Blog generation di Giuseppe GranieriLeggere “Blog generation” equivale a prendere i sensori della Rete e attaccarseli addosso, significa sintonizzarzi sulle frequenze della comunicazione come si fa online oggi. Finalmente un testo che parte dall'interazione tra le persone e non dai tool e dalle tecnologie. Un libro che parla dei weblog non come una setta o una caratterizzazione, ma come un banale strumento informatico. Il protagonista non è il weblog in quanto tale, ma l'uso che se ne sta facendo e le conseguenze che ne derivano.

“Blog generation” affronta anche il tema spinoso del rapporto tra blog e giornalismo, affiancando We the media di Gillmor quando sottolinea il rafforzamento che la stampa può trovare nei weblog, a patto che si metta opportunamente in discussione (Granieri lo chiama “il patto critico”).

Un libro da regalare agli scettici, perché riporta con fare ogettivo le testimonianze concrete dei cambiamenti in atto nella sfera del comunicare. Un testo da suggerire ai giovani che guardano nel cielo stellato del domani per capire la direzione da prendere per andare a conquistare la loro stella. Un libro che parla della rivoluzione che blog e motori di ricerca stanno compiendo nel nostro quotidiano.

Solo 150 pagine in formato ridotto ma che hanno un peso specifico elevato.

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7 commenti per “Blog generation di Giuseppe Granieri”

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  1. Eugenio La Mesa scrive:

    Mauro,
    anche io ho appena finito di leggere quel libro e lo consiglio, molto interessante, con riferimenti a fatti sia americani che italiani.
    Per chi vuole meglio comprendere come i Blog hanno cambiato e cambieranno il mondo della comunicazione, è una lettura molto utile.
    Eugenio La Mesa
    P.S.
    ci siamo conosciuti alcuni anni fa telefonicamente, sono stato un vostro cliente con la Publisoft quando Admaiora era nata da poco.

  2. Emiliano Carlucci scrive:

    Veramente un ottimo libro. Come una goccia nell’oceano, il blog è il vero emblema della nuova democrazia digitale, capace di ridurre la complessità delle informazioni e di favorire la comunicazione fra gli individui. Un must per ogni blogger che voglia varcare la soglia della consapevolezza. Consigliato a chiunche voglia comprendere appieno il ruolo dei blog nella società presente e futura.

  3. Mauro Lupi scrive:

    Eugenio, grazie per l’intervento; oltre a ricordarti come cliente (anzi, perché non torni ad esserlo? ;-) ), segnalo volentieri il tuo libro “Vendere e comprare su internet” di svariati anni or sono che temo, come il mio peraltro, sia fuori catalogo.

  4. Marco scrive:

    Il libro è assai interessante, anche per uno che di blogging ne sa ben poco, anche perché credo sia l’unico, almeno in Italia, che non parla di come si realizza un weblog, ma piuttosto del ruolo dei blog nel processo di opinion building.
    Mi permetto però di dissentire da una considerazione postata da Emiliano: concordo con quanto hai scritto, ma non sul fatto che i blog riducono la complessità delle informazioni (ho già sottolineato questo aspetto anche all’autore). In realtà nella blogosfera le informazioni sono tantissime: ed è un bene, nel senso che finalmente c’è una redazione virtuale in cui ognuno, avendo il tempo di selezionare i post che reputa più interessanti e gli autori con cui si sente più affine, può godere di “pensieri laterali” che indubbiamente amplieranno il suo apparato critico.

  5. Emiliano Carlucci scrive:

    Ciao Marco, a mio avviso la complessità non risiede nella quantità di informazioni ma nella modalità di accesso alle stesse.
    Quando non c’era Internet le informazioni non erano meno di ora. Semplicemente erano accessibili ad un numero inferiore di persone. Con l’avvento della Rete (e dei motori di ricerca in particolare) il reperimento e la fruizione delle informazioni è diventato molto più semplice.
    I blog, in tal senso, costituiscono una sorta di Rete parallela (la blogosfera) che facilita la ricerca e la fruizione delle informazioni in quanto le raggruppa “per persona, fornendo agli individui uno strumento di identificazione fortissimo”.
    Il risultato a mio avviso è sensazionale: leggo il blog di Mauro Lupi in quanto associo la persona alle tematiche che tratta. Non più o non solo il libro, dunque. Non più o non solo l’articolo. Il blog, in quanto medium relazionale, rappresenta il messaggio stesso (e non è un caso che la prefazione a “Blog Generation” sia stata scritta da Derrick De Kerckhove, discepolo di McLuhan).
    Per concludere, imho, il blog non produce tanto nuove informazioni, quanto nuove “interpretazioni”. Ecco perché è uno straordinario strumento di democrazia.
    P.S.: il tuo blog è molto interessante! Lo seguirò via feed :-)

  6. Marco scrive:

    In effetti il tuo ragionamento non fa una piega. Ti ringrazio per le delucidazioni, chiare e precise. E questo che mi piace della blogosfera: qui si possono trovare persone interessanti come te con le quali collaborare per la stesura delle forme simboliche.

  7. carlo scrive:

    Sono d’accordo sui pregi del libro di Granieri, tuttavia la sua lettura mi ha fatto porre una serie di interrogativi su un certo modo di scrivere. Il libro mi sembra avere la struttura di un ipertesto, zeppo com’è di note che rinviano a siti e documenti on line. Davvero, mi sembra strutturato più come un blog che come un libro inteso in termini tradizionali. Fermo restando il suo pregio per i contenuti e la quantità di riferimenti bibliografici e sitografici, ho avuto qualche perplessità sulla consequenzialità del discorso di granieri, che mi ha dato moltissime informazioni, ma molto frammentate. Io ritengo che il libro sia uno mezzo di comunicazione strutturalmente diverso da un sito o da un blog. Se la sua caratteristica deve essere quella di consentire una riflessione consequenziale e non soltanto la trasmissione di informazioni – in modo più o meno complesso e approfondito – non sarebbe opportuno rispettare le caratteristiche migliori di un libro, e magari lasciare l’ipertestualità ad un blog?

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