La strada l’avevo già spianata con il post precedente, ipotizzando la sostituzione di quelli che una volta (nel 1998 li vendevamo a 120 Lire ad impression) chiamavamo “banner per keyword” con gli sponsored links ed invece saranno gli sponsored links a trasformarsi in banner.

Da oggi è infatti possibile pianificare le campagne AdSense su Google utilizzando anche banner grafici nei formati più diffusi.

Questo significa tante cose che, per ragioni di tempo (sorry) sono costretto a sintetizzare:

  • Google è sempre meno una “roba tecnologica” ma una vera e propria media company

  • se il modello AdSense rimane legato alle performance, allora gli spender pubblicitari potranno trovare un efficacie strumento per sviluppare brand awareness a costi bassissimi

Non me ne vogliano gli editori tradizionali o i big portal, ma è la disponibilità sul mercato di un certo tipo di servizi che poi guida la domanda; e se adesso l’inserzionista può pianificare una campagna banner sul network di Google, segmentata in modo sofisticato e automatico dalla tecnologia AdSense, pagata in funzione dei click e quindi con tutto l’awareness gratis,… beh non si può mettere la testa nella sabbia ma occorre prendere atto che il modello dei media tradizionali basato sul concetto dell’esposizione è sempre di più messo in crisi.

Per Andy Beal si tratta di un sistema per far fare a Google altri soldi velocemente in vista dell’IPO (segnalo il suo post perché, a differenza del suo solito, entra nel merito di un argomento) e probabilmente ha ragione. Ma è sotto gli occhi di tutti che l’evoluzione di questo ex motore di ricerca, andrà a caratterizzare il futuro prossimo della comunicazione online.

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8 commenti per “Provaci ancora Banner (via Google)”

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  1. Maurizio Mazzanti scrive:

    Ciao Mauro, la cosa era intuibile dal momento che già da tempo Google pubblicava gif statiche autopromozionali nel circuito AdSense.
    La cosa di per sè non è una novità dato che già esistono circuiti di adv grafico a ppc, ma dal momento che è Google a muoversi in questa direzione allora diventa la grande notizia del giorno e l’ennesimo “cambiamento epocale” del settore ;-)
    La vera grandezza di questa loro decisione sta nella copertura che Google mette a disposizione, una copertura enormemente maggiroe rispetto a Response Republic o Tradedoubler, per dirne un paio.
    A me fa piacere dato che non ne potevo più di vedere link testuali ovunque ma non credo sia giusto regalare branding.
    Sono convinto, pur senza dati e ricerche che me lo confermino, che l’impatto di una immagine sia 1000 volte maggiore rispetto a 3 righe di testo, che comunque anche minimamente contribuiscono a far conoscere un marchio.
    Quello che apprezzo ora di Google è che mettono a disposizione un discreto numero di k per le creatività, ma tornare alla gif animata è come tornare indietro di 5 anni.
    Già non sopporto dover fare ogni volta la gif sostitutiva che quasi nessun utente vedrà, figurati ora che per ogni campagna dovremo lavorare il doppio (lo stesso soggetto in flash e in gif..non ci voglio pensare!).
    E poi i soggetti che hanno messo ad esempio nella loro pagina mi ricordano le 1000 dotcom nate in quel periodo che chiamo novantanoveduemila.
    Ultimo spunto di considerazione: sono l’unica concessionaria che lascia la firma negli spazi che vende.
    Hai visto Google Gruppi Beta?

  2. Mauro Lupi scrive:

    Ciao Maurizio; no, non ho visto Google Gruppi Beta. Confesso che le “beta” di Google iniziano ad essere troppe. Lavorando da 25 alle prese con computer e tastiere ho col tempo sposato la filosofia che chiamo “release 2.0″, ossia utilizzare le versioni successive alla “premiere” perché + stabili, affidabili, ecc. Figurati le “beta”.
    Ok, il concetto di “beta” x Google è sempre stato più che altro un “vediamo come va” e di per sé è un concetto che trasforma le “versioni preliminari” anche in un veicolo di comunicazione in/out. Ma ormai sono troppe ;-)

  3. Cristiano scrive:

    Stanno spingendo alla grande in vista dell’IPO. Nuovi AdSense, nuovo Blogger, nuovo Google Gruppi con il supporto di Atom.
    Sembra anche che Atom abbia buonissime possibilita’ di diventare il nuovo standard W3C per lo scambio di dati XML, affossando cosi’ RSS e soprattutto dimostrando che oramai ogni mossa di Google pesa quasi quanto una mossa di Microsoft.

  4. Raffaele Galano scrive:

    Mi risulta, comunque, che le immagini animate non siano supportate, almeno per ora.

  5. Massimo Moruzzi scrive:

    Ciao Mauro, non sono d’accordo. Google imho rimane “roba tecnologica” – e certamente non è diventata una media company per via di AdSense. Con AdSense diventa, al limite, una concessionaria, un’alternativa ad AdLink ma assolutamente un’alternativa tecnologica, visto che si occuperà “in automatico” della pianificazione facendo uscire un misto dei banner che pagano di più e che vengono cliccati di più, un po’ come funziona con AdWords.

  6. Mauro Lupi scrive:

    Caro Massimo, la tecnologia permette determinati automatismi, ma quello che determina l’ambito economico delle aziende è il prodotto/servizio che vendono. E Google non vende più solo algoritmi di ranking: ora vende (tra le altre cose) anche i banner che, seppur contestuali e con un adserver evoluto, sempre banner sono.
    Prova a dire alla Pixar che loro non sono una media company solo perché i film li fanno interamente al computer. ;-)
    Comunque non ritengo fondamentale assegnare un’etichetta piuttosto che un’altra, ma constatare come Google abbia ormai allargato considerevolmente i confini dei suoi strumenti pubblicitari.

  7. Massimo Moruzzi scrive:

    continuo a non essere d’accordo. Vende adwords usl proprio sito e banner su siti altrui. Questo fa di Google una media company?

  8. matteo scrive:

    caro vieni sul mio sito e non te ne pentirai…..www.amspa.org

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