Nei primissimi giorni di settembre conto di scrivere l’ormai tradizionale articolo sul search marketing per il pamphlet annuale di IAB. L’anno scorso scrissi questo pezzo sull’evoluzione del search.

Questa volta vorrei riprendere alcuni dati di mercato, in particolare il peso che il paid search ha assunto sul totale della spesa online in Italia. Ho poi qualche interessante ricerca divulgata durante il SES di San Jose, tra cui una che ribadisce quanto i motori di ricerca siano fondamentali per i brand. Contavo anche di segnalare come la pianificazione pubblicitaria sui search engine si stia facendo sempre più versatile e, di conseguenza, più complessa. Infine, accennando ai trend del settore, vorrei citare il "social search", intendendo i siti e le funzioni di ricerca che elaborano i risultati in base alle preferenze di community più o meno allargate.

Che ne pensate? Suggerimenti su altri argomenti di rilievo legati al search marketing?

UPDATE (25 ott): L’articolo (in PDF) è disponibile online.

tags: , , ,

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...


23 commenti per “Suggerimenti per un articolo sul search marketing”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Miriam Bertoli scrive:

    Accennerei all’interesse crescente per il search legato a contenuti video e audio, penso per esempio all’accordo Google-Viacom (MTV).
    Miriam

  2. Jacopo Gonzales scrive:

    Ciao Mauro, io alcuni temi che sarebbe interessante approfondire ce li avrei:
    1) Click fraudolenti: come e quanto danneggiano il settore. Quali e quanti rimedi sono stati e verranno presi concretamente.
    2) Come il search marketing potrebbe essere influenzato dalla semantica.
    3) Come i marketer possono sfruttare il fenomeno del social bookmarking.
    4) Il tema della privacy (vedi il recente caso AOL) e il search marketing
    5) Come lo shopping behavior influenza il search marketing
    6) Ricollegandomi al punto 4, tu e Miriam toccate un argomento molto ‘hot’ quale è il social search. Al contempo lo riferite giustamente al search marketing come futuro ‘possibile’ scenario.
    Tempo fa anche io su Marketing Routes posi l’accento sul fatto che il search marketing si sta evolvendo (o almeno dovrebbe visto che gli utenti gli sono davanti). Notavo che però le aziende del settore non offrono assolutamente nessun servizio ‘al passo coi tempi’.
    Vado a memoria, ma mi pare che Marco Loguercio su Imli tempo fa mi rispose al riguardo, segnalando un’approccio outsourcing oriented (almeno da parte della sua azienda), sostenendo come sia inutile (Marco correggimi se ricordo male) che una società che offre servizi di search marketing abbia personale specializzato in banner, in email marketing, in digital couponing, in affiliate marketing, in blog.
    Mi sento piuttosto in disaccordo con questa visione limitante e limitata, ma forse sono topic che sarebbe interessante approfondire.
    Che dite?

  3. Rinzi scrive:

    Buonasera,
    Io suggerirei di guardare anche dietro, mi spiego, non solo la tecnologia disponibile ma anche chi dovrebbe utilizzare questi mezzi… pochi giorni fa ho avuto l’occasione di leggere un ‘vecchio’ libro dedicato ai Motori di ricercha recuperato in ufficio, è stato interessante conoscere la situazione del search marketing al 2001.
    Oggi quanto è variata la situazione? Gli utenti in Italia sono al passo con i mezzi disponibili? Quanti conoscono realmente i Feed RSS, i social search, quanti utilizzano le community? Miriam, quanti sono a conoscenza dei servizi da te proposti?
    ciao

  4. Paolo scrive:

    >Contavo anche di segnalare come la pianificazione pubblicitaria sui search engine….
    Sui motori di ricerca si fa pubblicita’?!?! Questo sarebbe uno spunto di discussione interessante. Certo, i centri media online abbinano sempre la campagnetta di adwords per abbassare i costi di acquisizione dei banner su cui incassano i DN. Finita la campagnetta, spengono le adwords. Ma forse c’e’ ancora un po’ di strada da percorrere in questo mercato.

  5. Paolo scrive:

    Ciao Mauro,
    è giusto tessere le lodi del search marketing ma credo che sia doveroso anche parlare dei suoi limiti: fare il punto della situazione – come giustamente sottolinea Jacopo – sui click fraudolenti e su cosa è stato fatto finora da Google e gli altri per debellare il fenomeno.
    Si potrebbe anche parlare, quindi, dell’eventuale introduzione del pay per performance nella piattaforme di keyword advertising.
    Volendo poi parlare anche di posizionamento organico, illustrerei le innovazioni di quest’anno, ad esempio Orion, ma anche la lotta all’ottimizzazione barbara e non calibrata che porta alla cancellazione/sospensione dalla Gcache (vedi BMW.de).
    ciao!

  6. Max scrive:

    Si potrebbe anche parlare, quindi, dell’eventuale introduzione del pay per performance nella piattaforme di keyword advertising.
    —————————————-
    Come no. Potresti anche parlare del
    RITORNO DELLO SCHIAVISMO E DELLO SFRUTTAMENTO dei webmasters disperati che si affidano al “pay per performance”.
    Domanda: MA IN TV, i “blocchi pubblicitari 4,30 minuti” CHI SE LI GUARDA?
    Perchè non glielo vai a dire a Sipra o a Publitalia di introdurre il “pay per performance” ? ;-)

  7. Max scrive:

    ma credo che sia doveroso anche parlare dei suoi limiti: fare il punto della situazione sui click fraudolenti e su cosa è stato fatto finora da Google e gli altri per debellare il fenomeno.
    ———————————————
    “il fenomeno” dei clicks fraudolenti, E’ GIA’ RISOLTO.
    Paradossalmente, la tecnologia GIA’ ESISTE DAL 1997-1998 (vedasi il sistema DART di DOUBLECLICK).
    Il problema è che: NON VOGLIO APPLICCARE LA TECNOLOGIA, pre-esistente, per risolvere “il fenomeno”, in quanto trattasi di SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA, ed il dichiarare minori introiti, corrisponde ad un CROLLO DEI TITOLI.
    Lo è stato per YAHOO che ha perso il 22% in un solo colpo,
    e lo sarà anche per GOOGLE, qualora introducesse la tecnologia, che si ripete: GIA’ ESISTE DA 8/9 ANNI.
    Ma la conoscete la rete? O l’avete scoperta da qualche mese, Voi, che “ostentate conoscenza” sull’evoluzione TEORICA di Internet?

  8. Giorgio Taverniti scrive:

    Ciao Mauro, quoto Miriam (che saluto :) ).
    Noi nel Forum Stiamo riprendendo tutte le mosse di Google sui video, perchè come sappiamo, ci sta puntando come non mai.
    Ma la risposta di Yahoo!, secondo me è stata di gran classe, di una potenza superiore che ha una fidelizzazione molto più alta. Se sfruttata bene direi che è il colpo dell’anno.
    Flickr nelle Serp. Ovviamente è la mia impressione e su Yahoo! > Immagini > Flickr e Google > Video ho fatto un post con tutti i dati e le mosse di Google, più i perchè con una mossa sola Yahoo! sarebbe in netto vantaggio:
    http://www.giorgiotave.it/forum/web-marketing/15757-yahoo-integra-flickr-nelle-serp.html
    Giorgio ;)

  9. fradefra scrive:

    Ciao Mauro e ciao a tutti.
    Mauro, la promozione di un blog si fa in un modo differente rispetto ai siti. L’approccio cambia, l’ottimizzazione è meno importante, la visibilità si raggiunge, sempre sui motori, ma con altri sistemi.
    Non vale la pena di parlarne, dato che anche le aziende stanno piano piano arrivando ai blog?

  10. Paolo Picazio scrive:

    Ciao Max,
    qui si parla di search marketing, di un articolo che si presuppone voglia fare il punto sull’anno appena trascorso e tracciare eventuali rotte per l’anno che viene.
    La questione non è se il problema dei click fraudolenti sia stato già risolto 8/9 anni fa o se il pay per performance sia giusto o sbagliato.
    Il click fraud esiste ancora e Google sta sperimentando sistemi di pay per performance? Se la risposta è sì, a mio avviso, bisogna parlarne. E se, come dici, Doubleclick ha già risolto il problema… bene, che si parli anche di questo!

  11. Max scrive:

    Ciao Max,
    —————————
    Ciao Paolo
    —————————
    qui si parla di search marketing,
    —————————
    davvero? Pensavo si parlasse di AGRICOLTURA ;-)
    —————————
    di un articolo che si presuppone voglia fare il punto sull’anno appena trascorso e tracciare eventuali rotte per l’anno che viene.
    —————————
    e qui ci siamo.
    —————————
    La questione non è se il problema dei click fraudolenti sia stato già risolto 8/9 anni fa o se il pay per performance sia giusto o sbagliato.
    —————————
    la “questione” è NON fare di UN’ERBA UN FASCIO.
    INTERNET HA SEMPRE GARANTITO I RISULTATI,
    che si parli di “search marketing” o di altro:
    INTERNET E’ MISURABILE AL 100%
    la TV, no.
    Si basa su un pannel di 5.100 famiglie “prese a caso” che sulla base DELLE IPOTESI ti dice:
    18.000.000 di utenti hanno guardato il programma X.
    AMMESSO CHE SIA VERO, NON TI DICE: QUANTI DI QUEI 18.000.000 si siano assorbiti i 4,30 minuti di spots mandati nel break pubblicitario.
    INTERNET TI DICE CON PRECISIONE MILLIMETRICA: QUANTI VISITATORI HANNO CLICCATO SUL TUO “SPOT”
    (basta ristringere il campo agli IP users CON il nome del PC utilizzato, ed il gioco è fatto, altro che “click fraudolenti”)
    ti dice: QUANTI VISITATORI HANNO VISUALIZZATO IL TUO “BANNER”, E DOVE SONO ANDATI DOPO ESSERE ENTRATI NEL TUO SITO.
    In poche parole, e con un linguaggio “semplice”, questo è “il succo” del discorso.
    —————————
    Il click fraud esiste ancora e Google sta sperimentando sistemi di pay per performance? Se la risposta è sì, a mio avviso, bisogna parlarne.
    —————————
    UNA COSA è parlarne, UNA COSA è dire che il CPC (conosciuto come “pay per click”)
    “non funziona” e che bisognerebbe introdurre QUELLA GRAN COGL**NATA del “pay per performance”.
    Ovviamente CHI HA PUBBLICITA’ GRATIS ti dirà: “bello il pay per performace” ho i miei 1.200 webmasters schiavetti che per un tozzo di pane si spaccano la schiena PEGGIO DEI LAVA-VETRI SENEGALESI.
    CHI invece è EDITORE, già si sta rompendo IL CULO, ad adattarsi dal CPM al CPC (e tu non sai QUANTE VARIABILI BISOGNA STUDIARE per “convincere” l’user a CLICCARE su un annuncio pubblicitario)
    per cui: DISCUTERNE BENE, MA DIRE CHE IL CPC NON FUNZIONA, beh: QUI MI INCAZZO ALLA GRANDE
    perchè il “pay per performance” è SOLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO ALTRUI, detto in parole eleganti “pay per performance”.
    —————————
    E se, come dici, Doubleclick ha già risolto il problema… bene, che si parli anche di questo!
    —————————
    GOOGLE, YAHOO, MSN
    sono già al corrente da ALMENO UN DECENNIO,
    della tecnologia di cui ti ho accennato.
    MA…. come sopra scritto: TRATTASI DI SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA, e ti ho detto tutto.

  12. Paolo scrive:

    Ciao Max,
    >Ovviamente CHI HA PUBBLICITA’ GRATIS ti dirà: “bello il pay per performace” ho i miei 1.200 webmasters schiavetti che per un tozzo di pane si spaccano la schiena PEGGIO DEI LAVA-VETRI SENEGALESI
    Non e’ proprio cosi’: hai 1200 webmaster, di cui 1000 ti fottono con click finti. Non ci vuole molto a beccarli (io l’ho fatto tranquillamente), ma si perde un sacco di tempo (cioe’ soldi). E allora e’ piu’ comodo il pay-per-performance, che ti evita di dover impiegare il 90% delle tue risorse a controllare i siti che ti portano il 10% del business. Se non piace, nessuno e’ costretto. Piuttosto, i webmaster siano piu’ selettivi e facciano girare solo gli inserzionisti che portano soldi.

  13. Paolo Picazio scrive:

    “UNA COSA è parlarne, UNA COSA è dire che il CPC (conosciuto come “pay per click”)
    “non funziona” e che bisognerebbe introdurre QUELLA GRAN COGL**NATA del “pay per performance”.”
    Non mi pare di aver difeso il pay per performance, buttando fango sul pay il click. Il mio invito a parlarne non ha mai sottinteso il “parlarne bene”. :)

  14. Max scrive:

    Ciao Max,
    Non e’ proprio cosi’: hai 1200 webmaster, di cui 1000 ti fottono con click finti.
    —————————————-
    Ciao Paolo,
    SE per “webmasters” intendi I MOCCIOSI che devono arrotondare la paghetta settimanale
    tramite Google AdSense, FORSE di quei 1.200
    1.000 potrebbero FREGARTI i clicks.
    SE INVECE per “webmasters” intendi I PROFESSIONISTI che gestiscono circuiti che partono DA ALMENO 100.000 unique users mensili, e allora: di quei 1.200, NESSUNO E’ COSI’ PIRLA DA RISCHIARE DI FARSI BANNARE da AdSense, per qualche click.
    —————————————-
    Non ci vuole molto a beccarli (io l’ho fatto tranquillamente), ma si perde un sacco di tempo (cioe’ soldi).
    —————————————-
    POTREI DIRTI: ESCLUDILI DAL TUO PANNELLO ADWORDS: elimina la rete dei siti di contenuto (se si chiama ancora così, visto che ogni mese gli cambiano il nome…)
    MIRA solo sulla SEARCH, ed il problema te lo sei risolto con 3 clicks al massimo.
    —————————————-
    E allora e’ piu’ comodo il pay-per-performance, che ti evita di dover impiegare il 90% delle tue risorse a controllare i siti che ti portano il 10% del business.
    —————————————-
    come sopra scritto: A TE INSERZIONISTA FA COMODO IL “pay per performace”
    A ME EDITORE, FA GIRARE LE PALLE, E NON POCO:
    in quando TI STO REGALANDO PUBBLICITA’
    e chi è “sopravvissuto” al CROLLO DEL CPM, di sicuro non campa “facendo beneficenza” con il “pay per performace”
    RIPETO: già l’esser passati dal CPM al CPC
    è stato, e lo è OGNI GIORNO: UN GRANDE SFORZO.
    —————————————-
    Se non piace, nessuno e’ costretto.
    —————————————-
    INFATTI, stai SERENO, che NESSUN EDITORE SI FARA’ MAI SCHIAVIZZARE dal “pay per performance”.
    —————————————-
    Piuttosto, i webmaster siano piu’ selettivi e facciano girare solo gli inserzionisti che portano soldi.
    —————————————-
    DIPENDE da COSA intendi per “webmasters”. ;-)

  15. Paolo scrive:

    Max, cerco di replicare brevemente, perche’ stiamo andando OT e perche’ in genere con gli anonimi non e’ il caso di investire troppo in chiacchiere.
    >SE INVECE per “webmasters” intendi I PROFESSIONISTI che gestiscono circuiti che partono DA ALMENO 100.000 unique users mensili, e allora: di quei 1.200, NESSUNO E’ COSI’ PIRLA DA RISCHIARE DI FARSI BANNARE da AdSense, per qualche click.
    Infatti, dedicano le loro attenzioni ai network di affiliazione, e il loro esordio e’ sempre lo stesso: “facciamo un test a CPC anziche’ CPA?”. Detto questo, 100.000 u.u., ancorche’ duplicati, non sono nulla. Un inserzionista li becca con un piano da 5 minuti e una trattativa telefonica da 3 minuti. Altro che ore perse a ripulire un network di microeditori che portano miriadi di click poco qualificati e spesso fraudolenti.
    >A ME EDITORE, FA GIRARE LE PALLE, E NON POCO:
    in quando TI STO REGALANDO PUBBLICITA’
    e chi è “sopravvissuto” al CROLLO DEL CPM, di sicuro non campa “facendo beneficenza” con il “pay per performace”
    Anch’io facevo (bene) un mestiere stimabile, ma in un mercato senza futuro. Ho cambiato mestiere.
    >INFATTI, stai SERENO, che NESSUN EDITORE SI FARA’ MAI SCHIAVIZZARE dal “pay per performance”.
    Si tratta di dare valore aggiunto, non di farsi schiavizzare. Se la pubblicità, anche a CPM, non porta risultati, si taglia. Ma forse gli italiani saranno gli unici al mondo a boicottare il “pay-per-performance” :-)

  16. Carlo scrive:

    Ciao Mauro,
    Vedo che questo argomento stà suscitando dei surriscaldamenti da parte di qualche purista.
    Non ho niento contro l’espressione degli stati d’animo, ma se cosi’ fosse più che uno studio di mercato, il tuo diventerebbe un melodramma.
    Vorei aggiungere un fatto che secondo me, é fodamentale nella supremazia del PPC rispetto ad altre forme di pubblicità (tranne il marketing diretto): l’analisi del ROI.
    Sappiamo quanti sono gli investimenti nel PPC, ma se lavoriamo bene, siamo anche in grado di estrapolare quanto rendano.
    Google nel primo trimestre 2006, ha superato il fatturato di 2.5 miliardi di $, il che vuol dire che ci si puo’ tranquillamante aspettare che sfondi il muro dei 10 miliardi in Dicembre.
    Ma quanti introiti ha generato per i suoi clienti?
    Basandomi sulle mie esperienze di campagne PPC, posso dirti che il rapporto varia da 1:3 a 1:30 (a seconda dell’equilibrio mix marketing di un sito di e-commerce).
    Quindi penso che sarebbe interessante fare uno studio sugli introiti generati dal PPC, visto che si possono misurare.
    Permetterebbe cosi’, di eliminare più facilmente, la reticenza di alcuni responsabili marketing che si terrorizzano di fronte ai clicks fraudolenti.
    Google annunciando il suo fatturato, potrebbe aggiungere quanto ha fatto incassare ai suoi clienti, nel peggiore dei casi allora 7.5M U$D nel primo trimestre !!!
    buon lavoro,

  17. Max scrive:

    Max, cerco di replicare brevemente, perche’ stiamo andando OT e perche’ in genere con gli anonimi non e’ il caso di investire troppo in chiacchiere.
    ————————————–
    Paolo, SE TI VA (o meglio: SE SEI IN GRADO)
    di replicare: FALLO
    altrimenti non ti “barricare” dietro al SOLITO: “con gli anonimi non ci parlo, perchè tu sai chi sono ed io non so chi sei”
    ATTIENITI alla portata della discussione.
    Quanto all’ OT, ti do ragione, ma con questa replica, chiudo la discussione, per quanto MI & CI riguarda.
    ————————————–
    >SE INVECE per “webmasters” intendi I PROFESSIONISTI che gestiscono circuiti che partono DA ALMENO 100.000 unique users mensili, e allora: di quei 1.200, NESSUNO E’ COSI’ PIRLA DA RISCHIARE DI FARSI BANNARE da AdSense, per qualche click.
    Infatti, dedicano le loro attenzioni ai network di affiliazione, e il loro esordio e’ sempre lo stesso: “facciamo un test a CPC anziche’ CPA?”.
    ————————————–
    un test CPA ?
    E CHI E’, CHE TE LO FA?
    QUALE POVERO DISPERATO TI METTEREBBE A DISPOSIZIONE MIGLIAIA DI USERS, per il TUO test CPA, “aggratissssss”?
    PIU’ TEMPO passa e più le persone CONFONDONO INTERNET per LA CARITAS.
    (Mauro, un titolo per il tuo prossimo articolo sul “pay per performance”: INTERNET ??? NON è LA CARITAS !!! ;-) )
    Guarda che in rete: NON SI FA BENEFICENZA. ;-)
    ————————————–
    Detto questo, 100.000 u.u., ancorche’ duplicati, non sono nulla.
    ————————————–
    da qui si evince che NON HAI LE BASI TECNICHE per continuare la discussione: UN UNIQUE (IP) USER è 1 E STOP.
    I “duplicati” NON ESISTONO, se si applica la tecnologia VECCHIA DI 10 anni.
    ————————————–
    Un inserzionista li becca con un piano da 5 minuti e una trattativa telefonica da 3 minuti.
    ————————————–
    questo NON L’HO CAPITO.
    ————————————–
    Altro che ore perse a ripulire un network di microeditori che portano miriadi di click poco qualificati e spesso fraudolenti.
    ————————————–
    E’ una TUA opinione, che NATURALMENTE TI CONTESTO al 100%, in quanto, TU NON SEI IMMERSO NELLA REALTA’ della quale stai discutendo.
    PER GIUDICARE UNA COSA, devi guardare SEMPRE da 2 angolazioni, e NON SOLO DAL TUO punto di vista. ;-)
    ————————————–
    >A ME EDITORE, FA GIRARE LE PALLE, E NON POCO:
    in quando TI STO REGALANDO PUBBLICITA’
    e chi è “sopravvissuto” al CROLLO DEL CPM, di sicuro non campa “facendo beneficenza” con il “pay per performace”
    Anch’io facevo (bene) un mestiere stimabile, ma in un mercato senza futuro. Ho cambiato mestiere.
    ————————————–
    SI VEDE che NON ci hai creduto fino in fondo.
    MI DISPIACE per te che TU abbia mollato. :-)
    ————————————–
    >INFATTI, stai SERENO, che NESSUN EDITORE SI FARA’ MAI SCHIAVIZZARE dal “pay per performance”.
    Si tratta di dare valore aggiunto, non di farsi schiavizzare. Se la pubblicità, anche a CPM, non porta risultati, si taglia. Ma forse gli italiani saranno gli unici al mondo a boicottare il “pay-per-performance” :-)
    ————————————–
    giusto “IL VAS”….
    il “mitico valore aggiunto”,
    per i comuni mortali dicasi: DIALERS & PUTTANATE VARIE quello ERA IL “pay per perfomance”.
    Vedi, li, il pay per performace funzionava,
    PERCHE’ C’ERANO I POLLI DA SPENNARE.
    POI è arrivata “L’AVIARIA”…. ed “i polli” sono spariti con le line ADSL.
    Passo e chiudo.
    SENZA rancore.
    Max
    (l’anonimo :-p)

  18. paolo scrive:

    > NON HAI LE BASI TECNICHE per continuare la discussione
    Faro’ un corso o uno stage aggratis… suggerimenti? :-)
    > Guarda che in rete: NON SI FA BENEFICENZA
    Sono assolutamente d’accordo, da tutti i punti di vista. Non si paga 100 un contatto pubblicitario che vale 0,1
    Buona fortuna ;-)

  19. Paolo Picazio scrive:

    ———————
    giusto “IL VAS”….
    il “mitico valore aggiunto”,
    per i comuni mortali dicasi: DIALERS & PUTTANATE VARIE quello ERA IL “pay per perfomance”.
    Vedi, li, il pay per performace funzionava,
    PERCHE’ C’ERANO I POLLI DA SPENNARE.
    POI è arrivata “L’AVIARIA”…. ed “i polli” sono spariti con le line ADSL.
    ——————–
    Associare il successo del pay per performance ad un sistema che truffava mi sembra quantomai inopportuno.
    Il pay per performance funziona, anche per gli editori. E ad ogni modo nessuno lo impone. Se gli editori lo accettano, togliendo spazio ad Adsense, è perchè riescono a fare soldi.
    Tornando in tema, mi piace molto lo spunto di Carlo a parlare di quanto Google & co. abbiano fatto guadagnare. Sarebbe anche interessante incrociare i tassi di conversione sia di Google che di YSM per capire chi, in proporzione, faccia guadagnare di più.

  20. Filippo Ronco scrive:

    Mi inserisco in questa interessante discussione con i miei two cents.
    Quando la gente parla di pay per performance come di una delle varie modalità di vendita della pubblicità online, commette un errore di fondo : il ppp o ppa che dir si voglia, è qualcosa di più simile alla rivendita o vendita per rappresentanza che alla pubblicità. Se notate, il ppa non prevede alcuna forma di rischio da parte dell’inserzionista mentre la pubblicità è un’attività commerciale espressamente basata sul rischio. Certo, anche sul ritorno, altrimenti non si farebbe.
    Pur essendo spiritualmente d’accordo con molto di quanto ha affermato Max, anche lui commette un errore di fondo : dissociando il cpc dal pay per performance. Che cosa mai potrebbe essere il pagamento per un corrispettivo (il clic di ritorno) se non una forma di pay per performance ?
    E’ vero, in linea di principio, che non si paga 100 quello che vale 0,1 (come dice Paolo). Ma, sia pur senza considerare la differenza tra contatti targeted e non, chi stabilisce cosa vale 100 e cosa 0,1 ?
    Vedete, il vero problema è che i professionisti della rete (gli editori in primis e le concessionarie) sono sprovvisti di uno strumento indispensabile : il mercato di riferimento. Non dico di preparare un vero e proprio tariffario basato sul numero i visitatori unici, di impression mensili, ditipo di audience, ma un qualche approccio uniforme sarebbe senz’altro d’aiuto.
    Su questo punto, Mauro, forse si torna in topic.
    Ciao a tutti e buon lavoro.
    Filippo Ronco

  21. Max scrive:

    @Filippo Ronco
    ————————-
    Pur essendo spiritualmente d’accordo con molto di quanto ha affermato Max, anche lui commette un errore di fondo : dissociando il cpc dal pay per performance. Che cosa mai potrebbe essere il pagamento per un corrispettivo (il clic di ritorno) se non una forma di pay per performance ?
    ————————-
    GIUSTO.
    Semplicemente il “pay per performance” ERA INTESO (in qualche riga scritta), SOLO come PPA.
    Ma siccome Paolo SI OSTINAVA ad usare questo termine “pey per performace”, EVIDENTEMENTE, nello scrivere, e nel riprenderlo: HO SBAGLIATO.
    Sarebbe stato più corretto scrivere: PPA (PAY PER APPLICATION) = SFRUTTAMENTO DEL LAVORO ALTRUI
    Grazie per la puntualizzazione. ;-)

  22. Max scrive:

    P.S.
    PPA = Pay per Action
    (anche SE, A MIO PARERE un’azione può essere PURE un click, e qui mi ricollego al post di Filippo. Per questo sarebbe PIU’ CORRETTO DIRE: Pay per Application… ma conunque… la sostanza non cambia)
    altrimenti qualcuno mi cazzia… ANCHE per questo. :-p

  23. Polemiche scrive:

    Considerate questo. Su 1000 siti bannati da Adsense, altri 1000 ne entrano al giorno. Quei 1000 siti bannati (magari un 40% sono persone che non si sono mai clikkate, ma a google supermultinazionale non interessa). Interessa invece fargli perdere i guadagni ricavati. Perchè si maggiorano le entrate e con quei soldi si paga gli altri…gratis. Non mi venite a dire che non possono impostare uno script da 4 soldi che non accetti + di un click ad IP. Ecco risolto “il problema”. Ma d’altronde.. chi lo vuole risolvere? Google non di certo……….

Lascia un Commento

Codici HTML ammessi: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>