Leggevo la bella intervista ad Alberto Alessi rilasciata al The McKinsey Quarterly a proposito di come l’omonima azienda “coltiva” l’innovazione. Qui solo un passaggio:

“The destiny of a company like Alessi is to live as close as possible to the borderline, where you are able to really explore a completely unknown area of products. The problem is that the borderline is not clearly drawn. You cannot see with your eyes where it is. You can only sense these qualities.”

Mi sono tornati in mente i recenti appunti di Luca De Biase sullo storytelling a margine dell’evento Venice Sessions. Luca scrive a proposito delle storie delle aziende:

“Non sono i giornalisti che devono raccontare le storie. Il loro imprinting professionale è quello della spersonalizzazione. Forse questo è in via di correzione. I blog lo insegnano. Ma intanto i giornalisti possono mettersi al servizio di coloro che sono protagonisti di storie importanti per aiutarli a raccontarle se occorre. Sono i protagonisti che devono volerle raccontare. Sperando che credano fino in fondo che sono importanti [...]. In realtà, il racconto di ciascuno costruisce networking e abilita l'emergere di un discorso comune nell'epoca della complessità.”

È un argomento che ritengo fondamentale nell’evidente necessità di rinnovare il modo di comunicare da parte delle aziende e delle organizzazioni. Giustamente Maurizio scrive:

“Se i Social Media e i Social Network, stanno entrando lentamente nelle priorità delle aziende, altrettanto non accade per le strategie per i contenuti per il web. Si sono mai chieste le imprese se i contenuti che immettono in rete sono realmente utili, divertenti o comunque graditi ai loro diversi interlocutori?”

Io continuo a ritenere che lavorare su un blog aziendale sia uno dei modi più razionali per avviare il processo di cambiamento, senza particolari rischi e con la possibilità  di allenarsi con gradualità al confronto e al dialogo.

Buone storie a tutti.

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4 commenti per “Raccontare le storie delle aziende”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Alessandro Cosimetti - Blog in Azienda scrive:

    Le aziende mostrano eccessiva riservatezza e diffidenza nei confronti del cliente alla quale poi esige attenzione.
    Un vero paradosso!
    Il timore che mostrano nel corporate blog ne è una dimostrazione ma nel tempo dovranno ravvedersi di questa loro opinione, pena anonimato sul Web.

  2. Beppone scrive:

    La paura più grande è quella che il tuo “esporti” potrebbe essere arma di convincimento da parte della concorrenza.
    Ovviamente quando ti esponi fai vedere pregi e difetti, altrimenti le sole qualità positive trasformano il tutto in mera pubblicità.
    Io sto cercando di convincere i miei colleghi/dirigenti ad usare il web come deve essere usato.
    Confronto, ascolto del cliente, coltivazione delle sue esigenze/richieste… insomma un CRM.
    Ci riuscirò?

  3. Alla Scoperta scrive:

    Abbiamo una proposta interessante per te

  4. Marusca scrive:

    Sono convinta che questo nuovo approccio aziendale, fatto di condivisione e trasparenza, darà risultati significativi su molti fronti e sarà (per molti lo è già per fortuna) elemento indispensabile per chi vorrà continuare ad esistere, sia in rete che fuori da essa.
    Il problema fondamentale è che c’è ancora molto scetticismo ed il fatto di slegarsi da tutti i retaggi della comunicazione tradizionale, fa paura a molti marketing manager e a tutti quelli che, finora, hanno guadagnato con le grosse campagne pubblicitarie sui media elitari……
    Ciò che però, forse, non è ancora molto chiaro è il fatto che il web 2.0 non esclude a priori il marketing tradizionale anzi, lo integra, andando a creare il famoso marketing Mix.
    Vi invito a dare un’occhiata al post che abbiamo pubblicato ieri il quale affronta proprio questo tema.
    La vostra opinione, sono sicura, darà vita ad un confronto molto costruttivo.
    Eccovi il link: http://www.mediagu.com/comunica/seminario-sul-web-20-la-sconfitta-della-rete.html
    Grazie e buona giornata ;)

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