Archivio: “Comunicazione online”

Si chiama Vendor Relationship Management (VRM) è ed un progetto lanciato Doc Searls (uno degli autori


A tutte le persone che in azienda si occupano di capire come sta cambiando il rapporto tra aziende e individui (interni ed esterni), suggerisco di:

  1. recarsi sul blog di Luca De Biase;
  2. leggere il suo post Carrefour e le persone;
  3. ripartire dal punto 2. fino a che non si definisce una strategia operativa per poter affrontare e gestire questa nuova relazione.

Il caso Carrefour dimostra alcune cose:

  • Le opinioni delle persone si alimentano indipendentemente da quello che piace alle aziende e, talvolta, coinvolgono i brand molto più di quanto sia dovuto (su questo caso specifico sono d’accordo con Enrico).
  • Occorre ricordare quanto tali opinioni si sviluppino velocemente per mezzo della Rete e quanto siano influenti.
  • I dipendenti o collaboratori di un’azienda sono l’azienda stessa; si dà (giustamente) per scontato che rappresentino i valori del gruppo per cui lavorano.

Se qualcuno decidesse di fare la task list a cui accennavo prima, propongo un paio di punti:

  • Aprire un canale di comunicazione vero. Adesso. Che sia un blog, una community online, un forum (in casa Carrefour, ad esempio, mi è sembrato utile e tempestivo un intervento sul forum), ecc. Ma fa fatto adesso. Pensate se Carrefur (così come le altre aziende interessate) avessero avuto un adeguato canale già aperto: senz’altro avrebbero potuto affontare la situazione molto meglio (pur rimanendo, ovviamente, di fronte ad un fatto grave e negativo)
  • Se è vero, come detto prima, che i dipendenti sono l’azienda, occorre farglielo sapere! Occorre farglielo sentire.

Fin qui le chiacchiere da uno che si occupa di comunicazione. Come individuo posso solo esprimere tutta la mia solidarietà a Barbara. In una sola frase che gli è stata detta c’è tanta di quella superficialità e, direi, cattiveria, che continua ad insinuarsi nella società d’oggi.

Tags:


Ho letto con attenzione il post di Robin Good sulla nuova strategia editoriale del suo MasterNewMedia.org e vorrei fare qualche considerazione.

Per chi non lo concoscesse, Robin Good è lo pseudonimo di Luigi Canali de Rossi ed è uno dei pochissimi (l’unico?) editori online italiani ad avere grande visibilità internazionale, per via di una serie di siti e iniziative gestiti attraverso un network di collaboratori in tutto il mondo .

Conobbi Robin in un viaggio a Seattle da Microsoft qualche anno fa e mi sorprese vederlo chiacchierare con Robert Scoble, Loic Le Meur e Chris Pirillo come se fossero vecchi amici. Robin è sempre stato un avanguardista su molti fronti legati ad internet (direi anche vulcanico e anticonformista) e per questo ho cercato sempre di seguirlo con una certa attenzione.

Ora punta a rinnovare la linea editoriale del suo popolare sito e ritengo interessanti alcuni punti in particolare:

  • la voglia di condividere in modo trasoparente e colloquiale questo nuovo percorso intrapreso
  • la ricerca di un focus preciso, caratteristica che spesso manca a tanti editori online nostrani, concentrati sullo sviluppo industriale di contenuti senza aver prima definito un segmento preciso di interessi da soddisfare
  • il desiderio di selezionare le informazioni piuttosto che rimbalzare le news di qualsiasi tipo come fanno in molti, specie nell’ambito ICT
  • la volontà di produrre contenuti formativi a mo’ di guide, utilizzando molti video

Sono curioso di conoscere il parere di Robin su alcune cose: se il modello di business rimarrà AdSense e, in generale, come vive il rapporto con quel network; se la qualità editoriale riuscirà a trovare dei modelli economici che ne valorizzino tale peculiarità; se questo suo rinnovamento editoriale potrà anche trovare forme di collaborazione diretta con le aziende. Ora gli scrivo e gli commento sul blog: magari mi risponde con un video!

Tags:


Mattinata allo IAB Seminar dedicato alla misurabilità dei media digitali (già sono disponibili i video!). Ho trovato molto valida la presentazione di Cosimo Accoto il quale, con piglio accademico ed in modo chiaro, ha saputo mettere ordine tra le diverse metodologie e strategie di misusurabilità dei new media. Ho appuntato un paio di cose in particolare:

  • Gli user generated content acquisiscono valore anche per il fatto che si trasformano in peer distributed content, ossia per la loro capacità di diffondersi attraverso le relazioni di ciascun utente con gli altri
  • Bella la definizione di “Marketing performativo”, cioè la strategia che si basa proprio sulla capacità di misurare e monitorare gli strumenti di comunicazione utilizzati, arrivando quindi a considerare “le analitiche come asset competitivo”

Poi insieme a Roberta siamo passati a salutare un po’ di amici blogger in un incontro organizzato da Buongiorno! Purtroppo Mauro Del Rio, (il boss di Buongiorno! che conosco sin dagli esordi – mi pare che la fattura n.2 di Buongiorno! fu fatta ad Ad Maiora) era già andato via, mentre ho salutato David Weinberger che è stato l’ospite principale dell’incontro. Gli ho chiesto se sta scrivendo un nuovo libro dopo Everything is miscellaneous e mi ha detto che occupandosi di ricerca in fondo è continuamente in fase preparatoria di un nuovo libro… Luca ha riportato alcuni di spunti dal suo intervento di stamattina.

Tags:


Per bilanciare il post precedente tutto dedicato a Ad Maiora, vado a segnalare tre iniziativa che trovo meritino molta attenzione:

  • Vodafone Lab è finalmente stato lanciato. A livello funzionale mi piace e l’idea del wiki è intelligente. Come al solito siè iniziato a sindacare sulla reale apertura alla conversazione di Vodafone; alla fine mi ritrovo con le considerazioni di [mini]marketing, ossia che va salutato con grande piacere un passo del genere da parte di una corporation e che un completo avvio della conversazione passa necessariamente per fasi intermedie e Vodafone è partita senz’altro col piede giusto.
  • Sergio Veneziani sul blog di Edelman segnala la community creata da VISA su Facebook. Non male. L’idea di fornire 100 dollari gratuiti di visibilità agli iscritti del network è furbetta ma funziona, ma la cosa che vorrei sottolineare è che parliamo di un investimento di due milioni di dollari. Penso di raccontarlo tutte le prossime volte che mi chiederanno di progettare un bel progetto di social marketing con un budget di tremila euro…
  • E infine il rinnovato sito di Fiat Punto, dall’esplicito nome duePUNTOzero che ne fa capire subito gli intenti. Mi sembra che sia uno dei primi esperimenti di sito di prodotto fatto con queste logiche. FIAT continua a lavorare molto bene e… filava filava…

Tags:


Osvaldo Adinolfi racconta una delle relazioni dell’ Edelman Summer School, in particolare quella di Rick Murray, presidente di Edelman Digital. Condivido i tre concetti espressi:

  • Continuità: la comunicazione digitale (e non solo quella, aggiungo io) va pensata per durare nel tempo e non strutturata come un flight pubblicitario)
  • Centralità dei contenuti prima che della creatività
  • Diffusione di una “cultura digitale” in luogo del “reparto digitale”

Che poi a dirlo è facile mentre applicarlo sulle realtà aziendali, specie quelle più grandi e complesse, è un’altra storia. E qui sta la vera sfida: non solo comprendere il cambiamento (che sarà sempre di più un’attività on-going), ma saperlo applicare.

Tags:


Osvaldo Adinolfi racconta una delle relazioni dell’ Edelman Summer School, in particolare quella di Rick Murray, presidente di Edelman Digital. Condivido i tre concetti espressi:

  • Continuità: la comunicazione digitale (e non solo quella, aggiungo io) va pensata per durare nel tempo e non strutturata come un flight pubblicitario)
  • Centralità dei contenuti prima che della creatività
  • Diffusione di una “cultura digitale” in luogo del “reparto digitale”

Che poi a dirlo è facile mentre applicarlo sulle realtà aziendali, specie quelle più grandi e complesse, è un’altra storia. E qui sta la vera sfida: non solo comprendere il cambiamento (che sarà sempre di più un’attività on-going), ma saperlo applicare.

Tags:


Sono disponibili gli atti di Interact, il convegno annuale di IAB Europe, tra i quali segnalo:

  • Alcuni spunti interessanti dalle slide di Norm Johnston di Mindshare, buona parte concentrati sul tema dei Branded Contents (vicino peraltro al mio Company Generated Contents) che conclude con questo grafico titolato “The New Content Model”:image
  • Non male anche la chart di Andreas Wiele di Axel Springer (l’editore tra gli gli altri di Bild), piuttosto disincantate sull’evoluzione verso il digitale da parte di un publisher tradizionale. Forte il suggerimento nel digitalizzare tutta l’azienda e di formare conseguentemente tutti gli impiegati evitando il gap tra “digital winners and losers”.
  • Della presentazione di Michel Lambert, il direttore Interactive di Procter & Gamble, ho segnato la “sindrome del website”, ossia l’ostinazione a infilare tutto nel sito mentre si va verso una diffusione dei contenuti in più sedi e device ed il suggerimento a trasformare i pre-test in post-optimization. Interessanti i dieci punti finali “Where you can help” rivolti alle agenzie.

Tags:


Per chi si fosse perso l’antefatto: Sergio Sarnari racconta sul suo blog l’insoddisfazione per un acquisto di mobili e la Mosaico Arredamenti lo cita per danni, diffidando anche chiunque altro riprenda le critiche.

Ovviamente, quello che è successo è una mobilitazione generale di solidarietà con Sarnari e una forte critica per l’atteggiamento dell’azienda denunciataria che sfocia addirittura in una lezione di comunicazione sotto forma di lettera aperta.

No, non firmerò questa lettera (mi invitato anche Luca via mail); penso che chiunque sia libero di fare ciò che vuoile nell’ambito delle leggi, poi sarà un giudiche che prenderà le decisioni. Tra l’altro non ho avuto modo di leggere il post di Sarnari (dato che per prudenza l’ha rimosso) e, anche se non ho modo di dubitare che non sia stato realmente denigratorio, preferisco giudicare solo ciò che ho visto direttamente.

Non credo che serva una “lettera aperta dei blogger” (io peraltro non mi sento tale – solo solo una “persona che ha un blog”, che è diverso), o quantomeno non all’azienda. Tanto capiranno comunque l’errore di comunicaizone e, se non lo capissero, il peggio è loro! Meglio evidenziare le opportunità che sottolinea [mini]marketing che condivido in toto.

Semmai è fondamentale vigilare sul seguito di questi eventi, nel senso che se dovessero portare ad azioni d censura o, peggio ancora, di risarcimento, sarà giustro mobilitarsi ma nei confronti di chi fa le leggi e di chi le fa applicare.

Cinicamente ho salutato favorevolmente l’intera vicenda, nel senso che servono casi del genere per testimoniare alle aziende cosa succede in questi casi. Insomma, il caso Kryptonite è stato da esempio a chissà quante aziende che nel 2004 scoprirono come non relazionarsi con il mondo esterno. Bene, adesso abbiamo anche un caso italiano. Grazie Sergio, grazie Mosaico Arredamenti.

Tags:


Raggruppo qui alcune note sugli ultimi libri letti:

Economia della felicita, Luca De Biase Economia della felicità di Luca De Biase. Aprendo il libro credevo che avrei ritrovato le riflessioni che Luca aveva già anticipato da mesi sul suo blog. D’altronde il tema era quello: economia, crescita, felicità e blog. In realtà quello che è uscito per Feltrinelli è una rilettura più organica e scorrevole dell’economia del dono, specie quello relativo al tempo dedicato alle relazioni digitali. È l’economia e il denaro analizzati dal punto di osservazione di un cittadino della Rete, consapevole che la sua parte abitata potrebbe contribuire a migliorare questo mondo che invece sta andando verso una pericolosa monetizzazione di ogni cosa. Un libro buono per riflettere; pur con tutta la speranza che anima il testo, si scorgono le nevrosi che alimentano la società in cui viviamo. Ne usciremo?

Fare business con il web, Lonardo Bellini Fare business con il web di Leonardo Bellini. Quasi un romanzo che racconta una specie di start-up di un business online, affrontando tutti i passi necessari: dalla strategia alle tattiche, dalla pianificazione del business plan alla campagna di comunicazione, dal monitoraggio dei risultati al customer support. Il tutto raccontato attraverso i dialoghi, i confronti e le domande di Leo, Cri, Jacques, Pat e gli altri protagonisti di questo originale racconto. Dicevo a Lenoardo che il titolo del libro è limitativo, nel senso che sembrerebbe trattare solo di web, invece si affrontano anche argomenti legati ai modelli economici, alla customer retention, alla profilazione dei clienti, ecc. In definitiva, un testo leggibile e anche divertente, utile ad esempio a molte PMI che vogliono inserie il web tra i canali di vendita. Il libro ha anche il suo sito.

internet_pr Internet P.R. di Marco Massarotto. Tutto quello che avreste voluto sapere su come come cambia la comunicazione tra aziende e consumatori per via della Rete che (ancora) non avete avuto il coraggio di chiedere. È un libro ben fatto, chiaro ed essenziale, che non si perde in scenari rivoluzionari ma che affronta il quotidiano attraverso tutti i principali aspetti dei cambiamenti che ogni azienda si trova ad affrontare di questi tempi. Al centro dell’attenzione l’ascolto, i consumatori-persone con cui dialogare, l’apertura di canali digitali per rinnovare la relazione col mondo esterno. Per le case history l’autore rimanda al blog del libro, mentre ho notato diversi inviti ad affiancarsi a consulenti e aziende specializzate, pur con l’auspicio di maturare capacità interne per essere autonomi quanto prima. Anche se detto da da un professionista del settore (come me d’altronde) un approccio del genere può sembrare interessato, non posso che condividere: sono passaggi importanti che non riguardano solo l’utilizzo di una nuova tecnologia, ma che toccano i capisaldi della comunicazione aziendale. Non basta un fornitore di servizi tecnici, ma occorre supporto qualitativo, coaching, consulenza strategica. A leggere analiticamente il libro di Massarotto, ci si rende conto di quanti aspetti cruciali stia toccando la Rete nel business di moltissime aziende.

Tags:


Raggruppo qui alcune note sugli ultimi libri letti:

Economia della felicita, Luca De Biase Economia della felicità di Luca De Biase. Aprendo il libro credevo che avrei ritrovato le riflessioni che Luca aveva già anticipato da mesi sul suo blog. D’altronde il tema era quello: economia, crescita, felicità e blog. In realtà quello che è uscito per Feltrinelli è una rilettura più organica e scorrevole dell’economia del dono, specie quello relativo al tempo dedicato alle relazioni digitali. È l’economia e il denaro analizzati dal punto di osservazione di un cittadino della Rete, consapevole che la sua parte abitata potrebbe contribuire a migliorare questo mondo che invece sta andando verso una pericolosa monetizzazione di ogni cosa. Un libro buono per riflettere; pur con tutta la speranza che anima il testo, si scorgono le nevrosi che alimentano la società in cui viviamo. Ne usciremo?

Fare business con il web, Lonardo Bellini Fare business con il web di Leonardo Bellini. Quasi un romanzo che racconta una specie di start-up di un business online, affrontando tutti i passi necessari: dalla strategia alle tattiche, dalla pianificazione del business plan alla campagna di comunicazione, dal monitoraggio dei risultati al customer support. Il tutto raccontato attraverso i dialoghi, i confronti e le domande di Leo, Cri, Jacques, Pat e gli altri protagonisti di questo originale racconto. Dicevo a Lenoardo che il titolo del libro è limitativo, nel senso che sembrerebbe trattare solo di web, invece si affrontano anche argomenti legati ai modelli economici, alla customer retention, alla profilazione dei clienti, ecc. In definitiva, un testo leggibile e anche divertente, utile ad esempio a molte PMI che vogliono inserie il web tra i canali di vendita. Il libro ha anche il suo sito.

internet_pr Internet P.R. di Marco Massarotto. Tutto quello che avreste voluto sapere su come come cambia la comunicazione tra aziende e consumatori per via della Rete che (ancora) non avete avuto il coraggio di chiedere. È un libro ben fatto, chiaro ed essenziale, che non si perde in scenari rivoluzionari ma che affronta il quotidiano attraverso tutti i principali aspetti dei cambiamenti che ogni azienda si trova ad affrontare di questi tempi. Al centro dell’attenzione l’ascolto, i consumatori-persone con cui dialogare, l’apertura di canali digitali per rinnovare la relazione col mondo esterno. Per le case history l’autore rimanda al blog del libro, mentre ho notato diversi inviti ad affiancarsi a consulenti e aziende specializzate, pur con l’auspicio di maturare capacità interne per essere autonomi quanto prima. Anche se detto da da un professionista del settore (come me d’altronde) un approccio del genere può sembrare interessato, non posso che condividere: sono passaggi importanti che non riguardano solo l’utilizzo di una nuova tecnologia, ma che toccano i capisaldi della comunicazione aziendale. Non basta un fornitore di servizi tecnici, ma occorre supporto qualitativo, coaching, consulenza strategica. A leggere analiticamente il libro di Massarotto, ci si rende conto di quanti aspetti cruciali stia toccando la Rete nel business di moltissime aziende.

Tags:


Solo il 28% del testo di una pagina web viene letto. Di tutto il resto si fa uno “scanning” e non una lettura vera e propria. È quanto risulta da una ricerca della University of Hamburg a cui sono arrivato via SEOmoz e poi via Jakob Nielsen. Emerge anche un’altro dato: all’aumentare del testo presente nella pagina, non corrisponde un pari incremento del tempo passato sulla pagina stessa: quindi o si leggono più velocemente i brani più lunghi, oppure (più realisticamente) alcune parti si saltano.

Insomma: anche i contenuti testuali (come un po’ tutta la Rete) si tendono ad “usare” ancor prima di essere letti. Ciò suggerisce di puntare alla sintesi come fattore chiave, magari con la cosiddetta impostazione “a cipolla” che sviluppa il dettaglio dei contenuti attraverso approfondimenti incrementali disponibili solo a chi è realmente interessato.

Tags:


Ecco le slide che dettagliano l’articolo sui Company Generated Content

Tags:


Giovedì è uscito un mio articolo su Nòva (IlSole24Ore) che approfondisce l’argomento dei company generated content su cui mi sto concentrando in questo periodo. Nel link precedente ho riproposto il testo dell’articolo, mentre qui inserico un grafico che cerca di sintetizzare il concetto, ossia che oltre alla visibilità che si ottiene acquistando pubblicità, c’è quella che si può guadagnarsi attraverso al produzione, l’ottimizzazione e la condivisione dei contenuti.

company generated content keywords

Qui ho riportato l’immagine con il testo in inglese perché su Nòva le voci sono state tradotte in italiano ma non tutte rendano il significato che voloveo dargli.

Sia chiaro, non ce l’ho con la pubblicità (on/off line che sia), né penso che le aziende si debbano mettere a fare gli editori. Solo che ritengo estremante produttivo affiancare alle attuali forme di comunicazione, delle iniziative che sviluppino ulteriori touch point con le persone, attraverso contenuti pensati con obiettivi informativi, divulgativi o di intrattenimento.

Il tema dei company generated content l’ho affrontato recentemente anche con un breve video e, in parte, con un precedente articolo su Nòva. Se passate allo stand Ad Maiora a IAB Forum a Roma, conto di aver preparato con l’occasione anche qualche materiale più analitico che dettaglia il significato delle aree del triangolo. Ho un PPT già pronto solo che Slideshare è in in panne in questo periodo (pare per attacchi alla Cina): mi cosigliate un’alternativa?

Intanto sarei molto contento di ricevere feedback, punti di vista, eventuali esperienze, ecc.

Tags:


web20 Non cosa sia stato più stimolante nel leggere il libro del Professor Di Bari: senz’altro i contenuti ricchi e diversificati, ma anche il fatto che tra gli autori coinvolti nel testo ci sono cari amici (Stefano Maruzzi, Layla Pavone) e parecchie persone che conosco più o meno bene (Antonio Allegra, Patrizia Cianetti, Sebastian Kuester, Emanuele Quintarelli, Stefano Quintarelli, Stefano Stravato) e tanti altri che ho avuto modo di apprezzare, leggere o ascoltare in momenti diversi (Alberto Abruzzese, Artuto Artom, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Andrea Granelli, Howard Rheingold).

In verità mi sono letto “Web 2.0” tenendo a mente la domanda postami da Di Bari nella dedica che mi ha riservato, e ciò se il libro fosse Lupi-compatibile. Direi decisamente di si e lo posso anche misurare constatando le numerose pieghe (le orecchie) fatte alle pagine in cui ho trovato spunti interessanti e che mi son  ripromesso di segnalare. Eccone alcuni.

Dell’introduzione al Web 2.0 di Di Bari mi ha divertito l’associazione della relativa terminologia ad una scena a Via Montenapoleone in cui una ragazza guarda le vetrine (page views), entra in un negozio (click through) e guarda gli scaffali che sembrano più gettonati (digging) mentre ascolta dalla sua amica i suggerimenti sul negozio (folksonomy); poi va in camerino (deep linking), prova un vestito e accoglie i commenti della sua amica (social networking) e mette da parte gli abiti che le piacciono di più (tagging). Il discorso diventa più articolato quando Di Bari argomenta l’opinione in base alla quale, per analizzare compiutamente il Web 2.0 sia opportuno affidarsi alla scienza della complessità data l’impossibilità di ricondurne i fenomeni e gli effetti a valutazioni già ingegnerizzate.

Una frase di Stefano Quintarelli sull’evoluzione dei blog rispetto alla società:

“Il passaggio più delicato è l’adattamento di una società nella quale le avanguardie corrono sempre più velocemente e le retroguardie fanno sempre più fatica anche solo a rilevare i segnali di questi mutamenti.”

Molto efficace Granelli a proposito del lato oscuro della tecnologia, che va affrontato con responsabilità e non lasciato “ai demonizzatori e ai catastrofisti”. E a proposito dell’information overload:

“Questa moltiplicazione delle informazioni sta diffondendo sia l’anoressia informativa sia il suo speculare, l’obesità; in entrambi i casi, il crescente proliferare dell’informazione riduce la capacità dell’uomo di assimilare in maniera sana nuova conoscenza, spingendo i giovani a riempirsi in maniera ossessiva di informaizoni “non nutrienti””.

Collegato c’è un pensiero di Michael Wesch a proposito dell’istruzione:

“Oggi il vero problema è come trovare, selezionare, valutare criticare, organizzare e infine creare informazioni. Sono queste le competenze di cui dobbiamo dotarci per essere insegnanti e il modo migliore per trasmetrerle agli studenti è chiedere loro di fare, in prima persona, esattamente quelle cose”.

Massimo Giordani tocca poi l’argomento a me caro dei contenuti generati dalle aziende, invitando ad una visione olistica della comunicazione, superando il concetto di visibilità conquistata solo attraverso la pubblicità, mediante la pubblicazione e la condivisione di contenuti: progetti, disegni, fotografie, filmati, che spesso rimangono sepolti nei loro archivi. Sempre sullo stesso concetto, Jamie Cason (BBC) afferma:

“Il Web 2.0 valorizza tutte quelle persone della vostra azienda che da anni si occupano di ricerche di mercato, contatti con l’esterno, progetti nelle comunità e interfaccia col pubblico. (…)  Le aziende devono cominciare a recitare come personaggi verosimili, anziché rappresentarsi artificiosamente come entità sovrumane e infallibili”.

L’intero capitolo “Fare business con il Web 2.0” è esemplare in quanto a fotografare il vantaggio competitivo a disposizione delle imprese attraverso il Web 2.0 e l’Enterprise 2.0. Gran finale con Di Bari che coraggiosamente traccia quello che potrebbe essere il Web nel 2015 e poi nel 2020 (pubblicato anche sull’Harvard Business Review e disponibile in PDF), teorizzando i concetti della Longer Tail e della Longest Tail che poi saranno la traccia del suo intervento al prossimo IAB Forum a Roma.

Tags:


In occasione di Interact 2008, il congresso europeo di IAB sulla pubblicità online, riparte anche il relativo blog con una breve ma significativa intervista che ho fatto a Esther Dyson, una delle relatrici di spicco della passata edizione ed un personaggio che seguo dalla fine degli anni 80.

Tags:


L’email marketing è uno di quei settori che troppo spesso viene omologato allo spam. Invece, quando si chiede agli uomini di marketing quale è la forma di comunicazione più efficace utilizzando internet, prima ancora di motori di ricerca e banner spesso indicano proprio la posta elettronica. In questo caso ci riferiamo a messaggi indirizzati ad utenti selezionati o che si sono esplicitamente iscritti, come nel caso delle newsletter aziendali.

La conferma ci arriva da una ricerca appena pubblicata, commissionata da ContactLab (la divisione Digital Direct Marketing di Tomato Interactive) a Human Highway e focalizzata sul mercato italiano, in particolare su un campione rappresentativo degli utenti internet.

Della ricerca (che è possibile scaricare online) mi hanno colpito alcuni dati:

  • Ogni utente è iscritto in media a 6 mailing list o newsletter.
  • Le donne ricevono più email degli uomini (19 al giorno contro 17).
  • Il campione analizzato, ossia maggiori di 15 anni che si conettono alla rete almeno una volta alla settimana, rappresentano oltre 19 milioni di persone; il 73% di questi, si connette tutti i giorni.
  • Solo il 5% del campione non è iscritto a nessuna mailing list o newsletter.

Tags:


Convegno IPSOA sula Multicanalità Al convegnno di ieri sulla multicanalità nel marketing organizzato da IPSOA hanno partecipato circa 200 persone (l’immagine è presa col cellulare) in una splendida sala affrescata. Siamo andati un po’ lunghi sull’orario ma credo che sia stato un momento interessante. Le testimonianze aziendali (HP, Olio Carli e Ducati) hanno affiancato quelle di taglio più accademico del Prof. Scott e di Enrico Sassoon.

La ricerca sulla multicanalità di Nielsen/Politecnico Milano/Connexia presentata da Cetti Galante si conferma essere una delle più lucide analisi dello scenario sui consumatori in Italia. Così come l’Osservatorio Netcomm guidato da Roberto Liscia.

Leonardo Bellini ha ripercorso gli ultimi 10 anni di marketing attraverso i libri più importanti: presentazione un po’ lunga per questo convegno ma molto interessante. Appena sarà online la segnalerò senz’altro.

Io ho raccontato come alcune aziende stanno muovendosi verso la conversazione attravero casi di blog aziendali. Anche qui, la segnalerò appena online. Qui le slide della mio intervento: I servizi Web 2.0.

Ho annotato un paio di appunti dalle relazioni del convegno:

  • Il marketing è sempre la combinazione tra ARTE (intendendo la parte creativa) e SCIENZA (sottolinenando che è un termine che deriva da conoscenza).
  • La multicanalità è una scelta obbligata per la maggior parte delle aziende e va affrontata cercando di allineare tutti i reparti ad una strategia complessiva. Sembra una cosa ovvia, ma operare su più fronti spesso significa che ognuno (vendite, distribuzione, comunicazione, ecc.) vada per la sua strada anziché puntare ad una direzione comune.

Infine: ho rivisto con piacere Fradefra e persone di aziende molto interessanti che stanno muovendosi sulla rete in modo che mi è parso molto consapevole. Infine, mi ha fatto molto piacere (e anche un po’ imbarazzato) salutare una persona che ha detto di esser venuta solo per sentire me e per chiedermi una mano per lanciare in chiave 2.0 un prodotto molto innovativo: stimolante!

Tags:


Convegno IPSOA sula Multicanalità Al convegnno di ieri sulla multicanalità nel marketing organizzato da IPSOA hanno partecipato circa 200 persone (l’immagine è presa col cellulare) in una splendida sala affrescata. Siamo andati un po’ lunghi sull’orario ma credo che sia stato un momento interessante. Le testimonianze aziendali (HP, Olio Carli e Ducati) hanno affiancato quelle di taglio più accademico del Prof. Scott e di Enrico Sassoon.

La ricerca sulla multicanalità di Nielsen/Politecnico Milano/Connexia presentata da Cetti Galante si conferma essere una delle più lucide analisi dello scenario sui consumatori in Italia. Così come l’Osservatorio Netcomm guidato da Roberto Liscia.

Leonardo Bellini ha ripercorso gli ultimi 10 anni di marketing attraverso i libri più importanti: presentazione un po’ lunga per questo convegno ma molto interessante. Appena sarà online la segnalerò senz’altro.

Io ho raccontato come alcune aziende stanno muovendosi verso la conversazione attravero casi di blog aziendali. Anche qui, la segnalerò appena online. Qui le slide della mio intervento: I servizi Web 2.0.

Ho annotato un paio di appunti dalle relazioni del convegno:

  • Il marketing è sempre la combinazione tra ARTE (intendendo la parte creativa) e SCIENZA (sottolinenando che è un termine che deriva da conoscenza).
  • La multicanalità è una scelta obbligata per la maggior parte delle aziende e va affrontata cercando di allineare tutti i reparti ad una strategia complessiva. Sembra una cosa ovvia, ma operare su più fronti spesso significa che ognuno (vendite, distribuzione, comunicazione, ecc.) vada per la sua strada anziché puntare ad una direzione comune.

Infine: ho rivisto con piacere Fradefra e persone di aziende molto interessanti che stanno muovendosi sulla rete in modo che mi è parso molto consapevole. Infine, mi ha fatto molto piacere (e anche un po’ imbarazzato) salutare una persona che ha detto di esser venuta solo per sentire me e per chiedermi una mano per lanciare in chiave 2.0 un prodotto molto innovativo: stimolante!

Tags:


Ci sono un paio di importanti motivi alla base della riunione di questi giorni di IAB Europe: la prima è un’evoluzione della struttura organizzativa e della mission di IAB Europe, l’altra riguarda l’inizio dei lavori per mettere su Interact 2008, ossia IL convegno europero sull’e-makgeting che quest’anno si terrà proprio a Berlino (save the date: 2/3 Giugno).

Stimolante come sempre il confronto con gli altri colleghi IAB delle numerose nazioni presenti a cui si sono aggiunti alcuni manager europei di aziende del settore tra le quali Yahoo!, AdLink, Ebay, DoubleClick, e Microsoft.

Mi porto a casa un paio di pensieri in particolare:

  • Tra i nomi che si pensa di invitare a Interact, c’è un ministro tedesco, nella fattispecie il Federal Minister of Economy & Technology. Ho fatto un sogno: nel governo italiano che spunterà dopo prossime le elezioni, qualche incosciente e rivoluzionario cambia nome e missione del Ministero delle Attività Produttive che diventa Ministero dell’Economia e delle Tecnologie… 
  • Sempre a proposito di Interact, ci si è preoccupati di identificare sia il target dell’evento che i suoi contenuti, ritrovandosi sul voler rappresentare l’e-marketing e i media digitali. La riflessione che mi è scattata è che i media digitali non sono più solo il web o la Rete (TV e radio sono di fatto digitali da tempo), così come dietro il marketing elettronico c’è l’intero mondo della comunicazione in fase di sconquasso. Ho concluso che non vedo quale possa essere di questi tempi un settore miglore di internet in cui valga la pena di lavorare.

Tags:


Yahoo! Live Annunciare Yahoo! Live proprio nei giorni in cui si sta decidendo se confluire dentro Microsoft (che ha tutta la suite online denominata proprio Live) è una cosa tra lo strampalato e il curioso.

Poi l’applicazione è andata in crash quasi subito dopo l’annuncio (comunque ora sembra funzionare tutto), e il team ha tenuto  precisare di essere solo in sei e che che sono un po’… sotto pressione.

Tags:


Quando Giuseppe Granieri mi invitò a Matera al convegno “La nuova grammatica digitale per comunicare la promozione del territorio”, bastarono un paio di nomi: Derrick De Kerckhove e Bruce Sterling. Poi scoprii che il panel era composto anche da altre persone che conosco e ammiro e che ho rivisto molto volentieri: Antonio Sofi, Roberta Milano, Sergio Maistrello, Giovanni Boccia Artieri e, ovviamente, Giuseppe stesso.

Sarà stata anche la magica atmosfera di una affascinante Matera innevata, ma il convegno di venerdì scorso è stato davvero notevole, mantenendosi a livelli molto alti in quasi tutte le relazioni. Interventi coerenti e complementari, logistica perfetta, rispetto dei tempi. Il tutto completo di riproduzione in diretta dell’evento e blog a supporto.

Tra i relatori che non conoscevo, segnalo l’intervento disincantato e competente di Giampiero Perri, Commissario Straordinario APT Basilicata, e quello appassionato e rivelatore di Guido Pasi, Assessore al Turismo e Commercio dell”Emilia Romagna.

Una giornata stimolante, istruttiva, resa bellissima e surreale da una nevicata incredibile. Stavo per lamentarmi per aver impiegato cinque (spericolate) ore per arrivare a Bari e, dopo aver perso l’aereo, ripartire alle 6.30 di sabato. Poi ho notato che molti dei miei colleghi sono stati bloccati per tutto il weekend causa chiusura dell’aeroporto…

Tags:


Segnalazione cumulativa di post e discussioni in cui sono infilato, in un modo o in un altro:

  • Primi commenti sul corso sui business blog che ho tenuto venerdì per IlSole24Ore. Francesco mi da dell’appassionato (grazie!) e poi Roberto Andrea che cura il blog del Gruppo Toscano, che ci senz’altro arricchito la giornata portando la sua testimonianza che si è aggiunta a quella di Andrea Andreutti di Samsung.
  • Vanz fornisce qualche suggerimento su come pubblicare gli atti di IAB Forum e offre lo spunto per molti commenti. Gli input sono giusti, è la risorsa che dovrebbe eseguirli quello che attualmente manca a IAB. Ci stiamo lavorando ma mi son permesso di ricordare che quello che attualmente svolge IAB è praticamente frutto del lavoro volontario delle persone del Consiglio Direttivo. La discussione è passata anche da Massimo col contributo di Maurizio, che ringrazio entrambi per il supporto ;-)
  • Segnalo lo speciale di Chips&Salsa di Nicola Bruno sul rapporto tra giornali e Google uscito sul Manifesto del 15 novembre scorso e disponibile online anche un mio breve intervento.
  • Durante IAB Forum mi hanno infilato in un paio di video-interviste, in particolare su DailyOnline e AppuntiDigitali. Ma dove mi sono piaciuto di più è un’intervista tradizionale che Mrs. Purple di Ebola Industries ha appena trascritto: è riuscita anche a farmi prevedere come sarà la comunicazione tra cinque anni…

Tags:


Prendendo spunto da una dichiarazione (via Maestrini) di uno dei capi di Nike che, in sostanza, afferma di puntare a connettersi direttamente alle persone piuttosto che farlo attraverso i media, ho scritto un articolo uscito ieri per il numero 100 di Nòva.

Nei prossimi giorni metterò l’articolo online. Qui l’articolo. Intanto potete dare un’occhiata ad un breve video che ho realizzato sull’argomento. In realtà avevo idea di proiettare questo video a IAB Forum, solo che è uscita una cosa non proprio "politically correct" nei confronti della publicità online, mentre questa sede mi pare più idonea. Buona visione!

Come al solito, sono benvenuti i commenti! :)


Avevo iniziato a fare un po’ di live blogging da IAB Forum ma è durato lo spazio di tre brevi post, poi il diluvio. Tante persone, tante idee e progetti, tanta euforia e passione. Ancora pochi soldi e convinzione, ma dovrebbe essere questione di tempo: prendere sul serio la Rete non è più una scelta, è una necessità.

image Un commento su sull’evento IAB Forum 2007 lo rimando quando avrò i dati di affluenza e dopo aver raccolto altri feedback. Mi piace comunque constatare che si è sviluppata un po’ di discussione online, che spero continui. Appena possibile si renderanno pure disponibili tutti i video e le presentazioni, ma già c’è parecchia roba in giro.

Nel frattempo, solo due note che ho trovato evidenti  durante le due intensissime giornate:

  • Se è vero che la comunicazione sta cambiando e tutto il bla bla che sappiamo su social network, blog e le altre cose, credo che gli operatori del settore siano oramai in grado di rispondere professionalmente in modo adeguato. Se fino a qualche tempo fa, lamentavo un certo distacco tra domanda e offerta, oggi mi pare di vederlo attenuato. Sarà che buona parte degli operatori può vantare almeno una decade di esperienza.
  • È sempre più difficile isolare la pubblicità online dai relativi progetti di comunicazione di cui fanno parte. Ossia: un qualsiasi flight sulla Rete non è più un prodotto a sé stante (come a volte è stato presentato in passato), ma si trascina dietro implicazioni più ampie. Quindi meno discussioni su formati e technicality varie, ma strategia al primo posto. Ciò complica i discorsi, ma permette di “alzare il livello”, come dicono le società di consulenza. Insomma, più comunicaizone e meno pubblicità.

Tags: