L’annuncio di Yahoo! Mindset e le voci del TrustRank in sostituzione del PageRank su Google, fanno ermergere una constatazione che a me pare evidente: per ottenere dei risultati di ricerca pertinenti e puliti da spam di vario tipo, occorre l’intervento degli utenti perché la tecnologia da sola non basta. Ma andiamo con ordine e partiamo dalle ultime novità.

Yahoo! Mindset è una funzione che consente di effettuare una ricerca indicando su un cursore se si desidera ottenere dei risultati più orientati allo shopping piuttosto che al researching. A differenza di quanto già visto con i selettori di MSN Search con i quali si impostano i livelli di aggiornamento, popolarità e corrispondenza, il cursore di Yahoo! Mindset aggiorna immediatamente la lista dei siti mostrati.

La funzione è interessante e semplice da usare. Non ho fatto test approfonditi (è comunque in versione beta) ma sembra che orientando il cursore verso shopping vengano evidenziati i siti con le keyword “store”, “shop”, ecc., mentre researching dà preferenza alle pagine che contengono termini quali “help”, “resources”, “information”, ecc. Una differenza sostanziale nella graduatoria sembra esserci, anche se la rispondenza dei siti non collima ancora con l’una o l’altra impostazione.

Il punto è che è difficile caratterizzare con esattezza una ricerca online. Chi vuole fare shopping, in realtà ha bisogno anche di info sul prodotto, del parere di altri utenti, delle modalità di utilizzo. Insomma: la scelta tra shopping o researching mi sembra troppo assoluta e comunque insufficiente. L’idea del cursore è ottima, ma ne inserirei almeno altri due o tre che possano definire meglio il contesto della richiesta inoltrata. Insomma, è ora che i motori di ricerca… inseriscano alcuni comandi sul volante, come quando sono comparsi i tasti dell’hifi sul volante delle automobili.

Altra funzione che aggiungerei è che al variare del tipo di ricerca, cambino di conseguenza anche gli advertiser. Pensando a Yahoo! Mindset, ad esempio, il cursore su researching potrebbe privilegiare gli inserzionisti con dominio ORG o EDU oppure inserzioni la cui descrizione contiene termini quali “guida”, “informazioni”, ecc.

Arriviamo a TrustRank, un marchio registrato da Google che si pensa potrà dare il nome alla tecnologia per catalogare i siti in base alla fiducia (trust, appunto) espressa dagli utenti per le singole pagine web; il TrustRank andrebbe così a sostituire il PageRank (proprio in questi giorni apparentemente scomparso) sostituendo di fatto il valore dei link con quello delle opinioni delle persone.

È indubbiamente presto per immaginare l’impatto di queste funzioni ancora tutte da implementare e sperimentare, però ritengo che sarà decisivo l’intervento dei singoli utenti online nei meccanismi che regolano il ranking dei motori di ricerca. Sia attraverso l’impostazioni di semplici parametri di ricerca, sia mediante il loro giudizio sui siti. Solo in questo modo la tecnologia potrà effettivamente arginare l’ondata di spam che ha inondato la testa dei risultati.

Di fatto, un aiuto a restituire risultati pertinenti è sempre arrivato dalle agenzie SEO, almeno quelle serie e concentrate nell’incrociare i contenuti dei siti web delle aziende con keyword rilevanti e coerenti. Purtroppo, quando alcuni interpretano il SEM come search engine manipulation, allora tutto appare lecito e si vedono nascere quotidianamente vere e proprie fornaci di pagine web senza senso, finti search engine che in realtà sono affiliati agli stessi motori di ricerca, pagine civetta che portanto a contenuti diametralmente opposti a quelli cercati, ecc.

Ok, ogni tanto anche i professional SEO usano qualche trucchetto (negli ultimi anni molti meno, in verità), ma se l’esperienza dell’utente è soddisfatta, il risultato è che sono proprio queste agenzie che aiutano i motori di ricerca a presentare delle graduatorie efficaci, almeno per le ricerche business. Per le altre… si devranno far aiutare dagli utenti. Mica possiamo fa’ tutto noi dentro ‘sta casa (cifr. Corrado Guzzanti).

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Un commento per “Aiutiamoli a fare un buon ranking”

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  1. Aghenor scrive:

    Il concetto di base è corretto, ma per esperienza, credo sia sempre meglio che ognuno faccia il proprio lavoro ;)

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