Archivio: “Motori di ricerca”

Apperò: secondo comScore il 17% delle ricerche effettuate su Google produce un risultato caratterizzato dal cosiddetto “Universal result”, ossia contenente link e contenuti aggiuntivi a quelli elaborati dal normale algoritmo di ranking e riguardanti news, immagini, video, ecc.

Universal Search di Google

Tags:


Segnalo il bel pezzo su Search Engine Watch, Google: The Spy Who Loved Me, che ragiona sulle dichiarazioni di un executive di Google a proposito dell’utilizzo e della storicizzazione delle query al fine di migliorare i risultati di ricerca.

Due frasi interessanti: la prima dell’autore del pezzo:

What worries me: Google doesn’t understand us any better than we understand the mathematical formulas of search engine algorithms.

La seconda riprende una citazione di Nick Carr (non la trovo strettamente attinente con l’articolo ma la condivido abbastanza):

“The erosion of the middle class may well accelerate, as the divide widens between a relatively small group of extraordinarily wealthy people – the digital elite – and a very large set of people who face eroding fortunes and a persistent struggle to make ends meet. In the YouTube economy, everyone is free to play, but only a few reap the rewards.”

Tags:


Uno dei problemi ancora non risolti in merito alla comunicazione online, è quello di valutare in modo puntuale l’entità degli investimenti pubblicitari. Ogni nazione ha le sue metodologie e anche a livello locale ci sono metriche ancora tutte da perfezionare.

Uno dei temi è che non tutti i player del settore sono disponibili a segnalare i loro fatturati alle organizzazioni superpartes che si fanno carico di raggruppare le rilevazioni. Ora rimane fuori il search, oppure il classified.

Forse in Italia abbiamo un’aiuto definitivo al problema. Ci arriva dalla Guardia di Finanza che, contestando 51 milioni di evasione fiscale in Italia a Google, ha contemporaneamente stimato un fatturato fino al 2007 di 257 milioni. E questo sarebbe quello non dichiarato.

Ovviamente sto facendo ironia. Anche se la notizia è reale. L’ho letta su DailyOnline che ha raccolto anche una dichiarazione di un portavoce di Google (tra alcuni giorni il pezzo dovrebbe andare nell’archivio riservato agli iscritti). La notizia originale è del 1


Uno dei problemi ancora non risolti in merito alla comunicazione online, è quello di valutare in modo puntuale l’entità degli investimenti pubblicitari. Ogni nazione ha le sue metodologie e anche a livello locale ci sono metriche ancora tutte da perfezionare.

Uno dei temi è che non tutti i player del settore sono disponibili a segnalare i loro fatturati alle organizzazioni superpartes che si fanno carico di raggruppare le rilevazioni. Ora rimane fuori il search, oppure il classified.

Forse in Italia abbiamo un’aiuto definitivo al problema. Ci arriva dalla Guardia di Finanza che, contestando 51 milioni di evasione fiscale in Italia a Google, ha contemporaneamente stimato un fatturato fino al 2007 di 257 milioni. E questo sarebbe quello non dichiarato.

Ovviamente sto facendo ironia. Anche se la notizia è reale. L’ho letta su DailyOnline che ha raccolto anche una dichiarazione di un portavoce di Google (tra alcuni giorni il pezzo dovrebbe andare nell’archivio riservato agli iscritti). La notizia originale è del 1


Proprio ieri con un amico ho espresso l’idea che avrebbe senso per Microsoft acquisire Yahoo! e creare definitivamente “l’altro polo” internet da contrapporre a quello di Google. Oggi spunta l’offerta (peraltro nell’aria da tempo) di Microsoft: un’OPA su Yahoo! da 30,1 miliardi di Euro.

Per la cronaca, il mio amico mi ha appena chiamato complimentandosi per le miei doti di chiaroveggenza… :)

Tags:


Se fossi azionista di un’azienda, seppur del volatile mondo internet, non mi dispacerebbe costatare un incremento dell’utile netto del 17% rispetto al trimestre precedente. Pare invece che gli azionisti di Google non la pensino così, per cui il titolo è caduto giù.

A proposito di Google, vorrei condividere con voi due interessanti chart, una di un mesetto fa e una di ieri:

  • TechCrunch a dicembre aveva pubblicato un’interessante schema che riassume i prodotti di Google, il loro peso in termini di traffico ed il relativo trend.
  • Efficient Frontier ha elaborato i dati relativi alla penetrazione di Google nei vari continenti, evidenziando come l’Europa (considerata al netto della Gran Bretagna) registri lo share più alto nel mondo.

Prodotti di Google - (c) TechCrunch

Penetrazione di Google - (c) Efficient Frontier

Tags:


Questa mi sembra una mossa coerente. Microsoft ha fatto un’offerta di acquisto per Fast Search & Transfer, l’azienda norvegese già acquistata da Overture anni fa e quindi attualmente parte del gruppo Yahoo! (vedi precisazione più avanti). Certo, il prezzo non è bassissimo (1,2 miliardi di dollari), però ritengo che Fast possa apportare l’esperienza e la tecnologia sul web search che a Microsoft serve.

Conobbi i founder di Fast a New York nel 2004 e ne ricavai un’ottima impressione, peraltro suffragata dai tanti riconoscimenti alla loro tecnologia di ricerca (vi ricordate Alltheweb?).

Altri dettagli su Techcrunch.

Una precisazione (9/1): A suo tempo Overture acquistò tutta la parte Web di Fast che invece continuò ad operare nell’area entrerprise (con il management originario), che è poi quella che ora Microsoft ha proposto di acquistare.

Technorati Tags:


Sostengo da anni che farsi trovare su internet sia non solo un’opportunità, ma un servizio che occorre fornire ai propri clienti (o potenziali tali). Per cui qualsiasi azienda o organizzazione dovrebbe fre di tutto per facilitare il reperimento del proprio sito. Per i siti della PA dovrebbe addirittura essere obbligatorio.

Oltre alle attività di posizionamento sui motori di ricerca e quelle più propriamente pubblicitarie, suggerisco un paio di accorgimenti semplici ed economici che possono migliorare la rintracciabilità dei siti:

  • Fare in modo che il sito sia raggiungibile anche omettendo il “www.” iniziale. Anni fa mi dissero che questo non è in linea con le guidelines formali dell’ICANN (l’ente che coordina i nomi a dominio), ma sembra che oggi non ci siano problemi di sorta.
  • Attivare le estensioni ww.dominio.xx e wwww.dominio.xx, ossia dei cosiddetti “terzi livelli” di due e quattro “w”, in modo da intercettare gli utenti che digitano erroneamente l’indirizzo. Questa idea mi è venuta per merito di Virgilio.it che ha attive le estensioni di cui sopra; manca “w.virgilio.it” forse perché fino a qualche tempo fa non gli andava di affermare “viva Virgilio”… Scherzo ovviamente ma, ad esempio w.google.it e w.libero.it portano ai siti giusti (anche se google preceduto da 4 “w” non funziona).
  • Verificare se il nome dell’azienda o dei propri brand si presta ad errori di digitazione, i cosiddetti mispelling. In questo caso, sarebbe opportuno registrare anche i relativi domini e/o puntare a essere visibili nei motori di ricerca anche nei confronti di chi sbaglia a digitare il nome dell’azienda.

Tags:


Gord Hotchkiss è una di quelle persone con cui mi sono sempre sintonizzato. Lui gestisce Enquiro, una bella agenzia di search marketing, ed è nel board di SEMPO, motivo per il quale abbiamo fatto un po’ di cose assieme in passato.

Con la consueta capacità di contestualizzare gli argomenti, Gord riflette su MediaPost del perché le grandi agenzie di comunicazione snobbano, o comunque sottovalutano, il search marketing. Questi i quattro punti chiave:

  • Search is small. Non nel senso di limitato, ma per il fatto che il search è riferito a tante campagne di micro-nicchia. Ai pubblicitari piace invece pensare in grande, puntano alle killer campaigns, alla creatività più spinta. Il search è un’altra cosa, è granulare, è “mettere milioni di chicchi di sabbia in un cesto, uno alla volta”.
  • Search is measurable. Il search è misurabile in modo dettagliatissimo e, di conseguenza, lo è il lavoro delle persone. Questo “può causare parecchio imbarazzo nei tavoli delle agenzie”.
  • Search is hard. Proprio perché granulare, il search marketing è complicato e non basta fare un semplice brainstorm, anche il più ispirato.
  • Search is utilitarian. Il search è costantemente accusato di non essere sexi. Il punto è che tutte queste menti brillanti che si occupano di pubblicità, non hanno capito la cosa più importante: il search funzona perché sono gli utenti che guidano il processo, non i pubblicitari.

Alcuni anni fa scrissi un’ironica storiella (inpunemente figura qui accanto nella voce “i miei libri”)  che chiamai La pubblicità che ho sognato in cui bistrattavo il modo di pensare di alcune delle grandi agenzie…

Tags:


Alcuni appuntamenti di ottobre in cui sono coinvolto:

  • 19 ottobre: Corso di aggiornamento sui Business blog, organizzato da IlSole24Ore Formazione, Roma (ci sarà anche un’edizione a Milano il 16 novembre).
  • 24 ottobre: SKIM, la prima conferenza sul search marketing che si tiene in Slovenia. Il tilo del mio intervento sarà “Iskalniki in marketin


Il search marketing risulta avere il miglior ROI tra gli strumenti di marketing online e, non a caso, i rilativi investimenti raddoppieranno entro tre anni. Ce lo dicono due analisi appena uscite di cui riporto le segnalazioni di due colleghi:

  • Nereo che riporta l’indagine di Marketing Sherpa secondo la quale SEO prima e PPC subito dopo, sono gli strumenti più performanti per gli investitori online.
  • Marco che evidenzia la rilevanza che riveste il search marketing nell’ultimo report di Forrester. Marco fa bene a ricordare come Forrester in passato aveva decisamente sottostimato le stime riguardanti l’Italia ed ora in effetti sembrano più congrue (483 Mil.$ nel 2010). Parlai con l’analista Forrester che fece quell’analisi (scrissi anche un post), ma non cambiarono le cose; guarda caso il nuovo report è fatto da altri analisti…
    Altri dati sul report di Forrester Research sono evidenziati anche a casa di Microsoft Digital Advertising Solutions, in particolare il raddoppio previsto per gli investimenti in pubblicità online in Europa per arrivare a 16 miliardi di Euro nel 2012.

Tags:


Il file dove raccolgo gli appunti da cui generalmente scaturiscono i contenuti per questo blog, reclama giustizia. È vero, ci sono cose che vorrei/dovrei scrivere, non ultime alcune recensioni dei libri recenti che ho letto.

Nel frattempo, sfrutto un materiale di repertorio (anche se appena pubblicato), ossia l’articolo sul search marketing che ho scritto per il consueto pamphlet di IAB Italia, La pubblicità interattiva in Italia (disponible integralmente anche in PDF), giunto all’ottava edizione.

Questa volta ho voluto fotografare il settore attraverso le più recenti ricerche di mercato; ne è venuto fuori l’articolo Il search marketing moltiplica utenti e canali che, tra l’altro, mi ha permesso di utilizzare la funzione Pages introdotta da Typepad di recente e che permette di pubblicare delle pagine individuali sul blog slegate dai normali post.

Tags:


Della serie “meglio tardi che mai”, è il momento di rovistare tra alcune segnalazioni che avevo annotato ma mai pubblicato. Eccole qua:

  • Raccogliendo una dichiarazione di un ingegnere di Google (via SearchEngineLand), si stima che il 20-25% di tutte le query non siano mai state cercate prima. Insomma: la lunga coda continua ad estendersi…
  • ReCaptcha è una geniale idea (via Nicola Mattina) per utilizzare il codice che serve ad evitare lo spam da digitare, ad esempio, quando si inserisce un commento su un blog. Chissà se prende piede; meglio di chi chi ne aveva proposto un’uso pubblicitario.
  • Interessante analisi sulla percentuale di impiegati dei principali gruppi pubblicitari nell’area digitale rispetto al totale. Aegis svetta in quando al peso del digital sul totale di dipendenti, WPP come numero assoluto. Parecchi giganti, invece, dormon ancora…

Tags:


Dispettucci e ripicchette: Google organizza un party in contemporanea con uno di eBay? E allora Ebay sospende tutte le campagne AdWords su Google.

La scaramuccia riguarda l’eBay Live, un importante incontro a Boston per la tutta comunità eBay, a cui si è sovrapposto Let Freedom Ring, un invitante party organizzato da Google proprio per promuovere Checkout, il sistema di pagamento online alternativo a PayPal (di proprietà di eBay).

EBay per tutta risposta all’azione non certo fair di Google, ha sospeso tutte le sue campagne di AdWords. Per i più curiosi, Bill Tanced di Hitwise fornisce alcuni dati sul traffico web che si scambiano Google e eBay. Io ricordo dei numeri di spending di eBay su Google estremanente significativi, sia in valore assoluto che in proporzione all’intero fatturato AdWords. Insomma, non è un inserzionista come altri.

Probabilmente proprio per questo, apprendo (via Motoricerca) che il party di Google è stato cancellato.

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse si, anche se il caso dimostra, ancora una volta, come la rete di relazioni nel business di oggi costringa chiunque, Google compreso, ad avere una buona scorta di etica ed eleganza professionale perché ci si rapporta con aziende che sono contemporaneamente clienti e competitor, partner e avversari.

Tags:


Dispettucci e ripicchette: Google organizza un party in contemporanea con uno di eBay? E allora Ebay sospende tutte le campagne AdWords su Google.

La scaramuccia riguarda l’eBay Live, un importante incontro a Boston per la tutta comunità eBay, a cui si è sovrapposto Let Freedom Ring, un invitante party organizzato da Google proprio per promuovere Checkout, il sistema di pagamento online alternativo a PayPal (di proprietà di eBay).

EBay per tutta risposta all’azione non certo fair di Google, ha sospeso tutte le sue campagne di AdWords. Per i più curiosi, Bill Tanced di Hitwise fornisce alcuni dati sul traffico web che si scambiano Google e eBay. Io ricordo dei numeri di spending di eBay su Google estremanente significativi, sia in valore assoluto che in proporzione all’intero fatturato AdWords. Insomma, non è un inserzionista come altri.

Probabilmente proprio per questo, apprendo (via Motoricerca) che il party di Google è stato cancellato.

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse si, anche se il caso dimostra, ancora una volta, come la rete di relazioni nel business di oggi costringa chiunque, Google compreso, ad avere una buona scorta di etica ed eleganza professionale perché ci si rapporta con aziende che sono contemporaneamente clienti e competitor, partner e avversari.

Tags:


Concordo con Carniato di TSW che c’è uno scostamento tra l’andamento del mercato del search marketing in Italia ed il numero dei partecipanti all’edizione di quest’anno al SES. Nel senso che pur essendo circa 200 e, a parte Londra, in numero maggiore rispetto agli altri SES in Europa, sono comunque pochi. E chi manca è proprio chi dovrebbe essere il destinatario di questi eventi, ossia chi vuole conoscere lo “stato dell’arte” del settore (e quindi trend, segnali di mercato, ecc.), chi desidera ascoltare i maggiori esperti in Italia, chi necessita di informazioni complessive su tutti gli aspetti del search marketing.

Naturalmente gli operatori del settore, proprio perché impegnati “dall’altra parte del palco”, troveranno meno spunti didattici e scopriranno meno cose. È la stessa cosa che succede da sempre in tutti i SES nel mondo e in occasione di eventi di questo tipo, ossia: in che modo insegnare agli insegnanti? Il SES non lo ha mai fatto/voluto fare nel modo che sembra essere richiesto da alcuni ed il valore aggiunto, per chi vuole/sa coglierlo, è altrove.

In ogni caso, il modello di business e organizzativo su cui si basa il SES non pretende di accontentare tutti, né di generare numeri strepitosi, soprattutto in un paese dove manca (ancora) la cultura dell’apprendimento professionale. Si tratta solamente di estendere la percezione dell’importanza di tali eventi al di fuori degli addetti ai lavori, promuovendoli adeguatamente; ed è questo il feedback forte che mi sento di girare agli organizzatori del SES.

In merito ai contenuti del SES 2007, ho ricevuto email e telefonate di partecipanti che hanno espresso un giudizio complessivamente positivo, ma aspetto anche di analizzare i moduli di feedback che mi arriveranno a giorni. Per quanto mi riguarda, ho partecipato a poco meno della metà delle sessioni e mi sono segnato alcune delle cose più rilevanti:

  • Nielsen/Net Ratings, come sempre, ha fatto un lavoro egregio: i dati che ha presentato sono elaborati proprio in occasione del SES e probabilmente rappresentano la miglior fotografia quantitativa sul mondo del search in Italia; quest’anno poi c’è stato anche un approfondimento della relazione tra search ed e-commerce.
  • Il team di Yahoo! è stato grande. Significativo l’intervento del capo europeo dell’area social perché è su questa che punta la strategia complessiva dell’azienda. Anche Massimo Martini, country manager italiano, è stato molto incisivo raccontando, e credo in anteprima mondiale, di una funzionalità di creazione di banner che si compongono graficamente in funzione delle keyword utilizzate nelle ricerche.
  • Anche gli altri engine e portali coinvolti mi sono piaciuti: Ask.com e poi MSN che ha indicato il modo per integrare molte funzionalità tramite API, non dimenticando Alice/Virgilio che ha fornito dati inediti sulla tipologia di ricerche che ricevono, per poi accennare ad una nuova funzionalità chiamata “Ricerche suggerite”.
  • Belle anche alcune testimonianze delle aziende: sia quelle coinvolte nei panel (molto brava Susan di Venere.com), sia chi figurava tra i partecipanti (mi sono segnato Zendrini di Piaggio e poi IPSOA che ha, secondo me, sollevato argomenti basic che testimoniano bene il tipo di richieste che occorre soddisfare).
  • E poi tante gemme quà e là: i forum, la sessione RSS&blog, la discussione sulla conversione delle keyword brand verso quelle unbrand, il confronto con i motori di ricerca sul tema del quality score, lo spunto sulla geolocalizzazione – specie per le PMI – evidentemente cara a Paolo Cellini che ha presentato il notevole PagineGialle Visual.

La domanda è: questo tipo di contenuti (oltre a tutti quelli più verticali e tattici che non ho citato o non ho potuto seguire) valgono i 700 Euro (questo lo street price considerando gli sconti) del biglietto per i 2 giorni? Ovviamente la risposta la dà e continierà a farlo il mercato. We’ll see.

Comunque il prossimo anno vorrei mettere una sessione sulla localizzazione e far partecipare a forza l’agenzia incaricata da Incisive delle traduzioni del materiale e dei pannelli, con risultati tra l’esilarante ed il ridicolo…

In ogni caso, grazzzie a tutti, soprattutto per i feedback costruttivi.

Tags:


2 giorni, 20 sessioni, 60 relatori, una dozzina di sponsor: sono i numeri del Search Engine Strategies italiano di quest’anno. Ora il programma è davvero completo con 3-relatori-3 per ogni sessione (tranne il forum sui risultati organici che vedrà quattro pranelist) ed un format standard di un’ora per le relazioni, più 15 minuti di domande e risposte in ogni sessione.

SES speakerIn questa edizione, io farò due interventi: il 29 parlerò di analisi delle keyword ed in particolare sulle opportunità che questo tipo di studio offre non solo per attivare adeguatamente le strategie di search marketing, ma anche come analisi degli interessi delle persone; il 30 interverrò nella sessione sullo scenario del search, e cercherò di fare una fotografia delle relazioni tra i vari motori di ricerca, oltre a presentare i risultati della ricerca pan-europea condotta da SEMPO e JupiterResearch.

A proposito di SEMPO, quasi sicuramente nel tardo pomeriggio del 29, sempre all’interno del Marriot dove si tiene il SES, verrà organizzato un meeting informale per impostare la nascita di SEMPO Italia. Naturalmente sarà aperto a tutti gli interessati (membri e non) proprio con l’obiettivo di condividere le motivazioni e le attività italiane dell’associazione.

Tags:


Per una volta voglio fare il garantista, anche di quei publisher di contenuti borderline che, quando si pensa agli advertiser online, vengono additati come “i cattivi” (avete presente il vero significato dell’acronimo PPC no? Pills, Porn, Casino! ).

Insomma il tema è quello dei siti che vendono link a pagamento e che per tale ragione vengono penalizzati da Google nel ranking. L’argomento, già emerso in un post di Matt Cutts, è tornato alla ribalta perché lo stesso Cutts va ad esplicitare meglio il Google-pensiero, aggiornando il suo post iniziale. Riprendendo l’analisi sintetica di Danny Sullivan, praticamente uno dei punti è:

“Examples given of bad paid links include those that have links to pages that are not related and pages hiding the fact that they are paid links”

Il che significa che se ospitate un link a pagamento non attinente ai contenuti della pagina, potreste essere penalizzati da Google. Ovviamente, nel suo post Cutts fa gli esempi più eclatanti, ad esempio un sito dedicato a Linux che ospita link a siti di Casino. No dico, e allora?

Ma sono stupido io oppure ci si scorda che la stragrande maggioranza dei portali italiani, ad esempio, ha link a pagamento in tutte le pagine? E per questo non meritano di essere nell’indice di Google? E poi come mai potrà fare Google a indicare le guidelines per cui una pubblicità è considerata attinente o meno?

Ovviamente ogni motore di ricerca può censire chi gli pare e penalizzare chi vuole. Ma allora non mi si dica più che si vogliono fare gli intreressi delle persone, perché il vero motivo per cui scattata la caccia ai “siti con i link cattivi” è solo perché non sono link che gestisce Google.

Altrimenti dovrebbero penalizzare anche tutti i siti che ospitano AdSense per tutte le volte che espone un link a pagamento dove l’algoritmo che dovrebbe contestalizzare la pubblicità, non riesce a farlo, o no?

Tags:


Bel post su Read/WriteWeb che schematizza alcuni dei principali trend nel mondo del “search”, segnalando molti siti e tecnologie correlati. Queste sono le aree messe in evidenza (in corsivo qualche mia nota):

  • Interrogazione in linguaggio naturale. In effetti questa è una vecchia promessa che la tecnologia ancora non riesce a mantenere.
  • Personalizzazione. Qui il punto è capire fino a che punto le persone saranno favorevoli (e consapevoli) a iscriversi e lasciare dati personali in cambio di risultati personalizzati.
  • Motori di ricerca specializzati.
  • Accesso a nuovi tipo di contenuti, non solo multimedia (audio, video, TV, immagini), ma anche multiformato (blog, news, annunci)
  • Archivi di informazioni delimitati, nati con l’obiettivo di garantire una serie di contenuti controllati o di circoscrivere il database ad un determinato gruppo di risorse online.
  • Ricerche verticali o delimitate a domini web specifici.
  • Ricerche parametrizzate, impostate non solo attraverso keyword testuali ma mediante molteplici elementi, come, ad esempio, negli shopping comparison.
  • Impatto dei social network che forniscono basi di ricerca alternative e, in parte, indipendenti dai motori di ricerca come, ad esempio, del.icio.us.
  • Il ruolo delle persone. Praticamente quello che avevo affermato nell’articolo I motori di ricerca siamo noi di qualche mese fa.
  • Il web semantico e le conseguenti nuove funzionalità di ricerca.
  • Ricerche “scoperte”, nel senso che i risultati vengono prodotti costantemente in base ad un filtro o a un-interrogazione inziale, come quelli generati via feed RSS attraverso strumenti quali Bloglines.


Siamo entrati definitivamente nel periodo del SES, che sta per Search Engine Strategies, il più importante convegno sui motori di ricerca al mondo, la cui edizione italiana si terrà a Milano il prossimo 29 e 30 Maggio.

Credo sia noto, ma lascio spazio ad un po’ di orgoglio  nel ricordare che io faccio da chairman di questo evento così come già per l’edizione 2006. Il programma è praticamente completato e, parlando con molti dei relatori e dei moderatori, mi sembra che anche quest’anno i contenuti dovrebbero essere tutti all’altezza dello spessore dell’evento.

Pianificare gli interventi del SES è sempre una cosa complicata: tutti vorrebbero esserci e questo è naturalmente ottimo. In questa edizione si è scelto un certo rigore, a partire dal fatto che non ci sarà nessuno dei relatori che l’anno scorso hanno ricevuto feedback dai partecipanti inferiori alla media. Inoltre, praticamente tutte le sessioni hanno tre relatori al massimo, in modo che possano approfondire i loro interventi, pur lasciando un’adeguato spazio al momento di domande e risposte.

Certo, non è facile dire di no, specie a chi sembra ritenere un suo diritto il fatto di intervenire o chi si mette a fare calcoli improbabili del tipo quello-ha-uno-speech-più-di-me-e-non-vale. C’è anche chi ha un po’ snobbato l’evento… ma questa è un’altra storia

Ricordo solo che l’accesso all’area espositiva è gratuito (previa registrazione online) mentre a pagamento è l’area convegnistica. Ci vediamo al SES!

Tags:


Guardavo oggi la nuova (bella) interfaccia di Google Analytics. Pure se gran parte del merito di quel tool, lo si deve all’originario Urchin (acquisito nel 2005), l’abilità di Google è quella di metterci quel qualcosa in più che sembra sempre fare la differenza.

Fiducia in Google, Yahoo, MSNSarà anche per questo che, nonostante le perplessità più volte sollevate sulla quantità e tipologia delle informazioni che Google si trova ad accumulare, la maggiornaza degli utenti internet continua a riservare grande fiducia nell’azienda di Mountain View. L’ultima dimostrazione è una ricerca commissionata da Bigmouthmedia, che evidenzia la maggior percentuale di fiducia riservata a Google nella gestione dei dati personali, rispetto a quanta ne ricevono Yahoo e MSN. Certo, dalla ricerca emerge comunque che solo il 38% delle persone si fidano, per cui la maggioranza sono scettici o seriamente dubbiosi.

Sempre in tema di Google, segnalo altre cose:

  • Su Novedge si evidenzia come Google Base non permetta di gestire transazioni con PayPal, il sistema di pagamento competitor di Google Checkout. (Una digressione: Novedge, azienda basata a San Francisco ma gestita da italiani, offre un’interessante opportunità di stage)
  • Punto Informatico ha ripreso nei giorni scorsi un articolo di Forbes che, come gli accade spesso ultimamente, lancia invettive quà e là. Stavolta attacca il ranking di Google e alimenta la rivolta (a suo dire) dei siti declassati dall’archivio.
  • Sull’argomento Google compra Doubleclick, ho rilasciato un’intervista a Portel.it

Tags:


Luci e ombre di Google - IppolitaMi aspettavo un libro diverso per via del titolo che, secondo me, tradisce il vero contenuto di Luci e Ombre di Google disponibile su Ippolita.net. Il testo non scopre nessun particolare segreto riguardo Google e neanche graffia pià di tanto, tuttavia approfondisce alcuni temi importanti. Tra questi, i problemi che derivano dall’accentramento di informazioni nelle mani di un player principale e, soprattutto, il potere qualitativo che viene assegnato all’ordinamento dei risultati di ricerca.

Diciamo che quasi tutte le crtitiche addotte a Google, in realtà potrebbero riguardare tutti i motori di ricerca e molti altri servizi online. Chiaramente il focus su Google deriva dalla sua netta posizione dominante nel mercato e nell’immaginario collettivo, oltre al fatto che in molti (hacker compresi) sono stati sedotti da un’azienda indubbiamente affascinante che poi si è semplicemente rivelata un’azienda che fa business.

Il libro, edito da Feltrinelli e disponibile anche online con licenza Creative Commons di tipo copyleft, contribuisce al dibattito sul limite fiduciario che è giusto assegnare ad una media-technology company come Google e, in definitiva, mi sembra che esorti all’attenzione e stimoli la consapevolezza che non esiste (e forse non esisterà mai) un “motori di ricerca perfetto”, in cui l’accezione “perfetto” si riferisce non solo al servizio di ricerca ma all’azienda stessa ed ai suoi principi morali ed etici.

Tags:


Continua la discussione sull’affare Google/DoubleClick. Masssimo Mantellini su Punto Informatico di oggi è lapidario: “Oggi [...] Google diventa una (grande) azienda Internet come un’altra. L’innocenza è finita e un poco ci dispiace”. Sempre su Punto io approfondisco il post di sabato analizzando il possibile scenario di marketplace pubblicitario globale che sta mettendo in piedi Google.

Condivido con Massimo Russo: “Sarà un’impresa difficile, per i clienti di Doubleclick, trattare per rinnovare i propri accordi pay per click con Google: si troveranno davanti un interlocutore che del loro principale business online conosce più dettagli di quanti ne sappiano loro stessi.

A proposito dei clienti DoubleClick: proprio un paio di giorni fa Matt Cutts, ritenuto ormai una specie di portavoce ufficiale di Google, suggeriva come “best practice” per i publisher il fatto di esplicitare tutti i link esposti a pagamento. In linea generale è ok, solo che quando la voce si leva da Google appare evidente il sospetto che l’intenzione di fatto è cercare di scoprire tutte le relazioni pubblicitarie in cui si può infilare. Chissà se i tanti clienti DoubleClick che utilizzano il sistema per vendere link e click al di fuori di AdSense saranno contenti di tale input… Matts in un altro post addirittura suggerisce di segnalare i paid link come spam… (anche se in chiave di test).

Sia chiaro, trovo legittimo per ogni azienda l’obiettivo di guadagnare posizioni di mercato e, fino ad oggi, Google lo sta facendo in modo brillante e abbastanza coerente con la filosofia “Don’t be evil”. Però le tentazioni di onnipotenza fanno parte della natura dell’uomo: per fortuna c’è chi mantiene alta l’attenzione verso quello che potrebbe diventare il “Grande Organizzatore Olimpico Giusto Libero ed Equo”.

Tags:


Irresistibile scenario 2017 su su GoogleBlogoscoped.


L’annuncio di Google che acquisisce DoubleClick è di quelli importanti:

  • È l’acquisizione più grande mai fatta da Google: 3,1 miliardi di dollari, peraltro tutti in cash; per dare un’idea, YouTube era stata acquisita per 1,65 miliardi di dollari e pagati in azioni.
  • DoubleClick ha generato circa 300 milioni di dollari nel 2006. Quindi una valutazione con un bel multiplo sulle revenue, considerando altresì che l’azienda era stata acquistata 21 mesi fa per 1,1 miliardi.
  • L’affare è passato sotto il naso di Microsoft che i rumors davano in prima fila (Jonh Battelle si è dovuto mangiare il suo post in cui si diceva scettico di un deal con Google).

Sintetizzare tutte le implicazioni che questa acquisizione porterà al mondo della pubblicità (non solo quella online) è difficile e prematuro. Raccolgo qualche spunto come base di riflessione:

  • The next step in Google advertising: è il titolo dell’annuncio ufficiale da parte dell’azienda di Brin & Page. Ossia: ci sono cose che si evolveranno sensibilmente. Molti sottolineano che il deal è un’opportiunità incredibile per entrare definitivamente in relazione con gli spender pubblicitari; giusto, specie nel breve periodo. Ma scommetto che l’impatto sarà rilevante anche sulle funzionalità di pianificazione, compresa la possibilità di rendere gratuiti (così come Urchin è diventato Google Analytics) i tool di intermediazione pubblicitaria al fine di stimolare ancor più domanda e offerta.
  • All your ads belongs to us scrive Steve Rubel, sottolinenando come teoricamente Google può iniziare a porsi come interfaccia complessiva per gli advertiser, sollevando nel contempo possibili attenzioni da parte di enti governativi sul notevole incremento di potere, di mercato e informativo.
  • I maggiori clienti di DoubleClick sono le agenzie. Lo sottolinea Google stesso nel comunicato, nel quale l’ordine con cui si elencano i beneficiari del deal sono: agenzie, advertiser e publisher. Chissà se accomodandosi nel salotto di Madison Avenue verrà mantenuto/sviluppato questo rapporto o prevarrà l’intenzione di disintermediare la pubblicità (compresa quella off-line).
  • Meno rilevante ma curiosa lo stesso è adesso la situazione di Performics, una grande agenzia di search marketing (che offre anche servizi SEO) di proprietà di DoubleClick. Marco Loguercio ne scriveva qualche giorno fa.

Due link in conclusione: l’articolo sul NewYorkTimes e le FAQ allegate all’annuncio di Google (encomiabile iniziativa; strano che siano in formato PDF).

Tags: