Su Mlist.it, la popolare community sul web marketing moderata dalla cara Elena Antognazza, c’è una bella discussione attorno ad una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di Padova.

Lo studio ha analizzato la visibilità su internet di circa 1.400 aziende esportatrici padovane, in particolare in merito alla presenza sui motori di ricerca, riscontrando che ben l’86% delle aziende non compare nei risultati.

Purtroppo, gli esiti della ricerca non sorprendono più di tanto. Già due anni fa uno studio dimostrò come quasi tutti i siti delle prime 500 aziende negli Usa fossero di fatto invisibili agli occhi dei motori di ricerca. Ricerche simili, ma con medesimi risultati, sono state svolte più di recente in Australia e Nuova Zelanda.

In Italia, Ad Maiora realizzò a fine 2002 una ricerca per l’ANIA, l’associazione delle imprese assicurative, che presentai a SMAU. Fra le diverse analisi, lo studio constatò come solo 36 siti su 102 figuravano posizionati per almeno una delle 40 parole chiave più ricercate nel settore assicurativo.

Ma perché le aziende non si accorgono di quanto sia importante investire in visibilità del sito? Alcune motivazioni le ho suggerite su Mlist, però vorrei aggiungere un paio di riflessioni. Indubbiamente la strategia delle aziende in merito ai loro progetti web deve fare un salto di qualità; non è il caso di spaventare gli imprenditori, ma sicuramente le opportunità che offre internet sono commisurate all’impegno che occorre metterci per coglierle. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, le aziende intendono realizzata la loro presenza in Rete quando mettono il loro sito online. Invece, è proprio quello il momento per iniziare a fare le cose sul serio, sia nell’ottica di promuovere la visibilità del sito, sia nell’interazione con i visitatori.

Va poi sempre ricordato come questo è un momento (che peraltro durerà ancora un anno o poco più) ove la competizione su internet non è ancora esasperata, specie in Europa ed in Italia in particolare. Già negli Stati Uniti, la visibilità online si combatte a suon di budget molto elevati, lasciando alle aziende più piccole degli spazi marginali.

Un’ultima considerazione. Non ho fatto un’indagine accurata, ma i thread su Mlist che riguardano i motori di ricerca mi sembrano non solo aumentati di numero, ma soprattutto sviluppano delle discussioni articolate e sempre interessanti. E per me, che come dice Andrea Cappello (thanks Andrea!) ho sempre fatto divulgazione, vedere tutto questo fermento è decisamente piacevole.

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3 commenti per “Le aziende padovane sono invisibili”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Paolo's Weblog. scrive:

    Aziende invisibili

    Interessante post di Mauro Lupi a proposito delle aziende italiane on-line. Tra le altre cose vi si legge:

    “…non � il caso di spaventare gli imprendito…

  2. Paolo's Weblog. scrive:

    Aziende invisibili

    Interessante post di Mauro Lupi a proposito delle aziende italiane on-line.

  3. Massimo scrive:

    E’ vero. Dato il fatto che il maggior (forse per grandezza) motore di ricerca google, non si basa sulle parole chiavi o sui meta-tag, ma su una struttura del sito ben delineata: contenuti, struttura del sito, mappa del sito, ottimizzazione dello stesso. I link che riportano ad esso, ovviamente più sono, più si ha visibilità: annunci, directory (anche se quest’ultime ho i miei dubbi), sui pay to click, sugli scambio banner, facendo sempre attenzione a crare uno scambio banner con un sito che ha un migliore PR del proprio, ovvio. Poi ci sono le promozioni a pagamento: google, yahoo etc.. che vanno pagate a Click e non a registrazioni effettuate (se ho un sito e necessito di avere iscritti ?). Ovvio che la visibilità è importantissima, ma il tutto credo abbia un prezzo, spesso buttato via in maniera sbagliata.
    Cordiali saluti.

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