Volevo tornare su uno dei modi con i quali invito le aziende ad affrontare i blog: li paragono a tanti party che è opportuno conoscere, per poi farsi invitare a quelli giusti. Quindi possono pensare di organizzare anche loro una bella festa.
Ho già accennato alla metafora blog=feste riportando dell’incontro con Weinberger organizzato insieme a Edelman (mentre l’altra metafora blog=lavatrice fu un divertissement) e stimolato da un paio di articoli sui quotidiani di questi giorni: sabato un bel pezzo su IlSole24Ore di Michela Dell’Amico e Franco Vergnano (anche se mi sembra fuori luogo scrivere del blog del Presidente della Aton quando ancora non esiste – almeno io non l’ho trovato) e di oggi su Affari e Finanza di Repubblica (Vittorio, spiega però ad Occorsio il vero valore della classifica di Technorati). Da segnalare anche che IlSole racconta anche il caso Mayer-Ediprint, insomma la una specie di caso Kriptonite italiana con la differenza che qui sembra andata verso il lieto fine; appro’, Giuseppe, mi sa che prima o poi ti citerò come “caso italiano”
Torniamo alla metafora del party: non solo il tipico cocktail mondano, ma anche la festicciola della II elementare, o anche la barbosa cena del politico di turno. Stanno organizzando tante feste lì fuori. Alcune sono ad ingresso libero, altre sono più riservate. Ci sono quelle in maschera dove non vedi neanche le facce delle persone, e quelle dove ognuno ha un badge con scritto il nome e tutto il resto. Poi ci sono quelle dei bambini, le più spontanee, le più vere, quelle dove ci si diverte di più.
Ecco, i bambini. L’altro giorno Weinberger ha invitato i manager presenti a farsi raccontare dei blog dai loro figli: loro probabilmente già sanno cos’è un blog e magari ne hanno uno. È un esercizio che ogni papà con un figlio over 14 (anche prima, a volte) dovrebbe fare: interpretare i figli come antenne del cosa sta succedendo e di cosa sicuramente succederà.
Ebbene, ci sono tante feste in città; la gente parla e si confronta, si informa; a volte spettegola, altre inveisce ed insulta. Ma il punto è che il numero di party sta aumentando a dismisura. Non si dice più “l’ho letto sul giornale” ma “l’ho sentito alla festa di…”.
Ok, care aziende, credo proprio che i passi da fare saranno:
- informarsi sui party: chi li organizza, di che si parla e, molto importante, se e come si parla della propria azienda – tradotto: capire il fenomeno dei blog, seguire le discussioni, analizzare le citazioni sul proprio brand e sui prodotti dell’azienda
- farsi invitare alle feste: iniziare a partecipare ai party più interessanti, conoscere i padroni di casa, ascoltare e conversare – tradotto: intervenire nei blog, commentare e rispondere
- organizzare un party: guidare la festa, esporsi e ricevere regali, scegliere il tema della festa – tradotto: avviare un blog
Un commento per “Si moltiplicano i party in città – della metafora blog-festa”
Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.
Social selling e la metafora dei party - Mauro Lupi's blog scrive:
[...] mi permette di ricordare che ne scrissi anni fa identificando proprio nel blog (nel 2006 non c’erano ancora Facebook e Twitter) l’equivalente [...]
Posted on 21 mar 2014 alle 17:09.