Archivio: maggio, 2008

La ricchezza della Rete - Yochai Benkler Credo sia uno dei lavori che hanno meglio studiato le trasformazioni dovute ad internet di questi anni. Il libro dimostra come la Rete stia influendo positivamente sulla politica e sull’economia, arrivando a evidenziare l’aumento della libertà di ciascuno di noi. Tomo da 600 pagine che risulta possente per il dettaglio dell’analisi, sempre confrontata con le diversi visioni di intellettuali e accademici.

In realtà l’ho letto da diversi mesi, ma mi  sono riservato un’oretta per riprendere alcuni passi che avevo annotato. Partiamo da uno spunto da tenere a mente quando si ragiona, ad esempio, sulle audience dei social network e dei blog.

“(…) nell’ambiente informazionale di rete, per raccogliere attenzione è necessario suscitare l’interesse di un gruppo di individui impegnati più di quanto non succeda nell’ambiente massmediatico, nel quale è preferibile sucitare l’interesse moderato di grandi numeri di persone poco coinvolte”

E sempre legato al tema dell’utente attivo:

“L’altro forte cambiamento causato dall’emergere della produzione sociale è quello nei gusti. (…) Le imprese dell’economia in rete producono strumenti progettati per scopi che vengono decisi e ottimizzati solo al momento dell’uso e che forniscono le piattaforme relazionali flessibili richieste da user attivi”.

Ripetuto lo slancio alla difesa della Rete e l’invito a vigilare sulle scelte politiche che la riguarderanno:

“Siamo nel mezzo di una trasformazione tecnologica, economica e organizzativa che ci consente di rinegoziare le condizioni di libertà, giustizia e produttività nella società dell’informazione. (…) Permettere ai vincitori di ieri di dettare le condizioni della condizione economica di domani sarebbe una scelta disastrosa.”

Molto interessante la risposta analitica all’obiezione di Babele, ossia alla logica per cui la Rete alimenterebbe delle concentrazioni di attenzione e di opinioni anziché stimolare diversi punti di vista. Benkler smonta questa visione attraverso svariate considerazioni . Ne riporto una:

“L’obiezione di Babele è confutata dal fatto che la gente tende ad aggregarsi attorno a scelte comuni. Non lo facciamo perché siamo soggetti a una manipolazione deliberata, ma semplicemente perchè sulla scelta di leggere o meno qualcosa ha un certo peso il fatto che altre persone abbiano letto oppure no la setssa cosa. (…) Inoltre, il profilo di clustering degli utenti nella Rete suggerisce che le persone non seguono il gregge: non legono tutto ciò che legge la maggioranza. Piuttosto, valutano per approssimazione quali preferenze abbiano maggiore probabilità di collimare con le loro”.

Riguardo all’emergere della sfera pubblica in Rete:

“Il costo per poter accedere al dibattito politico si è abbassato di vari ordini di grandezza rispetto a quello necessario a fare la stessa cosa nell’ambiente dei mass media. (…) Il cambiamento qualitativo è rappresentato dall’esperienza di essere speaker potenziali, invece che solo ascoltatori o elettori passivi. È legato alla percezione che gli individui hanno del loro ruolo all’interno della società e alla cultura di partecipazione che possono avere. (…) Cambia il modo di osservare ed elaborare gli eventi dell’esistenza: non siamo più obbligati a considerarli fatti strettamente privati, anzi possiamo farli diventare oggetto di comunicazione pubblica”.

Sulla consapevolezza delle persone in merito all’evoluzione del loro ruolo, Benkler analizza in dettaglio l’esempio Wikipedia evidenziando due dimensioni di questo fenomeno:

“La prima è il grado di autocoscienza realizzabile da una cultura aperta e basata su una capacità di discutere essa stessa più trasparente. La seconda è il grado di scrivibilità della cultura, cioè la misura in cui gli individui possono rimodellare per sé e per gli altri, l’insieme esistente di simboli.”

Ancora sul valore del ruolo attivo delle persone:

“Proprio come imparare a leggere la musica e a suonare uno strumento può fare di una persona un ascoltatore più raffinato, la diffusione della pratica di produrre artefatti culturali di ogni tipo permette gli individui di essere lettori, ascoltatori e spettatori migliori della cultura prodotta in modo professionale, oltre che di inserire il loro contributo in questo insieme culturale collettivo.”

Da ricordare infine l’introduzione al libro di Franco Carlini.

Ultima nota: ho scambiato recentemente un paio di email con Benkler nel tentativo di portarlo in Italia in occasione di Forum PA; questa volta non ce l’ho fatta ma ci riproverò, promesso.

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Global VoicesAvevo letto qualcosa riguardo a Global Voices tra i link del blog di Luca De Biase. Ora tramite Diego scopro che Bernardo Parrella ne ha appena avviato la versione in italiano.

Credo sia un progetto che merita tutto il sostegno, compresa la diffusione del logo!

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Sono online le registrazioni e le presentazioni degli interventi di IAB Forum Roma. Buon ascolto!

Tra l’altro, in questi giorni abbiamo condotto un’indagine raccogliendo i pareri dei partecipanti (verrà emesso un comunicato a breve): giudizi positivi e, interessante sollotlinearlo, per più della metà di chi ha risposto al survey si è trattato del primo IAB Forum a cui hanno partecipato.

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Pare che per il 43% dei manager delle industrie IT nel mondo, l’internet marketing è posizionato al primo posto per “best value for the money” superando tutti gli altri strumenti di comunicazione. Il 79% ritiene fondamentale l’impostanza del search marketing. Il 28% delle aziende ha un blog ed il 16% conta di aprirlo nel corso del 2008.

Queste ed altri interesanti dati arrivano dall’annuale ricerca condotta da Eurocom Worldwide. Disponibile anche un powerpoint.

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Segnalazioni in ordine sparso:

  • Gli appassionati dei numeri non possono perdersi le slide di Luca Colombo sull’Italian Digital Marketing.
  • Emanuele mi ricorda di Enterprise 2.0, il forum internazionale che si terrà a Varese il prossimo 25 giugno.
  • Rinnovato il blog di Fujitsu Siemens Computers dedicato ai temi dell’ottimizzazione delle infrastrutture IT e dei processi aziendali, della tutela ambientale e del risparmio energetico.

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Riunisco qui un paio di segnalazioni decisamente autoreferenziali (abbiate pazienza, ma da quando mi hanno paragonato a Padre Pio mi sono montato la testa… ):

  • La registrazione di una puntata di Job 24 su Radio24 (occorre RealMedia per ascoltarla o scaricarla) di qualche giorno fa, in cui sono intervenuto a proposito di blog aziendali. Nota personale: è stato bello ricevere una telefonata di un caro amico d’infanzia che mi ha chiamato dopo avermi sentito in radio (mi pare facemmo pure dei programmi insieme qualche secolo fa…).
  • Una breve video-intervista per Digithink, un progetto di William Spinetti dell’Università degli Studi di Cassino, registrata durante il recente IAB Forum di Roma. Qui l’argomento sono i contenuti generati dalle aziende; ecco il video:

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Solo il 28% del testo di una pagina web viene letto. Di tutto il resto si fa uno “scanning” e non una lettura vera e propria. È quanto risulta da una ricerca della University of Hamburg a cui sono arrivato via SEOmoz e poi via Jakob Nielsen. Emerge anche un’altro dato: all’aumentare del testo presente nella pagina, non corrisponde un pari incremento del tempo passato sulla pagina stessa: quindi o si leggono più velocemente i brani più lunghi, oppure (più realisticamente) alcune parti si saltano.

Insomma: anche i contenuti testuali (come un po’ tutta la Rete) si tendono ad “usare” ancor prima di essere letti. Ciò suggerisce di puntare alla sintesi come fattore chiave, magari con la cosiddetta impostazione “a cipolla” che sviluppa il dettaglio dei contenuti attraverso approfondimenti incrementali disponibili solo a chi è realmente interessato.

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La sala era molto grande, solo che era piena per metà. Simbolicamente è questa il semtiment che ha caratterizzato il convegno L’innovazione di Internet- il Web 2.0 di ieri al Forum PA. Quindi grandi spazi e opportunità ma un’interesse e applicazioni concrete ancora limitati. Fondamentale quindi parlarne e proporre casi ed esempi pratici come successo ieri.

Credo che le slide dei relatori (e forse anche le registrazioni) verranno messe online prima o poi. Gigi Cogo già l’ha fatto così come Mimmo Pennone; di seguito riporto le mie. Segnalo anche il blog di Ernesto Belisario anche lui tra i relatori.

Mi è piaciuto poter far introdurre l’argomento “Web 2.0 e PA” a Cecilia Dominici, studentessa universitaria di Roma La Sapienza (di solito gli studenti stanno sempre dall’altra parte), così come è stato tenerissimo vedere il figlio di Mimmo (credo di 10 anni) che non solo ha curato il caricamento della presentazione del papà sul PC della sala, ma ha anche diligentemente curato la parte fotografica.

Riguardo al mio intervento, segnalo solo che lo spirito era quello di contaminare il mondo delle PA con alcuni degli stimoli e delle tendenze che arrivano dalle aziende.

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Come le ciliege, una tira l’altra. Così, dopo la ricerca di Universal McCann e quella di Forrester, arrivano altre conferme sulla rilevanza dei numeri relativi alla blogosfera italiana, in particlare su lettori e numero di blog:

  • Andrea Boaretto, nell’ambito dell’Osservatorio sulla Multicanalità (uno dei più autorevoli studi sull’uso della Rete in Italia), ricorda come anche a loro risultino oltre 13,5 milioni di persone che leggono forum e blog e più di 6 milioni partecipano alle relative discussioni. E questo nella rilevazione pubblicata lo scorso novembre.
  • Il LaRiCa dell’Istituto di Comunicazione e Spettacolo della Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino “Carlo Bo” ha pubblicato i risultati di una ricerca quantitativa che campiona la popolazione italiana con più di 18 anni da cui risultano, tra l’altro, poco meno di 3 milioni di blog attivi (aggiornati almeno una volta la settimana nel 57% dei casi).
  • Ricordo anche la recente ricerca di DigitalPR da cui emerge che più della metà degli utenti internet è influenzato (molto o abbastanza) dai blog nelle decisioni d’acquisto.

Massimo continua ad essere scettico ma credo sia il concetto di “blog attivo” su cui il suo parere si discosta da tutte le ricerche. La miglior risposta, a mio parere, arriva rpoprio da una delle indicazioni che accompagnano lo studio del LaRiCa:

La blogosfera italiana è dunque molto più vasta e diversifica di quanto comunemente non si pensi ed il nucleo di blogger più noti ed attivi rappresentano solo la punta di un iceberg che come tale non può essere considerato rappresentativo del fenomeno nel suo complesso.

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capri La foto dovrebbe spiegare perché non ho potuto partecipare all’incontro con Al Gore. Prossimamente altri dettagli. Hey, sto lavorando eh!

Comunque mi fa piacere che sia stata posta la mia video-domanda ad Al Gore sull’uso di Current.tv da parte delle aziende. Leggendo Giovy e poi dal resoconto che mi ha mandato Andrea, ha risposto:

credo che le aziende hanno già modo di parlare adeguatamente con i propri utenti. Potrebbe essere utile come strumento per le piccole e medie imprese. In ogni modo è un aspetto interessante, il coinvolgere le aziende in questo tipo di comunicazione. Lo voglio approfondire e mi riprometto di valutare le implicazioni di Current TV come strumento per le aziende

Da quello che ho capito, è stato forse l’evento con più blogger italiani coinvolti. Grande Marco!

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IAB Forum è arrivato a Roma con il carico di responsabilità di essere “l’evento internet” in Italia già da qualche anno, con l’edizione milanese che nel 2007 ha ospitato oltre 3.000 persone e 55 espositori. Altra sfida era quella di valorizzare aziende e operatori dell’area romana e del centro-sud in generale.

Alla fine ho ascoltato impressioni principalmente positive, oltre 1000 i partecipanti e, per essere la prima edizione a Roma, abbiamo avuto una dozzina di espositori, tra cui Yahoo! che ha sponsorizzato un piacevole rinfresco a fine giornata. Insomma: la bilancia sembra pendere decisamente verso il positivo.

Mi sono sembrate evidenti due o tre cose, anche leggendo alcuni commenti online:

  • L’importanza di queste occasioni deriva anche dalla possibilità di fare networking e pochi come IAB riescono a fungere da aggregatori di questa portata. Ci hanno già chiesto di fare altri IAB Forum in giro per l’Italia, di organizzare meeting verticali per settore, e parecchie altre idee e proposte.
  • In un giorno non si poteva coprire tutto ciò che riguarda la pubblicità interattiva, però è mancato il search e si è notato. Una volta tanto però, varrebbe la pena prendersela con gli assenti piuttosto con chi crea il contenitore: o no?
  • Mi piacerebbe che in futuro ci sia più spazio per gli operatori dell’e-commerce, perché hanno ormai sviluppato una grande conoscenza del mercato e dei suoi meccanismi economici.
  • C’è chi ritiene che si sia parlato troppo di Web 2.0 e chi mi ha detto esattamente l’opposto. Bene, significa che c’è stato l’equilibrio di argomenti che volevamo! Sui numeri, non possiamo negare che il miliardo di euro di advertising online che si dovrebbe sfiorare quest’anno in Italia, è fatto da tante componenti ma non certo dal Web 2.0: quindi è giusto parlare del mercato che c’è e che cresce. Che poi a fianco (ribadisco: a fianco) della comunicazione pubblicitaria si debba sviluppare una comunicazione nuova e partecipativa, è ugualmente evidente a tutti ormai. Solo che passare ai fatti è complicato: numerose sono le richieste di supporto in tal senso, il che denota che in mosti si stanno muovendo.

Tante altre sarebbero le cose da ricordare: la “prima” a IAB Forum dell’apprezzato Professor Di Bari, la domanda di Stefano che non vuole essere amico di un’auto su Facebook (ricordata anche da Sante), un’organizzazione molto efficiente (lo sottolinea pure Alex), la qualità oltre che la quantità dei biglietti da visita raccolti dai miei colleghi in Ad Maiora, uno scanzonato dietro le quinte prima della tavola rotonda con i portali (prima o poi ve lo ranconto). In ogni caso, grazie Roma e grazie a tutti i visitatori e i colleghi che lo hanno reso possibile.

UPDATE (21/5): disponibili le registrazioni e le presentazioni.

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Anche per Forrester ci sono in Italia circa 10 milioni di lettori di blog e social network (definiti Spectators), 4,6 milioni che partecipano e commentano e quasi 3 milioni di Creators, ossia chi produce social contents (tiene un blog o carica video, musica o testo sui social network).

Secondo me siamo allineati (nel senso che le diverse metodologie di analisi non permetteranno mai una confronto esatto) con lo studio di Universal McCann di cui ho scritto giorni or sono. Il fatto che numeri così alti suscitino perplessità, dipende da due fattori: a) perchè in Italia si tende a diffidare “a prescindere”; b) più seriamente, perché la polverizzazione dell’attenzione tende a non creare l’impatto delle “audience di massa” a cui siamo abituati con gli altri mezzi tradizionali, con tutti gli effetti di influenza sull’agenda che conosciamo. È la differenza tra 10 milioni di ascoltatori che guardano 100 canali oppure che si distribuiscono su 3 milioni di canali.

Tornando alla ricerca di Forrester, i dati li ho estratti utilizzando un loro tool online col quale si può analizzare il peso di sei profili di interazione con i social media (qui la descrizione dei profili) in diverse nazioni nel mondo, distinguendo altresì per sesso e fascia d’età. Di seguito lo screenshot dei numeri italiani (i valori in rosso li ho messi io, considerando i 24,5 milioni di utenti internet secondo Nielsen).

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Data from Forrester Research Technographics® surveys, 2007


Al Gore Purtroppo giovedì sera sarò fuori Roma e non potrò partecipare all‘incontro con Al Gore che presenta lo sbarco di Current.tv in Italia. Marco Montemagno ce l’ha messa tutta per organizzare un evento allargato e partecipato, in cui verranno poste le domande più votate tra quelle raccolte online.

Il fatto che Marco abbia iniziato il tam tam sull’iniziativa partendo da un nucleo ristretto di persone (quella definita come la sporca trentina), ha dato adito a qualche polemica. Mi ricorda quando avevo 18 anni e si organizzavano le feste e puntualmente si sviluppavano due schieramenti: quelli che avevano sempre da criticare (la musica, le luci, poche donne, ecc.) e quelli che le organizzavano; mai che le due cose coincidessero. A me pare un’iniziativa trasparente, innovativa, che non esclude nessuno e che, anzi, auspica la partecipazione. Il tutto con la diretta su SKY. Non so come andrà a finire (e mi spiace davvero di non esserci), ma in ogni caso complimenti Marco e in bocca al lupo!

Al mio posto ci sarà senz’altro il mio collega Andrea e chiunque altro sia interessato fino ad esaurimento dei 20 inviti che ho a disposizione. Intanto ho posto la mia domanda ad Al Gore a riguardo del tema che mi è caro in questo periodo, ossia i contenuti generati dalle aziende. Penso infatti che le piattaforme come Current.tv siamo da cogliere al volo per creare ulteriori touch point con le persone: l’importante è avere qualcosa da dire e saperlo fare. Questa è la domanda: se vi piace votatela pure ;-)

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Quando nei giorni scorsi Yahoo! aveva iniziato a fare dei test implementando il sistema pubblicitario di Google, ho capito che la trattativa di acquisizione di Yahoo! da parte di Microsoft sarebbe saltata. Microsoft non ha proceduto nel sui “bid ostile” ma Yahoo! ha fatto di tutto per ostentare sicurezza e orgoglio. Non ultimo il fatto che alla lettera di Steve Ballmer a Jerry Yang, abbia risposto Roy Bostock (chairman di Yahoo!) anziché Yang stesso.

Ora si tratta di vedere come Microsoft riuscirà a perseguire la sua strategia senza l’accellerazione che avrebbe portato il deal con Yahoo!. Incontrando Ballmer dieci giorni fa ho percepito come i piani di Redmond siano piuttosto chiari, ribaditi nella lettera che il CEO di Microsoft ha scritto ai dipendenti dell’azienda.

Sull’altro fronte, va capito come farà Yahoo! a non rimanere schiacciata tra i due big, specie se mollerà il search a Google (cosa peraltro molto complicata in termini di antitrust). Val la pena ricordare che anni fa fu proprio Yahoo! che applicando la tecnologia di Google all’interno della sua directory, lanciò di fatto l’azienda che conosciamo adesso. Farlo una seconda volta vorrebbe dire alzare bandiera bianca sul fronte search e mollare definitivamente il loro progetto Panama.

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