Leggevo sul Corriere le parole del prof. De Rita a proposito del discorso del Presidente Napolitano sulla “regressione civile”. Il grande sociologo dice:

“Bisognerebbe favorire al massimo tutto ciò che aggrega. Mi rendo conto che non è facile. Ma occorrerebbe rifare le associazioni, i sidacati, i partiti, le parrocchie, tutto ciò che può ricreare un’identità positiva. Un po’ alla volta sono venuti a cadere tutti i luoghi e tutte le forme che permettevano di fare qualcosa con gli altri.”

“Incapacità a connettersi” la chiama De Rita.

Proprio riprendendendo in mano La ricchezza della Rete e L’economia della felicità (quest’ultimo che recensirò a breve), ho la conferma che potrebbe essere proprio internet il facilitatore di queste connessioni. Noi che usiamo la Rete sappiamo quanto ci permetta di “fare qualcosa con gli altri”.

Solo che la Rete è una cosa che riguarda attualmente una parte esigua della popolazione italiana, da ricercare probabilmente proprio in quel 25% che lo stesso De Rita identificava a inizio d’anno come la fascia che sostiene il PIL nazionale. O come ragionavamo nei commenti ad un post precedente a proposito di info-commerce, la quantità di popolazione “connessa” va ricercata nei 16 milioni di individui identificati dall’Osservatorio sulla Multicanalità come Open minded e Reloaded. Il problema è che l’area degli “sconnessi” (che rende meglio rispetto ai “non-connessi”) è largamente preponderante rispetto al totale…

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