Negli ultimi giorni ho avuto alcune occasioni per confrontarmi con aziende, organizzazioni e colleghi in merito all’utilizzo di internet nelle strategie di complessive di comunicazione. Ho trovato conferma di alcuni punti:

  • Internet non è (solo) un media. Analizzare e pianificare la Rete solo con le tecniche pensate per i media tradizionali è limitativo e non consente di sfruttare e interpretare le sue peculiarità. La semplice costatazione che almeno un quarto del tempo passato online riguarda l’uso di strumenti di networking (messenger, social network, blog), evidenzia una situazione in cui il “media” si basa in buona parte su contenuti e ambienti create dalle persone e non solo da editori o professionisti della comunicazione.
  • È opportuno distinguere l’approccio alla Rete se ci si riferisce al suo impiego in chiave pubblicitaria (dove la sfida è proprio quella di normalizzare le metriche di analisi dell’efficacia con quelle degli altri mezzi), da quello sempre più rilevante di strumento di conversazione. Mischiare le cose, rischia di partorire solo improbabili ibridi in cui si cerca di ricondurre i media partecipati ad un flight pubblicitario.
  • Una eventuale terza distinzione va fatta per quelle iniziative sperimentali (non nel senso della sofisticazione, ma nella limitata prevedibilità di risultati), siano esse di apertura graduale verso un vero confronto con i consumatori, oppure di ardite idee creative di comunicazione.
  • Diventa sempre più evidente come non esistono risposte univoche sul come integrare internet nel marketing-mix e sul come utilizzane al meglio i suoi strumenti. Il consolidato di anni di esperienze nei media tradizionali, lascia il terreno ad un inevitabile approccio “trial and error” in cui le iniziative empiriche “learn by doing” risultano essere quelle che generano il knowledge più concreto, efficace e aggiornato.
  • L’evidente articolazione degli strumenti online e la complessità che ne deriva, possono essere tramutati in opportunità solo se la relazione tra azienda e partner esterni (agenzie, centri media, consulenti) riesce ad evolversi, ponendo tutte le figure professionali su un piano collaborativo piuttosto che di un mera relazione cliente/fornitore.

Sono riflessioni pensate soprattutto in relazione agli spender pubblicitari e un po’ meno per le PMI, nel tentativo di cercare di fare ordine (o quanto meno di limitare il caos) nel modo di inquadrare internet all’interno delle organizzazioni. Sapendo bene che lo scenario è e sarà in continua evoluzione. Beh, serve a mantenersi giovani, no?

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6 commenti per “Sfruttare internet un lato alla volta”

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  1. Beppone scrive:

    Beh Mauro… altro che giovani :)
    Sono contento di come hai esposto questi punti.
    Mi trovo d’accordo su tutto, soprattutto sull’ultimo.
    Rimane comunque un fattore critico ed è quello di riuscire a far capire all’azienda, quanto internet non sia (solo) un media…., ma quanto potenziale abbia.
    Chi ci riesce … è bravo. :)
    Buon wend

  2. VRiccardo scrive:

    Sono d’accordo anche io e ti dirò di più: secondo me internet NON E’ un media. Ed è forse proprio su questo che si sono creati molti equivoci in questi anni.

  3. Plinio scrive:

    Buon giorno Mr. Lupi.
    Non si può pensare ad Internet come un tradizionale mezzo di marketing e non lo sara mai. Ci si potranno fare spot, banner,a pagamento, ma ormai il Big Bang è partito fruitori e operatori sono tutti in viaggio , tutti si dirigono in ogni dove. Ecco che lo scopo è il ritrovarsi , una parila che sicuramente conosce “cluster”, cioè un agglomerato omogeneo d fruitoti ed operatori: lo scopo del nuovo marketing è questo trovare degli aggregatori, che siano socialnetworks, o personalità. Trovare mezzi e persone che facciano incontrare. Questo fortunatamente è possibile sia per i grandi brands come per le piccole PMI è questione di alfabetizazzione , di esperimenti di erroi, ma capire ciò che da il risultato migliore.
    Saluti Plinio

  4. Alessandro Prunesti scrive:

    Ciao Mauro,
    sono d’accordo con te; internet va posizionandosi sempre più come uno strumento attraverso il quale è possibile creare relazioni partecipative.
    Nel punto cinque centri bene un fattore cruciale: le aziende dovrebbero iniziare ad adottare quella “cultura della partecipazione” basata sulla collaborazione reciproca sia all’interno che all’esterno dell’azienda; si tratta di un cambiamento culturale piuttosto complesso, ma sono convinto che le aziende che saranno in grado di attuarlo per prime si guadagneranno un gran vantaggio in termini relazionali… vedremo….

  5. Thomas Frenez scrive:

    test

  6. Thomas Frenez scrive:

    Bongiorno Mauro, come al solito interessante i tuoi spunti sull’utilizzo di internet come elemento al centro dei contenuti di comunicazione di un azienda; noi di http://www.rockfalldefence.com ci stiamo provando da qualche mese….(forse ti ricordi il tutto è nato qualche anno fa con il mio blog personale http://www.rockfalldefence.typepad.com); l’azienda è nata sulla base di questo modo di fare e condividere con i clienti i maniera trasparente la promozione, l’uso e le tecniche relative ai nostri prodotti. Il nostro settore delle costruzioni è molto particolare e fatto ancora di diversa diffidenza sui nuovi metodi di comunicazione; noi abbaiamo voluto puntare su una schiera di clientela selezionata e predisposta al dialogo anche on-line. Per ora abbiamo roscontri positivi in tal senso.
    La cosa+difficile è fare parlare la gente via web (se non nel mondo degli smanettoni dell’informatica), è difficile farla registrare al tuo sito (è abituata al fax dell’offerta), è difficile responsabilizzarla nello scaricare dal sito quello che gli serve….ma alla lunga riusciremo sono sicuro…..puntiamo alla generazione Y dei prossimi anni…
    ciao
    Thomas Frenez

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