Archivio: marzo, 2006

Jimlanzoneask È con grande piacere che posso annunciare che al Search Engine Strategies di Milano ci sarà il keynote di Jim Lanzone, Senior Vice President e General Manager di Ask.com.

Come mi diceva Antonio Gulli, il ricercatore che guida Ask in Italia, sarà l’evento più piccolo (il corsivo è mio) a cui partecipa Jim negli ultimi cinque anni. È evidente che Ask punti molto sull’Italia (come annunciato un paio di settimane fa), così come è forte la considerazione che l’azienda ha di Antonio sin dal suo ingresso in Ask.

Riengo sarà l’occasione per conoscere meglio questa interessante azienda che, per la parte search, ha integrato la tecnologia Teoma ritenuta tra le più valide sul mercato. Negli Stati Uniti, Ask sta rosicchiando quote di mercato ai big player (attualmente ha circa il 6% di share, contro il 41% di Google ed il 29% Yahoo!), crescendo ad una velocità molto più alta degli altri contender. Vedremo se anche in Europa riuscirà a espandere la sua notorietà e penso che farò una domanda a Lanzone nel keynote proprio sulle strategie "nazionali".

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N9vedef_2 Parlo un attimo di Ad Maiora. Non è uno spot, o meglio, non proprio. È solo per dire che abbiamo lanciato una campagna pubblicitaria chiamata N9VE, in occasione dei nove anni dalla nascita dell’azienda. E dato che in questi anni abbiamo combinato un sacco di cose, alcune delle quali decisamente originali e innovative (eh… la modestia), le abbiamo raccolte tutte in un blog.

Riprendendo il claim della campagna: in genere si festeggia ogni dieci anni; ancora una volta siamo in anticipo sui tempi! ;-)

Credits – Ad: Alessia Sellitti, Copy: mio, PR: Francesca Distefano (qui il comunicato).


Anche MSN Search Italia apre un blog e, che sappia io, è l’unica azienda tra i search engine ad avere un blog ufficiale in italiano (onoratissimo di essere tra i Siti consigliati).


Ieri ho avuto il battesimo del fuoco, ricevendo un sms da mia figlia, "scs t canc", che naturalmente non ho capito. Lei scrive utilizzando i codici di comunicazione delle sue coetanee e, ovvio anche questo, per me è un po’ arabo. Per la cronaca il messaggio in questione significava "scusa ti cancello", riferito ad un disegno che doveva rifare. Vabbè, vorrà dire che mi rifarò con qualche acronimo geek tipo "imho", oppure con abbreviazioni yankee anch’esse come "4u" ;-)


And the winners are...

Best Spot Award 2005: 1


Best Spot Awards 2005

Ospite di Virgilio Advertising, dopo buffet e cena di gala, ora tocca sulla simpatica Victoria (la co-presentatrice di Sanremo, per capirci) prsentare gli spot TV più apprezzati dagli utenti di Virgilio/Alice. Chi ha vinto? Boh, è appena iniziato! :) Ora ci sono i ragazzi della De Filippi…


Interessante un pezzo sul New York Times (registrazione gratuita) che segnala il nuovo modo di valutare determinate campagne di comunicazione dei big brand. Non più (solo) il valore di fedeltà e riconoscimento al marchio, ma qualcosa di più profondo, qualcosa che riguarda l’emozione dalla parte del consumatore e non il medium utilizzato.

Ora il problema è: come lo traduciamo “engagement”? Anzi, serve tradurlo? Daltronde “awareness” non viene italianizzato. Engagement sarebbe qualcosa come assunzione, fidanzamento, aggancio, ma anche reclutamento; insomma nulla che renda bene il concetto.

In parallelo sul Guardian online c’è un articolo su “big business e blog” che si presenta sinteticamente così:

Companies once saw [blogs] as a nuisance. Now they are trying to get the bloggers onside, realising that they can reach consumers better than any PR company ever could

Insomma si cerca di agganciarli, pardon, engage with them!


La notizia è molto buona (e già nell’aria): la pubblicità su internet è cresciuta del 51,3% (gennaio 2006 contro gennaio 2005), contro una crescita complessiva solo del 2,1%. Sottolineo che questa cifra non tiene conto (se non in maniera marginale) il search marketing.


Il comunicato di Nielsen Media Research dice testualmente:


Raddoppia la spesa su Internet che raggiunge i 9,9 milioni contro i 6,5 milioni del gennaio dell’anno scorso (+51,3%).

Ora, sbaglio o si può parlare di “raddoppio” quando l’incremento è del 100%? Il dubbio mi viene anche perché leggo la stessa notizia su Prima, da Layla, su Ansa,… Sbaglio qualcosa?


La notizia è molto buona (e già nell’aria): la pubblicità su internet è cresciuta del 51,3% (gennaio 2006 contro gennaio 2005), contro una crescita complessiva solo del 2,1%. Sottolineo che questa cifra non tiene conto (se non in maniera marginale) il search marketing.


Il comunicato di Nielsen Media Research dice testualmente:


Raddoppia la spesa su Internet che raggiunge i 9,9 milioni contro i 6,5 milioni del gennaio dell’anno scorso (+51,3%).

Ora, sbaglio o si può parlare di “raddoppio” quando l’incremento è del 100%? Il dubbio mi viene anche perché leggo la stessa notizia su Prima, da Layla, su Ansa,… Sbaglio qualcosa?


Rammento di aver letto qualche tempo fa un libro secondo cui fare business è anche fare teatro. È un assunto un po’ forte però, facendoci caso, gli esempi sono meno rari di quanto si pensi. Ieri l’ultima rapprentazione di business-teatro a cui ho assistito in un… ristorante.


Credo che ognuno di noi ricordi di aver mangiato, almeno una volta, in un posto dove chi si occupava di noi ha sfoggiato qualche colpo di teatro: dalla battuta simpatica che ti accoglie, al modo scenografico di presentarti il menu.


Quello che colpisce è la prosa nel descrivere i piatti del giorno. L’abilità nell’illustrare le pietanze con passione ed entusiasmo, concentrandosi sugli astanti a cui le si racconta per l’ennesima volta. Un copione ripetuto magari centinaia di volte di seguito nello stesso giorno, senza perdere d’intensità, senza ripetere a memoria.


Sarà che sono una buona forchetta, ma apprezzo particolarmente le descrizioni delle pietanze fatte con quella passione che quasi sconfina con l’orgoglio di presentare qualcosa di prelibato.


Per chi vuole toccare con mano (anzi col palato) quello di cui parlo, il posto di ieri si chiama “Pietrino & Renata” a Genzano di Roma (via f.lli Cervi 8). Per par conditio territoriale segnalo un’esperienza simile alla Trattoria Masuelli a Milano.


Hewitt è un personaggio molto noto negli Stati Uniti: conduce un popolare programma radiofonico, scrive per il New Yok Times, ha ricevuto tre Emmys… insomma, uno di quelli che se apre un blog puoi scommetterci che diventa subito molto popolare. Ed in effetti così è stato, ed il suo hughhewitt.com ha decine di migliaia di visitatori al giorno.

Blog - Hugh Hewitt Siccome Hewitt scrive anche libri, ne ha realizzato naturalmente uno sui blog, ma con un risultato che non mi è sembrato gran che. Metà del libro è incentrato nel descrivere come i blog diffondono e amplificano il pensiero politico negli Stati Uniti, con un minuzioso dettaglio delle discussioni tra i pricipali blogger democratici e repubblicani. Altro spazio esagerato è dedicato all’inquadrare i blog come evoluzione della scrittura, facendo tutavia un piccolo trattato storico attorno all’invenzione di Gutemberg. Vada per inquadrare l’argomento in un contesto, ma qui si è esagerato.

Insomma, metà del libro è ripetitivo e, almeno per i miei interessi, piuttosto inutile. Il resto è una celebrazione dei blog fatta da un’autore sicuramente “votato alla causa” ed entusiasta dello strumento, ma che risolve la questione in un semplice “ognuno di noi deve aprire un blog, adesso!”. Hewitt scrive da signore di mezza età (abbondante) e le sue conclusioni sembrano più delle pacche sulle spalle che dei ragionamenti razionali e illuminati.

L’unica parte interessante, riprende un’intuizione di Sifry di Technorati, sul fatto che anche i blog non popolarissimi possono essere considerati parte di un una coda che si muove di concerto con tanti altri blog e che, vista come insieme, assume un rilievo ed un’importanza fondamentale.

Intanto ho iniziato a leggere Naked Conversation ed tutta un’altra musica.


Ecomexpo
L’instancabile Nacho Hernandes mi ha coinvolto in un panel dal nome “SEM around the world” nell’ambito dell’eComXpo, un interessante convegno online che si terrà all’inizio di aprile.


Sono molto curioso di capire se questi eventi possano funzionare. In pratica, ogni relatore prepara il suo speech con tanto di audio a corredo. Le presentazioni saranno sempre disponibili durante i giorni del convegno e, per ogni sessione, ci sarà anche un momento live con i relatori a rispondere alle domande poste online.


Le aree coperte sono quelle dell’affiliate, del search, e dell’interactive marketing. Tra i keynotes ci sono i boss di eMarketer e MarketingSherpa. Molti i nomi noti nelle sessioni sul search, tra i quali Bruce Clay, Christine Churchill, Kevin Lee, Marshall Simmonds del New York Times. Come detto, io farò un breve speech sul search marketing in Europa, insieme a colleghi che parleranno di Cina, Giappone e Sud America.


Il sito dell’evento è piuttostro bruttino a mio modo di vedere. In compenso, la partecipazione ai seminari dovrebbe essere gratuita, dato che l’evento è sostenuto dagli sponsor. Vediamo come va; potrebbe aver senso replicare qualcosa del genere in Italia.



A poco più di un mese dal Search Engine Strategies di Milano, il calendario delle sessioni è quasi completo e nei prossimi giorni verrà aggiornato anche online. Ritengo che il risultato sia molto buono, con un programma che ospita i maggiori esperti italiani, e che vede in prima fila anche i dirigenti di Nielsen/NetRatings, Yahoo! Search Marketing, 24/7 e delle agenzie di search marketing più affermate.

Oltre 40 i relatori di circa 30 aziende, tra i quali figurano anche alcuni autorevoli speaker internazionali. Segnalo ad esempio John Riccardi, Product Manager di Yahoo! Search e Andrew Buckman, European Product Director di Yahoo! Search Marketing; tra gli speaker abituali per i SES europei: Tor Crockatt, Global Editorial Manager di Miva e Jonty Kelt, Managing Director di Performics International. Ma ne dimentico molti.

In attesa dele conferme degli speech di Google, dovrebbe riuscire a partecipare anche Gianluca Carrera, un caro amico che sta facendo una brillante carriera in Yahoo! Search Marketing. E poi… potrebbe esserci qualche ulteriore bel colpo all’ultimo momento.

Una curiosità: rispetto alla prima stesura del progamma ci sono stati almeno cinque relatori che hanno cambiato azienda. Una società ha anche cambiato nome.

Intanto tutti gli speaker hanno ricevuto il programma delle loro sessioni con le informazioni tecniche ed operative, comprese tre pagine (si, tre pagine belle fitte) di indicazioni sulle modalità di partecipazione. In particolare, le raccomandazioni più forti sono per il rispetto tassativo dei tempi degli speech (10-15 minuti in genere) e sul valore dei contenuti degli interventi evitando di fare mera pubblicità.

Gli organizzatori me l’evevano anticipato che, nell’approntare il programma, avrei trovato pressioni di ogni tipo: chi si attribuisce il diritto di avere più visibilità di altri, chi non gradisce di parlare insieme ad altri, chi va a sindacare l’ordine degli interventi e chi più ne ha ne metta. Per fortuna finora c’è stato solo un caso (peraltro risolto coerentemente con l’impostazione del convegno) ed in generale l’aopproccio di tutti i colleghi e le aziende coinvolte è stato votato alla massima disponibilità e professionalità.

In ogni caso… che fatica! E ancora non abbiamo iniziato a fasarci sui contenuti di ogni sessione… Però è anche grande soddisfazione personale e per il riconoscimento al mercato italiano tutto. Go SES go!


Sull’ultimo numero dell’Economist c’è un inserto con alcuni articoli che riguardano il search marketing. Uno in particolare, Dancing with Google’s spider (solo per gli abbonati), riprende i dati di SEMPO. Purtroppo della mezzora di telefonata che ho fatto con il giornalista sono rimaste solo cinque righe, così come è stata tagliata anche la testimonianza di un nostro cliente. Vabbé, non si può avere tutto nella vita ;-)


Il pezzo cita invece l’amico Paul Aelen, il boss di Checkit, una delle più grandi agenzie SEM in Olanda. Comunque ieri ero ad Amsterdam ma per altre cose…


Mi spiace, non sono quello che avverte quando non riesce a scrivere sul blog. Quando non ci riesco (perchè non ho nulla da dire o perché non ho tempo), non scrivo e basta.

Tanto chi mi legge via RSS non se ne accorge. Chi invece mi ha messo tra i Preferiti e viene a trovarmi ogni tanto (mi stupisco che siano così tanti rispetto agli altri) ci potrebbe rimanere male: se sei tra questi, beh, è ora che passi ad un buon aggregatore di feed RSS! ;-)

Con l’occasione: oggi sono in Olanda per lavoro. Ad Amsterdam ci venni un paio di volte da “giovanotto” e tornai con un bellissimo bagaglio di ricordi. Si, si, prima o poi ci devo ritornare da turista.


Volevo tornare su uno dei modi con i quali invito le aziende ad affrontare i blog: li paragono a tanti party che è opportuno conoscere, per poi farsi invitare a quelli giusti. Quindi possono pensare di organizzare anche loro una bella festa.

Ho già accennato alla metafora blog=feste riportando dell’incontro con Weinberger organizzato insieme a Edelman (mentre l’altra metafora blog=lavatrice fu un divertissement) e stimolato da un paio di articoli sui quotidiani di questi giorni: sabato un bel pezzo su IlSole24Ore di Michela Dell’Amico e Franco Vergnano (anche se mi sembra fuori luogo scrivere del blog del Presidente della Aton quando ancora non esiste – almeno io non l’ho trovato) e di oggi su Affari e Finanza di Repubblica (Vittorio, spiega però ad Occorsio il vero valore della classifica di Technorati). Da segnalare anche che IlSole racconta anche il caso Mayer-Ediprint, insomma la una specie di caso Kriptonite italiana con la differenza che qui sembra andata verso il lieto fine; appro’, Giuseppe, mi sa che prima o poi ti citerò come “caso italiano” ;-)

Torniamo alla metafora del party: non solo il tipico cocktail mondano, ma anche la festicciola della II elementare, o anche la barbosa cena del politico di turno. Stanno organizzando tante feste lì fuori. Alcune sono ad ingresso libero, altre sono più riservate. Ci sono quelle in maschera dove non vedi neanche le facce delle persone, e quelle dove ognuno ha un badge con scritto il nome e tutto il resto. Poi ci sono quelle dei bambini, le più spontanee, le più vere, quelle dove ci si diverte di più.

Ecco, i bambini. L’altro giorno Weinberger ha invitato i manager presenti a farsi raccontare dei blog dai loro figli: loro probabilmente già sanno cos’è un blog e magari ne hanno uno. È un esercizio che ogni papà con un figlio over 14 (anche prima, a volte) dovrebbe fare: interpretare i figli come antenne del cosa sta succedendo e di cosa sicuramente succederà.

Ebbene, ci sono tante feste in città; la gente parla e si confronta, si informa; a volte spettegola, altre inveisce ed insulta. Ma il punto è che il numero di party sta aumentando a dismisura. Non si dice più “l’ho letto sul giornale” ma “l’ho sentito alla festa di…”.

Ok, care aziende, credo proprio che i passi da fare saranno:

  • informarsi sui party: chi li organizza, di che si parla e, molto importante, se e come si parla della propria azienda – tradotto: capire il fenomeno dei blog, seguire le discussioni, analizzare le citazioni sul proprio brand e sui prodotti dell’azienda
  • farsi invitare alle feste: iniziare a partecipare ai party più interessanti, conoscere i padroni di casa, ascoltare e conversare – tradotto: intervenire nei blog, commentare e rispondere
  • organizzare un party: guidare la festa, esporsi e ricevere regali, scegliere il tema della festa – tradotto: avviare un blog


    Volevo tornare su uno dei modi con i quali invito le aziende ad affrontare i blog: li paragono a tanti party che è opportuno conoscere, per poi farsi invitare a quelli giusti. Quindi possono pensare di organizzare anche loro una bella festa.

    Ho già accennato alla metafora blog=feste riportando dell’incontro con Weinberger organizzato insieme a Edelman (mentre l’altra metafora blog=lavatrice fu un divertissement) e stimolato da un paio di articoli sui quotidiani di questi giorni: sabato un bel pezzo su IlSole24Ore di Michela Dell’Amico e Franco Vergnano (anche se mi sembra fuori luogo scrivere del blog del Presidente della Aton quando ancora non esiste – almeno io non l’ho trovato) e di oggi su Affari e Finanza di Repubblica (Vittorio, spiega però ad Occorsio il vero valore della classifica di Technorati). Da segnalare anche che IlSole racconta anche il caso Mayer-Ediprint, insomma la una specie di caso Kriptonite italiana con la differenza che qui sembra andata verso il lieto fine; appro’, Giuseppe, mi sa che prima o poi ti citerò come “caso italiano” ;-)

    Torniamo alla metafora del party: non solo il tipico cocktail mondano, ma anche la festicciola della II elementare, o anche la barbosa cena del politico di turno. Stanno organizzando tante feste lì fuori. Alcune sono ad ingresso libero, altre sono più riservate. Ci sono quelle in maschera dove non vedi neanche le facce delle persone, e quelle dove ognuno ha un badge con scritto il nome e tutto il resto. Poi ci sono quelle dei bambini, le più spontanee, le più vere, quelle dove ci si diverte di più.

    Ecco, i bambini. L’altro giorno Weinberger ha invitato i manager presenti a farsi raccontare dei blog dai loro figli: loro probabilmente già sanno cos’è un blog e magari ne hanno uno. È un esercizio che ogni papà con un figlio over 14 (anche prima, a volte) dovrebbe fare: interpretare i figli come antenne del cosa sta succedendo e di cosa sicuramente succederà.

    Ebbene, ci sono tante feste in città; la gente parla e si confronta, si informa; a volte spettegola, altre inveisce ed insulta. Ma il punto è che il numero di party sta aumentando a dismisura. Non si dice più “l’ho letto sul giornale” ma “l’ho sentito alla festa di…”.

    Ok, care aziende, credo proprio che i passi da fare saranno:

    • informarsi sui party: chi li organizza, di che si parla e, molto importante, se e come si parla della propria azienda – tradotto: capire il fenomeno dei blog, seguire le discussioni, analizzare le citazioni sul proprio brand e sui prodotti dell’azienda
    • farsi invitare alle feste: iniziare a partecipare ai party più interessanti, conoscere i padroni di casa, ascoltare e conversare – tradotto: intervenire nei blog, commentare e rispondere
    • organizzare un party: guidare la festa, esporsi e ricevere regali, scegliere il tema della festa – tradotto: avviare un blog


      Avevo terminato di leggere questo libro già da qualche settimana, ma preso da altri testi e da un backlog niente male, non avevo ancora avuto modo di recensirlo. Ora mi sono deciso.

      LevostreideeLe vostre idee cambieranno tutto!” è un bel nome ed anche il sottotitolo non è male: "Il valore delle piccole idee". Il libro, scritto da Isaac Getz e Alan G.Robinson, tratta in dettaglio i Sistemi di Management delle Idee (SMI), ossia quelle procedure aziendali che gestiscono le idee dei dipendenti e del management. Dal modo con cui stimolarle a come incentivarle, a come valutarne l’efficacia.

      Alla base di uno SMI dovrebbero esserci alcuni elementi chiave: il coinvolgimento della direzione, la rapidità nell’applicazione delle idee, la realizzazione e la gratificazione degli ideatori. Gli autori descrivono diversi casi aziendali e di come uno SMI è stato implementato bene o male. Si tratta di esempi soprattutto di strutture industriali, mentre alle società di servizi è riservato poco spazio perché, a detta degli autori, è meno facile strutturare un sistema aticolato per la gestione delle idee per chi eroga servizi.

      Il libro ha delle indicazioni interessanti e descrive alcuni modi di stimolare e organizzare le idee che non conoscevo. L’ho trovato però troppo razionale e pragmatico nel ricondurre la gestione delle idee ad un processo totalmente definito. Lo so, noi latini associamo la parola #147;idea” a “creatività”; per gli anglosassoni è invece “l’indicazione per migliorare un prodotto o un processo”. Ad ogni modo, nel testo ho trovato qualche spunto per capire meglio come stimolare le idee o, ancor meglio, a come renderle action piuttosto che ipotesi astratte.

      Condivido l’opinione degli autori nel mettere in guardia da quello che chiamano il “jackpot dell’innovazione”, ossia la continua ricerca “dell’idea del secolo” in luogo di lavorare sulle idee che permettono, molto più concretamente, dei miglioramenti incrementali sui prodotti attuali.

      Bruttina la traduzione del libro; c’è addirittura un intero paragrafo con tutti gli articoli errati. Probabilmente chi di dovere pensava al jackpot e non a migliorare il suo lavoro quotidiano ;-)


      Preso dall’evento di mercoledì, non ho avuto modo di segnalare il fatto che sono stato rieletto nel consiglio direttivo di SEMPO, l’organizzazione internazionale che rappresenta le agenzie di search marketing. L’annuncio ufficiale è stato dato lunedì sera a New York (grazie a Marco che era lì’ e l’ha ricordato).

      La metà del consiglio è stata confermata (7 su 13): qui c’è la lista completa. Io credo di essere l’unico non americano, il che significa fatica doppia nel cercare di portare avanti le istanze degli altri paesi, l’Europa in primis. Però sono uno che non molla facilmente… ;-)

      Chiaramente grazie a chi ha rinovato la fiducia in me, sapendo anche del sostengno che mi arriva dalle aziende italiane presenti in SEMPO. Qui il nostro comunicato stampa.


      Girava già la voce ma adesso c’è la conferma: Nòva, l’inserto delgiovedì de IlSole24Ore adesso è anche un blog con tanto di podcast d’apertura. Complimenti!

      Adesso entro in un meeting x cui non riesco ad approfondire, ma per ora sembra un blog multiautore (e che autori!). Bello il fatto di essere già nel loro blog roll: onoratissimo ;-)


      Girava già la voce ma adesso c’è la conferma: Nòva, l’inserto delgiovedì de IlSole24Ore adesso è anche un blog con tanto di podcast d’apertura. Complimenti!

      Adesso entro in un meeting x cui non riesco ad approfondire, ma per ora sembra un blog multiautore (e che autori!). Bello il fatto di essere già nel loro blog roll: onoratissimo ;-)


      Weinberger è una delle menti più lucide nel raccontare l’evoluzione del marketing ed il cambiamento della comunicazione d’impresa. Ieri era a Milano per parlare di blog e aziende, nell’ambito di una serie di incontri organizzati da Edelman in diverse città europee. L’evento milanese, a cui ha collaborato anche Ad Maiora, è stato indubbiamente stimolante non solo per l’intervento di Weinberger ma anche per la sessione interattiva che ha visto la partecipazione molto attiva e interessata di tutte le aziende invitate.

      Foto_030106_002 Il co-autore del Cluetrain Manifesto ha parlato di Wikipedia, di long tail, di Microsoft e Scoble, ecc.; ossia alcuni degli argomenti “forti” quando si affronta il tema dei business blog. La sua consumata abilità è quella di rappresentare i singoli argomenti nel contesto nel mondo attuale, parlando anche di rivoluzione ma non attraverso anatemi o editti ma con il realismo che serve alle aziende. Ed è la capacità di dire anche cosa “non è” un blog che fa la differenza tra un visionario ed un vero esperto (il termine “guru” sarebbe più adatto ma ormai viene usato in modo talmente indifferenziato…). Tra l’altro, di Weinberger avevo segnalato in passato un suo strepitoso articolo su Nòva.

      Durante l’incontro di ieri c’è stato anche l’intervento di Guillaume du Gardier, Direttore della comunicazione on line di Edelman Europa, che tra l’altro ha raccontato di come in Francia il fenomeno dei blog sia estremamente evoluto, con i politici ed i CEO di grandi aziende a tirare la volata.

      Nel mio intervento ha detto qualcosa di scenario parlando di blog come dei party, verso i quali le aziende possono avere tre approcci: conoscere le feste in città, cercare di intervenire e di farsi invitare, organizzare loro stesse delle feste. Poi ho presentato alcuni dei (pochi) casi italiani di business blog, illustrando pro e contro di ciascuno di essi. Tra i casi presentati, ne vorrei ricordare due:

      • il blog di IWBank tenuto direttamente dall’amministratore delegato Pasquale Casale (segnalato anche da Matteo su IMLI)
      • il blog di Samsung sul quale ho fatto una piccola gaffe supponendo che potesse essere la declinazione di un progetto internazionale e che invece è un progetto tutto italiano; il responsabile era in sala e mi ha opportunamente corretto: sorry again ;-)

      So che Weinberger proseguiva la sua giornata italiana tra interviste e cena con blogger, per cui sono sicuro usciranno un po’ di post qua e la. Invece a pranzo ……. mi chiedeva perchè non sono andato a Les Bloga Parigi: gli ho risposto che ero a Chicago per il SES. In compenso questa vosta sono rimasto in Italia proprio per l’incontro con Weinberger mentre c’è il SES a NY. Sapete mica dove si compra un clone di sé stessi?

      Update: della blogger-cena ne parlano Massimo e Aghenor. Foto: qui

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