Non so perché Google ritorni adesso sul googlebombing più famoso, ossia il posizionamento guidato della biografia di Bush in testa ai risultati di ricerca per il termine “miserable failure”. Si tratta di una cosa che va avanti da due anni ed io scrissi un postone (dicesi postone un post lungo) all’inizio del 2004 chiamato proprio Quel (miserabile) fallimento che non serve. Ve ne risparmio la lettura, ma ribadisco il senso con cui concludevo: chi ne perde di più non sono Bush o Berlusconi ma i motori di ricerca ed i loro visitatori.

La logica di Google è coerente ed auspicabile: non vogliamo fare interventi manuali sul nostro indice, ma operare affinché la tecnologia faccia bene il suo mestiere. Ok, se però basta una manciata di click per sbattere in testa chi si vuole con qualsiasi termine, allora di chi è il fallimento?

Ho citato prima Berlusconi, perché il fenomeno fu subito replicato in Italia, ovviamente con il posizionamento della biografia del Presidente del Consiglio in testa ai risultati per il termine “miserabile fallimento”. Da notare che al secondo posto nella gratuatoria c’è… questo blog e spero non per ragioni legate a qualche fallimento di sorta. La cosa che mi stupisce un po’ è che questa query continua ad essere tra le prime cinque di quelle che generano visite dai motori di ricerca.

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Un commento per “Google ritorna sul miserabile fallimento”

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  1. GiaNluC scrive:

    Non posso che essere pienamente in accordo con le sue parole, purtroppo in molti altri settori possiamo apprezzare una sempre più marcata sfumatura del confine che dovrebbe separare il “fare bene un lavoro” dall’utilizzo di tale attività per scopi differenti.

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