Qualche giorno fa discutevano con degli amici sugli ultimi libri letti e del fatto che nel 99% dei casi le mie letture sono dedicate a saggi legati in qualche modo alla mia professione. “Ma un bel romanzo, no?” è stata la domanda chiave.

È vero, sarebbe indubbiamente utile leggere qualcos’altro, ma dovendo decidere su non più di un libro al mese, che è il massimo che riesco normalmente a macinare, la scelta alla fine ricade sempre tra i testi annotati come “quelli da leggere” (attualmente ne ho ancora un paio in backlog).

Altra domanda, questa più impegnativa: “Ma i libri che trattano di scenari futuri, non rischiano di portarti fuori strada quando poi li riporti sulla realtà italiana?”.

È vero anche questo; si tratta di un rischio che conosco e che cerco di affrontare con pragmatismo. In pratica, tento di mediare gli slanci su trend e cambiamenti più o meno prossimi, con il daybyday fatto in casa delle aziende, sviluppando di fatto un senso critico che cerca di adeguare il presente tenendo presente di quello che sta succedendo (o che è già successo ma a distanza di un oceano). Una specie di cambio di fuso orario, con la consapevolezza che il jet lag crea inevitabilmente un po’ di confusione.

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4 commenti per “Ma un bel romanzo, no?”

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  1. Beppe Bravi aka BraGiu scrive:

    La Legge della compensazione. E comunque ogni tanto una disintossicazione by romanzo non sarebbe male :)

  2. Noodles scrive:

    sono di parte perchè amo la buona letteratura: avrò sempre un debito con stendhal per avermi raccontato storie senza tempo.
    ricordo sempre che una persona molto nota nel mondo del web un po’ di anni fa mi ha confessato di “sopravvivere alla pervasività della tecnologia leggendo la divina commedia”. era uno dei responsabili di un famoso portale nato a fine anni 90.

  3. Paolo scrive:

    Per carità, ognuno fa come crede, ma la domanda che ti farei io è: “che bisogno ha uno come te di leggersi un libro intitolato ‘Facebook Marketing’?!”. Anch’io amo molto i saggi, oltre ai “bei romanzi”, ma preferisco ampliare un pò i miei orizzonti, traendone peraltro un enorme beneficio anche nella professione. Non è che questa tua passione per la “saggistica internettiana” deriva dal fatto che tu stesso ne sei anche autore?

  4. Mauro Lupi scrive:

    Hai ragione per “Facebook marketing” che peraltro è stata una delle cose più inutili che ho comprato di recente. Come diceva Esther Dyson: spero di fare ogni giorno uno sbaglio diverso :)
    Io però non mi sento “autore di saggistica internettiana”. Scrissi un librettino nel 2001 ma quasi per caso (in realtà un libro in testa ce l’ho da un annetto, ma è un’altra storia…). Comunque forse hai ragione te, mi fermo su testi vicini al mio noto.
    Però raccolgo volentieri gli stimoli anche degli altri commenti. Vorrà dire che sotto l’omlbrellone mi porto qualche buon libro rubato alla moglie (che invece legge tutt’altro, per fortuna)

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