Santi giornalisti! Io capisco l’efficacia di fare un po’ di sconquasso però l’intervista che ho rilasciato a Pubblicità Italia va precisata meglio. Il tema è la misurabilità di internet e, tra i discorsi sul campo, c’è quello su Audiweb

Rispondendo alla domanda “Ma Audiweb farà aumentare gli investimenti online?” mi sono sentito di rispondere provocatoriamente che in teoria non dovrebbe essere Audiweb a rilanciare gli investimenti e se succede è solo per miopia degli investitori o di chi li assiste perché hanno bisogno di rassicurazioni formali mentre già oggi la Rete è stra-misurabile per lungo e largo.

Quindi ben venga Audiweb (e come fatto a più riprese, confermo la validità e anche l’innovazione con cui stanno procedendo Gasperini, Iannicelli & Co.), ma sono stanco di vedere attribuita a questa ricerca la veste di spartiacque decisivo nello shift verso il digitale. O meglio, come l’ho definito nell’intervista, sarebbe una bestemmia professionale il fatto che si stia aspettato Audiweb per prendere decisioni strategiche, senza badare invece alle tonnellate di dati quotidiani che indicano la strada già da anni. Insomma, basta alimentare l’alibi Audiweb anche perché, siccome la perfezione non è cosa umana, sono sicuro che anche su questa ricerca ci troveranno da ridire.

Per come la vedo io, non mi sento più di dimostrare quanto internet sia misurabile, ma semplicemente evidenzio quanto lo sia decisamente meno l’altro 94% dei soldi spesi in pubblicità. Intanto mercoledì prossimo ci sarà un’intero seminario dedicato alla misurabilità dei mezzi interattivi organizzato da IAB. Ci vediamo lì.

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4 commenti per “Audiweb delle mie brame…”

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  1. fcoraz scrive:

    Un sistema senza Google, MSN e Yahoo serve solo a se stesso…

  2. Rod scrive:

    condivido, quindi facciamo il possibile affinchè entrino a farne parte, no ?

  3. Sebastiano Pagani scrive:

    …sono d’accordo che Audiweb non possa essere incaricato della responsabilità di iniziatore di una nuova era, anche perché una parte consistente delle misurazioni che alcuni (non tutti) i professionisti già fanno avvengono a valle e riguardano, come anche tu dici nell’intervista, l’interazione post-click /web analytics). Poi non dimenticamoci che chi fornisce dati esiste già (Nielsen Online), i quali – come ogni dato – vanno pesati in base all’esperienza (che è fondamentale, perché se non fosse così i clienti potrebbero anche pianificarsi campagne da soli).
    Detto questo, sono perplesso dalle politiche di pricing di Audiweb, laddove in USA i dati vengono resi disponibili “free” (http://www.quantcast.com/) e il business viene fatto su servizi a valore aggiunto.
    Non sono invece convinto che la non adesione di grossi player sia un problema per sistemi come Audiweb…anzi io vado avanti a lavorare sognando che un giorno arrivi una piattaforma che permetta di valutare l’audience della miriade di concessionarie medio/piccole che operano online (forse una novantina, per dare l’ordine di grandezza) e permetta anche il planning e buying. Se Audiweb diventa questo, allora dei grossi player (che faccio poca fatica a pianificare direttamente, proprio perché grandi, presenti e stranoti nei centri media) non sentirei la mancanza.

  4. Andrea Pilotti scrive:

    Guardiamo in faccia la realtà, la maggior parte delle aziende italiane sono medio piccole e spesso la dirigenza è affidata unicamente ai titolari. Con una situazione di questo tipo, nel mio piccolo, ho uno studio seo gestito esclusivamente da me, mi accosto alle aziende proponendo dei servizi di prova a costo zero, per rilassare il cliente e convincerlo della validità della pubblicità online. In 9,5 casi su 10 acquisisco il cliente e la sua fiducia.

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