Quando mi sono avvicinato al mondo dei weblog, Rebecca Blood è un nome che ho sentito ripetere e segnalare da più parti. Così, non appena ho notato il suo libro dell’anno scorso, appena tradotto dalla Mondadori Informatica, l’ho preso subito.

Non ho mai visto una foto di Rebecca, ma me la immagino come una tipica robusta donnona americana, generosa nei rapporti con gli altri, un bel sorriso e tanta voglia di fare da mamma al resto del mondo. Ecco, il suo lavoro mi ricorda lo stereotipato atteggiamento yankee che trova indispensabile farti da guida, che ritiene che tu sa la persona più ottusa che esista e che necessiti di qualcuno che ti illustri le cose da fare fin nei minimi dettagli.

Questo approccio non è sbagliato di per sé. Mettere a disposizione la propria esperienza è senz’altro auspicabile. Quello che trovo esagerato è dettagliare elementi ovvi e scontati. Nel caso del libro in questione, almeno un terzo del lavoro potrebbe essere sostituito da una sola pagina con scritto: “usate il buon senso”. Punto. E invece, ancora una volta, ritornano gli inviti a “non insultare nessuno”, “non copiare materiale riservato”, “non scrivere un blog se non ti va” e altre amenità del genere.

A volte mi chiedo se davvero esistono persone che, leggendo queste cose, pensano: “Hey, è proprio giusto non diffamare nessuno on-line; sai che non ci mi era mai venuto in mente?”

Torniamo al libro. Confermando che un terzo è riassumibile in una frase (“usate il buon senso”), il resto è una interessante disamina del rapporto tra il fatto di tenere un blog e sé stessi. Anche qui ci sono parecchie ovvietà, però emerge qualche riflessione sulla novità di questo strumento e di come si relaziona alla vita quotidiana ed alle proprie aspirazioni.

Condivido con l’autrice il concetto che un weblog può aiutare a migliorare nel tempo la propria scrittura, nonché a stimolare la curiosità per argomenti o persone che non ci rendeva conto di avere.

Infine, una nota di demerito all’editore. Ci sono almeno tre o quattro immagini sbagliate e comunque l’impostazione grafica generale è decisamente approssimativa. L’esempio della scarsa cura messa nell’opera è l’inserimento di una videata di un sito web che non esiste. Probabilmente l’opera originale conteneva un link che i curatori dell’edizione italiana hanno comunque inserito, anche se il risultato è un pagina web con scritto “File not found”. Anch’io quando pubblicai il mio libro ebbi problemi simili con un paio di immagini errate e la cosa mi sembrò assurda. Non sono paranoico, ma certi sbagli in un libro accadono solo per evidente negligenza. Nessuna scusa.

In definitiva: non è un capolavoro ma si può regalare a quell’amico a cui sentite dire “Non vedo l’ora di aprire un blog. Non so perché, ma sento di doverlo fare”.

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5 commenti per “Weblog… il tuo diario online di Rebecca Blood”

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  1. Luca scrive:

    Potresti inserire le recensioni su BA dei libri…http://www.bookcafe.net/blog/review/
    ciao

  2. Mauro Lupi scrive:

    giusto; provo a pubblicare questa recensione e poi lo farò per i prossimi libri (ne ho tre in backlog…); ciao,
    M

  3. Adele scrive:

    catturata dal titolo mentre ero in libreria l’ho comprato (soprattutto per un’analisi del fenomeno non squisitamente italiana, come altre che si sono succedute nel 2003) …poi ho cercato informazioni su google e ho trovato la tua recensione (è probabile anzi certo lo vedo adesso, che è un post datato) e un po’ ci sono rimasta male…il parere non è del tutto positivo..comunque leggerò anch’io, poi semmai ti dirò la mia.

  4. Sara scrive:

    Anch’io mi appresto ad acquistare questo libro..e visto che siamo in argomento..sapreste consigliarmi qualche altro testo interessante sui weblog..sto iniziando la mia tesi, proprio sui weblog, di preciso sui weblog giornalistici..ogni consiglio è bene accetto!

  5. Mauro Lupi scrive:

    Non ho letto altri libri sui blog a parte quello di LaPizia, nche perché non mi pare ce ne siano specifici in italiano. Comunque dai un’occhiata a http://www.blogosphere.it ed al convegno che si terrà il 4 giugno

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