Business Review (scritto da due analisti di McKinsey), tutto concentrato sul “customer’s end-to-end journey”. Ne cito un piccolo brano:
Most customers weren’t fed up with any one phone call, field visit, or other interaction—in fact, they didn’t much care about those singular touchpoints. What reduced satisfaction was something few companies manage—cumulative experiences across multiple touchpoints and in multiple channels over time.
Il tono con cui Forrester si rivolge ai business leaders è perentorio: “Your company is likely to face an extinction event in the next 10 years. And while you may see it coming, you may not have enough time to save your company”.
L’occasione è il nuovo report “The Future Of Business Is Digital” appena pubblicato da Forrester, in cui si analizza come il mondo degli affari nel sui complesso è trasformato dal digital.
Vorrei sottolineare innanzitutto l’evidente contraddizione tra due affermazioni degli executive intervistati:
- 74% of business executives say their company has a digital strategy (il dato è riportato nel post che annuncia l’analisi)
- 21% say “We have the right people to define our digital strategy” (vedi figura in basso)
Ora mi chiedo: ma allora la digital strategy chi l’ha fatta nel rimanente 79% dei casi?
Presumo (lo spero per le aziende) che si siano avvalsi di consulenti o partner esterni. E qui il primo tema è: quali sono i soggetti giusti per aiutare le aziende (specie le medie e grandi) ad impostare una digital strategy? Che non significa (solo) scegliere i canali web e social da utilizzare, come ci ricorda anche Forrester. Nè riguarda solo come pianificare l’advertisinig online…
Inoltre, solo il 15% dei manager ritiene che in azienda ci siano persone con gli skill necessari per eseguire la digital strategy. Un gap che ritengo sempre meno conveniente risolvere con l’outsourcing, specie per quanto riguarda i contenuti e le relazioni con l’esterno.
Forrester titola uno dei paragrafi del report con un concetto chiave: “Digital Business is a Journey, Not a Destination”. Aggiungo che il journey è un viaggio che non finisce, anzi, che è appena iniziato. E allora non basta un biglietto, serve una mappa, un programma del viaggio e, possibilmente, una buona guida.
Chiudo solo segnalando che anche nel sample della ricerca è possibile trovare degli molti spunti su cui impostare una vera digital strategy, nella quale è centrale il tema della customer experience su cui ho scritto di recente (qui e qui).
L’ho anticipato riprendendo un tweet di Davide ma la news penso meriti un post: gli amici di BizUp insieme ad Unicusano (una delle maggiori università telematiche in Italia) hanno elaborato il primo Master Universitario Online in Digital Marketing.
Il master rientra nell’offerta didattica della Web Marketing Ecademy (WME).
Sono molto contento di dare anche il contributo al programma didattico che mi sembra completo e ben articolato. Così come mi merita sottolineare la presenza di un bel corpo docenti.
Da segnalare anche che il Master WME si configura come un vero e proprio master universitario con rilascio di crediti formativi e attribuzione di un titolo di studio post-laurea con valore legale a livello comunitario.
Tutte le info sul master sono sul sito WME.
Qualche giorno fa mi ha scritto una persona chiedendomi un consiglio: in pratica vorrebbe lanciare un e-commerce nel settore high-tech rivenduti in dropshipping, puntando su ricchezza di catalogo, cura estetica del sito, consegna entro 48 ore. Il punto è che il budget di comunicazione di cui si dispone è di 250 Euro al mese.
Lo so, qualche collega del settore storcerà il naso, anzi, si è già voltato da un’altra parte. La mia posizione è quella di comprendere la richiesta, penso stimolata anche dalla faciloneria con cui in molti raccontano internet.
Ecco cosa ho risposto:
Capisco le tue perplessità, ma anche internet ha le sue regole di mercato. Ti faccio un esempio in un altro ambito: se voglio aprire un negozio di scarpe, non basta concentrarsi su buoni prodotti, una commessa gentile ed una bella vetrina: occorre il negozio! Purtroppo, trovare un locale in centro in una grande città costa un occhio della testa!
La Rete è così: potenzialmente è globale e ha una soglia di ingresso bassa, ma ciò è vero per nicchie di mercato o settori verticali. Se vai su settori competitivi, l’investimento richiesto è molto alto.
Aggiungo: chiaramente anche le opportunità possono essere notevoli sul mercato globale e su settori ampi e ricchi, ma l’asticella dell’investimento iniziale si alza di conseguenza.
Come al solito Randy di Seomoz è diretto e pragmatico e sempre piacevole da leggere. Si tratta del concetto mai-ripetuto-abbastanza del “partire da obiettivi e strategia” (ormai mi annoio io stesso a ribadirlo continuamente), che tuttavia non è stato metabolizzato da molte aziende.
Talvolta è utile semplificare al massimo i concetti, tanto poi a complicare le cose e ad aggiungere fuffa si fa sempre in tempo
Un anno che sta per finire un po’ così, con qualche cosa andata di traverso proprio sul finire. Meno male che ci sono un bel po’ di iniziative e progetti pronti per partire per un 2011 “come si deve”.
Quella che si dimostrata una certezza quest’anno è stata MIA, la newsletter del gruppo Ammiro (PDF 1,9 Mb) di cui è appena uscito l’ultimo numero dedicato al marketing della cultura (e un po’ anche alla cultura del marketing).
Tra i vari interventi, doveroso sottolineare quelli di Henry Jenkins e Jaron Lanier. Il grande Daniele Bologna, che di MIA ne è il curatore e coordinatore, mi ha fatto un bel regalo di Natale incastrando il mio articolo con Bruce Springsteen sullo sfondo: scusate ma proprio non resisto a postarla qua sotto (peraltro io a Babbo Natale ho chiesto il nuovo cofanetto del Boss…).
Giovedì a Roma e lunedì prossimo a Milano viene presentato il libro “Le Cose Nuove” edito da Lupetti. Se passate da quelle parti ci vediamo là.
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