Ieri un bel post sulla difficoltà di reclutare talenti scritto dall’Amministratore Delegato di IWBank e che condivido molto.

Oggi alcune conferme a certe attidudini di chi è in cerca di lavoro emergono in una ricerca di Isfol pubblicata su IlSole24Ore in edicola. Tra le condizioni lavorative, al primo posto per l’80,3% dei casi c’è la sicurezza del posto di lavoro. Solo dopo vengono la possibilità di imparare qualcosa ed esprimere le proprie capacità e poi migliorare il reddito e il tipo di lavoro.

Con questa attitudine generalizzata, alimentata per carità anche da molte gerarchie e status quo aziendali, va a farsi benedire la necessità di avere un approccio generale più flessibile al mondo del lavoro e, soprattutto, dimentica l’aspetto meritocratico.

E così si scende di altre posizioni nella classifica del World Economic Forum (dal 38

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13 commenti per “Attacco di pessimismo pensando all’Italia”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. sante scrive:

    Più che pessimismo, fa molta rabbia. Erano giorni che pensavo proprio a questo seguendo mio figlio sedicenne. Sono andato sul post a cui fai riferimento e mi sono scappate diverse cose che ho lascito a testimonianza del mio modo di vedere il mondo ed il generale degrado verso il quale andiamo.
    Noi che ci occupiamo di comunicazione e web marketing potremmo anche pensare di mettere in piedi una “naked conversation” sulle cose come stanno veramente, per il bene dei nostri figli, senza peli sulla lingua e chiamre le cose per nome … io ci sto !!
    Saluto tutti i lettori

  2. Pasquale Salerno scrive:

    Provocatoriamente direi: ma siamo proprio sicuri che se l’80,3% di chi cerca lavoro punta alla sicurezza del posto ci sia da deprimersi? Non so, io parlerei di depressione più legittimamente quando leggiamo dei call center, degli interinali, della generazione 1000 euro e via dicendo.
    Per la mia modesta esperienza, ritengo che la vera resistenza alla meritocrazia e alla ricerca dei talenti provenga proprio dal mondo imprenditoriale italiano: l’insicurezza di chi cerca un lavoro ne è prevalentemente la conseguenza.

  3. Paolo Gagliardi scrive:

    Vedere anche le notizie che trapelano in materia di Finanziaria 2007, a proposito dei budget che verranno destinati alla ricerca scientifica, ed alle agevolazioni per le PMI.

  4. Giorgio Baresi scrive:

    Non si può certo pensare di attrarre giovani talenti offrendo loro stage e contratti a progetto… le multinazionali estere chiedono tanto ai giovani ma, a differenza dell’azienda media italiana, sanno anche valorizzarli e ripagari.

  5. Anna scrive:

    Ciao a tutti sono anna!
    Ho visitato il blog!
    Molto interessante!
    Per vedere il mio clicca sul link

  6. Andrea Andreutti scrive:

    Mi sembra che il post di IWBank abbia un approccio troppo semplicistico al problema.
    La situazione e’ complessa e forse meriterebbe un approfondimento maggiore.
    In quanto al discorso meritocrazia, mi sembra evidente che tutto dipenda dal cosa le stesse aziende, o meglio i manager che operano al loro interno e ne guidano i dipartimenti, intendano per criteri di merito.

  7. Marco Fontebasso scrive:

    Una considerazione “a tema” con il blog è che la “mente” ricercata e portata ad esempio sia proprio dedicata alle attività sui motori di ricerca…
    Come Mauro sa bene, e allo stesso modo tutti coloro che si occupano di SEM, purtroppo professionisti preparati al 100%, pronti da inserire in organico sono molto rari, e giustamente anche costosi.
    Mi sembra in particolar modo “fantasioso” pensare che la soluzione giusta per un’azienda che vuole approcciare seriamente web marketing e motori sia cercare figure “junior” per queste aree, quando avrebbe invece proprio bisogno di qualcuno che trainasse la crescita dell’azienda. O sbaglio?

  8. andrea scrive:

    sono andato a leggere il post dell’AD di IWBank e devo fare una precisazione: il suo problema (anzi il suo “maggior problema” non è esattamente “reclutare” talenti ma “attrarli”, il che potrebbe essere letto come l’ammissione che la sua società (che non conosco) non ha lo stesso appeal che hanno altre aziende (infatti lui poi si lamenta della concorrenza delle società di consulenza che “da un pò di tempo assumono neo-laureati “a quintali”).
    se questa lettura è corretta, gli consiglerei semplicemente di farsi la domanda: “se io fossi un neo-laureato e fossi nella condizione di scegliere tra una posizione presso una società di consulenza (che da quel che so offre formazione e percorsi di carriera ben strutturati) o uno dei posti a progetto tra quelli offerti da IWBank, cosa sceglierei?
    sono convinto che una risposta onesta rimetterebbe nella giusta prospettiva anche tutte le sue considerazioni (un po’ banali) tipo “i “giovani d’oggi” stanno belli comodi a casa loro, non è semplice portarli via a mammà e papà, a Milano fa freddo, la vita “costa””, aspetti che pare non si applichino ai neolaureati che entrano in Accenture o McKinsey.
    e per finire una considerazione generale: ma i “talenti” devono per forza essere neolaureati? qual è il punto: che si “plasmano meglio” o che costano meno di uno di 40 anni che lavora da 15?

  9. Marilena scrive:

    Mi ha fatto piacere leggere il post “Talenti” sul blog di ‘IWBank’, perchè dimostra che c’è qualche datore di lavoro disposto a far crescere le proprie risorse umane. Ma lavorando ormai da vari anni non credo più alle fiabe.. e so che l’imprenditore si fa i suoi calcoli. La difficoltà di trovare lavoro sta innanzitutto a Milano, dove il lavoro si trova e soprattutto lavoro qualificato e stimolante (per riprendere il commento di Andrea: Iwbank attrae rispetto alla miriade di società interessanti con sede SOLO a milano?). E ancora sono stra-d’accordo con Giorgio: ma quanto è diposto a pagarli ‘sti talenti? Non penso come le società straniere. Io me ne frego della stabilità del posto, posso pure cambiare lavoro ogni anno, ma pagame bene e soprattutto fammi fare un lavoro che conta, non farmi sentire un ‘pezzo sostituibile’ della catena di montaggio. Il tutto è ovviamente facilmente smentibile con numeri veri alla mano. :) Cmq complimenti sia a questo blog che a quello di Iwbank.

  10. Fede scrive:

    Ho letto il post di IWBANK e il fiume di commenti. Mi sembra che a volte si “perda il nord”, se il problema è “sociale” questo nasce in gran parte dal nostro quadro normativo in tema di lavoro.
    Se invece si analizza caso per caso l’ “individuale”, penso sia meglio che ognuno di noi adotti trasparenza e meritocrazia in primis verso sé stesso: chi è “trasparente” e si valuta in base ai propri meriti è sulla strada giusta. Se è vero che oggi il mondo cambia veloce, devi essere in “sincronia”, o sei fuori… Pensare di legarsi “a tempo indeterminato” con la sola garanzia di un contratto ad un’azienda oggi è pura follia! (facciamo le corna, ma le aziende pure chiudono, eh…)
    Io lavoro sia come consulente in comunicazione per una organizzazione pubblica a Roma, sia vendo Strudel di mele della Val di Non sul web. Ho fatto tutto da solo con un amico pasticcere che li fa e li spedisce… Non voglio fare pubblicità, non cito l’URL, ma essere eclettici oggi paga (e vale anche per chi è imprenditore!) Ciao! Fede

  11. Maurizio Goetz scrive:

    Concordo con l’analisi di Giorgio Baresi, ammettiamo di trovare giovani, volenterosi, motivati che hanno laurea e Master e qualche piccola esperienza lavorativa, che cosa gli si propone? Un posto dignitoso? Oppure uno stage, un contratto a progetto e poco altro? Occorre essere corretti ed esaminare il problema da tutti i lati. Tu che sei spesso a Londra e negli States che i valori dei progetti, ma anche degli stipendi sono molto diversi da qui. Qui nessuno vuole investire, è tutto in comarketing, cosharing, corisking. Ne vogliamo parlare? O vogliamo essere buonisti a tutti i costi e non affrontare i problemi alla radice?

  12. lucasan scrive:

    Credo che l’affermazione di IWBANK sia la triste e cieca fotografia del’imprenditoria in Italia.Invece di dare opinioni faccio il paragone con l’europa (UK, Germania, ect) :
    1)La base di tutto sta in uno stato serio che premia la legalità a sfavore dell’illegalità.
    2)Il datore di lavoro NON puo’accettare un dipendente SE non ha un conto in banca aperto
    e lo stato effettua a tal motivo controlli incrociati sul reddito del datore.Riduzione a zero del nero.
    3)Ciclicità contrattuale-Non puo essere rinnovato un contratto temporaneo, con un altro uguale.Non sono ammessi contratti a giorno.
    4)Le agenzie interinali in italia son Uniche nel mondo, fanno contratti ai candidati per riallocarli invece di venderli (come le agenzie immobiliari)alle varie aziende.Diventano di fatto una forma di caporalato.
    5)Se non c’e un mercato privato di concorrenza, ma esistono “cartelli” dove quasi il 100% dei contratti aziendali viene vinto a tavolino e non seguendo le serie regole del servizio e delle capacità, i datori di lavoro non avranno bisogno di personale qualificato per esperienza..ma solo per titoli.
    6)La classe dirigenziale, funzionari, etc
    che e’ quella che pianifica e investe nel futuro e’ spesso creata ad HOC (parentele, nipotismi, scelta politica) senza essere
    passata per la linea di fuoco ed aver il quadro reale della situazione lavorativa, ed
    assumendosi in prima persona le responsabilità come avviene in tutti i paesi civili.
    7)Il trend in Europa e’ esattamente opposto a quello italiano, sempre piu contratti a tempo indeterminato e benefits ..perchè il personale tende a rimanere pochi anni in una sola azienda ..si forma e cambia.
    Appunto..cambia magari da una multinazionale straniera in italia..in IWA bank??
    Di punti ce ne sarebbero.. a migliaia…lo dice uno che conosce il mercato lavorativo in Uk e Giappone.
    Un saluto
    G.Luca
    Questa e’ la foto dell’italia (col sorriso):
    UNA SOCIETA’ ITALIANA E UNA SOCIETA’ GIAPPONESE decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con un equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara
    ciascuna squadra era al meglio della forma ma… I GIAPPONESI VINSERO CON UN VANTAGGIO DI OLTRE 1 CHILOMETRO.Dopo la sconfitta, il morale della squadra italiana era a terra, il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare sul problema. Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano: SETTE UOMINI AI REMI E UNO CHE COMANDAVA mentre nella squadra italiana avevano UN UOMO CHE REMAVA E SETTE CHE COMANDAVANO. In questa situazione di crisi il management dette chiara prova di capacità gestionale, s’ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare sulla struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra italiana: C’ERANO TROPPE PERSONE A COMANDARE E TROPPO POCHE A REMARE. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra italiana. Ora ci sarebbero stati 4 comandanti, 2 supervisori dei comandanti, 1 capo dei supervisori ed 1 ai remi. Inoltre introdussero una serie di punti per motivare il rematore: “dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo per dargli più responsabilità”.L’ANNO DOPO I GIAPPONESI VINSERO CON UN VANTAGGIO DI 2 CHILOMETRI La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò come ricompensa un bonus al gruppo di comando come ringraziamento per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato. La società di consulenza preparò una nuova analisi dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che la motivazione era buona ma che al momento il materiale usato doveva essere migliorato. AL MOMENTO LA SOCIETA’ E’ IMPEGNATA A PROGETTARE UNA NUOVA CANOA.

  13. Alberto Claudio Tremolada scrive:

    Mi sembra di rileggere il pensiero di Ure contrapposto a quello di Proudhon.
    E come dibattere sul sesso degli angeli e mi astengo.
    Piuttosto:
    Un amm. del. che si firma Jcn, è l’alias utilizzato da qualcun altro che si chiama Pasquale?
    Un post così ego-referenziale di un sistema autopoietico che non vuole interagire con l’ambiente esterno?
    Ci sono manager che dovrebbero tornare sui banchi di scuola per aggiornamenti.
    Marketing, Qualità e C.s.r. sono parole a loro sconosciute.
    Concordo per il resto con Giorgio Baresi e Maurizio Goetz.
    Saluti.
    Alberto Claudio Tremolada
    alberto@bloggeraus.com

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