IAB Italia ha divulgato il consuntivo 2005 del fatturato pubblicitario online, ufficialmente valutato 137 milioni (tramite l’analisi di Nielsen Media Research), ma stimato in circa 200 milioni considerando anche il "search" (o "keyword advertising"). La stima ha trovato proprio oggi il consenso anche da Massimiliano Magrini che è il country manager di Google Italia e questo mi fa molto piacere, anche perché sono almeno un paio di anni che mi sto impegnando a cercare di rilevare il mercato pubblicitario italiano in modo adeguato. Proprio nei giorni scorsi, nell’ambito della task force sul search di IAB Europe, si è deciso di cercare una strada comune per rilevare il fatturatodel search che normalmente sfugge dalle rilevazioni standard e che invece ha ormai un peso fondamentale in ogni nazione.

Peso che in Italia è arrivato al 40% del totale investito online, al pari delle altre principali nazioni europee, con un incremendo rispetto al 2004 di oltre il 100% e che nel 2006, si prevede, dovrebbe crescere di un altro 50%.

Update: qui altre info dall’intervista con Layla Pavone di IAB Italia.

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5 commenti per “200 milioni di pubblicità online, 40% è search”

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  1. Smeerch scrive:

    Domanda (forse banale): come mai fino ad ora il fatturato del search non veniva rilevato nelle rilevazioni standard? Forse perché non si tratta di pubblicità vera e propria? Forse perché viene concepito come una diversa tipologia di marketing?

  2. Mauro Lupi scrive:

    Il problema è legato a come viene rilevato il dato, nel senso che le analisi fatte da IAB sono basate sulle dichiarazioni degli editori tra iquali, attualmente, non ci sono Google e Overture. Ne avevo parlato qui: https://www.maurolupi.com/2005/07/ad_online_109_k.html

  3. Enrico Bianchessi scrive:

    Caro Mauro, il crescente peso del search advertising continua a crearmi alcuni dubbi. Sarà un caso, ma nella mia, pur limitata, esperienza con i motori, non ho potuto fare a meno di osservare cambiamenti nella qualità dei risultati delle ricerche. E sto parlando di Google. Per rilevare la presenza online dei nostri clienti, utilizzo da sempre un mix di motori che comprende ovviamemnte Google e altri. Sino a un anno e mezzo o due fa, Google trovava un 80-90% del totale degli articoli e citazioni che cercavo, mentre gli altri non superavano un 20-30% e raramente trovavano qualcosa “sfuggito a Google. Oggi devo dire che la sitauzione è cambiata notevolmente e il rapporto tra i risultati utili trovati dai vari motori è variata al punto che in più di un’occasione mi è capitato di trovare, ad esempio, di più con MSN che con Google. E’ davvero un caso ? Oppure la presenza dei meccanismi software di search advertising può in qualche modo modificare la qualità ? Non è la prima volta che mi è capitato di sollevare la questione, e mi sono sempre sentito ripondere dagli “addetti ai lavori” che la cosa non è possibile e non ha motivo di essere. Eppure la mia esperienza diretta sembra suggerimi che le cose non sono esattamente così. Cosa pensi in proposito ?

  4. Mauro Lupi scrive:

    Enrico, è un discorso molto articolato. Come risultati di ricerca credo che la qualità non sia migliorata, anzi, come dici te, forse è anche peggiorata. Dipende dal keyword advertising? Mah, forse si, ma non direttamente. E’ colpa dello spam e dal posiizonamento selvaggio? Si, anche quello. Però credo sia anche dovuto al web che continua a cambiare in quantità e tipologia. Ed un box di ricerca generico non basta più, anche per i più ottimisti a “sentirsi fortunati” ;-)

  5. Enrico Bianchessi scrive:

    …E allora sorge spontanea la domanda: che cosa fa realmente oggi il search ? Le esigenze di business (sacrosante) dei motori, (Google in testa) hanno forse relegato lo sviluppo degli algoritmi di ricerca in una posizione decisamente subalterna ? E’ evidente che, come tu sottolinei, la struttura del web e le tipologie di “presenza” online sono mutate con grande rapìdità e in profondità, e “stargli dietro” richiederebbe un impegno forse ingiustificato se non a fronte di un diretto vantaggio economico… e allora ? Il futuro del search è in realtà il mero indirizzamento ? Sarà sempre più probabile essere indirizzati verso una proposta commerciale (comunque si configuri) che verso dei contenuti ? Ci “salverà” il web semantico ? (Mauro, abbi pazienza sono a casa con l’influenza e non ho niente di meglio da fare che porre domande da un mlione di euro l’una..)

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