Ilsognoeuropeo Splendido! Un altro grande libro di Rifkin che ormai seguo da “L’era dell’accesso” del 2000. Un saggio sullo stato dell’arte dell’evoluzione europea verso un super-stato di concezione innovativa, che l’autore analizza dettagliatamente nel contesto globale rapportandolo, in particolare, con gli Stati Uniti ed il relativo “sogno americano”.

Come al solito, Rifkin propone un testo scorrevole ma profondo, che va dritto alle considerazioni con il supporto di numerose fonti esterne. Lo fa però evitando la mera referenzazione ma integrando in modo organico cifre e testimonianze di provenienza diversa: indagini e ricerche di mercato, pensieri di filosofi e scienziati, studi economici e accademici. Decisamente di spessore è anche l’inquadramento storico della sua analisi che verifica in modo sintetico ma efficace l’evoluzione continentale sin dal 1300.

È difficile condensare i temi del libro tanti sono gli spunti e le considerazioni che emergono, ma il tema principale è l’esaltazione della direzione intrapresa dall’Europa nel suo processo di integrazione e di creazione di uno stato basato su principi di valore profondo. La costituzione europea, secondo l’autore, sancisce principi fondamentali quali l’integrazione, il rispetto della natura, il rispetto delle minoranze (tanto per citarne alcuni dei più rilevanti). Principi che dovrebbero essere da esempio per l’intera umanità, nella speranza che essa possa intraprendere un rinnovato percorso verso uno sviluppo veramente sostenibile.

Rifkin è ovviamente consapevole che si tratta di un progetto ambizioso e giustamente parla di “sogno europeo”. Ma la direzione convinta degli europeisti potrebbe, a suo dire, guidare il mondo verso un futuro meno nebuloso di quello che ci appare adesso, direzione peraltro necessaria e urgente visti i rischi di sconvolgimenti naturali e sociali ben evidenziati anche nel libro.

Forse in qualche tratto l’autore si lascia prendere la mano dal sogno e dall’enfasi tipicamente stars & stripes aggiungendo, a mio dire, anche un po’ di esterofilia. Pur essendo americano, Rifkin passa molto tempo in Europa ed il suo rapporto con in vecchio continente è quello che negli ultimi anni mi è capitato di incontrare in altri suoi concittadini: quel misto di ammirazione e di consapevolezza nel constatare quanto le diversità con gli USA facciano emergere tante crepe nei principi del “sogno americano”. A partire dal mondo del lavoro che, generalmente, mostra come in Europa si lavora per vivere mentre negli USA si vive per lavorare.

Gli ultimi anni, dall’11 settembre in poi, hanno poi visto emergere negli Stati Uniti una inedita consapevolezza del fatto di non essere più visti come lo Zio Sam, come il gigante buono e forte in grado di guidare il mondo. Lo so, non è mai stata questa l’opinione di gran parte del mondo, ma molti americani hanno creduto lo fosse. In ogni caso, è successo diverse volte anche a me di ricevere richieste da parte di americani sul come sono considerati gli Stati Uniti in Europa, esternando spesso la preoccupazione di essere visti solo come guerrafondai e identificati con la sola politica estera.

Questo dimostra una voglia, seppur limitata e proveniente dalla parte di estrazione democratica, di mettersi in discussione e di riconsiderare il “sogno americano”. Devo dire invece che determinati valori quali l’individualismo e l’indipendenza rimangono del tutto radicati ed è ciò che anche Rifkin sottolinea più volte.

Ok, torniamo al libro e a questo indubbio fascino che ha il progetto europeo. Rifkin ne approfondisce i risvolti legislativi (una costituzione per la prima volta sovra-nazionale) ma soprattutto gli obiettivi che attualmente sono poco più che una dichiarazione di intenti, peraltro a volte piuttosto utopica (questo l’autore non lo sottolinea, forse sottintendendo il fatto che in fondo si parla di un sogno). L’attenzione è quindi per l’intenzione europea di puntare ad un’economia sostenibile, che rispetti le minoranze e l’ambiente, oltre ad un’integrazione con la natura intesa nel suo complesso e non solo vista come elmento da conquistare e sfruttare. Tali propositi, oltre che nei progetti costitutivi, sono ben radicati nell’opinione degli europei, come emerge da numerosi studi e indagini portati a suffragio. Studi che mostrano il popolo americano pensare molto diversamente su quasi tutti i temi analizzati da Rifkin (attenzione per l’ambiente, interesse per le minoranze, limitazione del consumismo, apertura verso altre culture, ecc.).

Da europeo vivo con eccitazione le opportunità di integrazione continentale e mi identifico abbastanza nei principi del progetto costituzionale europeo, pur considerandolo un momento teorico che sarà lungo da far divenire realtà. Quelli che Rifkin vede come problematiche legate al “sogno europeo” sono essenzialmente queste: la capacità di reggere alla prova del tempo, la necessità di un maggiore responsabilità personale pur guidata da interessi comuni, ed una forte sentimento di speranza nel raggiungere gli obiettivi che guidano questo sogno. Non a caso, tre elementi che hanno alimentato e sorretto il “sogno americano”, almeno fino ad oggi.

In definita, “Il sogno europeo” offre una lucida immagine dello scenario internazionale attuale, trattando con profondità il versante europeo ed il confronto con quello nord americano. Una grande lezione anche per chi, come il sottoscritto, è nato con una immagine gloriosa del “sogno americano” e che da tempo si trova ad analizzarlo in modo senz’altro critico e soprattutto può confrontarlo con un seppur ancora ipotetico “sogno europeo”.

È già da tempo che avendo l’opportunità pressoché quotidiana di relazionarmi con gli Stati Uniti, cerco di cogliere le diversità con spirito critico e con curiosità. Ha decisamente ragione Rifkin quando conclude che probabilmente i due sogni potranno trovare un compimento adeguato ai tempi solo se sapranno apprendere l’uno dall’altro, mediando realtà ed utopie.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...


14 commenti per “Il sogno europeo – Jeremy Rifkin”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Simone scrive:

    L’ho comprato ieri e ho già divorato il primo capitolo.
    Molto, molto interessante, anche se, a mio modesto parere cesagera un po’ con i dati statistici che a volte sembrano buttati lì solo per “fare numero” e fanno perdere il filo del ragionamento, ma forse è una caratteristica del solo primo capitolo di introduzione… Vi farò sapere.
    Simone.

  2. Pandemia scrive:

    Pandemia e il rapporto con i libri e la lettura

    Circola in rete, di questi tempi, una simpatica catena tesa a conoscere i gusti sulla lettura degli amici che hanno un blog. Rispondo con piacere all’invito di Antonio Montanaro, seppur con poco tempismo. Libri nella mia biblioteca…

  3. Natura scrive:

    sembra proprio un libro stupendo, positivo, ambizioso, di ampie vedute :)

  4. enricodesimone scrive:

    Relata’ ed utopie di Rifkin: il capitalismo che realizza i sogni del socialismo, ovvero spinta imprenditoriale non indirizzata al profitto ( visione egoistica ) ma alla tensione del bene per la vita, pulsione umanitaria

  5. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    L’ Europa di Rifklin dovrebbe dare una mano a Sarkozi’ nel progetto mediterraneo che poi era nelle intenzioni di Fanfani: favorire le integrazioni continentali per arrivare a quella mondiale sul modello europeo. Non solo la moneta unica – che favorire gli scambi nella stabilita’ monetaria -, ma anche conferimento delle risorse naturali ( ammasso globale ) nel processo produttivo integrato globalizzato ( globalizzazione del mercato e della produzione ): mentre i dazi eliminati valgono per il commercio, le risorse conferite eliminano i monopoli della territorialita’ per la locomotiva produttiva mondiale. Fatta l’ europa, o quasi, nulla e’ utopia, vorrei vedere se fossimo invasi dai marziani… abbracci e baci tra israeliani ed arabi

  6. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Rifklin ha attribuito alla deregolamentazione la causa di Quanto avvenuto ed ha salutato con favore il nuovo interventismo di Bernanchke; Attenzione, c’è ‘deregulatio e deregulatio, caso per caso e non anarchia economica dei furbi e Selvaggi. Bernanche AIUTA il proprio sistema in Funzione del liberismo economico e non per l’interventismo statale nella produzione

  7. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    La globalizzazione e’ anche omologazione culturale
    economica che supera i nazionalismi; il fallimento per paura porta a rigurgiti nazionalistici veicolati dai protezionismo colbertiani

  8. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    La Costituzione e’ un patto sociale contrattualizzato per cui solo le modalita’ attuative possono essere riviste con legge sia pure costituzionale.Per la Costituzione – i cui fondamenti, come la forma di organizzazione dello Stato -, la via parlamentare stessa non aderisce alla sua struttura totalizzante al cui vertice risiede la sovranita’ popolare diretta

  9. enricodesimone scrive:

    ” Super stato di concezione innovativa ” :gia’ in senso riduttivo, con la crisi in atto, se non si rilanciano i consumi non decelera la disoccupazione a effetti sempre piu deprimenti. Mettere soldi nelle tasche con la cassa integrazione intesa non come assistenza e congiuntamente alle somme del TFR per lavori alternativi a titolo di salari: mobilita’ generalizzata per i livelli di occupazione e per ridurre la disoccupazione endemica magari scavando buche come nel 29.Le stesse social card potrebbero essere intese come salario retribuito per attivit’ varie con rientro differito per maggiori imposte da accresciuta attivita’ produttiva. Stato esborso anticipato e Stato con ritorno per prestito alla retribuzione-consumo

  10. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Maggiore produzione con riduzione occupazione vuol dire automatizzazione accelerata. Dove lo sbocco? Con l’export? E per i consumi interni in maggiore contrazione? SussidiaNDO CON LE MAGGIORE ENTRATE TRIBUTARIE DELL’EXPORT? Meglio allora infoltire la manualanza dei servizi pubblici

  11. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Non si puo’ evitare l’intermeiazione bancaria alleggerendo di oneri l’imprenditore che, per di piu’, eviterebbe discrimini personali?

  12. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Poli della democrazia: tra la diretta ( referendum ) e la indiretta ( partiti ), sussumere una intermedia unificante

  13. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    La speculazione finanziaria se non rovina l’economia ( semmai favorisce le concentrazioni oligo ), la incasina

  14. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Sono d’ accordo con Tremonti: i governi non devono essere a rimorchio delle banche e per tutte del FMI, ma le banche a rimorchio dei governi anche se , purtroppo, per i fatti loro sono il vero governo mondiale dell’economia

Lascia un Commento

Codici HTML ammessi: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>