Archivio: “Motori di ricerca”

Un post in stile weekend che prende spunto da Techcrunch. Il personaggio è Sergey Brin, cofondatore di Google, che quando pubblicò il curriculum online, ci infilò una chicca da vero geek.

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In pratica, all’interno del codice HTML della pagina web ha infilato i suoi veri obiettivi professionali: un grande ufficio, tanti soldi e poco lavoro. Un benefit potrebbero essere viaggi pagati in luoghi esotici.

Obiettivi che penso abbia raggiuto abbondantemente!

Visto che siamo in vena di cose semi-serie, ripesco quella che fu una mia scoperta casuale, più di dieci anni fa e che riguarda sempre Brin, ossia una sua bella foto vestito da donna.

Ennesima conferma che il web non dimentca… Buona domenica!


Magari a Babbo Natale chiederò qualche ora in più per scrivere sul blog con regolarità, ma intanto non è che sto senza far niente riguardo le attività social e networking.

In ordine cronologico:

Naturalmente commenti e opinioni sono sempre benvenuti!


imagePer una serie di incroci professionali, di recente mi sono trovato a più riprese ad occuparmi di SEO. Tra le altre, mi sono lasciato coinvolgere volentieri da Giorgio Tave che mi ha chiesto di moderare un panel del suo Convegno GT che si terrà a Milano il 13 e 14 Dicembre.

Per quanto mi riguarda, l’appuntamento è venerdì 13 (in barba alla superstizione) alle 18 nella sessione dedicata ai responsabili di alcune delle più rilevanti agenzie specializzate.


Mercoledì 23 giugno parteciperò ad uno stimolante evento organizzato dall’ANSO e dal CNR, dedicato alla “memoria da elefante” della Rete e alle conseguenze che ne conseguono. Riprendo dalla descrizione dell’evento:

Nella società dell’informazione e della conoscenza è necessario apprendere significato e implicazioni del diritto all’oblio, del diritto alla privacy o della reputazione online. Altrettanto utile è comprendere chi ha il compito di gestire tali complesse questioni e secondo quali regole, garantendo gli utenti.

La memoria lunga della Rete: privacy, reputazione e diritto all’oblio

L’apertura sarà affidata a Stefano Rodotà (Università La Sapienza di Roma). Poi ci saranno due tavole rotonde moderate da  Guido Scorza (Istituto per le Politiche dell’Innovazione).

Io parteciperò alla prima (“Democrazia e tutele in Internet”) insieme a: Anne-Sophie Bordry (Facebook), Nicola D’Angelo (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Marco Di Maio (Associazione Nazionale Stampa Online), Domenico Laforenza (IIT CNR), Vittorio Zambardino (Giornalista e blogger).

La seconda tavola rotonda, “Difendere la Rete o difenderci dalla Rete”, vedrà partecipare Marilù Capparelli (Google), Giuseppe Corasaniti (Università di Roma Sapienza), Elisa Grande (Presidenza del Consiglio dei Ministri), Benedetto Liberati (Associazione Nazionale Stampa Online) Mauro Paissan (Garante per la Protezione dei Dati Personali).

L’evento si terrà nella Sala delle Conferenze di Piazza Monte Citorio 123/A a Roma a partire dalle ore 14. L’ingresso è libero. Preregistrazione online sul sito di ANSO.

Come spunto preparatorio dell’evento, segnalo il consueto stimolo visionario di Jeff Jarvis che propone un manifesto di principi e diritti delle persone legate ad internet. Per sua ammissione si tratta di un documento preliminare, ma alcuni punti mi sembrano già ben posti:

  1. We have the right to connect.
  2. We have the right to speak.
  3. We have the right to assemble and to act.
  4. Privacy is an ethic of knowing.
  5. Publicness is an ethic of sharing.
  6. Our institutions’ information should be public by default, secret by necessity.
  7. What is public is a public good.
  8. All bits are created equal.
  9. The Internet must stay open and distributed.


Mercoledì 23 giugno parteciperò ad uno stimolante evento organizzato dall’ANSO e dal CNR, dedicato alla “memoria da elefante” della Rete e alle conseguenze che ne conseguono. Riprendo dalla descrizione dell’evento:

Nella società dell’informazione e della conoscenza è necessario apprendere significato e implicazioni del diritto all’oblio, del diritto alla privacy o della reputazione online. Altrettanto utile è comprendere chi ha il compito di gestire tali complesse questioni e secondo quali regole, garantendo gli utenti.

La memoria lunga della Rete: privacy, reputazione e diritto all’oblio

L’apertura sarà affidata a Stefano Rodotà (Università La Sapienza di Roma). Poi ci saranno due tavole rotonde moderate da  Guido Scorza (Istituto per le Politiche dell’Innovazione).

Io parteciperò alla prima (“Democrazia e tutele in Internet”) insieme a: Anne-Sophie Bordry (Facebook), Nicola D’Angelo (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Marco Di Maio (Associazione Nazionale Stampa Online), Domenico Laforenza (IIT CNR), Vittorio Zambardino (Giornalista e blogger).

La seconda tavola rotonda, “Difendere la Rete o difenderci dalla Rete”, vedrà partecipare Marilù Capparelli (Google), Giuseppe Corasaniti (Università di Roma Sapienza), Elisa Grande (Presidenza del Consiglio dei Ministri), Benedetto Liberati (Associazione Nazionale Stampa Online) Mauro Paissan (Garante per la Protezione dei Dati Personali).

L’evento si terrà nella Sala delle Conferenze di Piazza Monte Citorio 123/A a Roma a partire dalle ore 14. L’ingresso è libero. Preregistrazione online sul sito di ANSO.

Come spunto preparatorio dell’evento, segnalo il consueto stimolo visionario di Jeff Jarvis che propone un manifesto di principi e diritti delle persone legate ad internet. Per sua ammissione si tratta di un documento preliminare, ma alcuni punti mi sembrano già ben posti:

  1. We have the right to connect.
  2. We have the right to speak.
  3. We have the right to assemble and to act.
  4. Privacy is an ethic of knowing.
  5. Publicness is an ethic of sharing.
  6. Our institutions’ information should be public by default, secret by necessity.
  7. What is public is a public good.
  8. All bits are created equal.
  9. The Internet must stay open and distributed.


Ci siamo. Anche quest’anno IAB Forum, l’evento clou del settore della comunicazione interattiva, arriva puntuale a Milano. E saremo più di 6 mila a partecipare direttamente, a cui si aggiungeranno coloro che seguiranno le discussioni su Twitter (l’hashtag ufficiale è #iabforum).

Per me sarà il primo anno da ex consigliere IAB e anche il primo in cui non esporrò. Ma questo non vuol dire che mi riposerò del tutto, perché ho accettato molto volentieri di moderare il workshop sul search marketing del 3/11 (domani) alle 15. Ci vediamo lì?


Interrompere qualcuno mentre sta parlando è ineducato; farlo pensando di aver capito già quello che intendeva l’altro interlocutore, è anche rischioso (perché si potrebbe non aver compreso davvero) e presuntuoso. Allo stesso modo, un motore di ricerca che dalla prima lettera che digito, si candida ad aver capito ciò che vorrei cercare, mi disturba un po’.

Sono però sicuro che una buona parte degli utenti utilizzerà a piene mani la nuova funzione Google Instant, esaltando ulteriormente l’instant gratification a cui ci ha abituato con il box di ricerca minimalista, e contribuendo alla sensazione di avere disponibile ogni informazione ad una lettera di distanza.

Google enfatizza l’aumento della velocità a cui si potrà accedere alle informazioni, ma andrebbe fatta una riflessioni su “quali informazioni”. Quelle che un software presuppone semplicemente da un paio di lettere? Ma quanto sarà l’inevitabile tempo perso a valutare e poi accedere a siti che invece non c’entrano nulla con ciò che si voleva davvero?

Adoro da sempre la tecnologia, ma quando cerca di aiutarmi non quando pretende di fornirmi delle soluzioni preconfezionate. Mi rendo conto invece che il mondo (o almeno una parte) auspica soluzioni cash and carry, che siano innanzitutto veloci prima che consistenti.

Nota a margine: Google Instant è anche un bel cambio di paradigma per l’intera industria SEO, comprese le metriche con le quali si dimensionano i motori di ricerca, tipicamente basate sulle query. Sarà interessante analizzare nei tool di analytics gli accessi generati da keyword di uno o due caratteri ;-)


Probabilmente è cosa arcinota, ma per caso ho scoperto che se si copia il logo di Google nella pagina dei risultati di ricerca, il risultato dell’incolla è questo qui accanto.

Probabilmente non è un giochino degli sviluppatori (a questo si riferisce il titolo), ma un modo per caricare un’unica immagine e poi utilizzarne i pezzi specifici nei punti in cui servono.


Probabilmente è cosa arcinota, ma per caso ho scoperto che se si copia il logo di Google nella pagina dei risultati di ricerca, il risultato dell’incolla è questo qui accanto.

Probabilmente non è un giochino degli sviluppatori (a questo si riferisce il titolo), ma un modo per caricare un’unica immagine e poi utilizzarne i pezzi specifici nei punti in cui servono.


Un evento sul search marketing. Più show che convegno. Organizzato da Michal Gawel di Seolab a Milano, con la partecipazione di Robin Good e del sottoscritto. Programma disponibile qui (PDF). Importo ridotto per iscrizioni entro il 21 Maggio.

Come evidenziato sul sito, il corso NON è rivolto a chi:

  • Si ritiene già un mago della SEO
  • Parla tutto il giorno in lingua Apache di URL Rewrite
  • Ha già guadagnato 1.000.000 $ con Adsense™
  • Ha già speso 1.000.000 $ con Adwords™

Per tutti gli altri è una bella opportunità di aggiornamento sul search marketing.


SEARCH ENGINE MARKETING - Emiliano CalucciUn libro che consiglio a scatola chiusa. Non solo perché Emiliano è uno stimato professionista del search engine marketing da diversi anni. Non solo perché il settore del search è di quelli che muove una quota rilevante di tutta la comunicazione su internet e quindi va seguito con costante attenzione. Ma anche perché è possibile acquistare il libro con il 25% di sconto ancora per alcuni giorni.

Certo, nel libro c’è anche la mia prefazione, ma il resto sarà sicuramente interessante! :) E ve lo dice uno che un libro sui motori di ricerca l’ha scritto esattamente dieci anni fa (urca!).


Ma quale “guru”! Meglio “evangelist”. Anzi, no, “ninja” è la qualifica giusta!

Ninjas su LinkedInSaranno contenti i cari amici Mirko e Alex, i ninja nostrani per eccellenza, ma pare che sia proprio quello il titolo professionale maggiormente in ascesa tra gli utenti di LinkedIn. Sul blog del popolare social network, scopriamo anche che “evangelist” ha superato “guru”.

Ora, al di là della simpatia e curiosità con la quale segnalo questi dati, vale la pena sottolineare che il concetto di “database of intentions”, coniato da John Battelle nel suo libro The Search (tradotto in italiano “Google e gli altri”), inizia ad applicarsi non solo in casa Google. Lo stesso Battelle ha ampliato il concetto recentemente, aggiungendo all’analisi del “what I want” rintracciabile dai motori di ricerca, anche:

  • what I buy (da Amazon, Ebay, ecc.)
  • who I am/who I know (da Facebook, ecc.)
  • what I’m doing/what’s happening (da Twitter, Facebook, ecc.)
  • where I am (da Foursquare, Gowalla, ecc.)

A questo possiamo quindi aggiungere anche “what’s my job” (da LinkedIn).

Una volta c’erano le istituzioni e i grandi istituti finanziari a sapere tutto di noi. Oggi gli archivi di Facebook potrebbero descriverci meglio di qualsiasi rapporto di intelligence.


Secondo me è inopportuno pubblicizzare un browser utilizzando come testo dell’annuncio il dettaglio delle sessioni web di un utente-tipo (via psfk). Sa un po’ di telecamera nascosta in grado di intercettare tutto ciò fa l’utente mentre scorazza per il web. In Google la pensano evidentemente in modo diverso oppure è esattamente ciò che fanno (si fa per dire, eh :) ).

google billboard ad london.jpg


Secondo me è inopportuno pubblicizzare un browser utilizzando come testo dell’annuncio il dettaglio delle sessioni web di un utente-tipo (via psfk). Sa un po’ di telecamera nascosta in grado di intercettare tutto ciò fa l’utente mentre scorazza per il web. In Google la pensano evidentemente in modo diverso oppure è esattamente ciò che fanno (si fa per dire, eh :) ).

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Un paio di domandine sul mondo del search marketing:

  • Quanti sono in media gli annunci pubblicitari su Google nel mondo per ogni keyword che ha almeno un inserzionista?
  • Quale è la keyword più costosa in assoluto su Google? E quanto costa?

Adgooroo Le risposte a queste domande insieme ad altri dati sul search advertising, sul report periodico di Adgooroo che si può ricevere gratuitamente via mail inserendo i propri riferimenti. Tra i dati interessanti, il fatto che tra i primi 25 inserzionisti di Google e Yahoo! c’è… Bing.com!

A proposito, le risposte alle domandine sopra sono rispettivamente: 5, mesothelimoa, 99,44 dollari.


Un paio di domandine sul mondo del search marketing:

  • Quanti sono in media gli annunci pubblicitari su Google nel mondo per ogni keyword che ha almeno un inserzionista?
  • Quale è la keyword più costosa in assoluto su Google? E quanto costa?

Adgooroo Le risposte a queste domande insieme ad altri dati sul search advertising, sul report periodico di Adgooroo che si può ricevere gratuitamente via mail inserendo i propri riferimenti. Tra i dati interessanti, il fatto che tra i primi 25 inserzionisti di Google e Yahoo! c’è… Bing.com!

A proposito, le risposte alle domandine sopra sono rispettivamente: 5, mesothelimoa, 99,44 dollari.


SlideFinder Semplice ma efficace: un bel motore di ricerca per le presentazioni in Powerpoint. Si chiama SlideFinder e ha svariate funzioni per segmentare la ricerca. Comodo il preview delle slide che compaiono dopo aver effettuato una ricerca ed il fatto che la ricerca verte sulle singole slide che contengono le keyword scelte.

Mi pare che il database peschi principalmente da ambienti universitari ma l’ambizione dovrebbe essere quella di fungere da motore di ricerca globale specializzato sui file Powerpoint.


Cambiamenti Il mestiere nel mestiere. Svolgere il proprio lavoro e nel contempo studiare per adeguarlo ai continui cambiamenti. Un discorso che interessa molte delle professioni legate alle nuove tecnologie, e che in questa occasione riguarda il SEO (Search Engine Optimization), ossia il lavoro di valorizzazione dei siti per ottenere visibilità dai motori di ricerca (gli stessi motori di ricerca ne avvalorano il ruolo).

Tante le cose a cui badare, moltissimi i costanti cambiamenti. È un mestiere che va preso così, sapendo che tra 6 mesi sarà di nuovo abbastanza differente da oggi. Leggevo i puntuali appunti di Sante J.Achille dall’International Search Summit e dei relativi spunti. Così come l’interessante post SEO Industry Trends of 2009 che azzarda anche alcuni temi caldi per il 2010.

Cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti. Alla fine ci fanno rimanere giovani, no?


Grande Buy Tourism Online! Che ci sia “fame” di contenuti e di eventi legati alla Rete è sempre più evidente. Meno scontato invece che si permetta a 3.000 partecipanti di avere due giorni ricchi di contenuti variegati e di qualità, di metterli in contatto con gli operatori del settore, nell’ambito di un’organizzazione efficiente, innovativa e ben supportata (anche economicamente) dalle Istituzioni.

Non ho visto tutte le sessioni, ma l’unica mancanza, tra quelle a cui ho assistito, l’ho combinata io facendo un po’ di confusione nell’ordine con cui ho presentato i relatori della mia sessione. Però è stato interessante moderare il panel con i tre big del settore (Google, Microsoft/Bing e Yahoo!) ed avere in contemporanea i numerosi commenti che arrivavano via Twitter, condivisi peraltro con tutti i partecipanti.

È piaciuto molto il video che ha portato Yahoo! che esalta il concetto di “You” come elemento centrale dell’azienda. Interessanti anche le chiare indicazioni sia di Brenner di Google che di Montagna di Yahoo! che hanno risposto ad una domanda dal pubblico sul futuro delle agenzie SEO, specificando che aumenteranno sicuramente d’importanza proprio per gestire al meglio il moltiplicarsi delle opportunità da individuare, gestire e misurare. Ovviamente, condivido! ;-)

Serata che ho concluso al Buca Mario, un posto che ricordavo come trattoria tipica toscana (con tanto di gestore rude ma simpatico) ed in vece ho trovato un ristorante, tipico si, ma certo più serio e un po’ caro. Si sono rifatti all’uscita regalandomi una confezione di cantuccini al cioccolato… Ciao Firenze.


Più di dieci anni fa qualcuno definì internet come la più grande biblioteca mai realizzata, in cui però qualcuno si è divertito a buttare giù tutti i libri dagli scaffali. L’affermazione continua a rappresentare abbastanza bene la Rete dei nostri giorni, considerando però che i concetti di “abbondanza” e “disordine” continuano ad amplificarsi. Riguardo alla quantità dei contenuti generati e disponibili online, è impressionante constatarne il trend esponenziale di crescita, dovuto anche al fatto che crescono gli autori, i formati, ed i canali di pubblicazione e distribuzione.

Mentre di fronte a questa dirompente cascata di nuovi contenuti non possiamo far altro che constatarne la portata, per quanto concerne il tema del “disordine” vanno indubbiamente registrati svariati strumenti che stanno evolvendosi per aiutare gli individui a gestire anche questa “biblioteca” in cui i libri non solo aumentano, ma sono sempre più sparpagliati.

Il tema del disordine digitale è da anni ben descritto e analizzato da David Weinberger, a partire dal suo libro Everything Is Miscellaneous. In un recente convegno a Venezia, ha suggerito di abbandonare il concetto di gerarchia e di fonti che offrono la risposta perfetta: meglio pensare ad una risposta “abbastanza buona”. Che poi è la chiave per plasmare il concetto di “trasparenza” che sulla Rete va a sostituire quello di “obiettività” dei media tradizionali.

Gianni Degli Antoni, in un articolo su Epolis, auspica una competenza per sopravvivere alla complessità del mondo d’oggi: “capire i nessi fra i frammenti che ci pervengono. La conoscenza sui nessi ci aiuterà a deframmentare ciò che i media frammentano”. Maurizio Goetz, ha ripreso il pensiero di Degli Antoni collegandolo all’interessante definizione dei “generalisti creativi”.

Il problema è che le competenze per districarsi in questa mole di informazioni e sollecitazioni, non le insegna nessuno e sono lasciate all’istinto, al buon senso o all’intuizione dei singoli. L’esperienza conta poco, anzi, il maggior disagio è in casa dei meno giovani semplicemente perché hanno più cose da disimparare.

L’unico modo per affrontare una situazione la quale, se giudicata con metriche del passato, possiamo tranquillamente definire “di perenne approssimazione”, è prenderne atto. Se oggi ci sorprendono le migliaia di commenti gergali sui social network, o il cambiamento pressoché costante dei risultati di ricerca di Google, oppure la facilità con la quale fenomeni “virali” nascono, esplodono e muoiono, ebbene possiamo solo rassegnarci al fatto che sono situazioni che potranno solo amplificarsi ulteriormente nel futuro.


I primi i motori di ricerca classificavano le homepage dei siti in ordinate directory. Poi si sono messi a censire tutte le pagine che trovavano di ogni sito web. Quindi immagini, news, blog, video. Fino a fornire direttamente delle risposte, piuttosto che elencare solo link. Ora tocca a Twitter e Facebook finire in questi enormi archivi informativi, grandi e articolati come mai si è visto sulla faccia del pianeta.

Ogni volta si aggiunge un ulteriore un pezzo di tutto quello che l’uomo produce in formato digitale. Adesso è la volta del “real web”, delle conversazioni live. Magari in un prossimo futuro ci saranno dentro anche Messenger, Skype. E perché non anche gli SMS? Delegando la funzione di memoria a pochi ma fornitissimi contenitori tecnologici.

Rischioso e fuorviante analizzare il fenomeno con le metriche del passato. Serve una concezione diversa per attribuire un significato nuovo a diverse parole chiave: contenuto, autore, autorevolezza, senso, tempo, e chissà quante altre.

Sicuramente, nel tempo che hai impiegato a leggere questo post, ci sono stati migliaia di interventi da parte di altrettante persone in ogni parte del globo, che avrebbero potuto interessarti più di questo. Forse ci capiterai un giorno, forse no. Ma potenzialmente ne avevi l’accesso. È il disagio che fornisce l’abbondanza

Ed è uno dei prezzi che vale la pena di pagare. Anche se questo “caos rapido”, per alcuni, diventa (più o meno consapevolmente) una licenza per invitare all’omicidio o inneggiare cause becere e offensive. O solo a produrre stupidate. Scorie inevitabili di un mondo che si digitalizza ed i cui strumenti di accesso e filtro (Google, Bing, Yahoo!), non solo contengono “tutto”, ma iniziano a comprendere “tutti”.


Via Dotcoma noto che nella homepage di Google c’è un bel link pubblicitario. Pur trattandosi di autopromozione (riguarda infatti il cellulare HTC con tecnologia Android venduto da Vodafone), dovrebbe trattarsi di una novità assoluta.

Certo che potevano impegnarsi un po’ meglio sul testo dell’annuncio: che significa “Altre informazioni.” scritto in quel modo? Probabilmente sarebbe stata quella la frase a cui mettere il link, ma presentato così non ha senso. O no?

Pubblicità sull'homepage di Google


Oggi Google ha fatto un annuncio importante per il mondo della pubblicità, ossia DoubleClick Advertising Exchange, una piattaforma tecnologica per far incrociare l’offerta e la domanda di pubblicità online.

Il sistema, seppure ricco di funzionalità e modalità di fruizione (come dettagliato sul blog della stessa DoubleClick, la società acquistata da Google l’anno scorso per 3,2 miliardi di dollari), è praticamente una specie di marketplace in cui i publisher potranno offrire il loro inventory pubblicitario e i marketers (o le loro agenzie) potranno acquistare e pianificare le campagne. Naturalmente il tutto è collegato con AdWords e AdSense, ossia le attuali piattaforme pubblicitarie di Google.

Più di un anno fa, ebbi modo di presentare in anteprima per l’Italia un progetto equivalente di Microsoft, di cui riprendo uno schema qui sotto:

Microsoft Ad Exchange

Il progetto Microsoft era specificatamente votato ad implementare un sistema “aperto”. E qui non parlo solo di API ma di un’infrastruttura simile a quella delle borse valori le quali, pur in presenza di specifiche regole, permettono una negoziazione tra qualsiasi operatore sul mercato. Spero che anche Google applichi davvero una piattaforma di questo tipo perché altrimenti ci si ritroverebbe in situazioni come quelle di AdSense in cui i publisher mettono a disposizione le loro audience ma nulla sanno dei ricavi generati su questa da Google (anche se finalmente lo stesso Schmidt


Oggi Google ha fatto un annuncio importante per il mondo della pubblicità, ossia DoubleClick Advertising Exchange, una piattaforma tecnologica per far incrociare l’offerta e la domanda di pubblicità online.

Il sistema, seppure ricco di funzionalità e modalità di fruizione (come dettagliato sul blog della stessa DoubleClick, la società acquistata da Google l’anno scorso per 3,2 miliardi di dollari), è praticamente una specie di marketplace in cui i publisher potranno offrire il loro inventory pubblicitario e i marketers (o le loro agenzie) potranno acquistare e pianificare le campagne. Naturalmente il tutto è collegato con AdWords e AdSense, ossia le attuali piattaforme pubblicitarie di Google.

Più di un anno fa, ebbi modo di presentare in anteprima per l’Italia un progetto equivalente di Microsoft, di cui riprendo uno schema qui sotto:

Microsoft Ad Exchange

Il progetto Microsoft era specificatamente votato ad implementare un sistema “aperto”. E qui non parlo solo di API ma di un’infrastruttura simile a quella delle borse valori le quali, pur in presenza di specifiche regole, permettono una negoziazione tra qualsiasi operatore sul mercato. Spero che anche Google applichi davvero una piattaforma di questo tipo perché altrimenti ci si ritroverebbe in situazioni come quelle di AdSense in cui i publisher mettono a disposizione le loro audience ma nulla sanno dei ricavi generati su questa da Google (anche se finalmente lo stesso Schmidt


Riprendo una chart elaborata da Andy Atkins-Kr