We the media La scorsa settimana un collega mi mangnificava la sua ultima lettura: “We the media” di Dan Gillmor Gli ho detto di averlo letto anch’io questa estate ma inizialmente non mi ha creduto perché… non ha visto la recesione sul mio blog. È vero, l’ho scordata. Ho ancora “Consumare la rete” nell’area “Sto leggendo” che invece ho finito da un pezzo e che comunque non recensirò perché non mi è piaciuto affatto.
Torniamo a “We the media”. Gillmor è bravo, acuto ed ha sempre guardato avanti. Non è mai ovvio e pur con un’impostazione giornalistica moto pragmatica e rigorosa, si fa leggere con piacere. Il libro è da consigliare a chiunque si occupi di contenuti e non solo quelli online; da regalare senz’altro a ogni giornalista che conosciamo affinché possa avere quantomeno una rappresentazione di come (anche) la sua professione sta cambiando in modo radicale.
Il tema principale su cui ruota “We the media” è il mutamento in atto nel rapporto tra giornalista e lettore, sempre più indirizzato verso la conversazione. Peraltro, è un argomento molto caldo e attuale anche per ciò che riguarda la relazione tra aziende e consumatori. Forse alcuni passaggi sono troppo ottimistici sull’effettiva capacità della Rete di riuscire a selezionare e far emergere solamente le cose migliori.
È una vecchia storia: Internet sarebbe in grado di autogestirsi e di stabile regole non scritte che tendono ad evidenziare solo i contenuti di valore. Sarebbe bello crederci, ma da qualche anno anche il mio convinto ottimismo cozza contro una realtà dei fatti un po’ diversa. Indubbiamente la Rete è uno strumento fenomenale a disposizione dei ognuno di noi, ma l’ideale di community sana e di buoni propositi è irrealizzabile.
Molti di noi sulla Rete hanno a che fare con gente perbene, intelligente, colta, ecc. Ma internet non rappresenta ancora la società nel suo complesso; quando lo farà sono sicuro che emergerà un lato meno eccitante che non potrà essere affrontato con argomentazioni buoniste in cui anche Gillmor si lascia andare.
C’è un’altro atteggiamento in “We the media” che trovo superficiale e si incontra quando Gillmor cita tools e servizi online (Wikipedia, Feedster, ecc.) come capaci da soli di cambiare il mondo. È l’errore di molti di noi (a volte anch’io ci casco), con background nell’informatica e nella tecnologia in generale. Noi, così intrippati di “codice”, che poi rimaniamo male quando constatiamo che il tool che ci sembrava così rivoluzionario ha meno di mille utenti in tutto il mondo.
In definitiva “We the media” va comunque letto, magari attenuando il buonismo che serpeggia qua e la e qualche semplificazione di troppo.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...


Un commento per “We the media di Dan Gillmor”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Paolo's Weblog. scrive:

    Questione di fiducia

    Il fatto che ogni tanto un imbecille scriva in un posto visibile qualcosa sui weblog � cosa buona e giusta perch� innesca ragionamenti interessanti come questo di Sergio Maistrello o questo di Giuseppe Granieri .

Lascia un Commento

Codici HTML ammessi: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>