Mi è scappato un commento di getto sul blog di IAB e siccome Cocomments ha fatto ancora cilecca (possibile che non ci sia ancora niente di meglio?). Lo riporto qui perché il tema che pone Cristiano è importante:

“non credete che esista una frattura tra le web agency, formate per lo più da tecnici, e il cliente/impresa che ha la necessità di capire come fare a trarre profitto dalla rete??
Ergo… la figura del consulente di vendita come la vedete o meglio… sono disposte le aziende web ad investire su una rete vendita??”

Cristiano, la frattura, come la chiami te si sta riducendo sempre di più e chi continua a trattare il web come uno strumento puramente tecnologico in luogo di un ambiente di comunicazione rimarrà sempre ai margini del mercato (o cambierà mestiere).

Sempre più spesso vedo che le web agency hanno prevalentemente skill di marketing e comunicazione, piuttosto che tecnici. E l’approccio vincente è proprio quello di considerare la Rete non (più) come un attrezzo tecnologico ma come un canale da inserire direttamente nel marketing mix (e non nel CED…).

Il mio punto di vista è che internet non si vende, ma si progetta, si spiega, si personalizza, si costruisce col cliente. E te lo dice uno che gestiva una rete commerciale di oltre 100 persone prima che esistesse il web e che insegna (anche) tecniche di comunicazione e vendita.

E le aziende ne hanno (giustamente) piene le scatole di chi vende servizi internet come se fossero robe stand-alone, isolate, come se potessero vivere di vita propria. Certo ci vogliono competenze strategiche nell’affrontare la Rete in questo modo e ritengo che proprio in questo ambito il mercato premierà chi ha da raccontare “progetti di comunicazione” e non un listino prezzi di servizi web pacchettizzati.

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17 commenti per “Frattura tra web agency e clienti?”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. F@bri scrive:

    Assolutamente d’accordo.

  2. Stefania scrive:

    Sono assolutamente daccordo con te!Mi fa piacere venire a sapere che finalmente qualche azienda si affida ai consigli delle web agency .. era ora!Ma è davvero così???Voglio sperarci!

  3. Giorgio Soffiato scrive:

    Il dibattito mi sembra interessante, ritengo che la questione sollevata da Crisitiano vada approfondita anche in virtù della storia di alcune web agency e degli imprenditori che le guidano. A livello universitario si nota moltissimo la differenza di approcci tra un economista/markettaro e un’ingegnere, lo stesso a mio avviso si nota in questo mondo. Le web agency con background tecnico mancano di competenze manageriali, soprattutto le piccole (ma sappiamo quanto contano le pmi in Italia), al contrario gli studi commercialisti che si mettono a vendere siti oltre a risultare ironici mancano di competenza tecnica.
    Nel primo caso la figura del venditore/uomo marketing operativo può a mio avviso essere di grande aiuto per spiegare alla persona interessata come funzionano le cose, impostare una rete vendita potrebbe risultare molto importante, poi sarebbe bello discutere quanto sia informatizzabile tale rete, ma il concetto di fondo non dovrebbe mancare.
    Credo che una delle cose che ci mancano sia la capacità di spiegare che non siamo pazzi, è vero che la gente si accorge di internet ma nell’incremento dello spending web non vedo nulla di dirompente, non ho ancora visto schermi bianchi in tv perchè nessuno compra più la pubblicità, eppure ce ne sarebbero i motivi.. l’autoreferenzialità esiste, “saremo tutti di noi” diceva Ramazzotti, dobbiamo insomma trovare un modo per comunicare i risultati dei nostri lavori portando all’estremo la semplicità, una specie di “1 sito = 30 prodotti venduti in più”.. voi non vedete questa necessità?
    Giorgio

  4. cristiano scrive:

    Mi fa molto piacere che il mio commento abbia, “scomodato” addirittura il Sig Lupi.
    La mia esperienza di oltre dieci anni è soprattutto sulla stampa, dove ho avuto la fortuna di testare un’aggressività nella vendita molto intensa, ma allo stesso tempo, troppo spesso poco professionale.
    In effetti milito nel mondo del web da solo due anni,grazie al ruolo di area manager che mi ha affidato “IMMOBILMENTE” il portale immobiliare, e mi fa molto piacere apprendere, che stiamo procedendo verso una valorizzazione del ruolo del VENDITORE/CONSULENTE.
    Sono d’accordo sul fatto che chi non saprà trattare il web come una forma di comunicazione ma solo un mezzo tecnologico o autoreferenziale sarà tagliato fuori.
    Volevo puntualizzare l’ultimo concetto espresso dal sigl Lupi…
    E’ verissimo che è necessario presentare al cliente un progetto, il modo come avere ritorni dal web, una forma nuova di dialogo col suo cliente ecc….
    Attenzione però!!!
    Ricordiamo che la stragrande maggior parte delle PMI italiane non dispongono di responsabili marketing o comunicazione.
    Il nostro interlocutore molto spesso è il titolare o un suo collaboratore che durante la sua giornata tipo assolve a tutt’altri incarichi che il marketing.
    Qundi dobbiamo cercare di rapportarci in modo elementare per farci comprendere.
    Facciamo in modo, col tempo, che i nostri futuri clienti vengano a conoscenza che “INTERNET” non è un mondo alla “MATRIX” ma semplicemente un prodotto di consultazione di cui 25 milioni di persone qutoidianamente fruiscono.
    Ringrazio tutti per l’attenzione e auguro un buon lavoro.
    Cristiano immobilmente

  5. Marketing For Nerds scrive:

    Frattura tra web agency e clienti?

    maurolupi Sempre più spesso vedo che le web agency hanno prevalentemente skill di marketing e comunicazione, piuttosto che tecnici. E l’approccio vincente è proprio quello di considerare la Rete non (più) come un attrezzo tecnolog

  6. markingegno scrive:

    “ritengo che proprio in questo ambito il mercato premierà chi ha da raccontare “progetti di comunicazione” e non un listino prezzi di servizi web pacchettizzati”
    ahh, che boccata di ottimismo, questo tuo commento!
    Il lunedi fa bene una iniezione di fiducia. :-)

  7. palindromo scrive:

    Che coraggio! Complimenti

  8. luca ajroldi scrive:

    su http://www.communicagroup.it ho scritto un post che vuole integrare il tuo.

  9. fradefra scrive:

    Anche io vorrei portare un contributo positivo.
    Le aziende che seguo (non che siano decine, per carità, però ci sono), hanno acquisito fiducia nelle web agency di un certo tipo, rendendosi conto che possono esistere anche conoscenze di marketing, di comunicazione, di gestione di progetti, ben al di là del fatto tecnico in sé.
    E vorrei che non ho fatto troppa fatica a convincerle.
    Sì, credo anche io che la frattura si vada piano piano riducendo. Forse non si annullerà mai, ma alla fine non è questo che conta. Conta che qualcuno (magari molti) ci creda e che chi è capace possa esercitare con passione il proprio lavoro ed ottenerne soddisfazione.

  10. andrea scrive:

    la frattura c’è, eccome, e secondo me sarà tanto più evidente quanto più le aziende si renderanno conto che ciò di cui hanno bisogno non è più solo un “bel sito”, ma è una trasformazione profonda nell’approccio complessivo alla relazione con le persone.
    per quella che è la mia esperienza le web agency sono ancora troppo orientate a “fare siti” e troppo poco ad aiutare i clienti a compiere questa trasformazione.

  11. Antonio Sofi scrive:

    Parole sante. Da più o meno “esterno” e più o meno “impelagato” in opere di bridging cognitivo condivido e comprendo con convinzione. Curioso: qua più che disintermediare c’è da costruire un ruolo di (vera) intermediazione…

  12. Mauro Lupi scrive:

    Difatti, parlando con chi si occupa di comunicazione tradizionale, mi dicoo che c’è una riscoperta delle agenzie creative o comunque del processo creativo in luogo nella mera caccia agli spazi pubblicitari da conquistare.

  13. Marco scrive:

    Da quello che dite mi sembra però di riscontrare un divario tra il web tout court e il web italiano. Da come la vedo io a sfruttarne le potenzialità del web sono quelle agenzie che trovano un compromesso tra marketing e tecnologia, un compromesso che porta con se un approccio innovativo dal punto di vista dell’utente finale. Mi riferisco agli stimoli provenienti principalmente dal Stati Uniti e che sono ben assorbiti a livello europeo (soprattutto dai paesi nordici) e “poco” assorbiti in Italia per arretratezza culturale…
    Scrivo altrove:
    “E’ fondamentale vedere come il web 2.0 porti con se una fase di semplificazione visiva delle pagine che maschera la reale complessità tecnologica delle nuove applicazioni…”
    questo è quanto avviene sul web tout court, ma quante aziende italiane possono dire di aver fatto altrettanto.
    Ecco perché le agenzie in cui prevale il “marketink e la comunicazione” dovrebbero essere in questa fase di sviluppo del web italiano pane per i denti delle PMI. Ma quante sono e quali sono quelle che hanno questo approccio?

  14. Emanuele scrive:

    Oggi non bastano i tecnici, nè possono bastare i pubblicitari.
    Quelle poche aziende realmente “marketing oriented”, tengono conto delle evoluzioni del web.
    Web che già da tempo non è solo parte della comunicazione, ma dello stesso business, Ryanair docet.
    La sfida ora è quella di divenire aziende “user generated marketing oriented”.

  15. Paolo scrive:

    Dibattito interessante. Interessante anche il commento di Andrea, da prendere in giusta considerazione non solo in quanto big spender del web, ma anche perche’, se non sbaglio, ha conosciuto il mondo delle web agency dall’interno, anche se parliamo di diversi anni fa ormai.
    Se devo metterci i miei due cent, credo che non esistano web agency che coprano con efficacia tutta la catena (sistemi, applicazioni, grafica, digital marketing…..); forse non sono mai esistite, se non nello slideware di vendita.
    Prendo il mio caso: ho n fornitori, e ciascuno presidia con eccellenza il proprio ambito. Difficilmente, pero’, sceglierei di affidare a ciascuno ruoli diversi da quelli gia’ ricoperti. In ogni caso: il marketing e’ una cosa, la creativita’ un’altra. Sarebbe saggio lasciare il primo ai clienti, e la seconda ai professionisti capaci di svilupparla, dopo aver ben “ascoltato” il cliente.

  16. Falco scrive:

    Sono in parte d’accordo in parte no.
    E’ vero che il web non deve essere concepito come una realtà a sè stante, ma si deve integrare con il business model delle aziende.
    Non credo però che questo vada contro i servizi web pacchettizzati.
    Finché ogni impresa avrà bisogno dei commerciali di web agency per entrare nel web, non si va molto avanti, non si espande a milioni di piccole e medie imprese italiane le opportunità di questo strumento.
    Finché è necessario e predominante il lavoro umano su misura rimaniamo nell’ambito dell’artigianato e della consulenza, il vero passo in avanti è passare all’industrializzazione dei processi, e questo implica anche servizi web pacchettizzati.
    Ma i servizi web pacchettizzati da soli non sono indice della industrializzazione, vedo tante offerte standard dietro alle quali non c’è alcuna industializzazione, bensì solo lavoro umano, che considerati i prezzi non può che essere poco e di bassa qualità (a meno che non si lavori solo per la gloria).
    Certo non si può confrontare una punto con una ferrari, ma, considerati anche i relativi costi, il nostro paese ha più bisogno di punto o di ferrari?
    Insomma più Arube e meno IBM.
    E le arube hanno tantissimo bisogno dei cosidetti “tecnici”.

  17. Andrea scrive:

    @Paolo
    hai ragione, adesso lavoro in azienda e in passato ho lavorato anche “dall’altra parte”, e ricordo che anche allora il modello “web agency” mi sembrava perdente, se non altro perchè basato su una competenza “eccezionale” (internet) che di lì a poco non lo sarebbe più stata.
    il tuo approccio “best of breed” è comunque quantomeno scomodo perchè nell’ambito di un progetto complesso ti chiede di fare il regista di tutte le agenzie specialistiche, e se a questa complessità aggiungi il fatto che appunto più o meno tutte quante si dicono capaci di fare tutto, anzichè fare il regista ti scopri a fare lo sceriffo (o a volte il maestro d’asilo…).

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