Archivio: “Stampa”

Mi ero dimenticato di segnalare che su Nòva in edicola oggi c’è un mio pezzo dal titolo "Brand Partecipati" che riporta alcuni spunti dell’interessante seminario tenuto da Eurisko la scorsa settimana.

Come? Non hai ancora acquistato Nòva? Hey, ma con 1 Euro ti danno in omaggio anche il Sole24Ore! (Battuta di Luca che ha annoia – forse – chi la sa ma è ovviamente rivolta a chi non la sa).

UPDATE: ecco il PDF con l’articolo Brand partecipati.

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Mi ero dimenticato di segnalare che su Nòva in edicola oggi c’è un mio pezzo dal titolo "Brand Partecipati" che riporta alcuni spunti dell’interessante seminario tenuto da Eurisko la scorsa settimana.

Come? Non hai ancora acquistato Nòva? Hey, ma con 1 Euro ti danno in omaggio anche il Sole24Ore! (Battuta di Luca che ha annoia – forse – chi la sa ma è ovviamente rivolta a chi non la sa).

UPDATE: ecco il PDF con l’articolo Brand partecipati.

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Anche questa volta l’Italia si distingue. Tanti anni fa sequestravano le BBS per cercare non si sa cosa, oggi perquisiscono la sede italiana di Google (l’Ansa) per il (purtroppo) famoso video del bullismo a scuola che evidentemente non sta lì. La discussione, alimentata anche da Giuseppe Fioroni, Ministro dell’Educazione, si orienta sul fatto che le leggi in vigore per la stampa, attualmente non si applicano ad internet. Giusto o sbagliato?

Se lo chiede anche John Battelle, il popolare giornalista e scrittore (The Search) e da poco anche nel consiglio direttivo di IAB USA (praticamente un mio collega, eh eh). Molto lucido il pezzo di Vittorio su Scene Digitali, in grado di mostrare alcune faccie del problema. Sono con lui nel bandire le impennate e i pruriti regolatori che non possono che portare verso politiche di censura.

Tuttavia, nel fare una graduatoria sull’importanza dei vari aspetti del caso specifico, io continuo a mettere al primo posto una riflessione preoccupata sul fatto che un video che riprende un atto di bullismo nei confronti di un ragazzo down sia finito tra quelli più visti e votati. Che mondo sto lasciando ai miei figli…  :-/

Update (16.20): vittima di un periodo in cui sto dedicando meno tempo alla blogosfera, non avevo notato altri interventi sullo stesso argomento. Meno male che c’è Stefano le li riporta, mettendoci anche del suo nella veste di gestore di informazioni generate dagli utenti. Bello anche il post di Giuseppe di cui rubo un pensiero:

“continuo a credere che i problemi vadano esaminanti partendo dal modo in cui funzionano le cose oggi e non dal modo in cui hanno funzionato fino a ieri”


E’ la prima volta che mi trovo a riflettere su un fatto: nella lettura dei giornali o comunque guardando le news, io salto a piè pari le pagine o le sezioni della cronaca quotidiana. Rapine, stupri, omicidi passionali o malavitosi, incidenti stradali, non toccano particolarmente nessuna leva del mio interesse.

Non credo sia menefreghismo; penso invece che sia un dovuto a ragioni diverse. Senz’altro una profonda discrezione che ho verso tutto quello che riguarda il privato altrui. Odio invadere la privacy di qualcun altro e mi sembra di farlo solo leggendo i paragrafi che dettagliano i particolari, a volte macabri, dei fatti di cronaca. Lo scippo all’anziana o il pestaggio di una prostituta mi rattristano, ovviamente, ma approfondirne i particolari non mi va, non mi piace. Sarà perché da questo tipo di disgrazie umane sento di non imparare nulla, oppure per via di un perbenismo borghese di cui non mi rendo conto, o forse solo per la consapevolezza di non poter fare nulla per migliorare le cose. Trovo inoltre aberrante la superficialità con la quale si raccontano le storie della cronaca: si gira il coltello in piaghe generalmente molto dolorose senza inquadrarne il contesto, mandando al quel paese la verità, il buon senso, l’equilibrio.

Peraltro, mi rendo conto di quanto invece attiri il grosso pubblico proprio questo tipo di informazione: si vuole vedere il sangue, si brama di poter esclamare “Terribile!”, si cerca il pianto dirotto del malcapitato di turno.

E nella ricerca esasperata di tali scoop, i giganti dell’informazione hanno pensato bene di cavalcare il “giornalismo dal basso”, quel citizen journalism che fa gridare all’innovazione e che invece, sospetto, possa avere la finalità di moltiplicare ed approfondire ulteriormente le notizie di cronaca. E’ come attaccare un amplificatore ai segnali già sparati a volume alto. Gli effetti? Beh, già in passato si sono sentite raccontare delle situazioni in cui nel bel mezzo di una disgrazia, che so, un incidente stradale, c’e chi si è messo a soccorrere i feriti e chi invece a scattare le foto sperando di rivenderle alle agenzie stampa. Ed ora, cosa ci dicono i media? Aiutateci a costruire i giornali, inviateci i vostri contributi! Brutalmente ci vedo principalmente un tentativo di pagare meno i reportage, aizzando per contro gli individui alla caccia al sangue.

Anche perché non mi pare che le esortazioni siano a produrre contenuti di approfondimento o indagini giornalistiche. Eh no, per quelle ci sono i professionisti! Ad esempio, qualcuno fuori dalla Rete ha ripreso il servizio di Paolo Picazio ripresto da Dario Salvelli sui rifiuti a Caserta? Non mi pare proprio (eccetto Reporter Diffuso su SkyTG24).

Naturalmente ognuno è libero di trovare interesse di approfondire, ad esempio, i particolari un incidente in metropolitana come l’ultimo avvenuto a Roma. Bene ha fatto Andrea Signori a scrivere di De informationibus, così come Paolo Valdemarin sente l’esagerazione che avanza. Temo che siano solo le prime avvisaglie di un trend in cui l’offerta di opportunità di protagonismo per chiunque mostrerà di cosa è capace l’umana  natura.


Da oggi inizio una collaborazione con Punto Informatico, accettando la gradita proposta di Paolo De Andreis. Non riuscirò sicuramente a pubblicare con continuità, però a volte mi capita di iniziare a scrivere un post che alla fine si trasforma in un articolo, trovando spazio anche su “testate” vere e proprie come Punto Informatico. Il vero problema è… non pensarci, perché se sento la pressione di “dover scrivere”, la fantasia e la creatività mi entrano in sciopero.

Per chi non lo conoscesse (ne esistono?), Punto Informatico è un quotidiano online molto autorevole e seguito, attivo sin dal1996, supportato da una attivissima community di persone che segue e commenta gli articoli.

Comunque, il pezzo d’esordio riguarda l’influenza dei motori di ricerca: si parla di google bombing, di effetti sulle elezioni, ecc.

Buona lettura!

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La blogmania dilaga e ad accorgersene ora sono soprattutto le aziende” parola di Renata Fontanelli su Affari&Finanza (l’allegato di Repubblica) oggi in edicola. L’articolo prende spunto dal recente seminario di Edelman con Technorati e riporta un commento di Fiorella Passoni (amministratore delegato di Edelman Italia). Inciso: complimenti a Fiorella per il recente premio “Donna Comunicazione Agenzie 2006”, e solidarietà per il misspelling nell’articolo (Massoni anziché Passoni): ah come ti capisco ;-)

Non sto a puntualizzare qualche altra piccola inesattezza dell’articolo su Affari&Finanza, ma trovo fuori luogo un passaggio:

“In Italia il blog più cliccato resta quello di Beppe Grillo, ma ormai ne esistono a centinaia, i più importanti dei quali sono offerti dai portali come Kataweb o dai provider come Tiscali”.

Senz’altro migliore l’intervista odierna a Layla su Corriere Economia (l’allegato del Corriere della Sera); anche lei come Fiorella che sottolinea l’importanza dei blog per le aziende in quanto moderno focus group. Vado a citare la chiusa dell’intervista a Lady Pavone:

Le aziende italiane non hanno capito che in un periodo di rapida evoluzione come quello che stiamo vivendo, è lo stesso consumatore a fare la differenza tra successo e insuccesso di un prodotto.

Sempre sul Corriere Economia di oggi, Francesco Margiocco scrive di marketing virale con un un intervista al mio collega Andrea Signori e al sottoscritto.