Probabilmente è stato il primo seminario in Italia sul tema "blog e aziende" quello organizzato ieri a Milano da Digital PR, società del gruppo Hill & Knowlton.

Il seminario, rivolto a responsabili PR e comunicazione, è stata l’occasione per analizzare le caratteristiche dei blog e il loro possibile utilizzo in azienda. Non solo i vantaggi ma anche gli elementi critici e, non a caso, il titolo del seminario è stato "Blog, un’opportunità o una minaccia per le aziende?"

Dopo un’introduzione di Paolo Guadagni, CEO di Digital PR, Alberto Mari (autore del libro Blog e wiki edito da Apogeo) ha fatto un rapido escursus su cosa sono i blog, come si creano, gli elementi di un blog, ecc.

È poi stato il turno di Vincenzo De Tommaso che ha analizzato il fenomeno dei blog in Italia, anche in virtù della pubblicazione della seconda edizione del Rapporto sulle comunità internet in Italia realizzato proprio da Digital PR. De Tommaso ha presentato alcuni blog significativi in funzione della loro tipologia: Tel&Co. di Vodafone, il network di Blogo.it, l’esperienza internazionale di Paolo Valdemarin. Come esperienza di blog aziendale è stato proposto quello di Ad Maiora e come esempio di “CEO blog” proprio quello del sottoscritto che, secondo De Tommaso, sarebbe finora l’unico blog di un CEO italiano. Onoratissimo, ringrazio! ;-)

Joel Cere, VicePresident di NetComs Europe (sempre del gruppo Hill & Knowlton), ha illustrato l’evoluzione e lo sviluppo dei blog nel contesto internazionale, il loro crescente peso, i casi più noti in cui sono venuti alla ribalta mondiale. Una slide ho apprezzato sulle altre, quella che ha sintetizzato in tre punti i motivi che sono alla base dell’era della trasparenza nella quale ci accingiamo tutti a vivere e lavorare:

  • maggiori possibilità di accesso alle informazioni
  • messa in discussione delle corporation e dei brand
  • democraticizzazione dei tool di publishing e di broadcasting

Debiase L’incontro è stato conluso da Luca de Biase (nella foto) con una lucida analisi del blog come strumento di comunicazione e ascolto. Parafrasando Kennedy, ha proposto una semplice logica (ma totalmente vera): “Non è importante cosa può fare il web per me, ma cosa posso fare io per il web”.

Dopo questo incontro, ho rafforzato la mia idea (espressa anche in un breve intervento in questo seminario) che stiamo parlando di blog alle aziende come parlavamo di siti web nel 1997. Stesse basi (è indispensabile esserci), stessi suggerimenti (il sito va aggiornato, occorre rispondere alle mail, ecc.). Oggi, a riguardo dei blog, si suggerisce la necessità di instaurare un dialogo (“i mercati sono conversazioni”), di alimentare continuamente il blog, ecc.

In definitiva, un incontro interessante con una buona pertecipazione delle aziende invitate da Digital PR. Ho avuto anche l’occasione di conoscere finalmente de visu Paolo che ha già messo qualche immagine dell’evento su Flickr.

Update: 13 marzo – un commento al seminario su Blogo.it che punta il dito sul significato del "mestiere del blogger" ma anche sul valore della gavetta (learn by doing)

Update: 14 marzo – Oltre alle foto, anche un post di Paolo. Concordo al 100% sul fatto che, pur incontrandoci per la prima volta, il feeling personale sembra quello che sviluppi con persone che conosci da anni. Continuo a trovarlo un ragionamento un po’ ingenuo, ma posso constatare direttamente che la maggior parte degli "amici di blog" sono persone piacevoli, intelligenti, ecc.; una cosa che ripete anche Dan Gillmor nel suo "We the media" e che ho avuto modo di considerare troppo ottimista e buonista, però… succede davvero, almeno fino ad oggi.

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6 commenti per “Blog nelle aziende – Un seminario di Digital PR”

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  1. blogo.it scrive:

    Blog = redazione + commenti?

    Dopo questi mesi di gavetta, quando sentiamo accostare i termini “redazione” e “blog” ci viene l’orticaria. Eppure stando al convegno cui abbiamo partecipato ieri su invito di Digital PR, Blog, un’opportunità o una minaccia per le aziende?, sembra che…

  2. Foxarts scrive:

    Sicuramente l’inizio di un buon ragionamento e, soprattutto, un bel modo per fare la fila ;) ))

  3. Orakel-Blog scrive:

    Bloggen anderswo

    F

  4. Stefano Hesse scrive:

    interessante davvero. curioso anche il fatto di non avere ricevuto un invito ad assistere, tra l’altro, da parte di Digital Pr…

  5. Giuseppe Patellaro scrive:

    GIORNALISMO E LETTERATURA ON LINE:
    QUALE FUTURO IN ITALIA
    -Agli albori della creazione ufficiale delle Rete Web di Internet pubblicammo per il Forum dell’ Università de Costarica alcune considerazioni circa il futuro del giornalismo,dell’editoria e della letteratura relativamente ai nuovi media e alla tecnologia.Da allora è passata molta acqua sotto i ponti:per esempio è abbastanza recente la comunicazione dei vertici del quotidiano statunitense New York Times,che ha attualmente un milione e mezzo di lettori on-line ed un milione off-line,di editare nel volgere di cinque anni la testata unicamente attraverso Internet.
    Per quanto concerne la letteratura ed i suoi derivati,le considerazioni sovraesposte e rimarcate qui di seguito,credo possano dare adito ad un dialogo attuale e costruttivo circa le nuove tendenze connesse a queste multiformi realtà.
    APPUNTI STORIOGRAFICI
    -Il termine “cyberpunk” fu inventato dal critico e teorico Gardner Dozois a proposito dei romanzi di William Gibson e in particolare di Neuromante che uscì nel 1984. Fu lo stesso Gibson a definire il cyberpunk come una terza e nuova corrente nella scena della fantascienza contemporanea, una sorte di terza corrente della letteratura science&fiction . Nei manifesti programmatici della prima ora del cyberpunk, come nei romanzi che ne hanno segnato l’esordio, abbondano le allusioni a una Rete delle Reti destinata a informare di sé il mondo della comunicazione, a mutarne ritmi e riti, introducendo nuovi bisogni, abitudini, nuovi parametri estetici.Di tale diffusione il cinema aveva intuito la portata, i possibili risvolti politici, la pericolosità, le risorse. Da tali intuizioni aveva fatto scaturire una serie di riflessioni e di visioni che oggi sono di sorprendente, quando non stringente, attualità. E’ soprattutto per questo motivo che a distanza di ventanni il cyberpunk è un’ideologia ancora attuale. Il cyberpunk è una realtà controculturale in cui i giovani tecnologici, solitari, indifferenti alla dimensione del valore, hanno aderito all’immaginario cyber per declinarlo in una prassi antagonista. Come tutte le ideologie anche il cyberpunk è il risultato di altri movimenti e forme di pensiero precedenti. Innanzitutto possiamo ricondurlo al Sessantotto, che fu un’improvvisa percezione del divario fra le istituzioni e la realtà. L’energia di reazione che si sviluppò allora è semplicemente impensabile oggi. Finita la fiammata le istituzioni ripresero quasi subito in mano le redini della storia ma oramai senza più nessuna possibilità di legittimarsi con ragioni ideali, per cui si generò allora il paradosso che innerva di sé tutta la vicenda dei movimenti giovanili: l’idealismo proprio di tali realtà ha messo a nudo la sostanziale mancanza di ideali della società adulta. E’ stata una rivelazione traumatica in virtù della quale il mondo giovanile ha rinunciato per sempre a proporre i propri ideali al mondo. E’ per questo che il cyberpunk, derivante, come si può intuire dal nome stesso, dal punk , è un’ideologia antiutopica.La più rilevabile costante nel cyberpunk sta nel proporre un uso esclusivamente ludico, rituale, espressivo del computer. Sognare, creare, comunicare, viaggiare quanti gli usi del computer senza nemmeno lambire le cronometriche ragioni del processo produttivo! E’ questo il centro della filosofia del cyberpunk come cultura antagonista, che si situa in prossimità del nesso fra rappresentazione e tecnologia. Una fra le più caratterizzanti attitudini antagoniste è quella che consiste nel saper creare un orizzonte ulteriore rispetto a quello cui la realtà quotidiana guarda come linea di confine tra reale e immaginario. Essendo prassi fortemente legata al rito e alla rappresentazione, l’antagonismo ha bisogno di simboli per esistere e comunicare. Tanto più oggi che, cadute le utopie, i simboli ne rilevano la funzione di contatto tra reale e immaginario, mondo fisico e mondo delle idee. In ogni uso ludico o espressivo del computer, dall’hackeraggio alla chat , dalla produzione di immagini ai giochi di ruolo, il cyberpunk coglie e pone a tema questa urgenza di decontestualizzare la tecnologia, strappandola all’ingranaggio produttivo al quale è elettivamente destinata e collocandola in una zona franca rispetto al sistema. E così mentre la città diventa sempre di più uno spazio enigmatico e ostile, il corpo e la macchina, uniti dal medesimo fallimentare destino trovano in tale comunanza inedite ragioni di simbiosi, confluiscono l’uno nell’altra. Al processo produttivo, che ha voluto il corpo umano in concorrenza con la macchina nell’assicurare standard sempre più elevati di efficienza il cyberpunk risponde inscenando il teatro della commistione tra organico e inorganico, e lo fa con le modalità provocatorie già sperimentate dal punk. Agli spilli conficcati nella carne e agli arti mutilati, si sono ora sostituite le protesi meccaniche ed elettroniche del cyber. Allora come oggi però il segno forte consiste nel sottrarre la materia organica e inorganica ai meccanismi dell’apparato produttivo e a farne elementi costitutivi di rappresentazioni rituali. E’ questo il corpo cyber, il cyborg.Il cyberpunk sfugge alle definizioni di movimento, controcultura, subcultura giovanile, genere letterario, cinematografico, teatrale, musicale e nello stesso tempo partecipa di tutti questi ambiti e con tutti ha creato un interscambio di temi, suggestioni, prassi estetiche, soprattutto col cinema (come abbiamo potuto notare attraverso l’analisi di Blade Runner). Il cyberpunk finisce con l’essere una sorta di immaginario, qualcosa che “è nell’aria” e si concretizza in varie forme senza corrispondere totalmente a nessuna di essa.
    Dalle considerazioni fatte possiamo concludere che sia la profezia di Ridley Scott sia l’ideologia antiutopica del cyberpunk hanno avuto un riscontro al giorno d’oggi infatti attualmente possiamo dire di aver visto cose che noi umani prima potevamo solo immaginare.

  6. Giuseppe Patellaro scrive:

    Abolizione dell’Ordine dei Giornalisti,contratti di lavoro assenti,portali di informazione e notizie on line;mentre si regalano in tutto il mondo i quotidiani.
    Il Quarto Potere,sembra,sia passato alla rete web di Internet.
    E da almeno un decennio.

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