Generazionemilleeuro Uno degli ultimi weekend passati sotto un’ombrellone è stato l’occasione per leggere tutto d’un fiato “Generazione mille euro”, scritto da Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa. È una lettura semplice di per sé, che però mi ha ricordato il realismo del miglior cinema italiano: storie che fotografano la realtà quasi a sembrar banali e che invece aiutano, anzi costringono, a riflettere su argomenti non da poco.

Qui si descrive la precarietà professionale nel settore dei servizi, in particolare in quello legato alla comunicazione pubblicitaria. Chiunque lavori in questo ambiente potrà sicuramente riconoscere nei quattro personaggi del libro molti colleghi, amici o magaro loro stessi.

Le storie sembrano così vere da apparire autobiografiche. Per cui calza a pennello anche il blog (adesso in vacanza) mantenuto da Claudio, Rossella, Alessio e Matteo, i quattro protagonisti di “Generazione mille euro”.

Di questo libro avevo letto velocemente qualcosa alcuni mesi fa (ha avuto anche un eco internazionale). Mi è tornato in mente durante l’ultima selezione per una posizione in Ad Maiora, durante la quale praticamente l’80% dei candidati che ho conosciuto aveva un co.co.co. o simile. A volte neanche quello… Sia chiaro, come imprenditore sono favorevole ad una certa flessibilità nel lavoro, solo che non condivido né apprezzo quelle aziende che fanno del turnover di stageur e precari la loro strategia sul personale. E poi si vantano pure di avere uno staff decine di collaboratori… Mah.

Non approfondisco il discorso perché non ho competenze per valutare il mondo del lavoro nel suo complesso. Inoltre cerco di applicare sul campo determinati punti di vista. E poi questa doveva essere una recensione di un libro… ;-)

Libro che consiglio senz’altro. Anche il sito è simpatico.

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7 commenti per “Generazione mille euro”

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  1. spery scrive:

    anche io (con un po’ di masochismo) l’ho letto tutto d’un fiato, ma devo dire che sono arrivata alla fine solo perchè ormai l’avevo cominciato. Il finale infatti si perde un po’ troppo nella “storia d’amore” (?), che in un libro del genere, era l’ultima cosa che mi interessava leggere.

  2. Fabrizio Ventre scrive:

    Senza offesa e scusa il tono confidenziale, ma come esperto e navigato imprenditore “del Web” tu sai benissimo chi sono i responsabili della situazione di completo degrado che affligge il mondo del lavoro in questo settore.
    Certe cose le ho viste solo su aziende “made in internet”, situazioni quasi peggio della peggior fabbrichetta padronale del profondo nord est.
    Un operaio non apprendista prende tranquillamente 850-950 euro al mese. Un weblavoratore che prende 1000 euro è qualcosa di “eccezionale”, una voce fuori dal coro di gente che lavora tanto e prende magari meno di 600 euro al mese.
    Tralascio la questione stagisti perchè diventerei cattivo ;)
    Un modo legale ed economico per lo sfruttamento di risorse umane.
    Personalmente non ho mai capito tale situazione, credo che un grafico web o un programmatore o ancora meglio un seo dovrebbero prendere stipendi almeno da impiegato di alto profilo e non da semplici operai apprendisti.
    almeno il 70% di amici e conoscenti che lavorano con Internet prendono meno di un un operaio 17enne che lavora in fabbrica.
    E la cosa più brutta è che molti riescono anche a dire “mi è andata bene”.
    Pensa gli altri….
    Se è vero che un operaio tutto sommato puoi tranquillamente sostituirlo, la cosa mi sembra molto complessa quando si deve sostituire un un seo, tanto per parlare di esperienze personali.
    Possibile che in Usa e in Inghilterra un Seo può prendere tranquillamente 3-5000 euro mensili mentre in Italia non conosco 1 solo seo dipendente che prende più di 1300 euro?
    E non dirmi anche tu che di clienti che pagano in Italia non esistono perchè quando prendi 1000 euro al mese e sistemi un cliente che ha pagato magari 20-30.000 euro di contratto, ti chiedi ma chi te lo fa fare di romperti tanto e risolvere clienti quando tu, sommando i tuoi 14 stipendi, non arrivi nemmeno alla metà di un singolo cliente…
    Una volta su un post scrissi che Seo è obbligatoriamente sinonimo di Freelance.
    E più passa il tempo e più me ne convinco. ;)

  3. Roberto scrive:

    In molte cose hai ragione Fabrizio. Ma tieni anche conto che anche i freelance fanno i prezzi di mercato.
    Un operaio guadagna di più perchè forse ha un contratto forte e un sindacato che lo protegge, mentre noi esperti del web non siamo tutelati e a volte bisogna scendere a compromessi per vivere, ma così non si fa che contribuire alla tendenza al ribasso e sminuire le proprie capacità.
    Insomma non si riesce alla valorizzazione di queste nuove professioni e sicuramente i vari contratti a progetto camuffati non fanno che incasinare tutto questo mondo del lavoro.

  4. cmtt71956 scrive:

    Generazione mille euro

    nice..

  5. alessandro scrive:

    rimassa era iscritto ad una mailing list sulle radio molto frequentata e dai grandi spunti. alessandro era uno dei più apprezzati, quindi non posso che incuriosirmi su questo libro. che cercherò.
    anche perchè l’argomento è molto delicato. forse perchè facciamo parte anche noi della generazione mille euro, forse perchè da imprenditore in erba capisco molto la precarietà a cui tutti i ragazzi (noi ‘soci’ compresi) devono far fronte.
    e poi dev’essere scritto bene e ha colto nel segno, se ti ha fatto parlare del problema co.co.co, piuttosto che del libro. :)

  6. Gaetano Anzisi scrive:

    Del libro se ne parla molto. Recentemete Fabio Volo lo ha presentato durante la sua trasmissione a MTV intervistando al telefono uno degli autori. Sono daccordo con Mauro Lupi che come imprenditore ripudia i co.co.co. o simili che oramai sono la norma nella realtà italiana (sei una perla). Il settore della comunicazione e del web (di cui faccio parte) forse è ancora più soggetto a questi rapporti contrattuali cosidetti ‘flessibili’. La situazione è seriamente grave: i professionisti del nostro settore si trovano di fronte a condizioni contrattuali di precariato dove collaborazione o partita IVA diventano l’unica offerta possibile da parte del datore di lavoro. Ho ‘collaborato’ con nunerose web agency romane e la condizione è sempre la stessa: contratti subordinati celati dietro co.co.pro. Subordinati perchè ti è esplicitamente detto che non puoi firmare altri contratti a progetto altrimenti ti mandano a casa. Vogliono l’esclusiva della tua prestazione, vogliono il rispetto di un orario di lavoro (con tanto di moduli con i permessi di entrata e di uscita) e quindi non sei un freelance, non c’è flessibilità e guadagni 1000 euro al mese per 12 mensilità. E’ sfruttamento e non credo ci sia molto da dire se non sperare che la categoria sarà più salvaguardata nel tempo con i sindacati così come lo sono gli operai, gli avvocati o i tassisti :-) Che idea! Uno scipero dell’erogazione creativa come hanno fatto i tassisti…peccato che nessuno percepirebbe il disservizio :-(

  7. marcoDeAmicis scrive:

    Le nuove generazioni, come quella 1.000 euro o come Generazione U, si stanno organizzando…
    okkio!

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