The end of advertising as we know it - IBM Institute for Business Value “I prossimi 5 anni porteranno un numero di cambiamenti nell’industria della pubblicità maggiori rispetto a quelli avvenuti nei precedenti 50”. Inizia così il report della ricerca The end of advertising as we know it realizzato da IBM Institute for Business Value (via Marco Palombi).

Si tratta di una ricerca basata su interviste fatte a 2400 consumatori ed a 80 advertising executive di tutto il mondo, che non fa che confermare i trend e le indicazioni che emergono ormai prepotenti in ogni occasione. Alcuni spunti presi dall’executive summary:

  • I consumatori avranno sempre più  controllo in quello che vedono e su come interagiscono con la pubblicità, sapendola filtrare in un ambiente che diventa multi-canale.
  • Dilettanti e semi-professionisti stanno creando contenuti pubblicitari a basso costo, trend che continuerà anche per via dei modelli di revenue sharing (es. YouTube, Crackle, Current TV).
  • Due terzi dei professionisti della pubblicità intervistati, ritengono che il 20% dei ricavi in advertising passerà entro tre anni dal modello impression-based al modello impact-based.

Quattro i possibili scenari (vedi figura) individuati da IBM, dove le variabili principali riguarderanno la propensione dei consumatori a controllare il marketing e la composizione dell’offerta (inventory) pubblicitaria.

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5 commenti per “La fine della pubblicità come la conosciamo ora”

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  1. Filippo Ronco scrive:

    Ciao Mauro, mi puoi spiegare in due parole, in concreto, cosa si intende per modello impact-based ? Se mi si presenta un inserzionista che vuole compare “ad impatto”, come glielo vendo e, soprattutto, come glielo misuro ?

  2. HAGAKURE scrive:

    La fine della pubblicità come la conosciamo (secondo IBM)

    LIBM Institute for Business Value Study ha pubblicato una ricerca che si chiama La fine della pubblicità come la conosciamo. (la trovate sul sito IBM qui). Alcune frasi:
    I prossimi 5 anni cambieranno la pubblicità più d…

  3. Mauro Lupi scrive:

    Ciao Filippo, ti riporto al volo in inglese un paio di estratti della ricerca.
    “And with new consumer monitoring technologies in place, consumer action directly impacts the price of an ad

  4. Filippo Ronco scrive:

    Quindi, semplificando al massimo, la novità starebbe tutta nel bid applicato al costo dell’ad in base all’azione del consumatore ?
    Cioè, stiamo “tornando” a sistemi di “rivendita” alla tradedoubler ? Niente di più lontano dalla praticabilità. Secondo me non bisognerebbe mai scordare che l’editore è il “sale” del web (qualunque editore sia) e che questo è sempre meno propenso a regalare visibilità in cambio di conversioni…specialmente quando fa un buon lavoro e impiega fatica. Aggiungo che ci sono settori, come il mio, dove il display adv sta partendo adesso :-)

  5. Paolo scrive:

    Ciao Filippo, ciao Mauro. Volevo rapidamente dare un mio punto di vista sulla questione, visto che ho letto il report e ho gestito TD in Italia fino ad un paio di mesi fa.
    Il modello cui IBM fa riferimento è molto lontano dall’affiliazione, dove effettivamente il potere negoziale dell’editore è piuttosto limitato.
    Qui si immagina un eBay dell’advertising (più di uno in realtà…), dove è proprio l’editore ad assumere il controllo. Il prezzo lo fa il mercato, in base al differente potere negoziale delle parti.
    Prendo ad esempio il tuo modello di vertical network per il vino (davvero molto interessante peraltro…). Se io produco vino, bevande, cibo e leccornie varie o se semplicemente voglio indirizzare il mio messaggio a quel tipo di target, non potrò prescindere da VinoClic. Devo esserci!
    Ecco che allora il tuo peso negoziale aumenta e potrai chiedere da subito alti CPM o comunque pricing misti che permettano di valorizzare al meglio i tuoi spazi. Se poi l’inserzionista A dice, ok, mi sta bene, compro gli spazi a X, ma sul mercato ci sono anche B e C che non vogliono dargliela vinta, ecco che il valore dei tuoi spazi continuerà a crescere.
    Il mercato sarà sempre a tuo favore, almeno finchè l’offerta di spazi rimane relativamente limitata e non ci sono altri network migliori del tuo.
    Già oggi tu puoi decidere di mettere in piedi un sistema del genere affidandoti ad un partner tecnologico, tipo Adify o AdMomentum, che ti chiederà ovviamente una percentuale sui ricavi. Il media lo controlli tu, se pensi di avere un sufficiente peso commerciale.
    Se invece un peso commerciale non ce l’hai e vuoi far leva sulla capacità di aggregazione di un network terzo, puoi rivolgerti a player tipo AdBrite, che però al momento non operano in Italia.
    A me sembra un’ottima opportunità, non trovi?
    Saluti
    Paolo

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