Archivio: settembre, 2009

Via Dotcoma noto che nella homepage di Google c’è un bel link pubblicitario. Pur trattandosi di autopromozione (riguarda infatti il cellulare HTC con tecnologia Android venduto da Vodafone), dovrebbe trattarsi di una novità assoluta.

Certo che potevano impegnarsi un po’ meglio sul testo dell’annuncio: che significa “Altre informazioni.” scritto in quel modo? Probabilmente sarebbe stata quella la frase a cui mettere il link, ma presentato così non ha senso. O no?

Pubblicità sull'homepage di Google


Oggi Google ha fatto un annuncio importante per il mondo della pubblicità, ossia DoubleClick Advertising Exchange, una piattaforma tecnologica per far incrociare l’offerta e la domanda di pubblicità online.

Il sistema, seppure ricco di funzionalità e modalità di fruizione (come dettagliato sul blog della stessa DoubleClick, la società acquistata da Google l’anno scorso per 3,2 miliardi di dollari), è praticamente una specie di marketplace in cui i publisher potranno offrire il loro inventory pubblicitario e i marketers (o le loro agenzie) potranno acquistare e pianificare le campagne. Naturalmente il tutto è collegato con AdWords e AdSense, ossia le attuali piattaforme pubblicitarie di Google.

Più di un anno fa, ebbi modo di presentare in anteprima per l’Italia un progetto equivalente di Microsoft, di cui riprendo uno schema qui sotto:

Microsoft Ad Exchange

Il progetto Microsoft era specificatamente votato ad implementare un sistema “aperto”. E qui non parlo solo di API ma di un’infrastruttura simile a quella delle borse valori le quali, pur in presenza di specifiche regole, permettono una negoziazione tra qualsiasi operatore sul mercato. Spero che anche Google applichi davvero una piattaforma di questo tipo perché altrimenti ci si ritroverebbe in situazioni come quelle di AdSense in cui i publisher mettono a disposizione le loro audience ma nulla sanno dei ricavi generati su questa da Google (anche se finalmente lo stesso Schmidt


Oggi Google ha fatto un annuncio importante per il mondo della pubblicità, ossia DoubleClick Advertising Exchange, una piattaforma tecnologica per far incrociare l’offerta e la domanda di pubblicità online.

Il sistema, seppure ricco di funzionalità e modalità di fruizione (come dettagliato sul blog della stessa DoubleClick, la società acquistata da Google l’anno scorso per 3,2 miliardi di dollari), è praticamente una specie di marketplace in cui i publisher potranno offrire il loro inventory pubblicitario e i marketers (o le loro agenzie) potranno acquistare e pianificare le campagne. Naturalmente il tutto è collegato con AdWords e AdSense, ossia le attuali piattaforme pubblicitarie di Google.

Più di un anno fa, ebbi modo di presentare in anteprima per l’Italia un progetto equivalente di Microsoft, di cui riprendo uno schema qui sotto:

Microsoft Ad Exchange

Il progetto Microsoft era specificatamente votato ad implementare un sistema “aperto”. E qui non parlo solo di API ma di un’infrastruttura simile a quella delle borse valori le quali, pur in presenza di specifiche regole, permettono una negoziazione tra qualsiasi operatore sul mercato. Spero che anche Google applichi davvero una piattaforma di questo tipo perché altrimenti ci si ritroverebbe in situazioni come quelle di AdSense in cui i publisher mettono a disposizione le loro audience ma nulla sanno dei ricavi generati su questa da Google (anche se finalmente lo stesso Schmidt


In Bocconi è stata scelta “Enterprise Generated Content” per definire i contenuti generati dalle aziende; a questi è dedicato uno specifico convegno che si terrà giovedì 24 Settembre a Milano.

Un paio di anni fa io li definii Company Generated Content, per poi passare a identificare il complesso strategico come Content Marketing. In giro ho visto altre definizioni: branded content, corporate generate content, ma il succo è lo stesso: le aziende stanno entrando nella schiera dei produttori di contenuti affiancando, in questo, sia i media tradizionali (talvolta bypassandoli del tutto), sia gli individui.

Al convegno in Bocconi (l’ingresso è gratuito previa registrazione online), verranno presentate alcune ricerche realizzate dall’Università insieme alle testimonianze di Barilla, Purina, Telethon, Intesa San Paolo, Replay Reply. Dal lato degli editori interverranno esponenti di Mondadori, Yahoo!, Time Warner e Corriere.it.

Io sarò nel panel “Dalla filiera alla rete: le nuove regole d’ingaggio nella comunicazione digitale” moderato da Giampaolo Colletti, insieme ai colleghi di Adobe, Università di Pavia, Lush e con Mirko di Ninjamarketing.


Engaging the New Influencers - Edelman Sto tenendo un paio di giorni di lezione al Master in Media Relation organizzato da Formazione24Ore e il rapporto Engaging the New Influencers (PDF) pubblicato in questi giorni da Edelman diventerà senz’altro un ulteriore contributo al materiale didattico.

Richard Edelman, il CEO del gruppo, sintetizza alcuni punti nell’introduzione, tra i quali mi sono permesso di enfatizzarne uno in particolare:

  • Integrate search into PR
  • Mobilize the influencers
  • Inform the conversation
  • Understand that every company is a media company
  • Be present and consistent
  • Act in a democratic and decentralized way.


Dopo tre post filati relativi ad altrettante ricerche di mercato riguardo internet, per l’imminente weekend ho pensato di pubblicare un articolo che ho scritto un paio di mesi fa per TakeOff, un magazine distribuito in una serie di aeroporti italiani.

L’occasione del pezzo era la ricorrenza del ventennale della nascita del web. Poi mi sono lasciato andare sul tema della salvaguardia della Rete: un ambiente che ormai appartiene a tutti noi e dobbiamo difendere da legislatori disinformati, corporation accentratrici, corporazioni antistoriche.

Non ho scritto della paura del cambiamento che frena oppure ostacola la diffusione di internet e che va sempre considerata quando si ragiona sullo sviluppo della Rete. Lo fa invece molto bene Sante con un appassionato post di qualche giorno fa.

Qui invece il mio articolo. Buon weekend.


Dopo tre post filati relativi ad altrettante ricerche di mercato riguardo internet, per l’imminente weekend ho pensato di pubblicare un articolo che ho scritto un paio di mesi fa per TakeOff, un magazine distribuito in una serie di aeroporti italiani.

L’occasione del pezzo era la ricorrenza del ventennale della nascita del web. Poi mi sono lasciato andare sul tema della salvaguardia della Rete: un ambiente che ormai appartiene a tutti noi e dobbiamo difendere da legislatori disinformati, corporation accentratrici, corporazioni antistoriche.

Non ho scritto della paura del cambiamento che frena oppure ostacola la diffusione di internet e che va sempre considerata quando si ragiona sullo sviluppo della Rete. Lo fa invece molto bene Sante con un appassionato post di qualche giorno fa.

Qui invece il mio articolo. Buon weekend.


La ricerca sul Web 2.0 realizzata da McKinsey a livello internazionale è ormai giunta al suo terzo anno. Nell’intervistare i dirigenti di 1.700 aziende, sono stati analizzate separatamente tre tipologie di utilizzo degli strumenti Web 2.0: all’interno dell’organizzazione, per attività rivolte ai clienti, e per quelle dedicate ai partner e fornitori.

Tra le varie tavole del rapporto, segnalo quella che elenca le tecnologie Web 2.0 ed il loro grado di impiego. Le due barre mostrano la percentuale di utilizzo di ciascuno strumento distinguendo i casi in cui è anche stato verificato un risultato positivo misurabile. Blog, video sharing e social network (in questo ordine) sembrano essere quelli maggiormente performanti.

Web 2.0: McKinsey Global Survey Results


La ricerca sul Web 2.0 realizzata da McKinsey a livello internazionale è ormai giunta al suo terzo anno. Nell’intervistare i dirigenti di 1.700 aziende, sono stati analizzate separatamente tre tipologie di utilizzo degli strumenti Web 2.0: all’interno dell’organizzazione, per attività rivolte ai clienti, e per quelle dedicate ai partner e fornitori.

Tra le varie tavole del rapporto, segnalo quella che elenca le tecnologie Web 2.0 ed il loro grado di impiego. Le due barre mostrano la percentuale di utilizzo di ciascuno strumento distinguendo i casi in cui è anche stato verificato un risultato positivo misurabile. Blog, video sharing e social network (in questo ordine) sembrano essere quelli maggiormente performanti.

Web 2.0: McKinsey Global Survey Results


Riprendo una chart elaborata da Andy Atkins-Kr


Ho alcune ricerche da segnalare. Parto dall’Italia (le altre in post successivi) con i dati del rapporto “Gli italiani e le nuove tecnologie” presentato allo scorso Forum PA da Gianni Dominici.

Come anticipa lui, ci sono molti altri documenti validi prodotti per questo evento, il quale peraltro migliora di anno in anno e che ammetto di aver trascurato nell’ultima edizione. Intanto questo rapporto è molto interessante perché fa lo spaccato dell’uso di internet da parte della popolazione adulta italiana.