Archivio: novembre, 2008
Urca quanto è bravo Joi Ito. Non che non lo sapessi, è che la nevicata milanese mi stava quasi scoraggiando ad andare ad ascoltarlo al Meet The Media Guru, ed invece alla fine ne è valsa decisamente la pena.
Durante il suo speech ho annotato un sacco di spunti che vorrei mettere in ordine prima di dedicargli un post vero e proprio. Marco, più diligente, le sue annotazioni le ha messe direttamente live sui FiendFeed.
Intanto due cose su tutte: il focus su World of Warcraft mi ha perfettamente rappresentato mio figlio che ne è un competente e appassionato giocatore; poi l’ultima bella domanda di Lele sul tempo e Joi che parla di “polichronic time” (di cui ho trovato al volo uno schemino indicativo e una pagina su wikipedia) su cui tornerò di sicuro.
Ora ci vuole qualche ora di sonno per metabolizzare questa nevosa intensa giornata milanese.
Tags: Joi Ito – Meet The Media Guru – World of Warcraft
Internet ha creato un mercato complesso, sconvolgendo professioni, cambiando il rapporto tra le persone, mettendo in crisi modelli economici che apparivano consolidati. Le aziende e le organizzazioni chiedono a più riprese agli addetti ai lavori di rendere più semplici e comprensibili le loro proposte di servizi legate alla Rete. Auspicano di poter omologare le analisi e le metriche utilizzate per altri comparti a quelli relativi ad internet. L’ultimo appello in ordine di tempo è arrivato dall’edizione 2008 di IAB Forum, l’evento dedicato alla comunicazione interattiva, nel quale molte aziende hanno reiterato l’invito: semplifichiamo l’approccio ad internet che oggi è invece eccessivamente articolato e gestito da troppe figure professionali diverse, allineiamo le numeriche della Rete con quelle con le quali si gestiscono i media tradizionali, forniteci supporto formativo sui più recenti servizi e tool online.
Ebbene, io penso che la ricerca di semplificazione e omologazione non solo non sia possibile, ma rischia di appiattire le principali potenzialità della Rete, la quale proprio nelle pieghe della sua oggettiva complessità, nasconde le opportunità migliori. Per spiegare meglio cosa intendo, volevo partire da un’esperienza di qualche anno fa.
Nel periodo in cui si diffusero i primi personal computer io mi occupavo, tra l’altro, di formazione sui programmi applicativi. Era molto interessante verificare l’approccio che gli utenti avevano con i primi programmi per la scrittura. Anche se i loro nomi erano tutto sommato rassicuranti (Wordstar, Word, Word Perfect, ecc.), ciò che intimoriva era la quantità di funzioni disponibili: “come riusciremo a impararle tutte?”. D’altronde, il naturale confronto era con la base di esperienze maturate con lo strumento precedente, ossia la macchina da scrivere, la cui gamma di opzioni era praticamente circoscritta al numero dei pulsanti visibili sulla tastiera. Dei word processor, invece, spaventava l’incognita delle funzioni non immediatamente riconoscibili, la presunta necessità che per poterli utilizzare occorresse imparare ogni singola funzione. Allora qualche produttore di software provò a realizzare delle applicazioni semplificate: programmi spartani e facilissimi anche se dotati di tutte le caratteristiche fondamentali: ebbene, furono un completo fallimento. Alla fine, gli utenti brontolavano un po’ ma avevano capito una regola fondamentale: la complessità è anche sinonimo di versatilità; la semplificazione, invece, molto spesso sottrae valore. Il punto semmai è quello di poter gestire la complessità in modo produttivo e profittevole. E qui torniamo alla Rete.
Prendiamone atto una volta per tutte: che ci piaccia o no, internet è molto complessa e non è omologabile col passato. Non sono gli operatori del settore che “la fanno difficile”, è invece la sua struttura ad essere splendidamente inedita e articolata. Ricordiamolo ancora: internet non è un “media” ma un ambiente digitale di relazione e questo complica la vita quando si vuole conformarlo all’approccio e alle metriche dei mezzi di comunicazione tradizionali. Troviamo un’indiretta conferma di questo anche nell’interessante relazione a IAB Forum di Marco Vernocchi, Managing Director M&E Europe di Accenture, che mostra tutta l’articolazione del mondo della comunicazione digitale attraverso le svariate figure professionali presenti sul mercato. Io penso che non siano solo frutto della relativa gioventù del settore (almeno rispetto agli altri mezzi), ma dell’oggettiva necessità di gestire attività diversificate e peraltro in continuo divenire.
Volersi rapportare al passato oppure sperare che la complessità della Rete possa svanire magicamente, rischia solo di far perdere opportunità. Sarebbe come dover camminare (anzi, correre) in avanti e, anziché sviluppare le capacità di capire la direzione da prendere tra le innumerevoli direzioni a disposizione, si continuasse a guardare indietro rischiando di sbattere al primo ostacolo, oppure si cercasse di trovare la direzione guardando una cartina stradale ormai desueta. Meglio cercare una guida esperta, anzi, uno sherpa, capace di avvicinare a mete impervie anche rocciatori non professionisti, sapendo però che nessuno potrà mai eliminare l’impegno e la fatica necessari per arrivare in vetta.
Articolo pubblicato su Nòva/IlSole24Ore del 27 Novembre 2008
Internet ha creato un mercato complesso, sconvolgendo professioni, cambiando il rapporto tra le persone, mettendo in crisi modelli economici che apparivano consolidati. Le aziende e le organizzazioni chiedono a più riprese agli addetti ai lavori di rendere più semplici e comprensibili le loro proposte di servizi legate alla Rete. Auspicano di poter omologare le analisi e le metriche utilizzate per altri comparti a quelli relativi ad internet. L’ultimo appello in ordine di tempo è arrivato dall’edizione 2008 di IAB Forum, l’evento dedicato alla comunicazione interattiva, nel quale molte aziende hanno reiterato l’invito: semplifichiamo l’approccio ad internet che oggi è invece eccessivamente articolato e gestito da troppe figure professionali diverse, allineiamo le numeriche della Rete con quelle con le quali si gestiscono i media tradizionali, forniteci supporto formativo sui più recenti servizi e tool online.
Ebbene, io penso che la ricerca di semplificazione e omologazione non solo non sia possibile, ma rischia di appiattire le principali potenzialità della Rete, la quale proprio nelle pieghe della sua oggettiva complessità, nasconde le opportunità migliori. Per spiegare meglio cosa intendo, volevo partire da un’esperienza di qualche anno fa.
Nel periodo in cui si diffusero i primi personal computer io mi occupavo, tra l’altro, di formazione sui programmi applicativi. Era molto interessante verificare l’approccio che gli utenti avevano con i primi programmi per la scrittura. Anche se i loro nomi erano tutto sommato rassicuranti (Wordstar, Word, Word Perfect, ecc.), ciò che intimoriva era la quantità di funzioni disponibili: “come riusciremo a impararle tutte?”. D’altronde, il naturale confronto era con la base di esperienze maturate con lo strumento precedente, ossia la macchina da scrivere, la cui gamma di opzioni era praticamente circoscritta al numero dei pulsanti visibili sulla tastiera. Dei word processor, invece, spaventava l’incognita delle funzioni non immediatamente riconoscibili, la presunta necessità che per poterli utilizzare occorresse imparare ogni singola funzione. Allora qualche produttore di software provò a realizzare delle applicazioni semplificate: programmi spartani e facilissimi anche se dotati di tutte le caratteristiche fondamentali: ebbene, furono un completo fallimento. Alla fine, gli utenti brontolavano un po’ ma avevano capito una regola fondamentale: la complessità è anche sinonimo di versatilità; la semplificazione, invece, molto spesso sottrae valore. Il punto semmai è quello di poter gestire la complessità in modo produttivo e profittevole. E qui torniamo alla Rete.
Prendiamone atto una volta per tutte: che ci piaccia o no, internet è molto complessa e non è omologabile col passato. Non sono gli operatori del settore che “la fanno difficile”, è invece la sua struttura ad essere splendidamente inedita e articolata. Ricordiamolo ancora: internet non è un “media” ma un ambiente digitale di relazione e questo complica la vita quando si vuole conformarlo all’approccio e alle metriche dei mezzi di comunicazione tradizionali. Troviamo un’indiretta conferma di questo anche nell’interessante relazione a IAB Forum di Marco Vernocchi, Managing Director M&E Europe di Accenture, che mostra tutta l’articolazione del mondo della comunicazione digitale attraverso le svariate figure professionali presenti sul mercato. Io penso che non siano solo frutto della relativa gioventù del settore (almeno rispetto agli altri mezzi), ma dell’oggettiva necessità di gestire attività diversificate e peraltro in continuo divenire.
Volersi rapportare al passato oppure sperare che la complessità della Rete possa svanire magicamente, rischia solo di far perdere opportunità. Sarebbe come dover camminare (anzi, correre) in avanti e, anziché sviluppare le capacità di capire la direzione da prendere tra le innumerevoli direzioni a disposizione, si continuasse a guardare indietro rischiando di sbattere al primo ostacolo, oppure si cercasse di trovare la direzione guardando una cartina stradale ormai desueta. Meglio cercare una guida esperta, anzi, uno sherpa, capace di avvicinare a mete impervie anche rocciatori non professionisti, sapendo però che nessuno potrà mai eliminare l’impegno e la fatica necessari per arrivare in vetta.
Articolo pubblicato su Nòva/IlSole24Ore del 27 Novembre 2008
Quest’anno il MediaKey Award mi è sembrato piuttosto piacevole. Il problema è che non è banale mantenere alta l’attenzione con una carrellata lunghissima di nomination, “the winner is”, foto ai premiati, ecc. Però questa volta è andata meglio di altre edizioni, probabilmente anche merito di Giorgia Surina che ha condotto in modo divertito e divertente.
Io sono arrivato un po’ in ritardo (ero a sentire Tapscott, di cui scriverò in un altro post), giusto in tempo per premiare un paio i vincitori come rappresentante di IAB.
Tra i premiati, mi piace segnalare Ufficio Reclam con Paolo Migone come protagonista. L’avevo già evidenziato qualche mese fa e l’altra sera sono andato a fargli i complimenti. Mi ha raccontato del suo nuovo spettacolo sulle energie rinnovabili e del modo col quale ha coinvolto alcune aziende: interessante. Gli ho anche detto che la mia ammirazione per lui è ulteriormente aumentata dopo averlo intravisto mentre entrava ad un concerto milanese di Springsteen. Grazie a Nazzareno per la foto.
Come già segnalato, lunedì scorso ho partecipato ad una interessante conferenza sull’Enterprice Search organizzata da Microsoft. La maggior parte dei partecipanti sono stati responsabili IT di di aziende di dimensioni medio-grandi.
Ho notato con favore la consapevolezza che il web deve necessariamente affiancare le reti aziendali interne, sia riprendendo alcune logiche dei motori di ricerca generalisti, sia (e forse soprattutto) acquisire le esperienze dei social network. Mi ha invece sorpreso che solo un terzo dei partecipanti ha alzato la mano quando ho chiesto chi usasse i Feed RSS.
Probabilmente nei prossimi giorni verranno messe online tutte le presentazioni, compresi degli estratti audio, Intanto qui le mie chart:
Tags: microsoft – enterprice search – mauro lupi
Come già segnalato, lunedì scorso ho partecipato ad una interessante conferenza sull’Enterprice Search organizzata da Microsoft. La maggior parte dei partecipanti sono stati responsabili IT di di aziende di dimensioni medio-grandi.
Ho notato con favore la consapevolezza che il web deve necessariamente affiancare le reti aziendali interne, sia riprendendo alcune logiche dei motori di ricerca generalisti, sia (e forse soprattutto) acquisire le esperienze dei social network. Mi ha invece sorpreso che solo un terzo dei partecipanti ha alzato la mano quando ho chiesto chi usasse i Feed RSS.
Probabilmente nei prossimi giorni verranno messe online tutte le presentazioni, compresi degli estratti audio, Intanto qui le mie chart:
Tags: microsoft – enterprice search – mauro lupi
Bella soddisfazione per SEMPO, l’associazione di aziende e professionisti del search marketing (di cui sono stato nel board per qualche anno) essere chiamata ad aprire le contrattazione al Nasdaq il prossimo primo dicembre. Sull’area Facebook di SEMPO ci sono tutti i dettagli.
Una cosa che trovo curiosa: nella pagina del Nasdaq in cui si presenta il momento dell’Opening Bell, c’è attualmente una foto con Jerry Yang e Terry Semel, ex capi di Yahoo! Non ne potevano scegliere un’altra?
A proposito di SEMPO, segnalo che la prossima settimana durante l’ExpoComm alla Nuova Fiera di Roma, verrà tenuta uno specifico workshop sul search marketing.
E visto che si parla di ExpoComm, segnalo che anche che parteciperò alla sessione “Web 2.0 e opportunità delle reti di nuove generazione: binomio vincente per il business?” che si terrà mercoledì 3 dicembre dalle ore 12:30 alle14:30 nella sala Domizia. Se passate, fate un fischio
Tags: sempo – nasdaq – expocomm
Si chiama Tam Tamy e sarà un giorno online dedicato alle prospettive di innovazione Web 2.0 in tempi di crisi e su come la tecnologia possa supportare le aziende in termini di produttività, sviluppo del business e contenimento dei costi.
Quando? Domani, 27 novembre al TamTamyDay.
Tags: tamtamy – tam tamy – tamtamyday
Più tardi se ho un secondo metto online le chart dell’Enterprice Search Conference di Microsoft, evento in cui ho potuto scambiare interessanti opinioni con IT manager e affini. In casa Microsoft oggi però si parlava di Kumo, che dovrebbe essere il nome che prenderà “Live Search”. Sarà che l’oriente è cool (Kumo pare significhi ragno o nuvola in giapponese), ma a me non convince.
Ora scappo a sentire Don Tapscott (Wikinomics), poi vi dico. Di seguito faccio un salto al Media Key Award.
I vecchiotti della Rete (come il sottoscritto) sono tutti mediamente affezionati a Yahoo!. Penso abbia rappresentato meglio di chiunque altro lo spirito informale e innovatore che ha animato la prima parte della storia di internet vissuta finora.
Incontrai velocemente Jerry Yang a Milano dieci anni fa. Era il periodo in cui questi neo-miliardari in pieno “periodo dot.com” esaltavano un look sbarazzino in mezzo a tanti incravattati che cercavano di capire che stava succedendo. Marco Ottolini fa un interessante flashback su Yang, arricchito pure da una suggestiva ipotesi su come andarono le cose.
Adesso che il leader di Yahoo! esce di scena, spero che l’’azienda riesca a riprendersi da un momento oggettivamente complicato. Magari finalmente confluire dentro Microsoft, alla quale penso non farebbe male un po’ del colorito viola di Sunnyvale.
Purtroppo molte figure chiave hanno lasciato l’azienda: ancora non posso credere che si siano persi per strada gli ideatori di cose come Flickr, Delicious, ecc. Eppure dentro Yahoo! ci sono ancora tante potenzialità, tanta passione, e ne ho avuto conferma un paio di settimane fa durante una piacevole cena a cui ha partecipato anche uno dei manager europei. Certo, l’entusiasmo non basta a tenere in piedi un business. Ora serve una strategia chiara (Gianluca, fai qualcosa!). E penso possa tornare utile all’intero mercato.
Tags: yahoo! – yahoo – marco ottolini – gianluca carrera
In questo periodo di recessione, è normale che anche il nanopublishing (ossia gli editori online che si basano su blog) accusi qualche colpo (come segnalava anche Alessio). Però c’è anche chi cresce e si evolve. Sto parlando di MasterNewMedia, il progetto di Robin Good di cui avevo segnalato qualche tempo la nuova strategia editoriale.
Ebbene, è di qualche minuto fa l’annuncio che MasterNewMedia è entrato nel network pubblicitario Federated Media, ossia il gruppo di John Battelle che raccoglie oltre 150 blog tra i più popolari al mondo. Quello di Robin è il secondo blog europeo ad entrare nel network e va ad affiancarsi, tra gli altri, a TechCrunch, Digg e Search Engine Land. Complimenti!
Tags: masternewmedia – robin good – federated media – john battelle
Un altro articolo da segnalare: nel consueto pamphlet annuale di IAB Italia sulla pubblicità interattiva (qui il PDF integrale), ho scritto un articolo dal titolo “La Rete è lo strumento migliore per gestire il cambiamento nel rapporto azienda-consumatore”.
Si tratta di un pezzo volutamente “basic” ma che evidenza alcuni dei cambiamenti sostanziali nel modo di interpretare e capitalizzare la comunicazione online. Buona lettura
Tags: iab – mauro lupi – pubblicità interattiva – iab italia
Ho messo online l’articolo uscito ieri su Nòva e dedicato a come decifrare il web. Il titolo di questo post, riprende uno dei quattro punti che ho indicato:
La quantità di contenuti digitali è un mare in piena: meglio analizzarlo dall’alto perché a concentrarsi troppo sui particolare o con eccessiva minuzia, fa rischiare solamente di essere travolti dall’onda. Inutile è anche cercare di mettere argini e costruire dighe: meglio imparare a fare surf.
L’espressione “sta arrivando un’onda travolgente: anziché nasconderti, impara a fare surf” la sentii un po’ di anni fa ad un convegno (non ricordo proprio quale) e poi la utilizzai in un meeting aziendale per suggerire il modo per gestire il continuo cambiamento che caratterizza la comunicazione online.
Fare surf per me significa riservarsi dei momenti per guardare ciò che succede in modo distaccato e il più possibile “out of the box”. Significa anche prendere atto di tutto quello che avviene (positivo o meno che sia) e regolarsi di conseguenza provando a fare la nostra parte, rassegnandosi peraltro che non esistono più posizioni di rendita. E questo vale sia che ci si riferisca alle quote di mercato oppure al posizionamento nei motori di ricerca.
Technorati è stato per diversi anni il principale punto di riferimento nell’analisi dell’articolato mondo dei blog, tanto da essere identificato come il “Google dei blog”. Ha iniziato a perdere di smalto per via di saltuari problemi tecnici ma soprattutto perché è la blogosfera ad essere cambiata. Lo testimonia il fatto che la rilevazione sulla numerosità e tipologia dei blog svolta periodicamente da Technorati per fotografare l’intero settore, oggi è stata praticamente sostituita da un’indagine realizzata mediante interviste. Dall’esame quantitativo e generalizzato sulla numerosità e sulla frequenza di pubblicazione, si è passati ad analizzare elementi più specifici tra i quali il modello di business (quando esiste) sottostante ai blog.
È una specie di resa consapevole di fronte alla difficoltà di classificare quella che, insieme ai video e alle foto condivise online, è la parte più significativa degli user generated content. A ciò si aggiunge la continua polverizzazione di tali contenuti in altre decine di luoghi differenti: i microblog di Tumblr, le comunicazioni brevi di Twitter, i social network verticali di Ning, le relazioni su Facebook, senza dimenticare FriendFeed che prova a fare da collettore a tutto questo. C’è anche Knol, la piattaforma di Google per la pubblicazione di articoli, disponibile ora anche in italiano.
Uno scenario che si evolve rapidamente verso cento direzioni differenti, ove l’unica certezza è che tra sei mesi potremmo trovarci davanti una situazione nuovamente diversa. Tutto questo fa impazzire chi prova a capire e fotografare la Rete con sistemi e metriche con cui si valutano gli altri mezzi di comunicazione. Le logiche delle classifiche e delle generalizzazioni non funzionano più. I blog più seguiti e popolari sono comunque fenomeni circoscritti e difficilmente (lo si spera in qualità di lettori) diventeranno singoli canali mainstream. Di certo non rappresentano la blogosfera tutta, che invece è sempre più espressione delle splendide diversità di cui si compone il genere umano. Così come i due milioni di utenti che usano Facebook, altro non sono che un eterogeneo insieme di persone non certo rappresentativo di valori comuni se non quello relativo all’uso uno strumento online, adottato peraltro in massa solo negli ultimi sei mesi e che alla stessa velocità potrebbe orientarsi altrove in futuro.
Decifrare social network e blog presuppone accettare alcune regole non scritte che iniziano però a ripetersi in questo pur breve periodo di esistenza.
- Le aggregazioni attorno a siti e servizi online hanno dei cicli di vita piuttosto brevi. Si crea spesso una specie di loop che esplode nel momento di massima popolarità per rigenerarsi in mille modi diversi. Quindi è bene dedicare l’attenzione su più fronti, pronti però a cambiare rotta quando serve.
- La quantità di contenuti digitali è un mare in piena: meglio analizzarlo dall’alto perché a concentrarsi troppo sui particolare o con eccessiva minuzia, fa rischiare solamente di essere travolti dall’onda. Inutile è anche cercare di mettere argini e costruire dighe: meglio imparare a fare surf.
- Chi per ragioni personali o professionali ha interesse a far parte di questo ecosistema digitale, non può limitarsi ad “esserci” ma ne deve diventarne effettivamente uno degli elementi. In pratica, la differenza tra aprire un blog autoreferenziale piuttosto che relazionarsi con una serie di “ambienti” nei quali si ascolta e si ha qualcosa di interessante da raccontare.
- Non esiste un “prime time” sulla Rete se lo si cerca di individuare su canali specifici. Audience, influenza e impatti significativi, sono generati da internet quando scattano le sue capacità di aggregare le persone e sviluppare cicli virtuosi crescenti. E succede quando la tanto decantata “viralità” della Rete, risulta essere il frutto di motivazioni oggettive piuttosto che un caratteristica ricercata dai marketers.
Articolo pubblicato su Nòva/IlSole24Ore del 13 Novembre 2008
In veloce carrellata alcune delle parole chiavi che secondo me hanno contraddistinto lo IAB Forum di quest’anno:
- Complessità. Si è preso atto che la comunicazione digitale si complica e si rinnova la richiesta agli operatori del settore di semplificare i messaggi, le metriche, le soluzioni. Beh, non sono d’accordo. Penso che le opportunità della Rete siamo proprio dovute alla sua articolazione. Su questo tema proverò a spiegarmi meglio in un prossimo post.
- Creatività. Lo constato anch’io tutti i giorni: la classica richiesta delle aziende è di ricevere proposte innovative, originali, fuori dagli schemi. E sono istanze non sempre soddisfatte dai loro interlocutori tradizionali.
- Fiducia. È la parola con cui Layla ha chiuso la seconda sessione plenaria. Fiducia tra aziende e operatori del settore, elemento indispensabile per una reale efficienza dei progetti. Che poi viaggia in parallelo con la fiducia che i brand sono tenuto a (ri)conquistare ogni giorno sul mercato nei confronti dei consumatori.
- Impatto zero. Vale la pena ricordarlo: IAB Forum è stato un evento a impatto zero per l’ambiente. Un momento speciale quello di Roveda di Lifegate che si emoziona durante il suo speech.
Barriere al successo. Notevole il lavoro di Accenture che insieme a IAB sta cercando di “mappare” l’intero mercato digitale, sicuramente sottostimato se si guarda solo la parte della pubblicità online. Memorabile la chart di Vernocchi, capo di Europa e Sud America di Accenture, sulla contrapposizione tra Barriere all’ingresso e Barriere al successo (evidenziata anche da Andrea), così come quella tra Analog dollars e Digital cents. - Crisi. Non ho trovato del tutto coerente l’analisi da Binaghi di OMD (qui le sue chart) partendo dalle due ultime crisi della pubblicità. Il semplice elemento distintivo di oggi, è che mentre in passato tutti mezzi hanno subito decrementi importanti, nel momento attuale la Rete continua con un segno positivo a due cifre.
- Obama. Inutile negarlo: il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha dimostrato con i fatti cosa può scatenare un uso intelligente di internet. È vero che lo ha fatto investendo molti soldi, ma nel contempo il primo consulente che ha ascoltato è stato il fondatore di Facebook!
- Branding. Quasi tutte le case history presentate avevano al centro obiettivi i branding, compresa quella di Expedia interessata in genere solo ad attività direct. Nulla di male, specie pensando che nei media tradizionali quella è la parte più corposa dello spending. Forse è mancata una maggiore attenzione all’e-commerce e all’infocommerce che penso meritino maggiore spazio.
- 20%. È la percentuale di crescita della pubblicità online che IAB stima per il 2009 rispetto al 2008 (che chiude con un +23,3% a 843 milioni di Euro).
- Formazione. La chiedono le aziende, la auspica Duranti di Nielsen, la propongono molti operatori del settore. A me sembra che si confonde la formazione/informazione su tool, strumenti e tecnologie, con un approccio più strategico che invece è quello che spesso manca. Ad esempio, è inutile spiegare Facebook a chi non ha voglia o capacità di sviluppare davvero la conversazione con le persone.
Technorati Tags: iab forum – iabforum – layla pavone – marco roveda – lifegate – marco vernocchi – accenture – paolo duranti – nielsen – roberto binaghi – omd
Sto raccogliendo un po’ di opinioni sull’edizione di IAB Forum di quest’anno. Come se fosse un taccuino virtuale ho annotato i post di Maurizio che chiede una visione strategica, un twit di Mafe che avvia una discussione sul valore complessivo del mercato digitale, Davide che scrive di fusion, e Francesco che mi onora di tanti superlativi… ![]()
Intanto potete trovare un po’ di video e immagini sul blog di IAB e una gallery di foto sul sito di IAB Forum. Ecco come ho aperto l’evento:
Tags: iab forum – iabforum – mauro lupi – maurizio goetz – davide basile – mafe de baggis – francesco de francesco – iab


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