Archivio: “Social media”

Negli ultimi mesi mi sono ritagliato qualche ora di tempo per razionalizzare un po’ degli argomenti attorno alla Digital Transformation ed ho scritto alcuni articoli su TechEconomy.

Il mio punto di vista sulla Digital Transformation riguarda principalmente la parte di cambiamenti lato marketing e comunicazione e le tecnologie connesse. Quindi non affronto qui temi come product design, open innovation, business disruption e sfioro solo in parte i nuovo modelli organizzativi.

Questi gli articoli e… buona lettura!

  1. Digital transformation: da dove partire
  2. La trasformazione digitale delle persone in azienda
  3. La digital transformation inizia dalla conoscenza del moderno consumatore
  4. Il customer journey è la bussola per impostare un progetto di digital transformation
  5. Riempire di contenuti la digital transformation
  6. Il digital trasforma le aziende in publisher. Il content marketing genera attenzione e business
  7. Come trasformare e personalizzare la relazione con i clienti con la Digital Marketing Automation
  8. Gli scenari abilitati dalla Marketing Automation spingono i processi di digital transformation
  9. La digital transformation alla prova dei social media


Riprendo dal sito: “Raccontare chi siamo, la nostra storia, e i risultati raggiunti dal Master in Social Media Marketing & Web Communication della Scuola di Comunicazione IULM di Milano: questi gli obiettivi dell’infografica che illustra le caratteristiche distintive del Master”

Master in Social Media Makerting & Web Communication dello IULM

Orgoglioso di essere parte del comitato scientifico di questo master (oltre che docente) sin dalla sua prima edizione, insieme ad un vero e proprio dream team di colleghi.

In genere non mi sbilancio a suggerire attività nelle quali sono coinvolto, ma lo faccio in questo caso perché, a distanza di anni, i ragazzi che ho indirizzato verso questo master sono rimasti tutti soddisfatti.


#icedbucketchallengeNon faccio la doccia col ghiaccio e quando faccio donazioni non mi sembra opportuno raccontarlo. 

Quindi il mio contributo a Ice Bucket Challenge riguarda solo l’aspetto professionale dell’iniziativa, che ho espresso nell’articolo Capire i social attraverso un secchio di ghiaccio appena pubblicato su Tafter.

Si tratta di un sintetico esame dei motivi di successo dell’iniziativa, con alcuni spunti di riflessione per aziende e organizzazioni interessate a realizzare progetti simili. Buona lettura!


Solo per ricordare ancora l’imperdibile appuntamento del Social Business Forum che si terrà la prossima settimana (1 e 2 Luglio) a Milano. Ingresso gratuito per tutte le sessioni nei due giorni della plenaria; a pagamento per i track del pomeriggio. L’agenda è sicuramente interessante.

Per quanto mi riguarda ho preparato un intervento in cui proporrò il concetto “Marketing Multi-personalità”, come modello per guidare e gestire i processi di digital transformation. L’intervento è schedulato Mercoledì 2 Luglio alle 15.00 nella sessione plenaria.

Martedì 1 modererò invece il track nella sessione Premium dedicata alla Social Customer Experience dalle 14.30 alle 17.

Con l’occasione, segnalo una mia intervista appena uscita su Ninja Marketing (thanks to Alberto) dedicata ai temi del Social Business. Enjoy!


Linkedin ha commissionato a Millward Brown una ricerca riguardo ai contenuti più apprezzati dai professionisti sui social media. Ovviamente Linkedin è risultato molto rilevante, ma in linea generale mi ritrovo su molte delle considerazioni che emergono dall’analisi (anche se dovrebbe essere riferita solo agli Stati Uniti).

Riprendo una delle tabelle che compara i parametri che influenzano la fiducia riguardo a contenuti pubblicati sui principali social network:

Ricerca Millward Brown Digital / Linkedin


Finalmente sono riuscito a leggere l’ottimo “Dai Social Media ai Media Intelligenti” di Giuseppe Granieri su La Stampa.

L’articolo sottolinea l’ampliamento del perimetro dei canali digitali, che passano dall’abilitare la relazione tra individui (e quindi i Social Media), all’inclusione della tecnologia come elemento attivo. Vale per “le cose”, sempre più oggetti connessi, ma anche per gli algoritmi che scatenano processi definibili sommariamente come “intelligenti”.

Fondamentale allora porsi degli interrogativi, valutare qual è il prezzo che dobbiamo pagare ospitando la tecnologia in ogni situazione di relazione. Scrive Giuseppe:

Ma tutte queste nuove tecnologie portano con sé delle scelte etiche importanti. In che mondo vogliamo vivere? I dati ci aiutano a trovare soluzioni intelligenti, ma quanto controllo perdiamo sulla nostra vita (e sulle nostre informazioni personali)?

Come al solito Giuseppe è prodigo di valide segnalazioni di approfondimento. Da una di queste, ossia Teaching Ethics in the Age of Technology, riprendo un’immagine che riassume alcuni degli aspetti chiave sui quali è giusto interrogarsi.

Slide1


Mi piacciono le metafore e apprezzo le infografiche quando sono pensate per rappresentare bene dati e concetti (e non per sparare grafici a caso). Quindi segnalo volentieri questa infografica che riprende alcune regole del customer service e le propone come soluzioni anche per il social media marketing.

Tanto è questione di qualche anno ancora e social media e customer care coincideranno…

10 Lessons That Social Can Learn From Traditional Customer Service


Appena pubblicata la settima edizione della ricerca Wave realizzata da Universal McCann (qui il PDF), che analizza gli Active Internet User (ossia chi usa internet tutti i giorni) di ben 65 nazioni.

In questa Wave 7, denominata “Cracking the social code”, sono stati individuati in particolare cinque fattori chiave che caratterizzano i bisogni delle persone nella relazione con le aziende: Relationship, Diversion, Learning, Progression, e Recognition.

Mi piace sottolineare una frase presa dall’executive summary riguardo alle nuove forme di baratto tra aziende e consumatori:

Consumers are entering into a ‘value exchange’ with brands that meet these needs, they are happy to disclose personal data if it means they receive a better online experience.

Che poi è alla base sulle riflessioni in merito alla fidelizzazione che si facevano a casa di Gianluca.

Tornando alla ricerca di UM, ho notato il dato riguardante l’uso di Twitter, dal quale emerge raddoppiato il numero di utenti italiani rispetto all’anno scorso (superando anche Francia e Germania). Non mi quadra però il dato USA con solo il 32% di utenti Twitter tra quelli online.

image


Un po’ di cose attorno ai tema della trasformazione delle aziende e – strettamente collegato – della customer experience.

Partiamo da Luca De Biase ed il suo post E le aziende scoprono che internet impone un cambiamento strategico nel loro dialogo con la società. Interessante, tra l’altro, la riflessione sulla relazione tra piattaforme e conversazioni; scrive Luca:

Le piattaforme si impongono sulla conversazione, perché la loro forma ha conseguenze sulla qualità dei comportamenti delle persone. E la raccolta di dati che consentono di realizzare è un valore in più che nessun mezzo di comunicazione tradizionale consentiva di sviluppare. (…)

E’ un altro motivo per pensare che una tendenza strategica fondamentale sia quella di ripensare le piattaforme, non subirle. Il design dell’azienda è contemporaneamente il design della sua organizzazione e della sua comunicazione, che a quel punto è essenzialmente la dichiarazione della sua identità. La comunicazione è pensata come parte integrante dell’organizzazione. L’azione comunica e la comunicazione efficace agisce. La convergenza tra “fatti” e “parole” è una strategia.

Marketing, Customer Service Get Engaged on Social Media è invece un articolo con interessanti link, tra i quali un e-book realizzato dal team di Microsoft Dynamics CRM.

Infine un modello molto interessante realizzato da Keikendo che identifica il livello di maturità delle aziende rispetto alla user experience.

Keikendo Maturity Model

La logica dei modelli evolutivi è molto utile perché permette di definire una strategia che si evolve nel tempo attraverso dei passaggi intermedi. In OpenKnowledge, ad esempio, abbiamo creato il modello SPOK (Social Path by OpenKnowledge) che identifica cinque differenti stadi di implementazione della social media strategy. Attraverso SPOK si definisce in pratica la roadmap strategica e operativa, avendo già ben chiari gli obiettivi di ogni fase, i relativi KPI e le risorse necessarie.


Social selling e la metafora dei partyVendere attraverso i social? Perché no, ma non come obiettivo primario ma come naturale effetto di una partecipazione coerente e ben organizzata: “social first, selling second”. Questo è in sintesi l’approccio che si suggerisce da tempo e su cui torna Martin Kihn, un analista di Gartner, con il post The Social Science of Social Selling.

Prendendo spunto dalle analisi di Gartner, vengono suggerite quattro implicazioni:

  1. People are more likely to buy (convert) if they’re already part of the community
  2. They’re more likely to join a community if they believe a friend or peer is already a member
  3. Anticipate that any sale will happen after a period (perhaps a long period) of simply getting comfortable with the community
  4. Communities need an identity — they can’t be generic

La metafora del party è quella da cui parte il post di Gartner:

Since we’re comparing digital life to a dance party — and why not? — by now it’s clear that most marketers know:

  • They need to attend the party (social presence)
  • It’s polite to respond when spoken to (community management)
  • It’s neighborly to invite people into conversation on topics they might find interesting (social marketing)

Questo mi permette di ricordare che ne scrissi anni fa identificando proprio nel blog (nel 2006 non c’erano ancora Facebook e Twitter) l’equivalente delle “feste in città”. Scrivevo una cosa del genere (ancora attuale per chi, rispetto ai social, è ancora ad una fase di studio):

Ok, care aziende, credo proprio che i passi da fare saranno:

  • informarsi sui party: chi li organizza, di che si parla e, molto importante, se e come si parla della propria azienda – tradotto: capire il fenomeno dei blog, seguire le discussioni, analizzare le citazioni sul proprio brand e sui prodotti dell’azienda
  • farsi invitare alle feste: iniziare a partecipare ai party più interessanti, conoscere i padroni di casa, ascoltare e conversare – tradotto: intervenire nei blog, commentare e rispondere
  • organizzare un party: guidare la festa, esporsi e ricevere regali, scegliere il tema della festa – tradotto: avviare un blog


Hai presente quando leggi un post che fa accendere una serie di pensieri vaganti fino a quel momento? Ecco, mi è successo con “Within Five Years Call Centres Will Be Run By Marketing” incrociato qualche giorno fa.

Si parte dai temi della consumerizzazione, riprendendo un dato di una ricerca svolta da Accenture nel 2012:

“At the turn of the millennium, companies spent twice as much on IT hardware per employee as consumers spent. By 2008, the two sides had reached parity.”

Solo che le opportunità per le aziende nel relazionarsi con questi “consumatori digitali”, sono complicate dalla multicanalità e da molteplici varianti di customer journey:

No surprises then we’ve invented the language of ‘cross-channel’ and ‘omni-channel’ to point beyond the utter failure of traditional point solutions to keep up. (…) This becomes all the more apparent when we look through the re-architecting eyes of CX (customer experience) professionals who map those wiggly customer journeys across the badlands of functional silos. They know that the mapping part of their mission is the easy bit. Bending the organisation like origami into an outside-in shape is quite another matter!

Situazione che merita una dose di sano realismo:

At the centre of the issue is a set of conflicting beliefs that keep organisations locked into a certain shape and pattern of behaviour. One belief holds there is more money in existing customers. The other bets on finding a constant stream of new ones. The former is what everyone goes to conferences to feel uplifted by; like a good Southern Baptist Sunday morning does for the soul. The latter is what is dictated by the governance of annual planning and the assumptions that sit behind ‘how to make the numbers this year’.

E l’attenzione ai nuovi clienti è suffragata dai dati:

At a global level we invest $500bn in Marketing compared with just $9bn in Service. (source: G-force 2013). And of that marketing budget, organisations spend just 2% on actively maintaining relationships with existing customers (source: Adobe Digital Index)

È Forrester con un report sulla customer experience  del 2013 che riporta l’attenzione sui nuovi customer journey e sulla loro rilevanza:

All those connected devices allow consumers to adopt new patterns of engagement that spread experiences across multiple touch points. However organisations are so behind the curve that consumers are slowed down and limited in their channel options. All of which degrades the brand’s value.  The answer is to plan and deliver seamless experiences starting with real time reporting of these new, multi device, cross channel customer journeys.

Poi l’articolo cita due ricerche (“Foresee Experience Index Q4 2013” e “Amex’s 2012 Global Customer Service Barometer”) che dimostrano quanto una buona customer experience genera un evidente aumento della propensione all’acquisto e dell’advocacy.

Da ciò ne deriva che il marketing deve fare un passo indietro:

Marketers needs to cultivate the habit of listening before talking. A habit that will take some practice before becoming natural since their current instinct is to conduct an ongoing monologue with customers.

Perché, come evidenzia anche lo studio JD Powers Survey svolto negli Stati Uniti (Q1 2013):

So many companies jump to the marketing piece, but consumers are looking more and more to social channels for support.

Ed il marketing può “pescare” dal customer support numerose opportunità e insight, riassunti in tre punti (rimando all’articolo per la loro descrizione):

  1. Customer Inspired Topics
  2. Expectation Management
  3. Service Triggered Stories

Questa la visione per un prossimo futuro:

All customer facing functions will operate under a single plan and budget. As by far the richest and most influential budget holder, Marketing has taken command under the united remit of ‘Customer Engagement’.

Ma se le organizzazioni vogliono davvero arrivare a questo, è adesso che devono iniziare a strutturarsi per abbattere gradualmente i silos, per coordinare i touchpoint interessati dal customer journey, per passare dal CRM al CEM (Customer Experience – o Engagement – Management).

Lo dimostrano anche alcune esperienze che stiamo facendo in OpenKnowledge insieme ai nostri clienti, nelle quali i processi di cambiamento e orientamento al consumatore, richiedono tempi oggettivamente lunghi e piani strategici e di implementazione approfonditi e trasversali rispetto ai dipartimenti dell’azienda. Cose non banali, ma decisamente necessarie.


I trend per orientare le aziende ai consumatori partendo dal CRMHo sempre pensato che il CRM sia una delle aree cruciali all’interno delle organizzazioni, sia quando ci si riferisce al caring e al customer support, sia quando lo si intente come database di marketing e vendite.

Per cui i punti della lista “Top Trends For CRM in 2014” elaborata dagli analisti di Forrester, possono essere considerati un’utile riferimento per il business complessivo dell’azienda e non solo per il  CRM in senso stretto.

Qui riporto alcuni dei 10 punti indicati d Forrester, ossia quelli su cui ritengo debbano focalizzarsi le organizzazioni moderne:

Trend 1: Companies Strive To Be Experience Driven.

Trend 6: Social Will Connect At All Stages Of The Customer Life Cycle

Giusto partire dal consumatore, dalla sua esperienza complessiva in tutte le fasi del customer journey. Questo approccio va però abbinato ad una gestione nuova dei touchpoint (digitali o meno), non più pensata per singolo canale (es. “faccio il post per Facebook”) ma che parte dagli obiettivi e poi declina i contenuti sui canali più opportuni.

Trend 2: Enterprises Will Embrace Tools That Create An Outside-In Perspective.

Trend 7: Rapid Adoption Of CRM SaaS Solutions Will Continue.

Si moltiplicano le soluzioni tecnologiche che abilitano modelli nuovi ed efficienti per gestire le relazioni con clienti e prospect. Gli strumenti più moderni considerano non solo il classico profilo anagrafico, ma aggiungono:

  • le informazioni social relative al profilo digitale dei singoli ed al loro social graph
  • la gestione dei contenuti e delle relazioni multi-piattaforma: dai workflow al publishing, dai commenti sui canali social alla gestione delle campagne online.

Tendo sempre di più a pensare che anche le organizzazioni più complesse e articolate hanno sempre meno alibi per non affrontare il cambiamento. Le esperienze ed i modelli ci sono, le tecnologie pure, ed il momento è “adesso”.


Solo per segnalare il workshop “La comunicazione social funziona?” che si terrà Martedì 26 Novembre alle ore 11 nel corso del Matching 2.0 alla Fiera di Milano a Rho.

Oltre al sottoscritto, relatore dell’incontro sarà Francesco Minelli, Business Advisor Clessidra. Modera: Stefano Storti, Ad e Vice Presidente Ammiro Y2K.


Avevo dimenticato di segnalare che gran parte delle presentazioni (video e chart) del Social Business Forum 2013 sono online.

Si può partire dall’agenda degli interventi accanto ai quali ci sono le icone di Slideshare e Vimeo, oppure andare direttamente sul canale Slideshare o sul canale Vimeo. Poi ci sono un po’ di foto su Flickr.

Io poi ho scoperto un bel tool per abbinare video e chart e vi ho caricato la mia presentazione dedicata all’importanza della Social Strategy.


Sono tempi in cui anche i produttori di computer come Dell si propongono come social media strategist. E allora faccio una cosa che non mi è consueta, ossia una bella lista di suggerimenti per il 2013 riguardo l’utilizzo dei social media nelle aziende (che prende spunto da un post su memeburn).

  1. Cercate di far gestire i canali sui social media dalle persone dell’azienda. Fatevi pure aiutare da consulenti competenti, ma ponetevi sempre l’obiettivo di coordinare direttamente quelli che sono dei punti di contatto col mondo esterno.
  2. Se i vostri dipendenti hanno ancora bloccato l’accesso ai social media, questo è l’anno in cui questa barriera dovrà cadere. Se non vi fidate di loro, pensate quanto loro possano fidarsi dell’azienda per cui lavorano.
  3. Lasciate stare i guru. E lo dice uno di oltre 50 anni che si definisce "esperto". I guru sono quelli che pontificano, che passano tonnellate di tempo sui social media e ti chiedi quando lavorino. Gli esperti invece possono servire, specie quando trasferiscono competenze e valore tangibili.
  4. I social media devono far capo al marketing: non sono un mero strumento di comunicazione o di PR. Nel contempo va considerato sempre l’effetto che  producono su altri dipartimenti: customer care, vendite, human resources, ecc. Spesso i social media mettono alla luce del sole se siete davvero un’azienda integrata (o meno).
  5. Se avete un dipartimento legal non troppo antiquato, condividete anche con loro la vostra strategia sui social media e fatevi aiutare a predisporre una buona social media policy.
  6. La classica scusa rispetto al non impiego dei social media è "non ho tempo". La realtà è che non si dedica tempo a voler capire i social media, perché alla fine sono un canale di comunicazione decisamente poco complicato. Certo, se poi si trovasse un po’ di tempo per usarli davvero, se ne scoprirebbero pure i numerosi vantaggi.
  7. Fatevi un favore e smettetela di arrovellarvi sul ritorno sull’investimento (ROI). A meno che dimostriate che state già misurando il ritorno investimento dell’uso che fate in azienda dell’email o del telefono. I social media sono in prima battuta un ulteriore (e necessario) strumento di relazione con l’esterno.

Ovviamente sono temi che qui ho riportato in modo sintetico e generalista. E sono solo alcuni tra quelli alla base di una buona social media strategy. Però possono essere uno spunto di discussione. Che ne dite?


Ho raccolto in questo post la segnalazione di quattro recenti ricerche con alcuni elementi in comune: sono indagini fatte su CEO e manager aziendali e riguardano l’impatto attuale e nel breve periodo delle strategie di digital & social marketing.

Partiamo da McKinsey con l’analisi Minding your digital business la quale rileva, tra l’altro, che oltre la metà delle aziende di tutto il  mondo intervistate, considera il digital marketing e i social tools tra le prime 10 priorità.

McKinsey - Minding your digital business

Una delle ragioni per cui i social media ed internet in generale diventano sempre più strategici, è perché sono considerati strumenti che hanno e avranno il maggior impatto nella relazione con i clienti.

IBM - Leading Through Connections

Ed è quanto emerge dalla ricerca  Leading Through Connections di IBM che intervista 1.700 CEO di 64 nazioni diverse.

Tra i dati che emergono, nell’arco di 3-5 anni i social media ed i canali web saranno, dopo il face-to-face, i principali strumenti di engagement con i consumatori. In questa analisi, i media tradizionali slitteranno all’ultimo posto.

Sembra proprio che la consapevolezza dell’impatto strategico dei social media, sia finalmente arrivata anche ai “piani alti”, almeno stando a quanto rileva l’indagine How social technologies drive business success (PDF) realizzata da Millward Brown in Europa per conto di Google. Certo, c’è ancora un gap rispetto agli utilizzatori frequenti, ma due terzi dei senior manager ritiene che i social tools impatteranno sulle strategie  e sul successo di business se impiegati in modo convinto.

Millward Brown - How social technologies drive business success

Chiudiamo questa serie di segnalazione arrivando sul concreto: l’acquisizione di clienti attraverso i social media. È questo uno dei dati che rileva Hubspot nel survey  State of Inbound Marketing a cui hanno partecipato 972 professionals (devo dire che la metodologia della ricerca non mi è chiarissima). Tra i dati che vanno sottolineati c’è la persistenza del canale blog come uno dei maggiori performer in quanto a customer acquisition, sia per business B2C che B2B.

Hubspot - State of Inbound Marketing

Naturalmente all’interno di ognuna delle quattro ricerche qui segnalate, ci sono altri rilievi interessanti… che vi lascio scoprire. Enjoy!


Ho raccolto in questo post la segnalazione di quattro recenti ricerche con alcuni elementi in comune: sono indagini fatte su CEO e manager aziendali e riguardano l’impatto attuale e nel breve periodo delle strategie di digital & social marketing.

Partiamo da McKinsey con l’analisi Minding your digital business la quale rileva, tra l’altro, che oltre la metà delle aziende di tutto il  mondo intervistate, considera il digital marketing e i social tools tra le prime 10 priorità.

McKinsey - Minding your digital business

Una delle ragioni per cui i social media ed internet in generale diventano sempre più strategici, è perché sono considerati strumenti che hanno e avranno il maggior impatto nella relazione con i clienti.

IBM - Leading Through Connections

Ed è quanto emerge dalla ricerca  Leading Through Connections di IBM che intervista 1.700 CEO di 64 nazioni diverse.

Tra i dati che emergono, nell’arco di 3-5 anni i social media ed i canali web saranno, dopo il face-to-face, i principali strumenti di engagement con i consumatori. In questa analisi, i media tradizionali slitteranno all’ultimo posto.

Sembra proprio che la consapevolezza dell’impatto strategico dei social media, sia finalmente arrivata anche ai “piani alti”, almeno stando a quanto rileva l’indagine How social technologies drive business success (PDF) realizzata da Millward Brown in Europa per conto di Google. Certo, c’è ancora un gap rispetto agli utilizzatori frequenti, ma due terzi dei senior manager ritiene che i social tools impatteranno sulle strategie  e sul successo di business se impiegati in modo convinto.

Millward Brown - How social technologies drive business success

Chiudiamo questa serie di segnalazione arrivando sul concreto: l’acquisizione di clienti attraverso i social media. È questo uno dei dati che rileva Hubspot nel survey  State of Inbound Marketing a cui hanno partecipato 972 professionals (devo dire che la metodologia della ricerca non mi è chiarissima). Tra i dati che vanno sottolineati c’è la persistenza del canale blog come uno dei maggiori performer in quanto a customer acquisition, sia per business B2C che B2B.

Hubspot - State of Inbound Marketing

Naturalmente all’interno di ognuna delle quattro ricerche qui segnalate, ci sono altri rilievi interessanti… che vi lascio scoprire. Enjoy!


Social Business ForumArrivato alla quinta edizione, il Social Business Forum di quest’anno si preannuncia ancora più ricco di contenuti e con speaker di spessore.

Organizzato da Open Knowledge, prevede sessioni gratuite ed altre a pagamento, per quello che è diventato sicuramente uno dei momenti di riferimento italiani (e non solo) in ambito marketing online, enterprise 2.0, social media, collaborazione online, ecc.

Appuntamento quindi a Milano il 4 e 5 giugno.


Le novità introdotte da Facebook riguardo le pagine aziendali sono molte e tutte di grande rilievo. Qui vorrei raccogliere alcune considerazioni sull’enfasi che la nuova impostazione pone sul valore temporale dei contenuti.

imageLa domanda è: se la forma cronologica ha un senso per i profili personali, è lo stesso per le pagine business? Se ad ogni individuo piace raccontare le sue storie del passato (e ascoltare quelle di altre persone), succede lo stesso anche per le vicende e i contenuti aziendali?

In fondo la comunicazione delle aziende è quasi sempre incentrata sull’attuale o sul futuro. Il passato è utilizzato quando si vanta una storia professionale di rilievo ma non è certo esibito in modo didascalico in una timeline, anche perché le vendite si fanno con informazioni e messaggi tipicamente legati al presente. Inoltre: quante sono le aziende che vorrebbero cancellare anche solo un pezzettino del loro passato? Che magari nel frattempo è stato già ben commentato sulla loro bacheca Facebook ed ora sarà più facilmente rintracciabile.

Ed i lettori? Che stimolo possono trovare nello scandagliare nei mesi trascorsi quello che le aziende hanno proposto loro?

La sfida è capire come il concetto di Timeline possa essere reinventato in chiave business. Di sicuro la nuova impostazione rende la pagina Facebook concettualmente ancora più interattiva perché auspica un rapporto più intimo col visitatore. È come quando due persone si incontrano e la relazione diviene più profonda se ci si racconta le storie reciproche. Il punto è poter esporre una storia che risulti interessante!

Un altro aspetto che trovo interessante riguarda l’apparente contraddizione di una tecnologia moderna che riordina e di conseguenza enfatizza il passato. Sappiamo come informazioni e contenuti sono prodotti, consumati e dimenticati sempre più velocemente; la Timeline (e ciò vale anche per i profili personali) ci aiuterà a dimenticare meno facilmente?

Di sicuro serve una progettazione creativa della Timeline per le aziende, non solo per ordinare il passato ma per ricordare che i contenuti prodotti oggi, ce li ritroveremo poi ordinati e rintracciabili cronologicamente.

Però attenzione, pare non si possa andare indietro oltre il 1800. Ok, ci accontentiamo dei 212 anni successivi.


Hai presente un evento in cui i relatori non fanno presentazioni ma rispondono a qualsiasi domanda dei partecipanti? In effetti non è una cosa comune, ma noi abbiamo deciso di provarci. “Noi” siamo gli autori del libro Social Media Marketing – Manuale di Comunicazione Aziendale 2.0 edito da HOEPLI e nato nell’ambito del master Social Media Marketing di IULM.

SMAU evento Social MediaGli eventi si terranno allo SMAU questa settimana (Arena Marketing Trends, Pad. 3), e precisamente giovedì 20 ottobre alle ore 10 e venerdì 21 ottobre alle ore 13 (io ci sarò solo venerdì). Sulle date qui sopra ci sono i rispettivi link delle pagine web dalle quali ci si può iscrivere.

Vi aspettiamo con tonnellate di domande!


Confesso: sono soddisfatto dei panel degli eventi che ho coordinato per la Social Media Week. Naturalmente poi il risultato lo vedremo “sul campo, ma intanto queste sono le formazioni:

Tutto quello che avreste voluto sapere sui social media e che prima o poi dovrete affrontare – Martedì 20/9 dalle 10 alle 12

  • MAURO LUPI, Responsabile area Digital, Ammiro Partners
  • STEFANO EPIFANI, Università La Sapienza di Roma
  • MATTEO FLORA, The Fool
  • STEFANO VENTURA, Responsabile Socialnetworking, RTI Interactive Media – Mediaset
  • ELISABETTA DE GRIMANI, Ferrovie dello Stato
  • ANDREA FERRI, Head of online Community, Vodafone Italia

Star della ReteMercoledì 21/9 dalle 14.30 alle 16.30

  • PAOLA MARINONE, Co-founder BuzzMyVideos
  • LUCA CONTI, Blogger, giornalista, amministratore di Web & Media Life
  • DEBORAH NANIA, Giallo Zafferano
  • PAOLO ATTIVISSIMO, www.attivissimo.net
  • FRANK MATANO, Comico

Location, iscrizione e altri dettagli nei link ai titoli degli eventi. Vi aspetto!


Confesso: sono soddisfatto dei panel degli eventi che ho coordinato per la Social Media Week. Naturalmente poi il risultato lo vedremo “sul campo, ma intanto queste sono le formazioni:

Tutto quello che avreste voluto sapere sui social media e che prima o poi dovrete affrontare – Martedì 20/9 dalle 10 alle 12

  • MAURO LUPI, Responsabile area Digital, Ammiro Partners
  • STEFANO EPIFANI, Università La Sapienza di Roma
  • MATTEO FLORA, The Fool
  • STEFANO VENTURA, Responsabile Socialnetworking, RTI Interactive Media – Mediaset
  • ELISABETTA DE GRIMANI, Ferrovie dello Stato
  • ANDREA FERRI, Head of online Community, Vodafone Italia

Star della ReteMercoledì 21/9 dalle 14.30 alle 16.30

  • PAOLA MARINONE, Co-founder BuzzMyVideos
  • LUCA CONTI, Blogger, giornalista, amministratore di Web & Media Life
  • DEBORAH NANIA, Giallo Zafferano
  • PAOLO ATTIVISSIMO, www.attivissimo.net
  • FRANK MATANO, Comico

Location, iscrizione e altri dettagli nei link ai titoli degli eventi. Vi aspetto!


C’è un’applicazione che adoro ed è Salesforce (anche se forse ho trovato qualcosa di alternativo ad una frazione di costo). Mi piace il concetto che non è solo uno strumento che gestisce dei dati, ma effettivamente sembra pensato per migliorare l’efficienza nella gestione delle informazioni nelle aziende.

Marc Benioff, il CEO di Salesforce, in una intervista rilasciata a Bloomberg pensa che i social media gli permetteranno a breve di quintuplicare (yes, +500%) il fatturato, passando social media dagli attuali 2,2 a 10 miliardi di dollari. Interessante.


C’è un’applicazione che adoro ed è Salesforce (anche se forse ho trovato qualcosa di alternativo ad una frazione di costo). Mi piace il concetto che non è solo uno strumento che gestisce dei dati, ma effettivamente sembra pensato per migliorare l’efficienza nella gestione delle informazioni nelle aziende.

Marc Benioff, il CEO di Salesforce, in una intervista rilasciata a Bloomberg pensa che i social media gli permetteranno a breve di quintuplicare (yes, +500%) il fatturato, passando social media dagli attuali 2,2 a 10 miliardi di dollari. Interessante.


Entro il 2016 l’interactive marketing rappresenterà un terzo di tutta la spesa pubblicitaria (attualmente è al 19%). Lo stima Forrester in riferimento al mercato USA. La motivazione principale è sintetica ed efficace:

It not only works, you can prove it works

La crescita maggiore riguarderà il Display, il Video e il Mobile advertising mentre il Search, pur in aumento, attenuerà la percentuale di miglioramento riscontrata negli ultimi anni.

La spesa destinata ai Social Media si triplicherà, considerando che in questo caso non parliamo solo di advertising: Forrester li definisce “Social programs — not just social ads”. A tale proposito, interessante la nota su Clickz che segnala il motivo per cui il social media advertising è conveniente:

"Developing owned social assets like a Facebook page could run as much as $1 million, but this is a one-time cost. Compare these fees to a paid search budget for example, which ranges between $500,000 and $3 million per month," the report found.

Certo, non succede proprio molto spesso da queste parti di vedere aziende che investono un milione di dollari sui social media ma prima o poi ci arriveremo, giusto? Occhiolino